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La voce di Libel

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1La voce di Libel Empty La voce di Libel Mar Lug 27, 2021 10:27 am

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Admin
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Lo sgabuzzino è l’unico posto in cui Arlette si sente al sicuro.
Ogni volta che ha una crisi di nervi, si rifugia lì e piange tutte le sue lacrime. In nessun altro posto della casa può farlo.
Il villino è ammobiliato modestamente e le suppellettili sono scarne. Invece nello sgabuzzino tutto è opulenza e sfarzo. Quello è il posto che sente suo, dove può rivivere il proprio passato: gli abiti ricchi di tulle e crinolina, le cappelliere voluminose, le piume variopinte, le calze, gli stivaletti. Tutto la riporta alla sua vita che non c’è più, quando era una delle ballerine più ammirate del Moulin Rouge.
Per anni nessuna è riuscita a superarla, ma i tempi cambiano e lei è diventata adulta. Non la si può certo chiamare vecchia ma, per quanto abbia provato a resistere, il proprio successo è stato oscurato da una nuova diva, Mistinguett.
Con l’operetta e il bel canto di gran moda, le ballerine con le loro gonne svolazzanti e provocanti sono state costrette o a cambiare, mostrando nuove abilità, oppure a sparire. Arlette, che non sa far altro se non ballare, ha deciso di sparire e lo ha fatto in grande stile. Si è finta morta in patria emigrando sull’isola di Wallis, in Nuova Caledonia.
In questa calda mattina però il passato è tornato a tormentarla: ha letto sul giornale del ritiro dalle scene della Grande Diva Mistinguett. La notizia dovrebbe renderla euforica, ma non è così, visto che si ritrova nello sgabuzzino.
Negli anni trascorsi sull’isola, la propria rendita personale e le bellezze del luogo le hanno permesso di offuscare i ricordi dolorosi del passato. La paura di invecchiare è stata placata e il fuoco della passione che l’aveva resa così irresistibile è stato spento da tempo.
Arlette, stanca di piangere, rovista tra i propri tesori e scova lo specchio in cui si è ammirata più volte in gioventù. Si osserva il viso, e le lacrime tornano a scendere. Passeggiare solo quando il sole è basso non è servito, le creme con cui cosparge il proprio corpo, ormai fuori forma, non hanno sortito effetto: tutto in lei sta appassendo. A quella triste visione si accompagna la certezza di non poter più essere ammirata.
Piange da ore quando, quasi per caso, gli occhi le si posano sulle pagine della cronaca locale. Da quando vive lì non si è mai soffermata a leggerla, ma in questo momento qualcosa attira il suo sguardo.
La festa in onore di uno strano animale mistico le risveglia la curiosità. Leggere l’articolo un paio di volte le distende i nervi, e si accorge di esserne rimasta affascinata.
Ricorda di aver ascoltato spesso di questa leggenda, ma non ha mai dato peso alla cosa. Gli abitanti dell’isola le sono sempre parsi molto superstiziosi e il villaggio in cui si narra la leggenda è evitato da tutti, perfino dai ricchi stranieri che abitano Mata-Utu.
La leggenda della libellula che canta; di questo si tratta.
 
Sono passati alcuni giorni da quando ha letto la notizia, e non c’è stata notte in cui la libellula non le abbia infestato i sogni. I tonici e le medicine che prende per calmare i nervi non servono. Quella leggenda ha risvegliato in lei la passione.
Per questo s’è recata nel remoto villaggio, rannicchiato ai piedi di un’altura, più larga che alta, e circondato da una giungla minacciosa di un colore verde scuro. Le capanne sono difese a stento da un fossato, che si può attraversare solo mediante oscillanti ponti di canne. Verso sud ci sono paludi, risaie e una conca con un fiume limaccioso di cui nessuno conosce il nome, e poi di nuovo la giungla. Le giornate sono soffocanti e le notti non portano frescura.
La popolazione è completamente indigena. Arlette lo sospettava già, ma il dispiacere è comunque grande. Da quando vive sull’isola, infatti, ha stretto rapporti solo con i francesi residenti lì. A Mata-Utu si ha la sensazione che l’uomo pulluli ovunque; nel villaggio, al contrario, sente che a pullulare ovunque è la foresta, che quasi penetra nelle capanne.
Arlette viene accolta dagli anziani con un benvenuto fatto di vaghe cortesie. Le parlano della leggenda come se stessero recitando e la invitano a comprare dei manufatti. La guida, venuta apposta con lei dalla città, non smette un attimo di tradurre, e questo la irrita particolarmente.
Sente che la popolazione sta mentendo. Le nascondono qualcosa, tributano un significato altissimo alla libellula ma non sono intenzionati a dire di più.
 
Quando si sveglia, dopo aver sognato ancora una volta la libellula, Arlette si informa con gli anziani per andare alla ricerca dell’animale.
Questi l’assecondano e la conducono là dove è stato avvistato l’ultima volta.
Il cuore le pulsa nel petto mentre si mette in ascolto sulla riva del fiume. Ogni suono le arriva amplificato alle orecchie, ma è certa di riuscire a distinguere il canto della libellula dal resto.
Si appisola e, quando viene destata da un uomo alto e robusto, il suo lieve sorriso si tramuta in una smorfia di disappunto: stava sognando la libellula.
È accaldata e vorrebbe tornare al villaggio, ma l’uomo non le offre possibilità di scelta: la prende in braccio e inizia a guadare il fiume. La giungla lì è più folta e Arlette sobbalza intontita tra le braccia dell’uomo, finché scorge sul suo viso un sorriso sornione: allora lo picchia, urlando di farla scendere.
Irritata e spaventata, quando lui la mette giù corre al villaggio e si chiude in camera a piangere. Se si trovasse nella propria casa fuggirebbe di sicuro nello sgabuzzino, ma qui è costretta a sfogare i nervi accovacciata in un angolo.
 
Da quel giorno, si è resa conto che gli avvistamenti sono una routine. Gli indigeni sono bravi a inventarsi tracce e simulare suoni. La libellula può essere vista a sud o a nord, ma ogni volta che Arlette sopraggiunge, misteriosamente, è sempre l’esatto momento in cui l’animale è fuggito.
Lei si è convinta che tutti questi avvistamenti servano a prolungare il proprio soggiorno, da cui il villaggio trae beneficio economico.
Il pomeriggio è afoso, non ci sono stati avvistamenti, Arlette ha sognato incessantemente la libellula e quindi la decisione è scontata: cercarla sull’altura, da sola.
Gli anziani provano a farla desistere: «La cima è sacra, e ostacoli magici la vietano agli uomini. Chi la calca con piede mortale corre il rischio di vedere la divinità e diventare pazzo oppure sordo».
Arlette finge di cedere.
È notte, e Arlette è pronta a partire. Il pendio non è ripido ma è privo di sentieri e la boscaglia la rallenta. Qualcosa dentro di lei le dà la carica, sente di essere a un punto di svolta per la propria vita.
Venti minuti, o forse trenta, di salita e si ritrova sul pianoro. È più fresco del villaggio, soffocato ai suoi piedi, e la sensazione di essere libera pervade ogni fibra del suo corpo, come se quell’ammasso di casupole in fondo alla valle sia stata la sua prigione.
Il desiderio di trovare la libellula ritorna potente e Arlette inizia a cercare tracce; quando sente un sibilo nel terreno screpolato e sabbioso, d’istinto si volta e appoggia l’orecchio su una fessura. La voce che ode provenire da lì dentro non è umana: non è il verso di un qualche animale, ma qualcosa di celestiale. Senza pensarci, inserisce la mano nella fessura e, dopo aver sentito un fremito, la tira fuori.
Sul suo indice è posata la Libellula.
Poco più grande di una normale libellula, di un blu cangiante, con lunghe ali ricche di nervature. Si muove appena e non si alza mai in volo. Il vero incanto però è la sua voce. Il corpo si muove appena mentre parla. Arlette non conosce questa lingua, ma la voce è chiara e cristallina.
Se la porta davanti agli occhi e la Libellula inizia a cantare. Questa volta le parole sono comprensibili: canta una vecchia ninna nanna in francese che Arlette conosce bene; così, si accascia al suolo e sogna.
 
Un raggio di sole la sveglia nel suo letto. Arlette si sente sciocca per aver sognato nuovamente la Libellula ma, quando sente provenire dalle sue spalle una voce melodiosa, la vede là sulla finestra.
Dunque non ha sognato. Ha scalato l’altura e trovato quello che cercava.
È felice, ma avverte un gran freddo ai piedi e al basso ventre, nonché un tremito nelle ginocchia. Non ha più voglia di ascoltare la libellula, per adesso.
Apre la finestra e la fa scivolare fuori, poi torna a dormire.
La svegliano i colpi alla porta. La guida la invita a seguirla.
Uscendo, spera che la Libellula sia sparita, ma è ancora lì dove l’ha posata. Parla la sua lingua misteriosa con la testolina rivolta al cielo.
«Questa creatura non è di qui. È di lassù» traduce la guida dal capo degli anziani.
«Proprio così» ribatte lei, assumendo un tono di sfida.
Arlette è spaventata ma decide di non cedere; prova a ordinare a un anziano di raccoglierla, ma lui non si muove. Non importa quanto urli: nessuno raccoglie il sacro animale.
«Siete dei vigliacchi» grida.
Si fa coraggio e raccoglie la Libellula, avvicinandola agli astanti e lasciandola cantare. Gli anziani, in preda al terrore, si coprono le orecchie.
«Libel non può essere catturata!» La guida stenta a stargli dietro. «Ora canta una bella canzone, ma può cambiare. Parla la lingua della luna e il suo canto deve essere ascoltato solo nei sogni. I padri dei miei padri non mentivano quando parlavano del suo potere».
Arlette è di nuovo padrona della situazione. Dopo tantissimo tempo non è più intenzionata a lasciarsi assalire dallo sconforto. Sente di essere diventata la guardiana di questa magnifica creatura.
Con grazia ed eleganza porta l’animale davanti agli occhi delle persone e la lascia cantare. La gente si accalca, in preda allo sbalordimento e all’orrore. Gli uomini obbligano le mogli ad ascoltare il prodigio, ma alcune scappano coprendosi le orecchie.
Nessuno ha il coraggio di toccare la Libellula: solo Arlette osa farlo.
Un ragazzo le chiede di poterla prendere; lei lo fulmina con lo sguardo e si ritira nella capanna, stizzita.
 
La gente ora è diversa con Arlette. Tutti sanno che qualcosa della divinità della Libellula ha toccato anche lei, ma non dimenticano che Arlette ha violato la cima dell’altura. In qualunque momento della notte, in qualunque momento del giorno, gli dei possono castigarla. Gli abitanti non osano attaccarla o condannare il suo gesto, ma sono diventati tutti ostili.
Essere la custode di quel Miracolo è diventato molto importante per lei, ma allo stesso tempo vuole trovare il modo per trarne profitto. Sentendo ogni notte e ogni giorno la Libellula cantare, è giunta alla conclusione che stia profetizzando.
Una volta decifrato il suo linguaggio, pensa che potrà accedere al futuro ed essere di nuovo ammirata.
Tuttavia, i canti che annota ogni volta non sono mai uguali. Libel non intona mai la stessa canzone, e questo manda in confusione Arlette. I fogli riempiti di canzoni non sono di nessun aiuto. La lingua che parla è incomprensibile e non sembra avere nulla di profetico.
Arlette si sente esasperata dal clima ostile del villaggio e teme di aver fatto un buco nell’acqua con la storia della profezia.
Quando decide di tornare in città, per gli abitanti del villaggio che la vedono andar via portandosi dietro il Miracolo è solo un gran sollievo.
Tornata a Mata-Utu, ripone la Libellula tra le proprie cose più preziose. Nello sgabuzzino può cantare e parlare liberamente senza essere ascoltata da orecchie indiscrete.
Arlette è avida di potere e fama. Non ascolta più i conoscenti: quando qualcuno le chiede qualcosa, lei finge di non capire.
Ogni suo pensiero è rivolto a trarre profitto dall’essere la guardiana di una creatura tanto strabiliante, ma le lunghe ore trascorse in compagnia della Libellula la stanno mettendo a dura prova.
Ogni tanto le vengono in mente gli occhi meravigliati degli abitanti del villaggio quando aveva fatto cantare Libel, quindi l’idea di far pagare le persone per ascoltarla non le sembra tanto male. I ricchi amano spendere soldi per certe stramberie e lo spettacolo che ha in mente è semplice, raffinato ma d’effetto; non quei mostruosi freak show da quattro soldi.
Inviterà le persone nel suo salotto, le farà accomodare, aprirà poi la porta dello sgabuzzino e Libel farà il resto, circondata da vecchi abiti, candele e specchi.
 
Sono passati due mesi dall’apertura dello spettacolo “La voce di Libel”, e ogni persona di Wallis e perfino della vicina Futuna vi ha assistito almeno una volta.
Madame Arlette in brevissimo è diventata ricca e famosa. Ma non si sente ancora soddisfatta: vuole di più, sempre di più.
L’ultima trovata è stata la più vincente. Dietro un cospicuo compenso, concede alle persone di trascorrere ore da soli in compagnia di Libel; come dicono tutti, “Nulla sembra più avere importanza con Lei”.
Anche la nuova Arlette la pensa così. Non teme più il tempo che passa o il sole che splende in cielo: con la Libellula al suo fianco ora tutto è lucente ed eterno.
È una tiepida notte di fine ottobre. Gli affari oggi sono stati eccellenti e Madame Arlette si è concessa una seduta in solitaria con Libel. Ormai per ascoltarla bene deve posarla sull’orecchio ma, quando canta, la sua voce riesce ancora a commuoverla. È lì che ondeggia il volto in estasi quando sente il terreno sotto di sé tremare.
Posa la Libellula ed esce di fretta. La gente è in strada e sembra disperata. Sono arrivate le notizie dal continente e sembra esserci stato un crollo. Lei allarmata si rivolge al suo vicino: «Cos’è crollato? Dove? Ci sono feriti o morti?»
«Signora, ma quali morti? È crollata la borsa di Wall Street. Sono andati in fumo i risparmi di molta gente».
«Come? Può ripetere che non ho sentito bene?»
Arlette si finge sconvolta, ma in realtà si sente del tutto estranea a questa notizia. Non capisce nulla di questi affari e sa che la propria fortuna non dipende che da Libel, richiusa nello sgabuzzino.
Rientra in casa e pensa al da farsi. L’isola è piena di ricchi uomini d’affari e questo crollo li ha distrutti.
 
Per un paio di giorni lo spettacolo è stato sospeso in segno di rispetto, ma in realtà Madame Arlette, pervasa da una strana euforia, ha meditato su come trarre profitto anche da questa situazione.
Il vestito, che non è riuscita a chiudere, le scivola dalle spalle. Le calze con i fiocchi sono bucate e gli stivaletti le fanno male. Acconcia i capelli ormai ingrigiti e ci appunta sopra una piuma. Poi, con religioso rispetto, si pone la Libellula sulla spalla, uscendo.
Crede che il dolce canto di Libel possa portare sollievo nei cuori dei disperati finanziatori, ma quello a cui non è preparata è ciò che sta succedendo in città.
Non ha sentito gli allarmi, le grida e la folla disperata riversarsi per strada. Ovunque gente ubriaca, sadica o, peggio, morta.
La disperazione ha contagiato ogni cosa, rendendo la gente folle.
Madame Arlette e Libel sfilano piene d’orgoglio, certe di portare conforto; tuttavia, la Libellula non canta più dolci melodie ma canzoni tristi, potenti e drammatiche. Nessuno degli abitanti è sollevato da questi canti; anzi, la rabbia monta nei cuori.
Arlette non capisce cosa succeda perché ormai è diventata sorda. Continua a portare in giro la Libellula, ma questa non fa che alimentare l’odio contro di lei. Le donne, in preda al fermento, le ridono dietro per questo suo aspetto così trasandato. Gli uomini invece, ancor più inferociti, lanciano oggetti.
La donna è ormai circondata da persone che la strattonano e divincolarsi è impossibile. 
Mentre Libel continua ad aizzare la folla, Arlette viene spinta verso il fiume e i suoi occhi sono terrorizzati. Poi un frullo d’ali e un fruscio di stoffe.
Libel si libra in volo e lascia Arlette scivolare nel fiume. La corrente la trascina via, il vestito si fa pesante e lei affonda.

2La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Mar Lug 27, 2021 9:20 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

se scrivo che ho capito poco, ti offendi?
perché davvero è così, scusami.
certo, c'è la metafora, ma la storia che senso ha?
oltretutto è raccontata oltre misura, con pochissimi dialoghi, e questo la penalizza.
ai miei occhi.
è scritto in modo corretto, il racconto, non trovo refusi o errori particolari.
ma non mi dice niente, mi spiace


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

La voce di Libel Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

3La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 3:38 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao autor@

Racconto che divido idealmente in due parti. La prima, pur essendo molto raccontata e priva di dialoghi, mi ha incuriosita e coinvolta nella lettura. Poi, con l’introduzione della libellula, tutto cambia e diventa confuso. Ho letto che la libellula è un animale con una forte simbologia di rinascita e per questo comprendo la scelta, ma la storia è articolata in modo un po’ caotico e, arrivati a un certo punto, ci si perde. È un peccato perché la parte iniziale mi era piaciuta tanto. Una bella atmosfera, ottime descrizioni.  Una specie di leggenda o fiaba con tanto di morale ma alla quale manca la parte magica: appare tutto molto cerebrale, molto cercato.  La scrittura è scorrevole e corretta, ma il contenuto, nell’insieme, non mi ha pienamente soddisfatta.

4La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 3:40 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Faccio un po' fatica a commentare questo racconto perché non ho ben capito che genere sia. Una fiaba? Sembrerebbe di sì visto che ha una sua morale: Arlette sfida la leggenda e sfrutta l'animale sacro venendo alla fine punita per la sua avidità e il suo non accettare l'età che avanza.
Però non si capisce quale sia la funzione reale di questa libellula sacra. Voglio dire, a parte fare diventare sordi chi ascolta il suo canto e vendicarsi di chi l'ha strappata al suo ambiente, prima che faceva? Prima che arrivasse Arlette, dico... Qual era la sua funzione? Non ce lo dici, quindi il suo ruolo sacro ci sfugge e il racconto ne risente. Il messaggio che vorresti trasmettere risulta a mio parere un po' vago.
E dire che che invece l'incipit era partito bene, Arlette che piange per la bellezza e la fama perdute era uno spunto interessante. Poi però è come se la storia perdesse di autenticità.
Inoltre lo stile è tutto tell, il che contribuisce a non rendere partecipe il lettore, che, a mio parere, purtroppo non riesce a emozionarsi e a "vedere" la storia.
Ed è un peccato perché la tua scrittura di base è molto corretta, molto buona. Non ci ho trovato un refuso che sia uno.
Non so chi tu sia, autore o autrice, ma ho come l'impressione che tu sia un po' alle prime armi, almeno con questo genere di racconti. Si può sempre migliorare e scommetto che stare in questo forum ti aiuterà, perché è una buonissima palestra.

5La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 3:54 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Storia bizzarra.
Sembra una fiaba, o meglio un racconto di quelli vecchio stile, colorati ma con una sottile venatura horror che però non si compie del tutto.
Non so bene come collocarlo, a livello di genere.

C'è qualcosa che stride nella trama. Una situazione di partenza, ben delineata, con una ex ballerina che si è ritirata a vita privata, inizia a focalizzarsi su questa leggendaria libellula canterina.
La parte nel villaggio è quella più confusa. Non si capisce bene se i villaggianti (villaggeri, insomma gli indigeni) prendano in giro Arlette o invece stiano in qualche modo proteggendo la libellula.
Il loro stupore quando lei la porta al villaggio fa sembrare che non l'abbiano mai realmente vista o udita.
Da lì inizia la discesa (?) di Arlette nel mondo del caos, prima per il modo in cui tratta gli indigeni (li accusa di essere dei vigliacchi perché non hanno il coraggio di toccare la libellula, poi maltratta l'unico che le chiede di prenderla) e poi per il suo voler monetizzare la cosa facendone uno show.
Il cambiamento qui è sottile: all'inizio sembrava che ad Arlette importasse più del suo aspetto sfiorito che non delle sue finanze, che paiono buone per vivere a Wallis; l'arrivo della libellula, invece, la trasforma in una affarista senza scrupoli.
Il finale, con la crisi del '29 e i tafferugli, arriva straniante e insolito, non si sa bene se come punizione per la cupigia della protagonista o perché così doveva andare.

Si rimane un po' perplessi, insomma, senza capire bene quale sia il messaggio dietro la storia o comunque il filo conduttore che la manda avanti.
Che è un peccato, perché l'idea aveva del buon potenziale, per me.

Stilisticamente poco da dire. C'è tanto narratore onnisciente ma immagino sia una scelta ben precisa.
Il resto si legge agevolmente e il livello di scrittura è buono.

6La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 4:00 pm

Ospite


Ospite

Un racconto disturbato dalla Libellula, troppo protagonista.
Potevi far lavorare gli altri personaggi per non appesantirla.
La Libellula, fragile e leggera non riesce a decollare.
Neppure il finale ho capito troppo.
Voglio dare la colpa alla mia età, tu non c'entri nulla.
Quando ho sentito dire, da un autore che ammiro molto, delle due velocità di Different,
in pratica di autori più bravi e un gruppo di autori meno bravi, mi sono sentito subito nel gruppo dei meno bravi, con la paura di essere messo da parte.
Quella paura non mi è passata.
Tu non sei meno brava, ma se mi abbracci è meglio.

7La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 8:16 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin


Impossibile non pensare subito alla canzone con la quale Fiordaliso apre i suoi concerti! Anche voi avete avuto subito lo stesso pensiero, vero? Very Happy

Veniamo al racconto. Senza dubbio è quello che ho letto più volte in questi giorni, quindi credo che per me sia tutto chiaro; capisco, però, che in un concorso tutto sommato "veloce" come DR non ci sia molto tempo per digerire questa racconto onirico, magico.
Sicuramente ci sono moltissimi degli ingredienti che cerco in un racconto: una scrittura pulita, una trama interessante, dei personaggi credibili. 
Qualche intoppo c'è, tuttavia. Per esempio, il crollo della borsa arriva a capofitto quasi come salvataggio in corner per quanto concerne il paletto dello step: probabilmente, senza esso, il finale sarebbe arrivato in modo più naturale.
Mi sono chiesto se il racconto potesse funzionare di più in prima persona. Ovviamente no, non così, perché si creerebbe un caos con il pdv, in particolare proprio per il finale.
C'è da dire che si vede proprio che il racconto è stato concepito con tutti i crismi dello step, e quindi qui è a casa propria. Probabilmente, col tempo, resterà nella memoria dei lettori di questo nostro quarto incontro come uno dei racconti più vividi. Nell'immediato, soffre soprattutto per il confronto con altri racconti più "piani".
In questi giorni ho pensato molto a cosa avrei scritto quando avrei commentato questo racconto, ma a me resta solo da farti i complimenti, perché credo tu sia riuscito a creare qualcosa di unico e di affascinante, mettendo i paletti al servizio del racconto e non viceversa come sovente, purtroppo, accade.
Secondo me non sei andato nel tuo genere, non hai giocato in comfort-zone, e questo è un merito in più per te, perché vuol dire che stai sperimentando e probabilmente questa è la cosa più importante di questi nostri concorsi tra amici, al di là dei voti e dei punteggi.
Con generi a te più congeniali e con paletti più nelle tue corde forse riuscirai a esprimerti alla massima potenza.
Io ti rinnovo i complimenti e ti ringrazio ancora per questa idea assurda di Libel e di Arlette.
Vedrai che - soprattutto in questo step - sei in buona compagnia per quanto concerne i racconti "folli" Very Happy
Complimenti, davvero.
Ti abbraccio.


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

A Akimizu garba questo messaggio

8La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 9:34 pm

Ospite


Ospite

Riletto con il sottofondo di Dvorak. Il concerto è magnifico, la tua storia è magnifica.
Come ho già scritto la presenza della libellula è assurda e potente, sminuisce pure i tormenti di Arlette.
La sua magia copre tutto il racconto.
Il concerto mi sta affascinando.
Avevo un'amica che suonava la viola e correva con me nel parco vicino casa. Magra e veloce mi faceva faticare a starle dietro. Una mattina mi disse che sarebbe partita per il Sudafrica, per suonare la viola lì, in un' orchestra.
In Italia non aveva possibilità alcuna.
Pure Arlette si allontana, scala le montagne.
Ritorna con la sua libellula e muore.
La mia amica non è più ritornata, e aveva pure un fior di fidanzato in città.
Che dire, il concerto è finito. Qualcuno si sarà commosso, qualcuno si sarà addormentato. Siamo tutti diversi, cara mia.
Il tuo racconto è più dentro, l'avevo giudicato con troppa superficialità e ti chiedo scusa.
Muti ora presenta l'orchestra di giovani talenti.
Molti sono ancora collegati solo per vedere la replica di Doc.
Ma lui non lo sa.
Sorrido. Ti abbraccio.

9La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Lug 29, 2021 11:22 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto vira troppo spesso, prendendo direzioni non introdotte, quasi casuali.
L'inizio richiama la sua vita di ballerina e il confronto con Mistinguett, che si ritira dalle scene nel 1929. A questo punto il paletto c'è già e la caduta della borsa diventa superflua e forzata.
Di colpo, per un articolo casuale, si passa ad un racconto che esula completamente dall'introduzione. Potrebbe anche starci, il racconto è magico e si viene introdotti in un mondo tipo Avatar.
Ma poi lo si abbandona per concentrarsi sul volere trarre profitto da questa storia.
Difficile seguirlo.

10La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Ven Lug 30, 2021 2:33 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

L'inizio mi aveva intrigato, nonostante l'assenza di dialogo mi sono stupito a pensare come la cosa non mi desse fastidio. Quando si arriva al villaggio però le cose cambiano e si giunge alla conclusione con la sensazione di avere letto un lungo riassunto.
In alcuni punti si ha la sensazione che la storia proceda a caso, come se non avessi stabilito già all'inizio uno sviluppo ei vari eventi della storia, almeno questa è la mia sensazione.
Il personaggio di Arlette mi è piaciuto, è molto umano, soprattutto nei difetti. Sta sfiorendo, è convinta di aver subito un'ingiustizia dovendo rinunciare alla sua carriera troppo presto(è forse è così) quindi pone tutta se stessa per ottenere la sua rivincita.
Se accetti un consiglio io rimetterei mano al pezzo nel villaggio, renderei quella parte più fluida, meno criptica, magari con l'utilizzo del dialogo che snellirebbe alquanto quel blocco troppo pesante.

11La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Sab Lug 31, 2021 5:10 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Lo considero un fantasy ma solo perchè c'è questa abitudine di mettere delle etichette. Il genere era libero e quindi la mia considerazione volge a: racconto libero. Non mi ha appassionato molto, non per la scrittura che è fluida e senza errori ma perchè la libellula ha solo il compito di cantare e parlare in lingue sconosciute e allora a che serve. Dal momento che nessuno la capisce diventa un freak e fa ricca solo Arlette. Se spingevi un po' più in là la tua fantasia magari sarei stato più favorevole al tuo racconto. Peccato...

12La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Lun Ago 02, 2021 10:28 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

In questo contest non basta essere bravi soltanto come scrittori ma viene richiesto in modo molto esplicito di essere anche molto bravi come lettori. Ecco perchè i racconti non possono essere letti quando si è distratti da altre cose o quando si è troppo stanchi. Il tuo racconto ieri sera mi era sembrato ostico e incomprensibile e per questo motivo oggi me lo sono voluto rileggere con  calma.
Non tutto è chiarissimo ancora ma il senso della storia in tanti punti si è svelato ai miei occhi con chiarezza. 
Sicuramente a step chiuso ci spiegherai senso e metafore, ma quel crollo del 1929 che sembra piombare nel racconto senza un vero perchè,  in realtà è il pretesto per scatenare la vendetta finale della libellula. Ti serviva e hai usato uno dei paletti, come scrive @vivonic, hai piegato i paletti alla storia e in questo sei stat@ bravissim@. 
Ottima scrittura, zero refusi, non mi resta che complimentarmi.

A vivonic garba questo messaggio

13La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Mar Ago 03, 2021 4:59 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto è scritto molto bene, con pochi refusi e in buona forma. A me non disturba affatto l’assenza di dialoghi (sarà perché sono il primo a utilizzarli assai poco). Quello che invece mi ha mandato in confusione è l’intreccio fra la storia della libellula e i paletti della prova. Questi ultimi sono stati tutti rispettati e questo è un merito, visto che qui sono una condizione indispensabile. Certo è che, come per altri racconti che ho letto, l’inserimento dei vincoli danneggia l’equilibrio della storia. Mi ha dato la sensazione di una sorta di favola, nata in origine su questa metafora della libellula, con l’intento di lasciare un messaggio, anche morale, nella quale sono stati introdotti successivamente e in modo un po’ confuso e poco funzionale, la ballerina del Moulin Rouge, lo sgabuzzino, l’isola del Pacifico, la crisi del’29.
Troppa roba, insomma. Sono certo che una versione scremata del superfluo mi piacerebbe assai.

14La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Mar Ago 03, 2021 5:22 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ultimo racconto in lettura. Come in altri racconti il genere non è immediatamente percepibile, dipende anche dal significato che ognuno di noi vi trova: solo favola, pura e semplice, una favola con una morale, un fantasy dove tutto è possibile, accettabile e credibile?
Questo racconto era iniziato bene, con una bella descrizione di come la protagonista abbia vissuto la sua vita di ballerina di successo, destinata inevitabilmente a lasciare il passo alle nuove generazioni e a convivere con il passare implacabile del tempo. Lo sgabuzzino come rifugio è perfetto.
Poi il racconto si appesantisce: il desiderio di vedere la libellula, ripetuto più e più volte, prende il sopravvento
Quando inizi a raccontare del villaggio, i suoi tanti tentativi di trovarla, la libellula ha perso la consistenza fatata, diventa quasi un oggetto (un bel quadro, un gioiello...) che Arlette brama, ma non se ne capisce la ragione. Non ha poteri magici che ad es. la facciano ringiovanire, non tesori cui attingere a piene mani... tutto rimane nel vago, solo vaghe giustificazioni degli abitanti del villaggio, in apparenza interessati solo ad un ritorno economico, anche se il villaggio non sembra risentirne.
Anche il potere del canto della libellula mi rimane oscuro: perché fa diventare sordi chi l’ascolta? La sordità potrebbe essere più che fisica mentale: sordità rispetto alle necessità degli altri, sordità nel non accontentarsi di quello che si ha ma desiderando sempre di più? Perché altrimenti non avrebbe senso inserire a fine racconto il crollo della Borsa, che peraltro rende improvvisamente poveri sì persone che hanno accumulato ricchezze sfruttando gli altri, ma anche persone semplici e morigerate.
Anche la morte di Arlette assomiglia ad un castigo divino e la libellula? Un angelo che da distribuito giustizia, infallibile e senza appello, o un demonio che ha lasciato libera la sua cattiveria?
Non so, questa è una mia interpretazione, magari l’aut* ci darà la sua chiave di scrittura.
Nel complesso è un buon racconto, sfoltendo qua e là rimarrebbe, a mio parere, spazio per sviluppare meglio il senso della storia, quello che è rimasto nell’ombra.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A Arunachala garba questo messaggio

15La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Mar Ago 03, 2021 11:35 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Di questo racconto mi è rimasto molto impresso il personaggio di Arlette, con tutti i suoi difetti, le sue debolezze e la capacità molto umana che hanno alcune persone di non riuscire a trovare risorse dentro di sè, ma solo il modo di farsi sempre e comunque del male.
Il brano però è molto dispersivo e alcune interessanti caratteristiche di Arlette si perdono tra le pieghe di una trama un pò troppo arzigogolata: credo che dentro una storia così breve tu abbia inserito troppe situazioni che non riescono ad amalgamarsi bene tra loro.
La scrittura è ben curata e scorrevole, l'intuizione della Libellula che canta è molto accattivante e magica, ma non bastano queste invenzioni a descrivere in maniera adeguata la discesa verso la follia della protagonista e non ne giustificano esaurientemente né il come né il perchè.
Un'altra cosa che mi ha colpita del testo è il ritmo: un presente che incalza e dà velocità alla lettura e la spinge quasi con prepotenza avanti, senza dare tempo a chi legge di elaborare bene i concetti.
Dopo aver preparato un incipit che desta curiosità, si transita in una giungla misteriosa, per ritrovarsi di nuovo in città e conoscere la nuova Arlette trasformata dalla cupidigia. 
Poi Arlette muore.
Tra l'altro questa morte liquidata in un riga mi ha quasi destabilizzato: faccio spesso morire i personaggi in quello che scrivo, ma liquidarli così, in una riga... Non so, mi ha fatto uno strano effetto e non mi ha soddisfatta del tutto.
Sembra quasi che ci sia la volontà d'inserire una morale, dove la protagonista viene punita per i suoi comportamenti errati: a mio avviso (ma qui si entra nella sfera dei gusti personali, quindi autore prendi con le pinze ciò che dirò!) trovo che tali scelte siano da abbinare a racconti che si rifanno palesemente come genere a fiabe o favole. Per i racconti fantasy o che descrivono il surrealismo magico (non so come definire questo...) credo sia più adatta una morale percepita piuttosto che sottolineata.

16La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Mer Ago 04, 2021 5:54 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

Il racconto ha un grandissimo potenziale, la scrittura potente e a tratti elegante. Quindi son frustrato dal non averlo capito. 
Non capisco le due Arlette: quella che piange sempre in ogni dove, dallo sgabuzzino necessario per rispettare i paletti. Quella cinica affarista della seconda parte.
La storia sembra casuale, sembra seguire un random walk direbbero gli statistici. Ciò che succede nel passo successivo non si può prevedere. Il crollo del 29 sembra essere giustificato solo dai paletti 
Ma così scrivere è troppo facile. Essere imprevedibili nella scrittura non vuol dire essere casuali, vuol dire che il lettore  pensi: "Cappero, non me lo aspettavo, ma, a pensarci bene, è giusto così"
Qui tutto è giusto, logico e tutto sbagliato, illogico.
Rimane un'altra possibilità, ovviamente. Io non  ho capito nulla

17La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Ago 05, 2021 10:45 am

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Vero che i paletti ci sono tutti, ma non sempre sembrano "piantati" per costruirci la storia sopra. Mi sembra che il racconto cerchi di attraversare qualcosa, o di sorvolarlo, e i paletti siano degli stop obbligati in un percorso che non punta tanto a giustificare, a spiegare, quanto invece a elevare le esperienze a impressioni, caricandole di misticismo, di leggenda, muovendosi sul confine tra realtà e sogno. Lo sgabuzzino c'è all'inizio, è il punto di partenza in cui rinchiudere la protagonista, farla vivere di ricordi, farla riflettere su cosa significa diventare vecchi e osservare il passato dietro di noi che crolla e diventa irriconoscibile. In quest'ottica la ricerca della libellula è il pretesto per tirarla fuori di lì. Lo sgabuzzino sparisce e il racconto si sposta verso il paletto successivo, l'animale parlante. C'è anche l'isola, anche se è più uno sfondo, non sembra nemmeno un'isola (e infatti Arlette scivola in un fiume alla fine e questo è un errore, secondo me).La libellula però non parla, ma canta e, per quanto suggestivo, forse compromette la possibilità di rendere il racconto più dinamico, inserire qualche dialogo che potrebbero renderlo meno onirico e più esplicativo. Lo spettacolo "La voce di Libel" dovrebbe idealmente sostituire i balletti del Moulen Rouge, con la libellula al posto della ballerina e Madame Arlette a orchestrare il tutto, però le differenze sono sostanziali e quindi come sostituzione non la trovo così efficace. L'ultimo paletto, la crisi del '29, serve come spunto per chiudere, anche se mi chiedo come un evento così possa essere arrivato in un'isola del Pacifico (anche le notizie e i giornali arrivano con un po' troppa facilità, penso).
Il racconto è sicuramente ben scritto, si legge facilmente nonostante sia un pochino monocorde, ma quello che non mi convince è l'uso dei paletti e il percorso che hai pensato per la tua protagonista.


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18La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Dom Ago 08, 2021 8:41 am

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Autrice / Autore.

Le pulci.

1. "Uno strano animale mistico" Probabilmente, visto il tenore del racconto, intendevi scrivere "misterioso" anziché "mistico".

2. A un certo momento un omone alto, nel corso di una escursione, un omone nerboruto la prende in braccio e la porta con sé guadando un fiume. Non è chiaro chi sia, alla prima lettura mi hai indotto a credere che avrebbe avuto un ruolo importante nel proseguire. Sono tornato a rileggere quando al termine del racconto di quest'uomo non c'è più traccia. In effetti è tutto indefinito ma dovuto a una lacunosità nel testo.

3. Tra l'introduzione e il resto della storia c'è molto scollamento, la "presentazione" della protagonista risente troppo a lungo del paletto "ballerina".

4. Il finale è un rincorrersi repentino, affrettato, a mio parere.

Gradimento del testo.

Buono, l'ho trovato "divertente" e alternativo, anche se ci sono tante, troppe lacune. Mi ha divertito vedere una signora di mezza età, sovrappeso, di colpo trasformarsi in una Lara Croft nella giungla. Possiamo dividere il racconto in tre parti a parer mio poco ben integrate e la mia preferita è la prima. In effetti sembrano tre racconti. Quella centrale è curiosa e esotica, con quella libellula che sembra un King Kong in gonnella e con una diversa forza. La terza parte è quella che mi ha fatto pensare che l'autor@ sia arrivato/a a concludere frettolosamente il suo lavoro. La morte della protagonista è molto simile a quella di Grenouille nel capolavoro letterario di Suskind. A prescindere dagli appunti, comunque una gradevole lettura. Grazie e a rileggerti/ci.

19La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Dom Ago 08, 2021 8:47 am

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao Aut-.

Personaggi: la ballerina del Moulin Rouge e un animale parlante (una lingua incomprensibile, ma parla).
Spazio: l'isola del Pacifico
Tempo: 1929
Sgabuzzino: presente

Di questo racconto mi resta impressa l'evoluzione del personaggio protagonista e penso che dovrebbe essere questo l'impianto principale della narrazione. La parte in cui i nativi dell'isola cercano di tenere lontana Arlette dalla vera Libel mi è sembrata troppo lunga e ripetitiva rispetto al resto della narrazione. Invece la progressione del personaggio nella sua follia mi è arrivata tutta, secondo me ben costruita. Finale poco coinvolgente, avrei letto volentieri l'ultimo pensiero completamente folle di Arlette.

Grazie e alla prossima.


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20La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Dom Ago 08, 2021 2:09 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Segnalo un'unica imprecisione di carattere lessicale: chiami spesso la libellula "animale". Io avrei preferito "insetto".

Detto questo non ho altro da aggiungere a una scrittura pulita e scorrevole. Forse, dato che da un po' ho l'incubo del ;, ce n'è qualcuno a mio avviso non usato correttamente, ma tant'è.

Il focus su questo racconto non può che concentrarsi sul significato celato tra le righe. Arlette, ex ballerina, si dispera a causa del suo invecchiamento e fugge dal suo habitat per cercare riscatto. Fin qui tutto bene, infatti la prima parte del racconto è decisamente la migliore secondo me: cattura il lettore non solo per la curiosità che suscita, ma anche per la sensazione che ci si appresta a leggere qualcosa di bello e intrigante. Il che, commercialmente parlando, è una bomba: se mi trovassi in libreria a leggere una quarta di copertina così, sarei molto probabilmente propenso a comprare il libro.

Il fatto che tutto prosegua in un'isola del pacifico, ci sta ai fini dello step, come ci stava prima lo sgabuzzino in cui la protagonista affogava tra le sue lacrime. Arriva dunque questa misteriosa libellula, della quale però non ho ben capito il ruolo limitatamente al suo rapporto "divino" o "mistico" che ha nei confronti degli abitanti del villaggio dove Arlette è andata a cercarla. Avevo pensato che questa libellula fosse effettivamente una sorta di divinità da venerare, nonostante sfugga alla vista degli indigeni. Infatti poi, quando Arlette la trova e la porta con sé, gli indigeni ne hanno paura isolando del tutto anche l'ex ballerina. Qualcuno l'ha già notato, ma anch'io non ho capito perché la libellula canta qualcosa che nessuno comprende. E non concordo con chi sostiene che il canto faccia progressivamente diventare Arlette sorda. Circa la sordità io avevo pensato alla punizione divina della quale la protagonista era stata messa in guardia qualora si fosse recata sul monte sacro per cercare l'insetto magico.

Insomma, questa libellula doveva essere l'ancora di salvataggio di Arlette e invece è stata la sua rovina. La dimostrazione è duplice: essere ricca per aver spettacolarizzato l'insetto magico non le ha giovato, visto l'epilogo e, secondo il luogo comune più comune che esiste, che i soldi non fanno la felicità.

Finale repentino che avrebbe meritato più ampio respiro.

Un suggerimento, anche se scardina un po' la storia: perché non pensare alla libellula magica come a un mezzo che fa ringiovanire con il suo canto? Dopotutto era questo il cruccio di Arlette. E perché non rivederla calcare il palco del Moulin Rouge, lasciando il suo segreto nello sgabuzzino dove piangeva diventato così una sorta di fontana della giovinezza?

21La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Lun Ago 09, 2021 11:13 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

Un racconto misterioso e fascinoso con dei lati oscuri che potevano essere approfonditi meglio. Dovevi entrare più nel torbido soprattutto nella discesa nella follia di Arlette. Doveva uscire fuori di più la sua cupidigia e la sua voglia di essere sotto i riflettori. 
Di certo, insieme al ragno mutaforma, l'animale parlante è il più strano e la cosa mi piace parecchio.
Il testo è una lama procede spedito e io mi sono sentito trascinato ma volevo esserlo ancor di più. 
grazie e complimenti.

22La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Lun Ago 09, 2021 11:40 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto ipercomplesso nella costruzione. Forse, anzi certamente, troppo. Non parlo della classica "troppa carne al fuoco", perché in definitiva l'argomento trattato è uno, ma proprio della struttura del racconto. Alcune parti potevano essere snellite, altre allungate così da essere lo scheletro del testo, altre addirittura eliminate, come la crisi del '29. Che poi, tutta questa tragicità in un'isola del Pacifico? Non so, può essere, ma propendo di più per l'opposto. Insomma, a parer mio il racconto manca un po' di fluidità, di organicità. Questo per quanta riguarda il tecnico, per la parte emotiva invece mi è piaciuto molto, l'ho letto con piacere, ha ottime atmosfere e aleggia una sensazione di straniamento davvero particolare.
A rileggerci!


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La voce di Libel Senza_10

23La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Lun Ago 09, 2021 2:20 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Questo racconto penso di averlo letto millemila volte.
E sempre mi è rimasta la sensazione di essermi lasciata sfuggire qualcosa di importante.
Quando Arlette trova la  libellula, la sensazione è quella che stia vivendo un sogno.
Una discesa nella follia solo sua, con una libellula immaginaria che non ha mai trovato. Ma poi comincia a farci i soldi, con Libel, e allora non può essere un delirio solo suo.
Anche la scena finale sembra uno stralcio di sogno, di delirio, e devo dire che la mancanza di qualche punto di riferimento mi fa brancolare nel buio. 
Una prima parte notevole e ben calata, con un personaggio che fin da subito buca il foglio, seguita da una seconda parte che invece confonde il lettore, con tante informazioni (anche la crisi del 1929, che bisogno c'era di inserirla? avevi già inserito il paletto temporale con il ritiro di Mistinguett, che avviene nel 1929) e questa sensazione che mi lascia in bilico tra sogno e realtà.
La scrittura è davvero coinvolgente, nella prima parte. Io ti consiglio di lavorare sulla seconda parte, lavorando sulla eccessiva cripticità che non agevola il lettore.

Ele

24La voce di Libel Empty Re: La voce di Libel Gio Ago 12, 2021 11:10 am

gemma vitali

gemma vitali
Padawan
Padawan

Anche questa fiaba affascinante finisce con la morte. Molto bella la storia della lilellula, essendo una figura sacra non poteva essere tolta al suo luogo d'origine, dove gli indigeni la veneravano e l'adoravano, sfruttandola per far soldi ha commesso un'azione sacrilega e la divinità si è vendicata. Scritto bene il racconto mi è piaciuto molto, solo avrei voluto sentire il canto di Libel,ascoltare qualcosa dalla sua voce, ma come tutte le fiabe è rimasta solo un'illusione. 
Alla prossima.

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