La voce
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La voce
Dicono che essere figli della foresta sia un privilegio, un dono di dio. Attraverso i sensi si possono osservare i vestiti che essa cambia, sentire i canti e i lamenti dei suoi abitanti più nascosti; si può persino gustarne l’aria dopo averla annusata, umida e acida durante le piogge, dolce e umida appena riscaldata dal sole. A fatica i raggi di luce si fanno strada tra piante, arbusti, liane e fiori colorati, lambendo appena i tetti di paglia delle case del villaggio.
Luna è una figlia della foresta, sempre col sorriso sulle labbra. Ha occhi blu come la notte, un piccolo naso al centro di un visino rotondo, dalla pelle olivastra; veste abiti colorati e non ha mai portato le scarpe in vita sua. Del resto, nessuno porta le scarpe nella foresta, né uomini, né animali.
Nel villaggio dove abita ci è nata, come tutta la sua famiglia. Mamma, papà e suo fratello Paulo lavorano a Manaus e, per questo, di rado tornano al villaggio. Lei è affidata al nonno, ma trascorre la maggior parte del tempo da sola. Le piace guardare la foresta per ore, annotarne a mente ogni più piccolo cambiamento o movimento. Segue il volo dei pappagalli da un ramo all’altro, cerca di catturare i raggi solari che penetrano tra le fronde. Muove le labbra e schiocca la lingua dopo aver respirato profondamente. Tutto questo nel silenzio più assoluto.
«Vedrai che un giorno potrai sentirmi», le aveva detto papà passandosi il dorso della mano sulla guancia per cancellare una riga di lacrima. Luna gli aveva sorriso come sempre. Papà, mamma e Paulo erano così partiti per la città, per lavorare e guadagnare il denaro necessario che avrebbe consentito a Luna di accedere a una cura sperimentale per il pieno recupero dell’udito.
«Sei sorda dalla nascita», le aveva detto il nonno quando i genitori erano già stati inghiottiti dal verde. Una triste verità, per cui non riponeva nessuna fiducia nella cura sperimentale, ammesso che si fosse riusciti a pagarla. Tuttavia adorava la nipote e spesso le diceva: «Io so che tu puoi sentirmi».
L’anziano era anche lo sciamano del villaggio. Più volte aveva provato, attraverso i suoi riti, somministrando le sue pozioni, a far in modo che la nipote potesse sentire. Nulla. Questo lo aveva portato spesso a dubitare di se stesso e dei suoi effettivi poteri.
L’ultima volta aveva tentato, bruciando legni profumati, petali di fiori e interiora di anaconda, di evocare gli spiriti benigni della foresta. Era disposto a vendere la sua anima in favore di Luna, affinché avesse la possibilità di sentire. In quel frangente Luna si era un po’ spaventata. Non sentiva la litania del nonno intento a invocare le entità, ma vedeva bene i nervi del collo ossuto tesi come corde, la fronte imperlata di sudore e quegli occhi chiusi che sembravano buchi neri, senza orbite. Luna non sorrideva e il suo viso senza sorriso dimostrava tutto il suo turbamento.
Quando il rito finì, andò verso il nonno, che giaceva seduto a gambe incrociate tra i fumi densi di quel particolare falò. L’uomo era assorto nella sua estasi mistica, il viso inespressivo, anonimo e grigio. Luna lo osservò per alcuni istanti, poi con la mano gli accarezzò il braccio. La pelle era gelida e Luna fece un passo indietro. Il nonno era immobile come una statua. Luna si fece coraggio e lo accarezzò di nuovo, facendo aderire completamente il palmo della mano alla fredda guancia incartapecorita. Percepì la trasmissione del calore dalla sua mano e il nonno aprì gli occhi. La ragazza portò le mani alla bocca e fece un balzo all’indietro perché quegli occhi aperti non erano altro che buchi neri senza fine.
«Non avere paura» mormorò il nonno. In pochi secondi gli occhi tornarono del loro colore naturale.
Luna non si mosse dalla sua posizione. Si era spaventata ma conosceva il nonno, del quale non aveva alcun timore.
«Vieni vicino a me» le disse ancora l’anziano. Lei sorrise e lui le tese la mano. Luna si avvicinò e si abbandonò al suo caldo abbraccio, come se nulla fosse accaduto. Lo guardava negli occhi, forse cercando un poco di quell’oscurità che aveva visto prima.
«Non è nulla di male ciò che hai visto, anzi» disse il nonno e la giovane, con le braccia intorno a collo del nonno, alzò le spalle, come se volesse ascoltare ciò che aveva da dire.
«Il confine tra la realtà e ciò che ci sta intorno e che non si vede, è molto labile. Nella nostra dimensione non tutto è possibile ma in altri luoghi, in altri tempi, lo è. Non possiamo essere altrove perché questo è il nostro luogo e questo è il nostro tempo. È giusto».
Luna, come se avesse sentito tutto, inclinò leggermente il capo verso destra e incrociò le braccia al petto. Allo stesso tempo, aveva un’espressione seria e interrogativa fissata sul volto.
Il nonno continuò: «Lo so che puoi sentirmi, altrimenti non faresti come fai. Non ho mai accettato la tua condizione. Credo poco nei miracoli della medicina, al contrario dei tuoi genitori. Hanno preso la loro strada, tuo fratello li ha seguiti ed io li ho lasciati andare, perché l’hanno fatto per te, per darti un’altra possibilità».
Lo sciamano allungò il braccio e afferrò un barattolo, lo aprì e prese un poco di polvere che gettò energicamente su ciò che rimaneva nel braciere. Ci fu una piccola esplosione e i resti ricominciarono a fumare copiosamente. Luna rimase impassibile, con lo sguardo fisso sul nonno.
All’improvviso il vecchio iniziò a tossire. I colpi erano sempre più forti, come se stesse soffocando. Luna iniziò a battere il palmo della mano sulla schiena, così forte da percepire dolore.
«Grazie mia cara» sorrise il nonno espirando, «non so cosa m’è preso, non mi è mai capitato di tossire in questo modo, mi mancava il respiro».
Il nonno aveva bisogno di prendere una boccata d’aria, per cui con la nipote uscì dalla casa. L’aria aveva qualcosa di strano: da sempre era rarefatta a causa della cappa creata al suolo dalla fitta vegetazione, ma questa volta il profumo di verde e di fiori sembravano essere sopraffatti da un insolito odore di fumo e di carburante.
«Luna, ciò che ho visto prima durante la mia estasi si sta forse avverando», disse il vecchio scrutando la macchia scura che aveva di fronte. «Gli spiriti dei miei antenati hanno predetto la distruzione della foresta!» esclamò con voce dura.
Luna annuiva. Era turbata poiché i raggi del sole che di solito tentava di catturare giocando, le sembravano più forti e diretti, come se si fossero fatti prepotentemente spazio tra le piante in rigoglio. La foresta stava cambiando, di questo era certa.
«Torniamo a casa,» disse allora il nonno, «questa boccata di aria non buona è bastata». Accarezzò Luna sulla nuca, stringendone i capelli tra le dita. La nipote gli sorrise e alzò il braccio, la mano a pugno e l’indice teso. Lo fece oscillare poi si mise la mano sul petto.
«Non vuoi tornare a casa?» chiese il nonno. Luna ripeté i gesti, poi indicò la foresta tutt’intorno a loro e al villaggio.
«Cosa vuoi dirmi?» si chiese a mente il nonno, restando in silenzio di fronte ai gesti della nipote.
Luna emise un suono dalla bocca, molto simile a un lamento. Il nonno non si scompose. Il viso della ragazza arrossì, le sopracciglia s’inarcarono. Si stava arrabbiando. Strinse i pugni e provò a parlare. Un urlo di rabbia sostituì il lamento di pochi istanti prima.
In quel momento il vecchio sciamano capì come comunicare con la nipote. La sua felicità, la tristezza; il dolore e la rassegnazione; la consapevolezza o la collera, come in quel momento, creavano una dimensione parallela dove le menti riuscivano a incontrarsi e ascoltarsi a vicenda.
«Sapevo che potevi sentirmi.»
Non è vero…sono sorda, come potrei?
«È l’energia sprigionata dalle tue sensazioni e dai tuoi sentimenti che crea una dimensione parallela oltre la realtà. Certo, uno di fronte all’altra rimaniamo un vecchio e una nipote sorda. Bisogna essere capaci di vedere oltre e cercare ciò che normalmente non si vede.»
E allora dimmi cos’è ciò che non riesco a vedere.
«La foresta, la nostra casa, è in pericolo».
L’ho notato soltanto negli ultimi giorni che qualcosa sta cambiando.
«È la mano dell’uomo, mia dolce Luna».
Il nonno l’accarezzò e, facendo un passo indietro, la lasciò sola a immaginare il tramonto oltre la vegetazione. Quando Luna tornò a casa, si sorprese di non vedere il nonno a tavola. Lo trovò già a letto e si preoccupò.
«Non temere, oggi l’estasi mi ha stancato più del solito» disse il nonno con un filo di voce. Luna rimase a vegliarlo tutta la notte.
Riaprì gli occhi che era già giorno inoltrato. Il nonno non era più a letto. Luna corse fuori e si guardò intorno. Non poté non notare come la luce solare fosse ancora più forte, come se la grande stella si stesse avvicinando sempre di più al suolo, o stesse bruciando gli alberi e, chissà, il villaggio.
Luna decise così di andare verso la piazzetta del villaggio, dove tutte le mattine gli abitanti organizzavano un mercato al baratto, per scambiarsi beni di prima necessità. Non c’era mercato quella mattina. Vide alcuni uomini ben vestiti che erano saliti su un carretto insieme al signor Coimbra, il capo del villaggio. Lui sembrava in imbarazzo, mentre gli individui scocciati. Gli abitanti presenti gesticolavano animatamente e discutevano tra loro.
Luna s’avvicinò alla piccola folla, alzandosi in piedi per cercare di scorgere il nonno. Lo vide poco lontano da dove si trovava. Si fece largo tra le persone e lo raggiunse. Era strano, aveva un viso bianco, cadaverico, e sembrava più magro del solito. Era immobile, piantato nel terreno come l’asta di una bandiera. Chi era a fianco gli parlava, ma lui si limitava ad annuire. Non fosse stato per questo, si poteva credere che fosse in estasi.
Luna gli tirò il braccio e lui gli fece cenno di tornare a casa. La giovane corse via, ma non andò a casa, bensì nel suo luogo di solitudine e silenzio dal quale osservava la foresta. Stava accadendo qualcosa e soltanto la foresta poteva dirle che cosa.
Quel giorno la foresta sembrava non voler parlare. Un enorme albero di ebano doveva essere la divinità di quel pezzettino di foresta. Era come se tutta la fauna circostante facesse riferimento a lui. Piante di eliconia gli danzavano intorno, mentre rampicanti dalle foglie grandi quanto un fanciullo gli vestivano la corteccia. Da un lato del tronco, una distesa di funghi candida come la neve donava al grande albero tutta la sua regalità, come se avesse un mantello con una fascia di diamanti. Più in alto la sua chioma era ornata dalle bromeliacee che crescevano sui suoi rami, profumate dai frutti di cacao. Anche gli animali lo rispettavano poiché era la loro casa. Formiche giganti e taglia foglie, pappagalli e altri uccelli, serpenti che si confondevano tra i rami e le liane pendenti.. Ai suoi piedi lo riverivano tarantole e scorpioni.
Luna osservava questo tutti i giorni. Poteva soltanto vedere e non sentire, ma immaginare i rumori, i canti e i suoni di quella minuscola porzione di personale angolo segreto. Nessuno poteva impedirglielo. Quante e quante volte lo aveva sognato di notte.
Non appena i pensieri rallentarono il loro accavallarsi nella testa, Luna si accorse dell’odore di fumo che impregnava l’aria. Molto più forte rispetto al villaggio. Non seppe spiegarsi il perché, ma gli vennero in mente i due signori vestiti bene che aveva visto il mattino in piazzetta. Soltanto il nonno poteva darle una logica spiegazione.
Il buio piombò all’improvviso, si era fatto tardi. Era la prima volta che la ragazza si attardava nella foresta oltre il tramonto. Senza paura, Luna si destreggiò tra la vegetazione e in poco tempo raggiunse il villaggio. Dopo tutto, conosceva quei sentieri meglio di se stessa.
Credeva di trovare il nonno sulla porta di casa, arrabbiato e in pensiero per lei. Invece lo trovò nella stanza dei riti in preda all’estasi provocata da funghi allucinogeni. Giaceva seduto a gambe incrociate. Era pallido e tutto sudato. Le palpebre degli occhi vibravano impazzite.
Luna dovette uscire dalla stanza: i fumi sprigionati dal braciere le avevano preso la gola facendola tossire tanto da avere le lacrime agli occhi. Quando rientrò nella stanza, l’estasi del nonno era conclusa. L’uomo era disteso sul pavimento in posizione fetale. Per la seconda notte, lo vegliò fino all’alba, prima di addormentarsi. Un sonno breve e turbato. Cosa stava accadendo alla foresta?
«Mia dolce Luna, ricorda sempre di mantenere il tuo spirito libero. Lascialo volare sopra la foresta, sopra le nuvole. E finché sarà in alto, baciato dal sole e cullato dal vento, mai si curerà dello scempio che sta accadendo alla foresta». Lo sciamano posò la mano sulla fronte della nipote che dormiva beata. Si alzò e si avviò per uscire dalla stanza.
Aspetta.
«Ti credevo addormentata».
Ho ascoltato tutto.
«Allora segui il mio consiglio».
Non mi trattare come una bambina. Cosa sta succedendo?
«La mano dell’uomo sta distruggendo la foresta. E arriverà anche qui».
Quanto vale la nostra casa?
Il nonno non rispose.
Coraggio! Quanto ci hanno offerto i due signori ben vestiti?
Dopo una lunga pausa: «Poche migliaia di reais».
E se non ce ne andiamo?
«Vieni con me, ti mostro una cosa».
Iniziarono a camminare, mano nella mano, addentrandosi nella foresta. Luna si accorse subito, come da giorni a questa parte, dei raggi del sole. Molto più forti. La foresta era molto più luminosa del solito.
Avrebbe voluto chiedere al nonno dove la stesse portando, ma conosceva bene la strada. Nell’aria, l’odore acre di fumo.
A un certo punto il vecchio si fermò, indicando l’orizzonte con il braccio. Luna vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Oltre la linea di vegetazione, il nulla. Lei non poteva sentirlo, ma il caos generato dalle motoseghe, dai tronchi che stramazzano al suolo e dalle macchine movimento terra era assordante. Nulla rimaneva, animato e inanimato, del luogo segreto di Luna. Nessuna foresta da osservare.
Perché fanno questo?
«Lo chiamano progresso».
Cosa facciamo ora?
«Devi andare via».
E tu?
«Io sono la voce della foresta. Morirò con lei».
Voglio restare con te. Qui, nella nostra casa.
«Non puoi. La nostra casa tra poco non ci sarà più. E poi…»
E poi?
«È giusto che tu ti ricongiunga con i tuoi genitori e tuo fratello».
Sei sempre stato contrario al fatto che ci lasciassero, perché ora dovrei tornare da loro?
«Con i soldi che mi daranno potrai fare la terapia. E potrai sentire».
Ti sei venduto? Hai venduto la tua casa? Me? La foresta?
Copiose lacrime inondarono le guance di Luna. Scuoteva la testa con le mani nei capelli. Come poteva il nonno aver fatto questo?
Dimmi adesso, dimmi! Se anche un giorno facessi l’intervento e dovesse riuscire, cosa sentirò di una foresta che non c’è più? Non mi rimarrà altro che il caos sconclusionato della città, che immagino molto simile a quello che c’è qui ora.
«Luna, andava presa una decisione, per il bene di tutti».
Vigliacco!
Luna corse via senza voltarsi indietro.
Luna, hai visto che è andato tutto bene?
Nonno. Sai che ancora non riesco a perdonarti per quello che hai fatto?
Col senno di poi ci fai poco, pensa al futuro piuttosto. Tutto cambierà per te.
Se lo dici tu.
Devi credermi, ora potrai sentire. E sentendo potrai esprimere la tua opinione. Con il sorriso sulle labbra, l’unica cosa che non ti è mai mancata.
A me bastava che mi ascoltassi tu. E che fossimo rimasti nella foresta. Pensi che ci potrò tornare per sentire dal vivo tutti i suoni che ho sempre e soltanto immaginato? Tornerai con me?
Non ci sarà bisogno di tornare con te, io non sono mai andato via. Ho soltanto perso la mia voce. La voce della foresta che adesso dono a te.
Luna aprì gli occhi. Si presentò dapprima un’immagine sfocata, che sbattendo le palpebre diventava sempre più nitida. Girò la testa verso il muro. Era bianco con una scritta abbastanza grande a metà della parete. Hospital Manaus.
Tre persone aspettavano immobili davanti al suo letto attendendo il risveglio. Mamma, papà e Paulo. Sorrisero quando videro aprirsi gli occhi di Luna.
«Luna», disse mamma prendendole la mano.
La ragazza strabuzzò gli occhi: «Mam-ma».
Different Staff- Admin
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Re: La voce
Un racconto di formazione che attinge qualche elemento dal realismo magico, ma senza scavare troppo a fondo. Oltretutto sono rimasta un po' delusa dal finale. Il vecchio dona la voce (della foresta) alla nipotina, ma la nipote è sorda, non muta. Anche la vendita della casa riporta a una dimensione reale che distoglie dall'atmosfera sospesa che a tratti ho trovato nel racconto.
Lo sciamano che si serve dei funghi allucinogeni è un altro aspetto che poteva essere lasciato all'immaginazione del lettore. Trovarlo scritto toglie qualcosa alla parte "magica".
Un racconto articolato, fantasioso, tutto sommato scritto bene.
Tutta la prima parte del racconto appare costruita per condurre a questa frase:
Bisogna essere capaci di vedere oltre e cercare ciò che normalmente non si vede.»Anche se per arrivarci racconti la storia della bambina che non è cieca, ma sorda.
A livello di struttura generale, trovo molto affrettata la parte finale. Non so se non avessi più battute, nel caso, forse era meglio contenere un po' la parte centrale e sviluppare di più la parte finale per un racconto armonico.
Grazie per la condivisione.
i rami e le liane pendenti.. un punto di troppo.
Petunia- Moderatore
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Re: La voce
Fatico a commentare "La voce". I racconti brevi vivono di equilibri particolari, basta davvero poco per deragliare. Le premesse erano ottime, una fiaba scritta bene e con i giusti ingredienti che si "smarrisce" in alcuni bivi fino ad arrivare a un finale abbastanza prevedibile. Bello il rapporto tra il nonno (senza un nome) e la nipote Luna. Figlia della foresta è una definizione azzeccata, forse il titolo più appropriato rispetto a "La voce".
Giammy- Younglings
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Re: La voce
Un racconto denso che andrebbe sfoltito parecchio per incontrare il mio gusto personale.
Solo ad esempio, tutta parte dell'albero di ebano, con le piante di eliconia che gli danzavano intorno, ornato dalle bromeliacee mi sembra più uno sfoggio di conoscenze botaniche che una descrizione utile al racconto.
Il nonno sciamano è molto stereotipato; fumi, estasi, funghi allucinogeni ecc.
La nipote è sorda... ma quindi anche muta; forse sarebbe stato meglio introdurlo nel racconto visto che la voce alla fine sembra essere l'elemento predominante.
Scusami ma non mi ha convinto.
Solo ad esempio, tutta parte dell'albero di ebano, con le piante di eliconia che gli danzavano intorno, ornato dalle bromeliacee mi sembra più uno sfoggio di conoscenze botaniche che una descrizione utile al racconto.
Il nonno sciamano è molto stereotipato; fumi, estasi, funghi allucinogeni ecc.
La nipote è sorda... ma quindi anche muta; forse sarebbe stato meglio introdurlo nel racconto visto che la voce alla fine sembra essere l'elemento predominante.
Scusami ma non mi ha convinto.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: La voce
Luna è sorda: non sente i suoni della foresta, li immagina. Come si evince da quanto segue, Luna è anche muta, si esprime a gesti, non parla:
«Non vuoi tornare a casa?» chiese il nonno. Luna ripeté i gesti, poi indicò la foresta tutt’intorno a loro e al villaggio.
«Cosa vuoi dirmi?» si chiese a mente il nonno, restando in silenzio di fronte ai gesti della nipote.
Come ascoltare senza poter sentire, come trasmettere senza poter dire? Il nonno e la nipote non hanno mezzi per comunicare, eppure qualcosa trapassa ogni limite e le reciproche emozioni si mescolano nel modo più naturale.
«In quel momento il vecchio sciamano capì come comunicare con la nipote. La sua felicità, la tristezza; il dolore e la rassegnazione; la consapevolezza o la collera, come in quel momento, creavano una dimensione parallela dove le menti riuscivano a incontrarsi e ascoltarsi a vicenda.
«Sapevo che potevi sentirmi.»
Non è vero…sono sorda, come potrei?
«È l’energia sprigionata dalle tue sensazioni e dai tuoi sentimenti che crea una dimensione parallela oltre la realtà. Certo, uno di fronte all’altra rimaniamo un vecchio e una nipote sorda. Bisogna essere capaci di vedere oltre e cercare ciò che normalmente non si vede»
Mi è piaciuta l’atmosfera e le descrizioni della foresta, anche se eliminerei i termini botanici, ma mi ha emozionato lo speciale rapporto che si instaura, oltre l’apparente normalità, tra lo sciamano e Luna.
Unico appunto riguarda la conclusione: non ho capito perché il nonno deve perdere la voce per donarla alla nipote. Dopo tutto, il ribaltamento della situazione nulla aggiunge al racconto.
mirella- Padawan
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Re: La voce
Non amo particolarmente il realismo magico. Per carità, ho adorato Cent'anni di solitudine. Però bisogna essere Marquez, appunto.
Il realismo magico è molto difficile maneggiare, il rischio di scadere nel favola per bambini è molto grande. E tu, non me ne volere, non sei riuscita/o a evitarlo.
E se poi deve essere favola per bambini, allora deve avere quel tocco di magica poesia che può strappare un "che bello" anche a un adulto. E io non l'ho trovato.
In conclusione, questo racconto non mi ha entusiasmato.
Il realismo magico è molto difficile maneggiare, il rischio di scadere nel favola per bambini è molto grande. E tu, non me ne volere, non sei riuscita/o a evitarlo.
E se poi deve essere favola per bambini, allora deve avere quel tocco di magica poesia che può strappare un "che bello" anche a un adulto. E io non l'ho trovato.
In conclusione, questo racconto non mi ha entusiasmato.
gipoviani- Padawan
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Re: La voce
Mi è piaciuta la descrizione minimale di Luna.
Mi sono piaciute le parole che il nonno dice a Luna, parole piene di amore e dedizione.
Mi è piaciuto il sacrificio della voce per fare dire a Luna la parola Mamma.
Che poi qualsiasi nonno di questo mondo avrebbe dato pure la vita per una nipotina così, non solo una decisione importante.
Questo racconto, di tutti quelli che ho letto è quello più in tema. Sembra di sentirle le motoseghe che uccidono la foresta che Luna tanto ama.
Grazie autore, farò il possibile per premiarti.
Mi sono piaciute le parole che il nonno dice a Luna, parole piene di amore e dedizione.
Mi è piaciuto il sacrificio della voce per fare dire a Luna la parola Mamma.
Che poi qualsiasi nonno di questo mondo avrebbe dato pure la vita per una nipotina così, non solo una decisione importante.
Questo racconto, di tutti quelli che ho letto è quello più in tema. Sembra di sentirle le motoseghe che uccidono la foresta che Luna tanto ama.
Grazie autore, farò il possibile per premiarti.
tommybe- Maestro Jedi
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Re: La voce
Indubbiamente anche questo è un bel racconto, attraversato da una velata malinconia.
Il sacrificio del nonno, e con esso la distruzione di un pezzo di foresta, non è per me accettabile e trovo debole la motivazione per cui lo fa.
Se anche un giorno facessi l’intervento e dovesse riuscire, cosa sentirò di una foresta che non c’è più? Non mi rimarrà altro che il caos sconclusionato della città,… la prima a rendersene conto è proprio Luna.
La gioia finale non è all’altezza del sacrificio, a mio parere, per essere completamente soddisfatti. Forse bisogna essere nonni per coglierne tutta la grandezza.
Detto ciò, la lettura è stata più che piacevole.
Il sacrificio del nonno, e con esso la distruzione di un pezzo di foresta, non è per me accettabile e trovo debole la motivazione per cui lo fa.
Se anche un giorno facessi l’intervento e dovesse riuscire, cosa sentirò di una foresta che non c’è più? Non mi rimarrà altro che il caos sconclusionato della città,… la prima a rendersene conto è proprio Luna.
La gioia finale non è all’altezza del sacrificio, a mio parere, per essere completamente soddisfatti. Forse bisogna essere nonni per coglierne tutta la grandezza.
Detto ciò, la lettura è stata più che piacevole.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: La voce
storia abbastanza particolare, perfettamente in tema.
scritta abbastanza bene, anche se a tratti pare perdersi in particolari superflui.
le descrizioni sono buone, chiare.
certo, il lettore fatica un poco a immedesimarsi nella protagonista, almeno così è successo a me, però la storia ha un bel significato.
un buon lavoro
scritta abbastanza bene, anche se a tratti pare perdersi in particolari superflui.
le descrizioni sono buone, chiare.
certo, il lettore fatica un poco a immedesimarsi nella protagonista, almeno così è successo a me, però la storia ha un bel significato.
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Re: La voce
C'è una spessa coperta di malinconia che si stende un po' su tutto il racconto, forse a simboleggiare il senso di impotenza degli abitanti del villaggio e soprattutto del nonno-sciamano, incapaci di salvare la foresta da un destino di distruzione. E, nonostante il suo quasi incancellabile sorriso, Luna ne è la metafora vivente.
La ragazza è sordo-muta dalla nascita (le due menomazioni vanno molto spesso di pari passo) e il racconto è la storia del suo viaggio verso la guarigione, per la quale però tutti dovranno pagare un prezzo altissimo.
È tanto il materiale che si intreccia a formare questo percorso - quasi un rito di passaggio - e non sempre mi sembra sia stato gestito al meglio. A volte la lettura si fa pesante, stenta a scorrere, fra descrizioni poetiche ma un po' ripetitive e passaggi che sembrano solo sfoggio di erudizione botanica. E c'è molto contrasto fra la lentezza che caratterizza quasi tre quarti del testo e la svolta repentina verso il finale dell'ultimo quarto. Mi è mancato invece un avvicinamento più graduale al passaggio verso la "dimensione parallela" dove nonno e nipote riescono a comunicare: uno scarto quasi fulmineo che sembra innescato solo dalla rabbia di Luna.
Buona la qualità della scrittura, praticamente senza imprecisioni.
- "un dono di dio" in questo caso vuole la maiuscola (Dio);
- la frase "Percepì la trasmissione del calore dalla sua mano e il nonno aprì gli occhi" suonerebbe meglio con "il nonno" all'inizio ("Il nonno percepì la trasmissione del calore dalla sua mano e aprì gli occhi"
- nel contesto, risulta un po' disturbante nominare esplicitamente i "funghi allucinogeni";
- alcune d eufoniche usate impropriamente.
Nel complesso, un lavoro che dovrebbe essere ribilanciato fra le varie parti e ben asciugato: meno botanica e più profondità.
Grazie
M.
La ragazza è sordo-muta dalla nascita (le due menomazioni vanno molto spesso di pari passo) e il racconto è la storia del suo viaggio verso la guarigione, per la quale però tutti dovranno pagare un prezzo altissimo.
È tanto il materiale che si intreccia a formare questo percorso - quasi un rito di passaggio - e non sempre mi sembra sia stato gestito al meglio. A volte la lettura si fa pesante, stenta a scorrere, fra descrizioni poetiche ma un po' ripetitive e passaggi che sembrano solo sfoggio di erudizione botanica. E c'è molto contrasto fra la lentezza che caratterizza quasi tre quarti del testo e la svolta repentina verso il finale dell'ultimo quarto. Mi è mancato invece un avvicinamento più graduale al passaggio verso la "dimensione parallela" dove nonno e nipote riescono a comunicare: uno scarto quasi fulmineo che sembra innescato solo dalla rabbia di Luna.
Buona la qualità della scrittura, praticamente senza imprecisioni.
- "un dono di dio" in questo caso vuole la maiuscola (Dio);
- la frase "Percepì la trasmissione del calore dalla sua mano e il nonno aprì gli occhi" suonerebbe meglio con "il nonno" all'inizio ("Il nonno percepì la trasmissione del calore dalla sua mano e aprì gli occhi"
- nel contesto, risulta un po' disturbante nominare esplicitamente i "funghi allucinogeni";
- alcune d eufoniche usate impropriamente.
Nel complesso, un lavoro che dovrebbe essere ribilanciato fra le varie parti e ben asciugato: meno botanica e più profondità.
Grazie
M.
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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola
M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Infamia o lode : 9
Data di iscrizione : 27.01.22
Età : 68
Località : Prato
Re: La voce
Racconto carino e toccante, a tratti poetico, a tratti frettoloso.
La scrittura è efficace ma un po’ naif, con immagini e personaggi a volte vicini allo stereotipo fin troppo semplificato (l’albero che sembra di Avatar, i funghi allucinogeni, la cura sperimentale).
Mi è piaciuto tanto il sacrificio del nonno, tanto drammatico. Sa bene che purtroppo non può fermare il cosiddetto progresso, accetta la sorte, si arrende alla medicina tradizionale ma almeno riesce a donare a Luna la capacità di sentire.
Il finale con Luna che dice mamma l’ho trovato un po’ troppo ad effetto. Oltretutto se una persona è sordomuta dalla nascita, non è sufficiente che torni a sentire per acquisire immediatamente anche la capacità di parlare. Forse si poteva togliere l’ultima riga.
In generale il messaggio di fondo è pessimista: nulla possiamo contro la distruzione della foresta. Anche il nonno, ultimo baluardo, in contatto sciamanico con altri mondi alla fine si arrende. La capacità telepatica e il contatto mistico sono sacrificati per un “normale” udito. Il mondo magico della foresta è destinato a sparire. Purtroppo mi sa che hai ragione.
La scrittura è efficace ma un po’ naif, con immagini e personaggi a volte vicini allo stereotipo fin troppo semplificato (l’albero che sembra di Avatar, i funghi allucinogeni, la cura sperimentale).
Mi è piaciuto tanto il sacrificio del nonno, tanto drammatico. Sa bene che purtroppo non può fermare il cosiddetto progresso, accetta la sorte, si arrende alla medicina tradizionale ma almeno riesce a donare a Luna la capacità di sentire.
Il finale con Luna che dice mamma l’ho trovato un po’ troppo ad effetto. Oltretutto se una persona è sordomuta dalla nascita, non è sufficiente che torni a sentire per acquisire immediatamente anche la capacità di parlare. Forse si poteva togliere l’ultima riga.
In generale il messaggio di fondo è pessimista: nulla possiamo contro la distruzione della foresta. Anche il nonno, ultimo baluardo, in contatto sciamanico con altri mondi alla fine si arrende. La capacità telepatica e il contatto mistico sono sacrificati per un “normale” udito. Il mondo magico della foresta è destinato a sparire. Purtroppo mi sa che hai ragione.
SuperGric- Padawan
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Re: La voce
Il racconto magico fantastico ha deragliato su alcuni punti chiavi.
Udito/ voce avrebbero potuto essere gestiti meglio.
Una frase che stride..."non poté non notare": le due negazioni non rendono fluido il concetto che si va ad esprimere.
Comunque l'idea mi è piaciuta anche se in alcuni punti le descrizioni e gli avvenimenti sono poco profondi
Udito/ voce avrebbero potuto essere gestiti meglio.
Una frase che stride..."non poté non notare": le due negazioni non rendono fluido il concetto che si va ad esprimere.
Comunque l'idea mi è piaciuta anche se in alcuni punti le descrizioni e gli avvenimenti sono poco profondi
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CARLA EBLI- Younglings
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Re: La voce
Ciao, Autore.
Con buona pace della pedagogia dell'apprendimento, il tuo racconto è magico, e quindi ogni distanza dalla realtà gli si perdona.
La trama è gestita molto bene, e anche la caratterizzazione dei personaggi.
Ci si confonde solo un po' nell'ultima parte in corsivo, che forse valeva la pena esplicitare con un ritmo diverso. Per il resto, mi sembra un buon racconto, perfettamente in tema Pachamama e scritto molto bene (e dire che la ripetizione iniziale di "umida" mi aveva fatto pensare a un testo frettoloso e poco curato).
Per quanto mi riguarda, ti faccio i complimenti. A parte che per il titolo
Con buona pace della pedagogia dell'apprendimento, il tuo racconto è magico, e quindi ogni distanza dalla realtà gli si perdona.
La trama è gestita molto bene, e anche la caratterizzazione dei personaggi.
Ci si confonde solo un po' nell'ultima parte in corsivo, che forse valeva la pena esplicitare con un ritmo diverso. Per il resto, mi sembra un buon racconto, perfettamente in tema Pachamama e scritto molto bene (e dire che la ripetizione iniziale di "umida" mi aveva fatto pensare a un testo frettoloso e poco curato).
Per quanto mi riguarda, ti faccio i complimenti. A parte che per il titolo
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: La voce
Ho faticato a connettermi con il racconto.
Mi sono sembrate tante trame che sono state legate a forza. Non ho trovato un ritmo unico che mi coinvolgesse.
Il racconto è scritto bene, ma purtroppo per me il narratore onnisciente ha tolto qualcosa a livello emotivo. Il motivo è che ci troviamo di fronte a un personaggio disabile, la cui disabilità non viene trasmessa al lettore. Per gran parte del testo, soprattutto quando parla il nonno, mi sono chiesto: lei legge il labiale o lui usa la lingua dei segni? Sono dettagli che avrebbero arricchito il testo di sfumature.
Un'altra cosa è: come si interfaccia Luna con la foresta? oltre alla voce interiore. Cosa prova quando è lì? Mi sarebbe piaciuto vivere di più certe emozioni, per questo la "pancia" non è stata coinvolta.
Mi sono sembrate tante trame che sono state legate a forza. Non ho trovato un ritmo unico che mi coinvolgesse.
Il racconto è scritto bene, ma purtroppo per me il narratore onnisciente ha tolto qualcosa a livello emotivo. Il motivo è che ci troviamo di fronte a un personaggio disabile, la cui disabilità non viene trasmessa al lettore. Per gran parte del testo, soprattutto quando parla il nonno, mi sono chiesto: lei legge il labiale o lui usa la lingua dei segni? Sono dettagli che avrebbero arricchito il testo di sfumature.
Un'altra cosa è: come si interfaccia Luna con la foresta? oltre alla voce interiore. Cosa prova quando è lì? Mi sarebbe piaciuto vivere di più certe emozioni, per questo la "pancia" non è stata coinvolta.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: La voce
Un racconto delicato e forte al contempo: mi è piaciuto come hai delineato il rapporto nonno/nipote (che è sempre speciale), un rapporto vissuto in un silenzio dove tutto viene comunque detto.
Così come è ben presente l’atmosfera che può avvolgere chi vive nella foresta, accettando e apprezzando un mondo a volte difficile ma che dona tanto a chi la rispetta. Un mondo protettivo nonostante i pericoli, dove ogni elemento ha il suo giusto spazio, interagendo con un equilibrio che a volte gli umani non comprendono. Lo scempio che viene fatto alla foresta si ripercuote anche nella figura del nonno, che si rassegna dolorosamente a non combatterlo per amore della nipote, cui offre l’occasione di un futuro in cui possa davvero dare voce alla foresta.
Il finale è però troppo repentino e semplicistico, squilibrato rispetto al resto dove tanto veniva narrato, eppure di spazio ancora ce n’era, e questo toglie un po’ della magia che aleggiava nel racconto.
Anche perché il dialogo in corsivo tra nonno e nipote è davvero bello, e meritava un qualcosa in più, forse il ritorno della nipote in una parte della foresta non ancora distrutta, dove sentire la voce del nonno.
Il racconto è comunque scritto bene, sia pure con alcuni punti che un po’ stridono (bromeliacee, macchine movimento terra—bastava dalle macchine), ma sono piccole cose.
Nell’insieme racchiude tanto: affetto, amore per la natura, dolore per la distruzione di un mondo che non potrà tornare più quello di prima. Insomma tanti spunti su cui riflettere, siano ragazzi o adulti i lettori.
Invece c’è un punto che ho dovuto rileggere diverse volte perché coi tempi verbali che non collimano pensavo di essermi persa un passaggio.
L’ultima volta aveva tentato---qui usi il trapassato prossimo ma poi passi al passato remoto (quando il rito finì), che mantieni fino alla fine. O manca la descrizione di un altro rito o – come penso – è la continuazione di quello che hai descritto e allora va sistemato quell’”ultima volta”.
Vide alcuni uomini ben vestiti che erano saliti su un carretto insieme al signor Coimbra, il capo del villaggio-- leggo meglio Vide che alcuni uomini ben vestiti erano saluti su un carretto...
Così come è ben presente l’atmosfera che può avvolgere chi vive nella foresta, accettando e apprezzando un mondo a volte difficile ma che dona tanto a chi la rispetta. Un mondo protettivo nonostante i pericoli, dove ogni elemento ha il suo giusto spazio, interagendo con un equilibrio che a volte gli umani non comprendono. Lo scempio che viene fatto alla foresta si ripercuote anche nella figura del nonno, che si rassegna dolorosamente a non combatterlo per amore della nipote, cui offre l’occasione di un futuro in cui possa davvero dare voce alla foresta.
Il finale è però troppo repentino e semplicistico, squilibrato rispetto al resto dove tanto veniva narrato, eppure di spazio ancora ce n’era, e questo toglie un po’ della magia che aleggiava nel racconto.
Anche perché il dialogo in corsivo tra nonno e nipote è davvero bello, e meritava un qualcosa in più, forse il ritorno della nipote in una parte della foresta non ancora distrutta, dove sentire la voce del nonno.
Il racconto è comunque scritto bene, sia pure con alcuni punti che un po’ stridono (bromeliacee, macchine movimento terra—bastava dalle macchine), ma sono piccole cose.
Nell’insieme racchiude tanto: affetto, amore per la natura, dolore per la distruzione di un mondo che non potrà tornare più quello di prima. Insomma tanti spunti su cui riflettere, siano ragazzi o adulti i lettori.
Invece c’è un punto che ho dovuto rileggere diverse volte perché coi tempi verbali che non collimano pensavo di essermi persa un passaggio.
L’ultima volta aveva tentato---qui usi il trapassato prossimo ma poi passi al passato remoto (quando il rito finì), che mantieni fino alla fine. O manca la descrizione di un altro rito o – come penso – è la continuazione di quello che hai descritto e allora va sistemato quell’”ultima volta”.
Vide alcuni uomini ben vestiti che erano saliti su un carretto insieme al signor Coimbra, il capo del villaggio-- leggo meglio Vide che alcuni uomini ben vestiti erano saluti su un carretto...
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: La voce
Di questo racconto ho molto apprezzato come è stato descritto il rapporto tra nonno e nipote, un bel misto di sentimenti e magia.
Penso sia stata una bella intuizione usare un personaggio affetto da questo tipo di handicap, anche se credo non sia stato sufficientemente sfruttato il potenziale contenuto in Luna: mi è mancata in pratica la percezione della sua connessione con la foresta e il suo ruolo nella vicenda. Sembrerebbe che la ragazzina dovesse essere una sorta di prescelta, ma non ho ben capito per cosa e perchè.
Forse l'autore si è dilungato troppo sulle dinamiche del rapporto nonno-nipote, sull'impegno dell'uomo per aiutare la piccola senza indagare meglio dove avrebbe portato tutto ciò.
Così Luna rimane un po' sospesa ai margini di un mondo in pericolo senza che il suo personaggio abbia una direzione univoca verso la quale procedere.
Sembra ci sia una sorta di passaggio di testimone, del quale però si possono solo intuire le finalità.
Il racconto è arricchito da una scrittura solida e ben calibrata, ma non ho trovato ben bilanciato il testo (la prima parte si dilunga in molte descrizioni, mentre l'ultima parte sembra compressa) ne incisivo il finale.
Penso sia stata una bella intuizione usare un personaggio affetto da questo tipo di handicap, anche se credo non sia stato sufficientemente sfruttato il potenziale contenuto in Luna: mi è mancata in pratica la percezione della sua connessione con la foresta e il suo ruolo nella vicenda. Sembrerebbe che la ragazzina dovesse essere una sorta di prescelta, ma non ho ben capito per cosa e perchè.
Forse l'autore si è dilungato troppo sulle dinamiche del rapporto nonno-nipote, sull'impegno dell'uomo per aiutare la piccola senza indagare meglio dove avrebbe portato tutto ciò.
Così Luna rimane un po' sospesa ai margini di un mondo in pericolo senza che il suo personaggio abbia una direzione univoca verso la quale procedere.
Sembra ci sia una sorta di passaggio di testimone, del quale però si possono solo intuire le finalità.
Il racconto è arricchito da una scrittura solida e ben calibrata, ma non ho trovato ben bilanciato il testo (la prima parte si dilunga in molte descrizioni, mentre l'ultima parte sembra compressa) ne incisivo il finale.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: La voce
Ho trovato il racconto articolato e fantasioso, apprezzando la relazione tra il nonno e la nipote Luna. Tuttavia, non mi convince la struttura del racconto, ho trovato affrettata la parte finale e avrei preferito una narrazione più equilibrata. Alcuni dettagli superflui rallentano la lettura e sono dibattuto sull'efficacia del realismo magico nel racconto. Complessivamente, apprezzo la scrittura di qualità e l'atmosfera malinconica, pur non essendo soddisfatto per la struttura e la gestione dei temi.
Gimbo- Padawan
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Re: La voce
Un racconto molto ben scritto, privo di errori significativi (ti segnalo soltanto, per eventuale revisione, con le braccia intorno a collo del nonno) se si esclude qualche “d” eufonica scappata.
La storia della foresta che viene violentata dall’uomo fino a scomparire si intreccia con quella di Luna (di cui ho faticato a comprendere l’età, all’inizio l’ho immaginata in età prescolare ma poi ho dovuto aumentare l’età di almeno cinque o sei anni) e della sua sordità da cui si origina anche il suo essere muta.
Seguire i due filoni non è stato semplice sebbene si comprenda il forte legame tra Luna e la foresta ma a un certo punto è come se la Foresta fosse abbandonata a sé stessa per concentrare l’attenzione su Luna e la sua guarigione che arriva un po’ improvvisa e forse troppo rapida (avevi ancora circa duemila caratteri a disposizione…).
Non siamo esattamente nel mio genere, troppa magia (ma sarà vera magia o solo il frutto di funghi allucinogeni?) ma la difficoltà per me lettore è stata rappresentata soprattutto da alcune parti, soprattutto a metà racconto, troppo lente, forse a causa di un eccesso di informazioni che andrebbero un po’ sfoltite.
In conclusione una bella idea e un buon racconto che, però, non è riuscito a convincermi del tutto e a coinvolgermi emotivamente.
La storia della foresta che viene violentata dall’uomo fino a scomparire si intreccia con quella di Luna (di cui ho faticato a comprendere l’età, all’inizio l’ho immaginata in età prescolare ma poi ho dovuto aumentare l’età di almeno cinque o sei anni) e della sua sordità da cui si origina anche il suo essere muta.
Seguire i due filoni non è stato semplice sebbene si comprenda il forte legame tra Luna e la foresta ma a un certo punto è come se la Foresta fosse abbandonata a sé stessa per concentrare l’attenzione su Luna e la sua guarigione che arriva un po’ improvvisa e forse troppo rapida (avevi ancora circa duemila caratteri a disposizione…).
Non siamo esattamente nel mio genere, troppa magia (ma sarà vera magia o solo il frutto di funghi allucinogeni?) ma la difficoltà per me lettore è stata rappresentata soprattutto da alcune parti, soprattutto a metà racconto, troppo lente, forse a causa di un eccesso di informazioni che andrebbero un po’ sfoltite.
In conclusione una bella idea e un buon racconto che, però, non è riuscito a convincermi del tutto e a coinvolgermi emotivamente.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: La voce
Ciao, Penna.
All'inizio descrivi Luna con aggettivi adatti a una bambina, ma poi in seguito mi sembra più matura rispetto alla prima impressione. Più che altro non capisco in che modo la sordità abbia influito sulle sue capacità, tenendo presente che non si trova in una situazione tutelata (ma quindi sarà andata a scuola oppure no?). Mi è piaciuta molto la capacità di comunicazione telepatica con il nonno. La sensazione che mi rimane è che il nonno voglia passarle i propri poteri sciamanici nonostante Luna più volte si rifiuti (più o meno direttamente) di riceverli.
Sempre tenendo presente che Luna è cresciuta in un luogo non tutelato (non riabilitante) mi suona strano che si metta a parlare subito dopo l'operazione senza nemmeno un po' di logopedia. Nel senso che non mi bastano i poteri sciamanici trasmessi dal nonno per giustificare il finale (forse pretendo troppo?) anche perché la sensazione che mi rimane è che Luna rifiuti la voce del nonno e quindi non può averla accolta.
Questo non toglie nulla alla bellezza spirituale di questo racconto; è sempre un peccato quando il finale non piace, ma di sicuro non terrò conto di questa mia preferenza personale nel momento di dare il giudizio finale.
Grazie e alla prossima.
All'inizio descrivi Luna con aggettivi adatti a una bambina, ma poi in seguito mi sembra più matura rispetto alla prima impressione. Più che altro non capisco in che modo la sordità abbia influito sulle sue capacità, tenendo presente che non si trova in una situazione tutelata (ma quindi sarà andata a scuola oppure no?). Mi è piaciuta molto la capacità di comunicazione telepatica con il nonno. La sensazione che mi rimane è che il nonno voglia passarle i propri poteri sciamanici nonostante Luna più volte si rifiuti (più o meno direttamente) di riceverli.
Sempre tenendo presente che Luna è cresciuta in un luogo non tutelato (non riabilitante) mi suona strano che si metta a parlare subito dopo l'operazione senza nemmeno un po' di logopedia. Nel senso che non mi bastano i poteri sciamanici trasmessi dal nonno per giustificare il finale (forse pretendo troppo?) anche perché la sensazione che mi rimane è che Luna rifiuti la voce del nonno e quindi non può averla accolta.
Questo non toglie nulla alla bellezza spirituale di questo racconto; è sempre un peccato quando il finale non piace, ma di sicuro non terrò conto di questa mia preferenza personale nel momento di dare il giudizio finale.
Grazie e alla prossima.
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Re: La voce
La storia mi sembra poco originale: i soliti cattivi che abbattono la foresta e gli indigenti che soffrono. Il rapporto nonno-nipote è carino e ben tratteggiato, ma all’autore/trice è sfuggita una grossa incongruenza: la ragazza è costantemente descritta come sorda, ma è ovvio che sia anche muta visto che non riesce a parlare. Sarebbe sufficiente, per non cambiare troppe parti del testo, descriverla come sordo-muta. Il finale è decisamente debole e l’ultimo terzo del racconto ha un linguaggio che reputo piuttosto lontano sia dalla cultura dei protagonisti che dal loro sentire; un linguaggio un po’ freddo, stereotipato.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: La voce
Il racconto rimane sospeso tra realtà e magia, in un equilibrio che a me è sembrato piuttosto buono ed efficace.
Come hanno detto tutti il rapporto tra nonno e nipote è stato ben delineato e rappresenta forse il punto focale del racconto, quello più convincente.
La storia nel complesso mi sembra ben scritta è interessante.
Bella l'ambientazione, anche perché o in mente una foto assurda, affascinante nella sua particolarità, dove si vede il confine della città di Manaus che collima con l'inizio della grande foresta amazzonica.
Manca solo qualcosa in termini di appeal per rendere la storia più incisiva e seducente.
Come hanno detto tutti il rapporto tra nonno e nipote è stato ben delineato e rappresenta forse il punto focale del racconto, quello più convincente.
La storia nel complesso mi sembra ben scritta è interessante.
Bella l'ambientazione, anche perché o in mente una foto assurda, affascinante nella sua particolarità, dove si vede il confine della città di Manaus che collima con l'inizio della grande foresta amazzonica.
Manca solo qualcosa in termini di appeal per rendere la storia più incisiva e seducente.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: La voce
L'impressione a caldo subito dopo aver letto questo racconto è decisamente positiva.
Belle entrambe le figure centrali, Luna e il nonno; anche i dialoghi sono apprezzabili. Il messaggio legato al tema del contest appare chiaro.
L'intera storia è soffusa di una sorta di malinconica ineluttabilità che aleggia sul racconto in maniera quasi palpabile e che nemmeno la riconquistata integrità della bambina riesce a dissipare.
Tuttavia credo che il testo abbia dei margini di miglioramento sia dal punto di vista strutturale, che stilistico. Come già rilevato, c'è una sorta di sproporzione tra la parte centrale, su cui l'autore/autrice si sofferma diffusamente, e quella finale, che scivola via troppo in fretta.
Per quanto riguarda lo stile poi, ho apprezzato in linea di massima il tipo di scrittura, ma avrei alleggerito alcuni punti dove un eccesso di utilizzo di termini tecnici legati ai nomi delle piante ha spezzato la magia del racconto. Inoltre alcune ripetizioni ("Umida e acida...dolce e umida" all'inizio racchiude una ripetizione e un chiasmo intenzionali?), almeno una "d" eufonica e il riferimento alle "macchine movimento terra" potevano essere evitati.
In conclusione un buon impianto, una bella storia con un tema chiaro e un'atmosfera apprezzabili, che però avrebbero potuto essere maggiormente valorizzati da uno stile più asciutto e meglio controllato.
Belle entrambe le figure centrali, Luna e il nonno; anche i dialoghi sono apprezzabili. Il messaggio legato al tema del contest appare chiaro.
L'intera storia è soffusa di una sorta di malinconica ineluttabilità che aleggia sul racconto in maniera quasi palpabile e che nemmeno la riconquistata integrità della bambina riesce a dissipare.
Tuttavia credo che il testo abbia dei margini di miglioramento sia dal punto di vista strutturale, che stilistico. Come già rilevato, c'è una sorta di sproporzione tra la parte centrale, su cui l'autore/autrice si sofferma diffusamente, e quella finale, che scivola via troppo in fretta.
Per quanto riguarda lo stile poi, ho apprezzato in linea di massima il tipo di scrittura, ma avrei alleggerito alcuni punti dove un eccesso di utilizzo di termini tecnici legati ai nomi delle piante ha spezzato la magia del racconto. Inoltre alcune ripetizioni ("Umida e acida...dolce e umida" all'inizio racchiude una ripetizione e un chiasmo intenzionali?), almeno una "d" eufonica e il riferimento alle "macchine movimento terra" potevano essere evitati.
In conclusione un buon impianto, una bella storia con un tema chiaro e un'atmosfera apprezzabili, che però avrebbero potuto essere maggiormente valorizzati da uno stile più asciutto e meglio controllato.
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Re: La voce
Il racconto porta sulle spalle un tema molto importante, e trovo che risenta un pochino di questa responsabilità, perdendo la magia in passaggi troppo densi di spiegazioni e descrizioni. L'idea e i personaggi sono molto buoni. La fase narrativa va un po' a corrente alternata. Non mi disturba la presenza magica, ma forse l'avrei sfruttata diversamente. Come? Non saprei, è uno stile molto lontano dalle mie corde e rischio di fare la fine dell'umarell che guarda il cantiere impartendo consigli poco utili e non richiesti.
Migliorabile ma comunque un buon lavoro.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
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Re: La voce
Molto dolce, questo racconto. Mi sembra che ci sia tanta sensibilità, tanta tenerezza, evidenziate dal rapporto nonno-nipote.
La vecchia generazione passa il testimone alla nuova, donandole una voce, con la speranza che questo possa servire a qualcosa.
La scrittura è complessivamente corretta, c’è solo qualche piccolo errore (ad esempio “lui gli fece”= le fece cenno).
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: La voce
Un racconto scritto discretamente. Si potrebbe sforltire in alcune parti come già suggerito dai commentatori precedenti.
Il centro del racconto è in equilibrio nel rapporto nonno-nipote. Lui sciamano, lei sorda e anche muta. Una complicità speciale, una simbiosi mentale che va oltre la realtà tanto da far in modo che i due possano dialogare "in un'altra dimensione". Penso che in un certo senso si debba credere a certe dinamiche per poterle narrare, non è solo questione di fantasia.
Altro elemento, non strascurabile, è la foresta. Non una foresta qualsiasi ma La Foresta. Un tema, quello dello disboscamento, che esula un poco dal tema dei cambiamenti climatici, un problema più antico se così si può definire.
Finale compresso anche se a occhio c'era ancora un po' di spazio.
Grazie
Il centro del racconto è in equilibrio nel rapporto nonno-nipote. Lui sciamano, lei sorda e anche muta. Una complicità speciale, una simbiosi mentale che va oltre la realtà tanto da far in modo che i due possano dialogare "in un'altra dimensione". Penso che in un certo senso si debba credere a certe dinamiche per poterle narrare, non è solo questione di fantasia.
Altro elemento, non strascurabile, è la foresta. Non una foresta qualsiasi ma La Foresta. Un tema, quello dello disboscamento, che esula un poco dal tema dei cambiamenti climatici, un problema più antico se così si può definire.
Finale compresso anche se a occhio c'era ancora un po' di spazio.
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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