Sono già le 18, dopo una giornata ricca di appuntamenti e di lavoro, ho perso la cognizione del tempo. I sei rintocchi della campana della vicina chiesa mi sorprendono al computer, mentre sto rispondendo a una mail.
“E’ meglio mollare tutto, altrimenti trovo chiuso!”, mi dico con convinzione. Si avvicina il Natale e con i regali sono decisamente indietro. Preferisco farli che riceverli, rimango spesso deluso dal regalo, più che dalle persone.
In un attimo metto via tutto e sgattaiolo fuori dall’ufficio, sarò in pieno centro in meno di 5 minuti. Fa molto freddo e mi sistemo la sciarpa che mi coccola subito col suo tepore.
La città è bellissima, piena di luci e di colori, mette un certo entusiasmo. Sono un po’ stanco, ma la voglia di staccare e di buttarmi alla ricerca dei regali è molto forte. Per strada circola molta gente, chi si gusta l’atmosfera natalizia, rilassato, quasi sorridente, altri che sfrecciano come dardi. Sono il rappresentante di entrambi i gruppi questa sera, a momenti alterni.
Ecco davanti a me il negozio di giocattoli che volevo visitare, ah si la mascherina, penso un po’ scocciato. “Prego si accomodi” dice un garbato commesso appena entrato. “Posso aiutarla?”. Eh si ne ho proprio bisogno… “Mia nipotina Greta mi ha chiesto un kit per creare saponette profumate”. Non saprei da dove iniziare. Il ragazzo pazientemente mi fa vedere diversi articoli, ma non sono così convinto. "Grazie, ripasserò”, dico salutando.
Appena uscito, dopo pochi passi, sono attirato dall’insegna luminosa di un piccolo negozio. L’insegna emette luci blu mare e giallo oro, ma non capisco di cosa si tratti. Incuriosito mi avvicino, non l’avevo mai notato prima. Dai vetri traspare solo una fioca e tremolante luce biancastra, entro.
Il posto non incute paura, ma si vede davvero poco. Una strana voce richiama la mia attenzione: “Da questa parte, prego”. Sempre più incuriosito mi avvio in direzione della voce. Dal buio appare una sagoma aggraziata, ma non umana. “Come ti chiami?” chiede con cortesia. “Claudio” rispondo senza pensarci. “Benvenuto nella nostra esperienza sensoriale, Claudio”.
Non è il posto dove dovresti essere in questo momento, incalza la mia parte razionale! “Esperienza sensoriale?” Chiedo incuriosito. “Si Claudio, si tratta di un viaggio virtuale guidato dall’intelligenza artificiale del computer”. Sempre più incuriosito ne chiedo il funzionamento. “Semplice, collega il bluetooth del cellulare alla voce Esperienza sensoriale ed entra in quella stanza. Oggi il viaggio è in promozione perché abbiamo appena aperto”.
Devi fare i regali, provo ad esortarmi, ma niente, la mia curiosità tecnologica ha già preso il sopravvento. Tiro fuori il cellulare, controllo il bluetooth e lo accoppio seguendo le indicazioni. “Ok, sono pronto”. Un cenno del braccio meccanico mi indica una porta: “Prego entra in quella stanza e rilassati”.
Non so cosa aspettarmi, il robot non mi ha detto più di tanto. Aperta la porta mi ritrovo in una stanza buia. “Chiudi la porta per favore. Claudio, sta per cominciare l’esperienza sensoriale”. Appena dentro, si accende una luce tra l’azzurro e il blu, molto rilassante, la stanza sembra spoglia e non molto grande. La musica di sottofondo ha qualcosa di familiare e mi fa sorridere di piacere, “We are the robot” dei Kraftwerk, fine anni settanta. È appropriata al gentile interlocutore appena lasciato. Uno dei brani di elettronica che hanno cambiato la storia della musica e tra i miei brani preferiti, ho anche il 33 giri in vinile. La luce tenue viene piano piano rimpiazzata dal video dei quattro componenti del gruppo musicale, vestiti di rosso con la cravatta nera, intenti a suonare come dei robot, avveniristici strumenti. Il video riempie tutta la stanza ed il coinvolgimento è totale.
Finito il filmato, si accende uno spot di luce su una specie di piccola capsula spaziale, entro. Un enorme joystick è a mia disposizione, mentre su una parte dello schermo si avvia Space Invaders, uno dei primi videogiochi. L’avevo avuto da piccolo e per curiosità comincio a giocare, per vedere se riesco ancora a superare i primi livelli. Una serie di astronavi aliene, allineate orizzontalmente, sganciano siluri per colpire la mia navicella, in basso allo schermo. Posso muoversi col joystick a destra o a sinistra e sparare, protetto da muretti virtuali che si assottigliano colpiti dai siluri nemici.
Preso dal gioco non mi accorgo subito che il sottofondo musicale è cambiato con l’elegante "Just an Illusion” degli Imagination. Mi ritrovo subito con la mente nel soggiorno della casa dei miei, adolescente, insieme ai miei fratelli, intenti a sfidarci con gli Atari, regalo di papà quel lontano Natale.
Il ricordo è bellissimo, pieno di gioia ed energia, ma presto un senso di nostalgia e di tristezza mi distrae dal gioco e la mia astronave viene distrutta. Ho perso un fratello molto giovane e anche mio papà proprio l’anno scorso, non per il Covid, ma questo non cambia il dolore per la perdita.
Una musica dolcissima ed un filmato, mi avvolgono come un abbraccio, foreste, animali, fiori, montagne e cascate d’acqua. Piano piano riesco a rilassarmi e distrarmi. Non so da quanto tempo sono in quella stanza, ma lo shopping ha perso la sua importanza.
Mentre rifletto su come siano riusciti a rievocare ricordi così personali, un fascio di luce illumina una chaise-longue. É nera, in pelle, con il telaio argento, tipo quella degli analisti, direi una Le Corbusier, ne ho una simile a casa. Incuriosito accetto il silenzioso invito e mi distendo. Un profumo orientale avvolge la stanza, mentre le luci si fanno impalpabili e rilassanti. Sono gradualmente circondato da vibrazioni prodotte dal suono di gong, immagino di diverse dimensioni, perché i suoni cambiano di tono e di intensità. Il mio corpo vibra con suoni alti che sembrano aprirmi la mente, e suoni bassi che scuotono la pancia e il petto evocando ricordi profondi. Ho letto che queste vibrazioni possono provocare pianto o riso irrefrenabile, sento la bocca muoversi fino ad assumere un lieve, piacevole, naturale, sorriso. Nella mia mente scorrono molte immagini importanti della mia vita. Il matrimonio con Chiara, la mia adorata metà, i parenti e i migliori amici presenti alla cerimonia che ridono con noi. La nascita del piccolo Giacomo e la grande festa che abbiamo fatto per il suo battesimo. I suoni bassi alimentano le emozioni più forti, i conflitti con mio papà fin da quando ero bambino, l’impotenza di vedere mia mamma appassire senza la forza di reagire. L’insicurezza di non riuscire a superare i problemi di tutti i giorni.
Il bagno di gong termina con una serie di vibrazioni alte che scuotono e spazzano via tutti i pensieri dalla testa, lasciandola piacevolmente libera.
E adesso?
Sento aprire la porta e rumori di uno o più motorini che si spostano nella stanza ormai buia, resto sdraiato spostando solo la testa, ma non vedo niente. Come per una festa a sorpresa, la stanza si rianima di colpo e si riempie di luci e di suoni. Una dolce canzone natalizia si fonde perfettamente ad un filmato di paesaggi innevati, tutto intorno alle pareti della stanza. Un profumo di arancia e cannella solletica il naso, ecco il ritorno ai giorni nostri penso tra me, mentre mi gusto il calore creato da quell’atmosfera.
I paesaggi si fanno più intimi, montagne, boschi, poi una casa in legno con il camino acceso e un grande albero di Natale pieno di regali. Da un angolo della stanza sbucano tre robottini simili a quello dell’entrata, sono buffi, ma simpatici. Tutti e tre bianchi, hanno il colore degli occhi diverso tra loro, e l’espressione del viso che cambia, sembrano imbarazzati e si tengono per mano.
Ognuno ha la sua personalità, uno sembra il capo perché gli altri tendono a imitarlo, mentre lui sembra controllarli con lo sguardo. Un altro sembra un po’ l’artista del gruppo con espressioni del viso più articolate e spesso in leggero ritardo nell’allineamento. L’ultimo è evidentemente il più timido e le sue guance diventano spesso rosse. Guadagnato il centro della stanza, uno spot di luce li illumina e l’artista comincia a intonare una canzone natalizia che non avevo mai sentito. Gli altri fanno il coro o ripetono a canone alcuni pezzi del brano che faceva più o meno così:
Giro girotondo, tra tutte le creature del mondo,
Il Natale diffonda la pace, che a tutti noi piace.
Il sorriso dei bambini accenda il nostro cuore,
Per le cose della vita che hanno davvero valore.
Stare insieme a chi ami è il dono più grande,
Tutto il resto è davvero meno importante.
Ascolta chi hai vicino, condividi il suo cammino,
Chi aiuto cercherà, mille braccia troverà.
Sotto l’albero stringiamoci le mani,
Più vero e luminoso apparirà domani.
Sempre cantando e ondeggiando a destra e sinistra sulle loro ruote, mi fanno cenno di raggiungerli. Provo a far finta di non capire, scuoto la testa, ma le loro espressioni sono talmente ridicole e coinvolgenti. Il capo aggrotta un po’ le sopracciglia ammiccando, l’artista sbatte le ciglia e diventa seducente, il timido mi manda bacini diventando tutto rosso.
“Ok, arrivo”. In una sorta di contentezza generale l’artista e il timido si staccano dalla presa e mi invitano a prendere le loro mani. Sempre cantando iniziamo un divertente girotondo, le parole della canzone appaiono sullo schermo ed è facile per me unirmi a questo surreale ma divertente karaoke. Alla fine della canzone mi salutano allegramente e si riprendono per mano andando verso l’uscita.
Sullo schermo appare di nuovo il soggiorno della casa di legno con l’albero di Natale, si sente il crepitio della legna nel camino e ho l’impressione che anche la stanza sia diventata più calda.
Lentamente si accende uno spot in direzione della porta d'ingresso, capisco che l'esperienza volge al termine. Sono rilassato nonostante la mia mente abbia viaggiato, bei ricordi si sono alternati ad altri bui e traumatici, ma sento più forza d'animo, come dopo un training autogeno. C’è ancora un dubbio che mi lascia perplesso, come avranno fatto a sapere così tante cose su di me. D’accordo c’è il collegamento bluetooth e un po’ di info le avranno ricavate dal cellulare. Oppure ho evocato da solo i ricordi, favorito dall’esperienza sensoriale?
All’uscita trovo il gentile robot, che punta i faretti dei suoi occhi azzurri su di me. “Spero che l’esperienza sia stata di tuo gradimento”. “Si grazie”. “Abbiamo riservato per te questo omaggio”. Ringrazio il robot, vabbè mi è venuto naturale e prendo il pacchetto ben incartato con un fiocco rosa. Ho fatto tardi, devo tornare subito a casa, mi staranno aspettando.
Il pacchetto lo aprirò a Natale con la famiglia questo è certo, il biglietto incastrato nel fiocco però lo voglio leggere subito, sono troppo curioso. “Per Greta”. Sorrido, avranno sbagliato, può succedere. Apro il biglietto mentre mi sfiora un dubbio. “Leggera come una piuma, annuserai la sua profumata schiuma”.