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La verità di una camicia senza bottoni

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1La verità di una camicia senza bottoni Empty La verità di una camicia senza bottoni Ven Feb 18, 2022 4:46 pm

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Cosa mi metto oggi? Ma tanto...”
Dopo aver scelto qualcosa a caso, mi guardai criticamente allo specchio: a ottobre sarebbero stati sessanta, un numero sempre più ostacolo che non traguardo, oltre il quale non riuscivo a immaginarmi.
Venti, quaranta, sessanta... 2040 e sessant’anni, bella combinazione! Da schifo!”
La vita si allungava e io, a sessant’anni, mi sentivo vecchia!
Sospirando mi vestii e uscii sul terrazzo, con un quaderno su cui annotavo gli incipit di racconti destinati, da tempo, a rimanere orfani. Da qualche giorno anche una sorta di diario.
Scrissi, cancellai, riscrissi, strappai il foglio e mi arresi.
Imboccai la strada dietro casa e, dopo un paio di chilometri, il viottolo che portava da Eric: l’uomo dello zafferano.
L’uomo diventato, dal giorno in cui l’avevo conosciuto, un’ossessione.


Il martello fantasma

Anche quel giorno ero uscita per un giro, come al solito senza una meta precisa, affidando al caso i miei passi.
Avevo sperato che restare sola per qualche settimana, per l’ultimo impegno di Max prima di ritirarsi, mi aiutasse a liberarmi dal malessere cupo che trovavo ogni mattina sul cuscino.
A riscuotermi dai pensieri erano stati dei colpi di martello. Con sgomento mi ero accorta di non capire dove diavolo fossi finita: in un’ora non potevo essere andata molto lontano, non con quel caldo, ma il posto proprio non lo ricordavo.
Seguendo i rumori, ero arrivata a una vecchia casa, non molto grande.
Sul davanti c’era un’ampia veranda, di legno, quasi terminata; al suo interno, pronti per essere montati a libro, pannelli con vetri all’inglese e, accanto, attrezzi e altro materiale, ma nessuno al lavoro.
Mi ero appoggiata a un muretto, confusa, quasi spaurita. Non potevo aver sognato i rumori, no, questo sarebbe stato davvero troppo! Pazienza per luci lasciate accese, una forbice dispersa... ma questo proprio no!
«Salve. Serve aiuto?» una voce maschile, brusca, «Ehi, sta bene?»
Dalla casa era uscito un uomo, con un martello in mano. Magro e ben più alto di me, aveva capelli scuri piuttosto lunghi e un viso dai tratti marcati.
«Sì, sì, tutto a posto. Scusi se... da che parte è il paese? Temo di essermi persa.»
«In giro a quest’ora? Con questo caldo? Ma...»
«Sì, lo so, lo so! L’estate più calda degli ultimi cinqu... nt’an...»
Uno scorcio di cielo, vagamente una maglietta, poi il buio.
Quando mi ero ripresa era lì vicino a me, sul prato:
«Bentornata. Si tiri su, ecco... adagio, beva un po’.»
Si era raccolto i capelli in un man bun: aveva occhi scurissimi.
«Meglio?»
«Meglio? Un pomeriggio di merda, altro che meglio!»
Due secondi e stava ridendo di gusto, una risata calda. Tranquilla.
«Scusi se rido, ma mi aspettavo il solito “Cosa è successo? Dove sono?” Davvero originale!»
Ci eravamo spostati sui gradini della veranda; lui giocherellava con dei legnetti e non avevo potuto fare a meno di osservare le sue mani: magre, nervose, dita lunghe e affusolate. Mi ero ritrovata a cercare ombre scure e setose sotto la maglietta strappata.
«Mi piace la veranda. Accudisce.»
«Strano verbo, donna. A proposito, Eric. Disturba il tu?»
«No, no, va bene. Emma. Intendo dire che in casa chiudi i bei momenti ma anche quelli cupi, difficili, mentre fuori c’è tanto spazio, puoi urlare, liberarti di tutto quello che ti fa male. Qui c’è tregua, la mente può placarsi. Non è casa e non è fuori, ma c’è... legame. Lo so, è difficile capirmi, a volte non ci riesco neanch’io.»
Le ultime parole mi erano uscite quasi sottovoce e con un respiro profondo avevo cercato di nascondere un’improvvisa, dolorosa voglia di piangere.
«Effetto menopausa?» mi aveva preso le mani: un gesto garbato, premuroso. C’era comprensione in quella domanda, un altro tono mi avrebbe irritato oltremodo.
«Forse. O forse solo il caldo. Beh, vado. Grazie e scusa per l’uscita infelice.»
«Ma che scusa! Torna quando vuoi. Se non sono qui, mi trovi nel campo di zafferano.»
«Zafferano qui? In montagna?»
«Certo. Non lo sapevi?»
«No, abito qui da poco. Zafferano! Non avrei mai detto!»
Il campo, non molto grande, si trovava appena oltre la casa: file e file ordinate di piantine appena spuntate che:
«...stanno iniziando a lavorare, a ottobre i crochi fioriranno e raccoglierò gli stigmi. Un sacco di lavoro per pochi grammi. Poi ci sarà da scegliere i bulbi per il prossimo anno e finalmente riposo per tutti. Semplice, no?»
Rassicurato che stessi bene, mi aveva accompagnato fino alla fine del viottolo: non ero molto lontana da casa.


Un cassetto in disordine

Ero tornata da Eric quasi tutti i giorni. Prima di raggiungerlo mi nascondevo per un po’ dietro ad un grande nocciòlo e lo studiavo: una spia, anzi, una patetica guardona.
Il corpo magro ma muscoloso, i capelli sempre raccolti, le braccia scure per il sole e per la peluria che le ricopriva: lo spogliavo, lentamente, perdendomi in quegli occhi neri... e quel sorriso così sensuale!
Emma, piantala!”
Ma io avevo fame di immagini per notti sempre più inquiete, per sognare cosa avrei potuto trovare di diverso in quel corpo, quali carezze antiche e sempre nuove avrei ricevuto se...
Poi arrivavano, stilettate vigliacche, i sensi di colpa verso Max e con amarezza uscivo dal nascondiglio. Perché? Cazzo! Volevo solo sentirmi ancora viva, magari per un’ultima volta. Oppure viva come non ero mai stata.

L’aiutarlo nel campo mi faceva star bene. Tra un’erbaccia e l’altra, imparai un sacco di cose sullo zafferano: un po’ di storia, un po’ di botanica e di chimica, curiosità e leggende.
Eric raccontava anche di sé, all’improvviso, magari mentre zappava tra le file di piantine, e pareva essere per lui un momento speciale, atteso. Mi parlò di un nonno burbero, di come il covid avesse colpito duramente la sua famiglia; delle liti logoranti col padre per la gestione dei frutteti ereditati. Di un biglietto per la Nuova Zelanda:
«Otto gennaio 2023: trentotto anni tondi, un viaggio lunghissimo per rinascere. Lavorai nelle piantagioni di kiwi a Mount Maunganui, nelle serre, poi diventai, quasi per caso, falegname. In quella zona c’erano ancora molte case di legno e lo stillicidio di terremoti degli anni successivi mi diede lavoro.»
Un giorno stavamo sistemando alcune zolle di terra smosse dai topi quando mi baciò: un bacio inaspettato e desiderato, dolce e forte allo stesso tempo, e poi carezze quasi timide, una maglietta finì su un cespuglio...
Ma solo nella mia mente, mentre lui raccontava, ignaro:
«Il terremoto del ’35 mi portò via tutto: liquidai l’impresa e tornai. Mio nonno mi aveva lasciato questa casa, il terreno e un po’ di denaro. Il posto è perfetto per lo zafferano, e i miei cugini, che da anni lo coltivano in Val di Ledro, mi hanno dato una mano. Ha funzionato. Certo, devo arrotondare, ma qui attorno il lavoro non manca.»
Mi piaceva ascoltarlo, dietro al suo raccontare semplice, quasi scarno, percepivo echi di una vita vissuta con intensità.
Capitava che ci si sfiorasse e io chiudevo gli occhi, cercando di non lasciar svanire quel momento, sperando che lui non se ne accorgesse: mi sarei sentita davvero ridicola.
Tornata a casa, risentivo quel turbinio di sensazioni sulla pelle, mentre facevo la doccia o quando mi guardavo allo specchio, provando a ignorare i chili di troppo.
Le imposte accostate nascondevano il mio nuovo mondo: niente abiti, sentivo una pelle nuova, avida di correnti d’aria, di un tocco legger, di libertà; e poi musica, quella che un tempo mi metteva i brividi. La sera mi coricavo nuda, godendo del fresco delle lenzuola, mi carezzavo il seno, scoprendone una sodezza nuova; mi osservavo il sesso con uno specchio, con occhi nuovi, e lo sentivo morbido e ricettivo. Anelavo mani e dita che non fossero le mie per una frenesia che mi stordisse.
Lasciavo finalmente libere le mie fantasie, lascive e impudiche, nascoste da sempre e ora popolate da Eric. Finivo ogni volta per sentirmi inadeguata, in quelle fantasie, e lavavo via tutto con docce interminabili.


Una maglietta da buttare

Ormai ero arrivata e chiusi il cassetto dei ricordi.
La veranda era terminata, i pannelli montati. Alcuni riquadri riproducevano piantine di zafferano e i colori vivaci donavano all’ambiente un’atmosfera soffice. Eric aveva già sistemato su un lato un vecchio divano dall’aria comoda, con dei grandi cuscini e, vicino alla porta di casa, un piccolo tavolo. Lo stavo pulendo quando mi entrò una scheggia nel palmo della mano: mentre Eric la toglieva, lanciai uno strillo.
«Oh cielo, scusami! Ti ho fatto male?»
Restai seria per qualche secondo, poi scoppiai a ridere: «No! È che da un sacco di tempo che volevo fare una roba del genere! Mi spiace, è toccato a te.»
«Che razza di scherzo!»
«Scusa, non so cosa mi è preso, è stato stupido.»
Gli diedi le spalle: la risata si trasformò in pianto, di quelli che tolgono il respiro e fanno male.
Eric mi costrinse a girarmi:
«Quando hai smesso di vivere, Emma?»
«Non lo so, non riesco a capirlo. Sono così confusa!»
«Fallo. Adesso.» Era molto serio.
«Cosa dovrei fare?»
«Lo sai.»
«Non posso.»
«Dammi la maglietta.»
«La maglietta?»
«Dammela, Emma. Tranquilla, un no sarà un no, ma adesso dammi la maglietta.»
Me la tolsi ed Eric la buttò fuori in cortile, seguita dai pantaloni.
Aspettava.
«Guardami Eric, capisci, adesso, perché non posso farlo? Guarda me e guarda te! Anni e chili di troppo! Come può un uomo così...»
«Stereotipi assurdi, donna.»
«Stereotipi! È la realtà, semplicemente!» Ero tanto avvilita da non provare neanche disagio per la mia nudità.
«Emma, fallo. Per te. Ricomincia a vivere.» La voce era calda, rassicurante. «Adesso e qui.»
Gli sfilai la maglietta: le ombre setose presero consistenza, cercai il corpo che avevo desiderato, asciutto e forte, sentii la sua mano sul collo e labbra che mi asciugavano le lacrime.
I baci si fecero profondi, le carezze sempre più intime, riscoprimmo i nostri corpi come adolescenti curiosi resi esperti dall’età. Sentivo il mio seno morbido e pieno riempirgli le mani. Cercai la striscia scura, così provocante, che scendeva verso il suo sesso, mentre lui mi carezzava tra le gambe, con gesti gentili e sicuri.
Mi appoggiai al tavolino: fu lì che mi prese, con delicatezza, quasi avesse timore di farmi male: i nostri respiri si confondevano.
«Guardati. Guardami e non avere vergogna.»
Abbassai lo sguardo: vedevo il pene entrare lentamente, aprirmi, uscire e ricercare la strada, mentre Eric mi carezzava il clitoride. Sentivo, come mai prima.
Mi ritrovai senza fiato, impreparata a sensazioni così intense, e cercai di allontanarlo.
Eric si ritrasse, mi baciò in viso, sul seno, sul ventre, e poi anche là dove qualcosa pareva sul punto di esplodere, ma lo allontanai: «È troppo, aspetta, non ora... Oddio Eric... no...»
Mi ritrovai sul divano, attorno ogni cosa aveva perso consistenza: mi penetrò di nuovo, lentamente. Si scostò appena e insieme ci studiammo, una nuova prima volta per entrambi. Le mie fantasie presero corpo, il ritmo di Eric si fece più rapido e io cercai da sola quel punto così sensibile, solo per me. Per un attimo senza sensi di colpa. Per non avere rimpianti. Per dimenticare. Per sentire entrambi, fino alla fine.

Tornai a casa frastornata e incredula: davvero era successo? Davvero la parte razionale di me aveva avuto la peggio?
Piovve per un paio di giorni, che trascorsi senza concludere nulla.
Eric non mi cercò e gliene fui grata. Avevo bisogno di pensare.
Due donne si contendevano le mie ore: una a tratti euforica per tutto quello che il corpo ancora ricordava intensamente, l’altra preda di una malinconia profonda e dei sensi di colpa.
L’una, donna moderna, sicura: “Sei donna nel 2040, cazzo! Se certe cose succedono, vivile, in libertà, la vita è una sola, i rimpianti pesano.” Ma non per sé.
L’altra, disorientata e impreparata ad affrontare il momento.


Foglie lucide

Tornai da Eric. Minacciava pioggia.
Lo raggiunsi sul campo: stava controllando che non ci fossero ristagni d’acqua. Lo affrontai lì, tra quelle piantine che riempivano la sua vita, prima di perdere il coraggio:
«Cos’abbiamo fatto? Perché l’hai fatto?»
«Ehi donna, cosa succede? Cos’abbiamo fatto? Ma...»
«Cos’era? Abbiamo scopato, fatto l’amore? È stato solo sesso?»
Eric si bloccò, forse vide sul mio visto tutto quello che mi stava artigliando: dolore, ansia, paura, un vero caos.
«Calmati! Ehi, siamo adulti, non abbiamo... Emma, cosa succede?»
«Non doveva accadere, non doveva!» Ero disperata.
Mi trascinò quasi di peso fuori dal campo, fin dentro alla veranda.
«Perché no? Per via di questo?»
Prese dal cassetto del tavolino il mio quaderno:
«Sono curioso, l’ho letto. Mi spiace, all’inizio erano appunti per i tuoi racconti, poi avrei dovuto smettere. Non l’ho fatto e ti chiedo scusa.»
«È per... quello che hai letto che l’hai fatto?»
«E certo! Perché io sono quello che dispensa un cazzo duro e qualche carezza da film porno a tutte le donne che mi girano attorno! Ma per favore! Scusa sai, ma sarei un uomo, non un maschio!»
Era arrabbiato, il viso sembrava scolpito.
«Non ho solo primavere sulle spalle, ma anche autunni e inverni. Come te. Non avevo bisogno di leggere quel quaderno, che comunque ho trovato solo ieri, quindi, perdona la mia intelligenza. Sapevo di piacerti, ti ho vista che mi spiavi, e poi c’erano i tuoi silenzi. E, giusto per chiarirci, anche tu mi piaci. Sai perché? Perché mi hai accettato come sono: brusco, di poche parole, scontroso. Tu non chiedevi: ascoltavi e tornavi. E poi sei molto meglio di come ti descrivi in quel quaderno. Molto meglio. Quindi, perché un momento così naturale è tanto sconvolgente? Dimmi tu perchè.»
Come al solito, ero stata un libro aperto: tutti leggono. Io no. Non sapevo cosa dire.
Pareva non avessimo altro da dirci.
Di quel silenzio prese possesso il rumore della pioggia.
Uscii sul prato, guardai gli alberi, l’erba, il selciato: tutto era lucido, pulito. In pace.
Lasciai che la pioggia si occupasse anche di me: urlai, urlai come non avevo mai fatto.
Eric mi riportò dentro e mi avvolse in un asciugamano.
Ormai ero un fiume in piena: gli confidai che da tanto tempo non riuscivo più ad avere un orgasmo vero, che lui mi aveva portato talmente in alto che non riuscivo a pensare ad altro.
Ero senza fiato e tremavo: non capivo se per gli abiti bagnati o per la paura di aver commesso un errore madornale, con quella confessione.
«Shh, va tutto bene» Mi strinse, potevo sentire il suo calore. «Perché non ti sei fatta aiutare? Sono problemi abbordabili, lo sai benissimo.»
«L’ho fatto. Pillole, supporto medico. Un fallimento dietro l’altro. Mi sono arresa, per la più antica e stupida delle ragioni: mi vergognavo, mi confrontavo con esempi sbagliati Non avevo pazienza. Volevo tutto subito. Lo so, è stupido al giorno d’oggi, ma è andata così. Per non ferire Max, che mi ha sempre aiutato, mento e mi... arrangio. Alla mia età...»
«Alla sua età! Pazzesco! Donna, non siamo nel medioevo!»
«Sì, alla mia età... potevo anche mettermi il cuore in pace. Poi, sei arrivato tu!»
«Ti è andata bene! Sai anche da questa parte dell’universo ci sono le giornate no!»
Era tornato il sorriso aperto, la tensione di stemperò, ma Eric continuava a fissarmi:
«Donna, fuori piove, io non ho niente da fare e tu sei a piedi...» La voce era suadente, rassicurante.
«E dopo, cosa succederà dopo?»
«È necessario saperlo adesso?»
«No.»
Il desiderio, che avevo relegato in un angolo da tanto tempo, si fece strada prepotentemente su tutto, con un’intensità persino dolorosa: mi strappai la camicia, e poi la sua, i bottoni si sparpagliarono sull’impiantito, assieme al resto dei vestiti.
Si mise dietro di me, lo sentivo solleticarmi col pene, lo sentìì entrare, vigoroso, poi mi prese la mano e la guidò:
«Accarezzati, cercati, non fermarti, vai... e non tornare indietro!»
Adesso ero io a chiedere, a pretendere. Da me. Non potevo bloccarmi proprio adesso. Non dovevo! Mi ascoltai gemere a lungo, come mai mi ero lasciata andare.
Chiusi gli occhi e immaginai il mio sesso aperto, lucido e roseo; sentivo Eric assecondare i miei scatti, prendersi il suo piacere da una donna nuova, ne sentivo i gemiti e finalmente anch’io lasciai libero il mio corpo, ormai in balia di un bisogno nuovo e allo stesso tempo antico come il mondo.
Le nuvole e la pioggia.
Nessuno dei due aveva un’età, ma solo sensazioni.


Un sacchetto nascosto

La sera mi addormentai sul divano, ostaggio di un sonno agitato che si placò solo verso mattina. Risposi laconicamente alla telefonata di Max:
«No, niente, colpa di ‘sto tempo strano. Mi sento... avrei voglia di un autunno vero, non so se capisci. Magari sistemo l’orto.»
A metà mattina salii in soffitta e cercai la raccolta di romanzi erotici comprata trent’anni fa, con l’idea che potessero aiutarmi a risolvere il mio problema. Compatendomi e piangendo di frustrazione, li feci a pezzi, furiosamente e li gettai in un bidone; sradicai quel che rimaneva dell’orto e diedi fuoco al tutto. Sparsi la cenere sul terreno e iniziai a zappare. Non mi accorsi che Eric era entrato dal cancelletto sul retro:
«Lascia, Emma, ci penso io.»
Aveva fatto in modo di mettersi tra me e lo sguardo curioso dietro a una finestra della casa accanto. Avrei voluto che mi abbracciasse e consolasse, ma non si poteva.
Lui era libero e forte. Io, mia prigioniera.
«Cristo, Eric! E ora cosa dico a quella lì?»
«La semplice verità: l’uomo dello zafferano passava per caso e ha voluto rendersi utile. Piacere: sono Eric.» Una stretta di mano per milioni di parole silenziose.
Per quel fazzoletto di terra bastò un’ora: preparai uno spuntino, giusto due chiacchiere a favore dei curiosi, poi se ne andò, lasciandomi una piantina di zafferano.
Tra le foglie, un sacchettino, con dentro dei bottoni da camicia.

Max tornò qualche giorno dopo: una cena e una serata romantica per ritrovarci.
Niente di nuovo sotto le lenzuola, quella notte: quasi un atto dovuto. Finsi, come sempre.
Mi addormentai con addosso una camicia senza bottoni.

A fine ottobre raccolsi tre fiori di zafferano e misi i pistilli dentro a un piccolo ciondolo, assieme a due bottoni.

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un altro racconto molto psicologico, improntato sulle sensazioni interiori più che esteriori.
La trama non è originalissima, si basa sull'incontro fortuito tra due personaggi molto diversi tra loro ma tra i quali scatta la scintilla erotica.

Lo stile di scrittura è buono. La scelta di usare la prima persona paga fino a un certo punto: nel senso che, se da un lato enfatizza le sensazioni e le emozioni della protagonista, dall'altro appiattisce un po' la resa della parte erotica.
Paradossalmente, ma questa è stata la mia impressione da lettore "di parte", l'emotività di Emma supera la passione.
Cioè, c'è tanto del suo tumulto, delle sue insicurezze, dei sensi di colpa, dell'inadeguatezza che la pervade per tutto il racconto, e poco invece a livello di calore, di passione. Anzi, la parte dei due amplessi diventa persin fredda in certi passaggi, quelli più alle prese con gli organi fisici per capirci.
O almeno, io ho avuto questa sensazione leggendo.
I dialoghi non mi hanno convinto. Troppo circostanziati, poco spontanei.

La tensione, elemento fondamentale nel racconto erotico, è abbastanza ben costruita. Cresce, senza sussulti, e arriva in maniera lineare al suo apice.
Forse non mi ha entusiasmato (o non ho ben capito) il passaggio clou, cioè quello in cui Eric "ordina" a Emma di spogliarsi. Sembra fatto per permettere a lei di dirgli "ecco, vedi, guarda me e guarda te", insomma un espediente letterario.
Ma potrei sbagliare.

In definitiva è un buon racconto ma con forse troppa emotività, troppa psicologia e poca sensualità.
Qualunqiue cosa questo voglia dire.
Soprattutto, è un racconto che affronta una tematica erotica particolare, quella legata all'età che avanza, e di conseguenza non per tutti, cioè non in grado di coinvolgere appieno chi non conosce il problema.
Leggendo, tra chili di troppo e drammi interiori, non sono riuscito a provare brividi caldi e questo purtroppo non mi ha fatto entrare in sintonia col racconto.

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao autor@. Molto carina questa tua verità della camicia senza bottoni. Un po’, te lo dico, mi ha messo il magone essendo io già nel 2022 alla soglia dei fatidici 60… Mi devo sbrigare a trovare un coltivatore di zafferano o altro perché nel 2040 mi dovrò accontentare di un badante se le cose andranno bene.
Beh, scherzi a parte, ho trovato la tua storia fresca e convincente anche se forse un po’ troppo raccontata. Come se il pudore per il contenuto dovesse essere per forza sdrammatizzato. Quindi la parte erotica, a mio avviso, non funziona al meglio.
Un buon ritmo, una piacevole leggerezza e ironia. Un buon lavoro. Complimenti.

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una storia molto ben scritta dove si sostituisce l'idraulico col contadino. Molto stereotipata. Non ho nemmeno capito perchè alla fine leu fa l'amore con Max senza provare piacere. se si è liberata dovrebbe liberarsi anche di lui. Forse è perchè non credo in tutte quelle elucubrazioni di complessi di colpa. Un mio modo di pensare che non mi ha fatto apprezzare la trama. Invece, lo ripeto, ho apprezzato molto come scrivi. Ho trovato solo un paio di refusi: legger(leggere - Alla sua età / Alla tua età.

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una camicia senza bottoni, o meglio, una camicia con i bottoni strappati, si fa metafora di una donna che cerca di strappare via dalla propria vita anni di monotonia e probabilmente di rimpianti. Di aprirsi a un'esperienza nuova in un momento in cui - la soglia dei sessant'anni - tutto le sembra volgere verso la fine. E galeotto fu lo zafferano, in una storia in cui la parte psicologica (dubbi, sensi di colpa, desideri repressi, ecc.) ha il sopravvento sul tema erotico, lo lascia un po' ai margini, nonostante sia ben scritto e trattato con la giusta tensione. Ma tutto il racconto rivela una grande capacità narrativa e di analisi dei personaggi, senza tuttavia riuscire a far scoccare in chi legge la giusta scintilla sensuale. Anche i dialoghi, nell'insieme, suonano un po' troppo costruiti, poco spontanei, soprattutto in alcune battute di Eric, che, più che un contadino, sembra un plurilaureato. Non so, forse, nel 2040, fra i contadini è normale...
Per quanto riguarda la scrittura, tanto di cappello: scorre che è una meraviglia nonostante tutta la zavorra psicologica. È la componente sensuale che ne soffre di più. Non basta sostituire lo stalliere con un contadino per avere una nuova Lady Chatterley.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

tutto sommato posso dire di averlo letto volentieri, sebbene in certi punti l'abbia trovato un poco spento. o forse più lento del resto.
i due personaggi spiccano bene, con una buona cartterizzazione e presenza.
la lettura è scorrevole, posso solo segnalare alcuni refusi, ma ninete di particolare.
i paletti ci sono tutti, anche se il lato erotico è quello che meno prende, diventando a tratti piuttosto distaccato, poco vissuto dal lettore.
comunque è una buona prova, niente da dire


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

La verità di una camicia senza bottoni Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

A Akimizu garba questo messaggio

A Petunia non piace questo messaggio.

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Scrittura fluida e curata, il testo si legge bene. Faccio solo queste segnalazioni, di cui una assolutamente non tecnica:


"avida di correnti d’aria, di un tocco legger, di libertà; e poi musica,"


"avida di correnti d’aria, di un tocco leggero, di libertà, musica,"



Diciamo che la "o" mancante di "leggero" potrebbe non essere un refuso ma un'espressione aulica voluta. Starebbe bene. Il ; dopo "libertà" lo sostituirei con una ,




"mi confrontavo con esempi sbagliati Non avevo pazienza."


"mi confrontavo con esempi sbagliati. Non avevo pazienza." Manca il .





"Donna, non siamo nel medioevo!»"


Ecco la segnalazione non tecnica: il fatto che Eric si rivolga spesso a Emma chiamandola "donna" proietta lui nell'età di mezzo. Anche se, per come è stato descritto, questo modo di parlare si permea perfettamente al personaggio che è. Insomma disturba ma è pertinente.




"lo sentìì entrare,"


Ti sono partite due ì accentate.




Il racconto lo definisco più che onesto. Personalmente avrei spinto di più sulla parte erotica, facendo leva proprio su Emma e sul suo desiderio che cova sotto la cenere e che esplode quando incontra Eric. Molto verosimile il fatto che la protagonista si veda male fisicamente e altrettanto male interiormente per via dell'età che avanza. Non ho ben capito il ruolo di Max, che è soltanto nominato un paio di volte. Questo nulla toglie al buon svolgimento della trama. Come ho già notato nelle segnalazioni di cui sopra, Eric è un personaggio ben caratterizzato. Questo ha aumentato la mia curiosità, soprattutto sulla sua età non dichiarata ( a meno che non mi sia sfuggita). Nel senso: è più o meno dell'età di Emma o è più giovane? No perché se fosse un coltivatore toy boy, muscoloso, aitante e ignorante, caro Autore, hai perso una ghiotta occasione. Scherzo eh...


Se può interessare, anch'io nel 2040 avrò sessant'anni, con Emma siamo coscritti.


Grazie!

A digitoergosum garba questo messaggio

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Somiglia a una confessione questo racconto.
Senza Eric una donna non c'è, non esiste, non è ancora in ballo.
Solo Eric riesce a farla apparire o riapparire, il passato non si conosce è appena accennato.
La scriminatura tra i due uomini della sua vita è ben definita.
Probabilmente dipende tutto dalla sua vulnerabilità, dalla sua fragilità. Ma lei non se ne accorge.
Mortalmente crea una capsula del ricordo di Eric per una probabile vita infelice accanto a Max, inconsapevole vittima della sua poco preziosa normalità.
Sorrido. Con una donna così accanto avrei timore di sfiorare un'impalcatura.
Un'autodemolizione. Un meccanico. Un vivaio.
Tutto quello che è forte e frenetico potrebbe tentarla, e io mi sento tanto Max.
Scherzo, eh.
Piaciuto molto.

A Susanna e digitoergosum garba questo messaggio

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

questo racconto mi piacerebbe che l'avesse scritto un uomo...
ma, purtroppo, non credo sia così!
insomma, piaciuto molto!
hai erotismo e sensualità da vendere, con una buona dose di ironia, che non guasta mai.
e anche coraggio, perché questo tipo di "confessioni" negli uomini di una certa età sono più plausibili, vengono accettate senza remore.
ma cavolo, in una donna, capace che ti prendono per pervertita (scherzo!)
ottima scrittura, garbo e sensualità per un ottimo racconto

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10La verità di una camicia senza bottoni Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Feb 24, 2022 10:33 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto erotico che per i miei gusti vira troppo sul sentimentale.
Il fatto che sia un diario lo fa diventare romantico e tutta la tensione sessuale viene smorzata. 
Capisco di cosa voglia parlare il racconto ma quel tormento di una donna di sessant'anni che non ha mai raggiunto un orgasmo non mi è arrivato con la potenza che avrebbe potuto avere se si fosse usato uno stile diverso. 
Quello che mi è piaciuto molto è l'inserimento omogeneo dei paletti, leggendo il testo nulla mi è sembrato forzato.
Una cosa invece che non capisco e che mi lascia perplesso sono i titoli dei paragrafi. Li vedo più adatti a un libro.
In conclusione però è un racconto che ho letto con piacere.

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Un racconto scritto bene, la parte erotica è ben descritta, ma soffre della preponderanza psicologica. Hai una bella penna, sciolta, un po’ incerta nei dialoghi.
All’inizio pensavo che Eric fosse molto più giovane, in realtà ha 55 anni, quindi quasi suo coetaneo.
Una cosa mi ha infastidito quando arriva, varie volte, si rivolge a lei chiamandola “donna”. Siamo nel 2040 ma resiste il masculo tarzaniano!
Un racconto che ho letto volentieri, avrei spinto un po’ di più sul tasto erotico e avrei sviscerato Max, pover’uomo.



Ultima modifica di Mac il Lun Feb 28, 2022 10:23 am - modificato 1 volta.

12La verità di una camicia senza bottoni Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Ven Feb 25, 2022 10:26 pm

giuseppe.bignozzi

giuseppe.bignozzi
Younglings
Younglings

Bello, profondamente, sottilmente, pienamente, sfacciatamente e dolcemente erotico.
L’avventura che alle soglie della sessantina riporta indietro l’orologio e riapre alla vita, spiegata benissimo, con tutte le esitazioni e i sensi di colpa, ma anche la magnificenza dell’eros.
Eros, l’armonia con gli istinti primordiali, così naturale che se ti ci abbandoni è immune da ogni pornografia. È solamente vita, nel senso più pieno del termine.
E ti vergogni, se sei sopra i sessanta, perché ormai è sconveniente, ma è anche quella boccata d’aria che ti consente di sopravvivere.
L’autor@ ha saputo spiegare tutto benissimo, senza metafore e con delicatezza estrema.
Brava.

A mirella e digitoergosum garba questo messaggio

13La verità di una camicia senza bottoni Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Dom Feb 27, 2022 12:20 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Avevo iniziato il commento dicendo che partivo un po’ avvantaggiata dall’essere donna, visto l’argomento trattato, ma poi non riuscivo a districarmi tra le sensazioni “di pancia” che il racconto mi aveva lasciato e la necessità di una valutazione critica dello stesso, da lettrice avulsa da tale fattore. Parto dalla parte più semplice.
Titolo: Curioso, non fornisce indicazioni particolari circa il genere.
Paletti:
-  veranda, contadino e campo di zafferano, tempo: presenti;
-  potrebbe starci anche una vaghissima idea di spia, nell’Emma nascosta dietro al cespuglio: alla fine spia, anche se solo per se stessa; o forse spia se stessa.
Struttura del racconto - I titoli dei capitoletti li ho visti qui al pari di interruzioni di capitolo: metto un segnalibro e quando riprendo, quello che è accaduto è storia, ora vediamo.
La storia: un classico, l’incontro casuale tra due persone tra cui scatta qualcosa, di erotico ma non solo.
A volte l’erotismo, le sensazioni “sensuali” sono racchiuse anche nello star bene con una persona, che in un altro momento... buongiorno, buona sera e non ti ricordi se è alto/a o basso/a; ma in “quel” momento, unico e irripetibile, il lui o la lei assume particolarità tali da fartela desiderare, e non solo fisicamente. Il più delle volte non accade nulla di concreto, un invaghimento a livello mentale che sbiadisce velocemente, ma basta poco per diventare reale, anche una piccola scheggia di legno.
Personaggi – Alla seconda lettura questa frase: Lui era libero e forte. Io, mia prigioniera.” ne racchiude le sfaccettature disseminate qua e là.
Eric ha vissuto: scelte forti, si è messo in discussione più volte e ora fa quello che lo soddisfa, compreso vivere solo, o da solitario. Tipo strano, con quel “Donna”, bizzarro nel 2040, ma che poi farà parte del personaggio.
Emma: di lei ci racconti solo questo momento; moderna ma che solo in superficie è in sintonia col suo tempo. Quell’inaspettato “Quando hai smesso di vivere?” la metterà alle strette: meglio avere dei rimpianti per non aver vissuto un momento così fantasticato, o avere sensi di colpa per averlo fatto? Emma lo vive, ma poi sceglie di tornare indietro, di arrendersi ancora una volta.
Eh, noi donne siamo complicate, e probabilmente lo saremo in ogni epoca, indipendentemente dall’evoluzione del pensiero
 
Ora mi tolgo il pensiero: cara Penna, questo racconto è, per me, un azzardo: osare può premiare ma in un contest occorre mettere in conto che non tutti comprenderanno appieno l’azzardo.
In primis, hai scelto per il racconto un taglio psicologico, basato più sulla descrizione di emozioni e stati d’animo che non della parte fisica che ci si aspetta da un erotico. Ci può stare: ricordo alcuni racconti di Anaïs Nin che avevano un taglio simile: desideri, fantasie, emozioni, sensi di colpa minuziosamente analizzati ma il sesso esplicito rimaneva talvolta nell’ombra. Qualcuno ha detto che non si percepisce “sensualità”: io l'ho percepita relegata nel mondo piccolo di Emma, fuori dal quale è per lei quasi inopportuna, data l’età.
Primo azzardo: hai inserito come motivo di fondo un argomento complesso, anche se ormai sdoganato: la sessualità nell’età matura, nello specifico del periodo “menopausa”, la cui trattazione ormai non è più tabù. È  un argomento “da femmine” negli “anta”, - quindi non toccherà le corde di tutte/i - anche se mariti e compagni si trovano oggi più di ieri ad essere di supporto (volenti o nolenti) e quindi a farsi una cultura. Leggi, ti informi, chiedi, però nel momento in cui quel qualcosa capita a te, beh è come pescare nella scatola di cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capiterà. A Emma ne hai fatto trovare uno decisamente indigesto.
Secondo azzardo, più di scrittura: declinare in prima persona. Non è inconsueto, in questo step ce ne sono diversi, ma non tutti gradiscono. Scrivere in ”io” di stati d’animo/sensazioni/emozioni porta a dissertarne più ampiamente, per il desiderata di farne cogliere l’essenza, e in un racconto breve, dove oltretutto è necessario dare spazio ai paletti d’obbligo, comporta dover asciugare il testo e al contempo non essere troppo sintetici. Un equilibrio delicato da comporre ma soprattutto mantenere.
Mi sa che lo devo rileggere.
Le mie note
Effetto menopausa?:  me l’ero annotata subito come esagerazione: una domanda così personale, rivolta a una donna appena conosciuta, insomma! Però ci sono anche persone molto schiette e dirette che, senza essere irrispettose, vanno dritte al punto. Per di più Eric poteva anche essere un medico che aveva mollato tutto, dopo lo tsunami del covid. Poi, per come è emerso Eric, ci stava.
tocco legger.... tocco leggero; dita lunghe e affusolate.... forse poteva bastare lunghe;
sbagliati. Non avevo  manca il punto;  Sai,  anche da   qui ci vedrei una virgola; lo sentìì  lo sentii (dopo c’è un salii, quindi un bel refuso).
 
zafferano: ad ogni step si impara qualcosa: non sapevo se ne coltivasse anche in montagna, dove so che è invece possibile trovare il selvatico “bastardo”: tre anni fa, a Folgaria, una coppia ne aveva raccolto e ahimè consumato: è velenoso e non ci sono antidoti. Reparto spezie.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A Akimizu e digitoergosum garba questo messaggio

14La verità di una camicia senza bottoni Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Dom Feb 27, 2022 12:00 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Ciao autore/ice
un racconto dalla trama semplice e lineare: un incontro "mordi e fuggi" con uno sconosciuto che fa riscoprire alla protagonista il suo essere donna "nonostante" i sessant'anni. La semplicità della trama si adatta perfettamente al genere erotico, quindi va benissimo così. 
Però... questione di gusti personali, ho trovato Eric irritante con il suo ripetere "donna" a ogni due per tre. 
A parte questo però, la scrittura è semplice e scorrevole, un ritmo non molto incalzante ma piacevole. 
I paletti ci sono,su questo non ho niente da eccepire, però non ho ben capito la scelta di ambientare il racconto nel 2040. Avresti potuto benissimo ambientarlo ai giorni nostri o qualche decennio fa che non sarebbe cambiato nulla e avresti comunque rispettato il paletto temporale. Anche perché questo 2040 non ha nulla di futuristico, sembra quasi che il tuo racconto si svolga in una bolla senza tempo.
A parte queste osservazioni però, una lettura piacevole.
PS: se uno sconosciuto che mi vedesse sull'orlo del pianto se ne uscisse con "effetto menopausa?" lo menerei, altro che dargliela.


______________________________________________________
"Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? 
Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto scritto molto bene, scrittura scorrevole, elegante, senza refusi o quasi 8un paio già segnalati): in un contest di letteratura direi che già questi sono punti decisamente positivi.
La storia mi è piaciuta e mi è piaciuto anche quell'erotismo un po' imbarazzato, quasi sottovoce, l'erotismo di una donna che arrivata ai sessant'anni non ha mai provato l'orgasmo, lo dice lei stessa, e quindi si trova di fronte a qualcosa di nuovo, di mai sperimentato che per pudore non urla ma sussurra.
Cosa non mi è piaciuto? Nonostante tutto, non mi ha entusiasmato la figura di Eric, alcuni suoi dialoghi, in più di un momento ho pensato "ma questo è finto..."
Stilisticamente non mi hanno entusiasmato i titoli dei vari capitoletti, io non li avrei messi, ma qui siamo già nel soggettivo.
Complessivamente sono molto più i pro che i (pochissimi) contro.


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16La verità di una camicia senza bottoni Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Dom Feb 27, 2022 11:18 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto è scritto bene, ha un taglio molto psicologico, ma anche l'aspetto erotico e carnale è ben presente. Trovo che il personaggio di Emma sia stato sviluppato davvero bene, con le sue fragilità, le contraddizioni, i bisogni, i desideri.
Eric invece non mi ha convinto, forse è quel suo intercalare, quel ripetere sempre "donna" a farlo sembrare più costruito, meno naturale.
Interessante la scelta dell'autrice di voler trattare un racconto erotico dando voce ad una sessantenne; è una scelta coraggiosa, anticonformista, perché parlare di sesso a una certa età viene percepito come un argomento tabù.
Devo essere sincero, ci sono racconti che mi hanno impressionato di più, però nel complesso reputo questo racconto ben fatto.

mirella


Padawan
Padawan

Per me questo è un racconto erotico, di quelli che più non si può, perché indaga nel vivo, con acume psicologico, una particolare sensualità femminile.
È la storia di una sessantenne repressa, che sperimenta tardi l’orgasmo, giungendo finalmente attraverso il sesso, a una compiuta coscienza di sé.
La donna, passa dal definirsi “ io, mia prigioniera”, dal sentirsi come un libro “che tutti leggono, io no” a una consapevolezza nuova.
La trasformazione del personaggio si manifesta nella libertà raggiunta, simboleggiata dalla corsa della donna, nuda sotto la pioggia, che esprime lo sfogo di gioia, l’ebbrezza che le deriva dall’aver spezzato le proprie catene.
È l’esplosione d’una felicità troppo a lungo negata, un’esperienza che realisticamente non può avere seguito, ma che lascia il segno e forse promette risvolti futuri anche nel rapporto, finora poco appagante, col marito. Anche se al momento è troppo presto; perché la mente è ancora presa dalle emozioni recenti.
La ruvidezza dell’uomo è solo apparente, tesa a celare, quasi per pudore, tutta la tenerezza e la comprensione di una sensualità maschile amica.
Ho apprezzato tantissimo l’articolazione della trama, la scrittura, la psicologia dei personaggi. Complimenti.

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Nellone


Younglings
Younglings

Racconto scritto bene e in prima persona e questa è una delle poche occasioni in cui apprezzo questa scelta. Per quanto formalmente corretta e con il lessico giusto, trovo però alcuni punti non troppo scorrevoli o comunque con un ritmo inadeguato alla vicenda. Sicuramente interessante l’idea di raccontare le avventure erotiche di una donna attempata, anziché la sbarbina di turno, ma penso che la narrazione non vada ad aggiungere altro a molti racconti del genere già letti in queste pagine: si mischia il piacere con la frustrazione, è vero, ma manca forse qualche piccolo colpo di scena che possa rendere il racconto memorabile. Se lo avessi letto da solo forse mi avrebbe intrigato di più, ma nel contest presente si confonde con i molti altri simili, forse troppo. Un piccolo appunto che merita una delucidazione: perché il primo paragrafo usa il trapassato remoto?

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Nellone ha scritto:Racconto scritto bene e in prima persona e questa è una delle poche occasioni in cui apprezzo questa scelta. Per quanto formalmente corretta e con il lessico giusto, trovo però alcuni punti non troppo scorrevoli o comunque con un ritmo inadeguato alla vicenda. Sicuramente interessante l’idea di raccontare le avventure erotiche di una donna attempata, anziché la sbarbina di turno, ma penso che la narrazione non vada ad aggiungere altro a molti racconti del genere già letti in queste pagine: si mischia il piacere con la frustrazione, è vero, ma manca forse qualche piccolo colpo di scena che possa rendere il racconto memorabile. Se lo avessi letto da solo forse mi avrebbe intrigato di più, ma nel contest presente si confonde con i molti altri simili, forse troppo. Un piccolo appunto che merita una delucidazione: perché il primo paragrafo usa il trapassato remoto?
scrivo a te ma comprendo tutti: sessant'anni attempata? 
mi sto avvilendo  lol!

A Susanna e digitoergosum garba questo messaggio

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un’indagine nella psicologia e nella sensualità femminile di una donna matura che inizia a fare i conti con l’età.
Un difetto? Anche l’uomo entra a far parte della psicologia femminile e questo ne mina la credibilità. Eric mi sembra si muova, ragioni, parli, come una donna vorrebbe, ma difficilmente è così: per questo i dialoghi a volte sembrano costruiti.
Alla fine, se il personaggio di Emma risulta caratterizzato alla grande, quello di Eric appare meno spontaneo, e quello appena delineato di Max sembra racchiudere tutto il negativo che le donne attribuiscono agli uomini.
Comunque è scritto bene, molto bene.

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Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Molto carino, davvero una piacevole lettura. Si legge d’un fiato dall’inizio alla fine.
Tutto trova una sua collocazione, si amalgama col resto.
La scrittura è corretta, la costruzione della vicenda ha le caratteristiche della naturalezza.

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto è scritto molto bene e i vincoli della prova ci sono tutti, anche se molti di essi non hanno una piena presenza oppure vengono sviluppati con il freno a mano tirato.
La veranda c’è ma se non fosse per le esigenze dello step, avrebbe potuto anche non esserci. Perché scomodare il futuro, l’anno 2040, quando la vicenda raccontata oggi o ieri avrebbe avuto la stessa valenza? Bene lo zafferano, sempre presente, anche nel finale. Il genere erotico infine avrebbe potuto essere più tangibile e immediato se non fosse stato continuamente interrotto dai dialoghi non molto naturali, dalle incertezze, dai ripensamenti, dai “vorrei ma non posso” della protagonista che fanno perdere un po’ per strada l’eros.
Avrei preferito un’esplosione di sensualità dopo una vita fatta di rinunce, sacrifici, finti orgasmi e adattamento alle convenzioni sociali, ma l’autore/autrice sei tu e rispetto la scelta.
Non ho ben capito il passaggio della distruzione simbolica dei romanzi erotici. Mi aspettavo che fosse il segno di un cambiamento, della rinascita di una nuova Emma e invece me la ritrovo nuovamente a letto con Max con la stessa insoddisfazione di prima. E Eric? Che fine farà? A cose fatte fammi capire meglio.

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

Ma come mi è piaciuto questo racconto. La scrittura è fluida, non banale, molto piacevole.
Emma è un personaggio molto ben delineato e il suo “problema” è egregiamente descritto.
Il personaggio di Eric è forse un po’ troppo stereotipato. Il bel contadino muscoloso, travagliato ma sensibile, che la prendo dolcemente ma con capacità e desiderio è proprio da sogni erotici.
Alcuni dialoghi sono poco realistici (es. la spiegazione sull’importanza della veranda dopo lo svenimento di Emma). Il 2040 è inutile.
La veranda è centrale perché è il simbolo stesso del rapporto tra Emma ed Eric (Intendo dire che in casa chiudi i bei momenti ma anche quelli cupi, difficili, mentre fuori c’è tanto spazio, puoi urlare, liberarti di tutto quello che ti fa male. Qui c’è tregua, la mente può placarsi. Non è casa e non è fuori, ma c’è... legame.)  La casa è Max, fuori è Emma, la veranda è Eric, intersezione di due mondi.
Piaciuto.

A digitoergosum garba questo messaggio

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un classicone, direi. Il che non è certo un male, anzi. E se la trama, che scorre su binari conosciuti e non ha forti scosse, si lascia gestire facilmente, ecco che l'autore si complica la vita inserendo una forte connotazione psicologica al testo. Un azzardo secondo me che ha pagato, perché altrimenti il racconto sarebbe stato forse più erotico, più eccitante, ma di sicuro più piatto, al limite del noioso. Invece il viaggio nella testa di Emma ci regala una lettura davvero coinvolgente. La scrittura è sicura, matura e soprattutto adatta al personaggio. Non mi hanno invece convinto i mini capitolo con tanto di titolo, più che altro non ne ho capito l'utilità. Non mi ha convinto il personaggio di Eric, l'ho trovato davvero ingessato , ma peggio ancora strumentale. Parla come parla e si comporta come si comporta solo perché serve che lo faccia per fare proseguire il racconto nei binari prestabiliti. Spero di essermi spiegato, è un personaggio prevedibile, ecco. Non mi è piaciuto neache il pochissimo spazio dedicato a Max, ma questo forse è un peccato obbligato, visto il limite di battute. Insomma, il lavoro è ottimo, ma se Eric fosse stato più vivo, reale, avrebbe potuto essere un racconto perfetto. A rileggerci!


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La verità di una camicia senza bottoni Senza_10

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Inizio dalla veranda. Non è casa, non è fuori, ma c'è... legame. Ecco l'idea che avevo in testa. L'ho cercata un po' in tutti i racconti. Qui la trovo espressa nel modo migliore. Anche Emma non è casa e non è fuori. Vuole non vuole, sente e non sente.
Direi che il viaggio dentro la sua testa è quello che vale il prezzo del biglietto. Più dell'erotismo. Scene molto delicate, mano femminile. Erik è strumentale al racconto, non ha un ruolo che non sia il suo ruolo. Costruisce la veranda. Ri-costuisce Emma, o per lo meno le da un'immagine di se stessa che sta in piedi.  Non è che un personaggio da romanzo erotico. Niente di più. Serve che lo sia però un pochino sminuisce il resto.
Scrittura molto densa. Forse si può alleggerire, ma è intensa. Ti aggancia e non ti molla. I sottotitoli li toglierei. So che probabilmente si allacciano al quaderno, agli incipit di racconti destinati a diventare orfani. Ma al lettore non servono. E tu devi pensare a lui.
Un racconto che vale la pena leggere, che spero arrivi in fondo. Ci sono diversi racconti notevoli e sarà difficile scegliere.


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