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La verità di una camicia senza bottoni

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26La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Commento Dom Mar 20, 2022 10:02 pm

Marcog

Marcog
Padawan
Padawan

Scrittura che resta molto scorrevole nonostante ci introduca alla difficile situazione psicologica di una insoddisfatta sessantenne, ben fatto. Come segnalato da altri lettori, la figura di Eric resta poco reale, é più una proiezione di quello che vorrebbe sentirsi dire Emma. Solo accennate, ma ben presenti le scene erotiche, esposte in modo elegante. Anche a me i titoli dei paragrafi hanno più rallentato la lettura che sortito un effetto positivo, lo dico solo a tuo beneficio, nel caso volessi fare un sondaggio 😉 Sicuramente una buona prova/lettura, grazie,

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Scritto in modo  impeccabile, ti fa entrare nella psicologia della protagonista e ti fa vivere in prima persona le sue ansie, le sue frustrazioni, le sue  incertezze, la sua  emotività e la sua voglia di sentirsi  viva. Con  l'aiuto di Eric riesce ad accettarsi come donna e come persona ed a vivere sensazioni nuove, forse mai provate. Ma è  solo una  parentesi, una piantina di zafferano e dei bottoni strappati da una camicia.
Sconsolante il finale a letto con Max:
"quasi un atto dovuto. Finsi, come sempre".
Storia stupenda e convincente. 
Ottimo racconto, spero di leggere ancora parecchi tuoi lavori. 
Grazie.


______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

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CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Cara Autrice, Caro Autore,

un altro racconto molto delicato e introverso. Molto femminile (come credo lo sia la penna che lo scrive). Una donna, un uomo, incontrato per caso, ma che la fa sentire viva, nuovamente viva. Forse poco erotico e troppo psicologico. Un eros mentale, se si può definire così... Ben scritto. Un contadino che coltiva lo zafferano e costruisce la veranda. Un filotto di paletti in un unico personaggio :-)
Un buon lavoro
Complimenti
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

29La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Lun Mar 21, 2022 10:08 pm

The fallen

The fallen
Younglings
Younglings

Niente male davvero.
Conosco diverse persone che a sessant'anni hanno riscoperto la propria sessualità, hanno riscoperto di essere affascinanti e di poter fare ancora le capriole come un tempo. 
La storia di Emma è questa, letta e riletta decine di volta ma qui proposta con un'eleganza sottile, positiva, durante l'intero e introspettivo arco narrativo. Forse perché sono vicino ai sessanta pure io, ma è stato facile fare mio questo racconto.

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vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ed eccoci arrivati a te, amico Autore, e a quello che per me si è preannunciato subito come il commento più difficile dello step, fin dal 15 febbraio. Non è una coincidenza che io ti abbia lasciato per ultimo Very Happy
Oltretutto, quello che voglio dirti da più di un mese non te l'ha ancora detto nessuno, e questo è pressoché sorprendente arrivando a commentarti per ultimo.
Ed è questo: secondo me hai indirizzato il tuo racconto a un target troppo esclusivo. Intendiamoci, questa non è una critica e non significa che sia un difetto, ma vuole essere una costatazione per darti uno spunto. Un po' come a Natale Bifronte: racconti per ragazzi: racconti di genere per over 50. L'idea che mi sono fatto alla prima lettura è stata: per uno come me questo racconto è francamente illeggibile, ma se lo leggesse XXX... 
Che poi, chi scrive abitualmente ti confermerà, l'editoria è costruita proprio così, come qualsiasi prodotto artistico che abbia poi velleità commerciali; il pubblico di genere over 50 è una fetta spaventosa di mercato, quindi riuscire ad arrivarci: altro che difetto! Però, ecco, capirai anche me se non vedevo l'ora di concludere la lettura. E non perché non fosse scritto bene o perché trovassi qualcosa fuori posto per il concorso, tipo i paletti.
Spero di essermi spiegato. Ecco, forse a un concorso letterario ci vuole anche un racconto come il tuo, che intercetti una fetta di pubblico e che, sono sicuro, ti gratificherà nelle proprie cinquine. Non avertene, quindi, se non ci sarai nella mia Smile
Un abbraccio!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

31La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:20 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

tommybe ha scritto:Somiglia a una confessione questo racconto.

Sorrido. Con una donna così accanto avrei timore di sfiorare un'impalcatura.
Un'autodemolizione. Un meccanico. Un vivaio.
Tutto quello che è forte e frenetico potrebbe tentarla, e io mi sento tanto Max.
Grazie per il bel commento e per i voti.
Alla fine finiamo sempre per mettere qualcosa di nostro in un racconto: poco o tanto non importa, qualcosa spunta sempre, sfuggendo al censore. Mi piace il tuo “avrei paura di sfiorare un’impalcatura”, riesci sempre a scrivere cose semplicissime ma di una potenza pazzesca.
(me lo spieghi meglio? Più che altro perché a volte mio marito mi chiede di tenergli la scala quanto pota gli alberi o svolge altri lavoretti. Dopo 46 anni assieme non vorrei...)


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A digitoergosum garba questo messaggio

32La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:25 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
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tommybe ha scritto:Somiglia a una confessione questo racconto.

Sorrido. Con una donna così accanto avrei timore di sfiorare un'impalcatura.
Un'autodemolizione. Un meccanico. Un vivaio.
Tutto quello che è forte e frenetico potrebbe tentarla, e io mi sento tanto Max.
Grazie per il bel commento e per i voti.
Alla fine finiamo sempre per mettere qualcosa di nostro in un racconto: poco o tanto non importa, qualcosa spunta sempre, sfuggendo al censore. Mi piace il tuo “avrei paura di sfiorare un’impalcatura”, riesci sempre a scrivere cose semplicissime ma di una potenza pazzesca.
(me lo spieghi meglio? Più che altro perché a volte mio marito mi chiede di tenergli la scala quanto pota gli alberi o svolge altri lavoretti. Dopo 46 anni assieme non vorrei...)


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

33La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:26 pm

Susanna

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Maestro Jedi
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ImaGiraffe ha scritto:Un racconto erotico che per i miei gusti vira troppo sul sentimentale.
Il fatto che sia un diario lo fa diventare romantico e tutta la tensione sessuale viene smorzata. 
Capisco di cosa voglia parlare il racconto ma quel tormento di una donna di sessant'anni che non ha mai raggiunto un orgasmo non mi è arrivato con la potenza che avrebbe potuto avere se si fosse usato uno stile diverso. 
Quello che mi è piaciuto molto è l'inserimento omogeneo dei paletti, leggendo il testo nulla mi è sembrato forzato.
Una cosa invece che non capisco e che mi lascia perplesso sono i titoli dei paragrafi. Li vedo più adatti a un libro.
In conclusione però è un racconto che ho letto con piacere.
Mi fa piacere che il racconto tutto sommato ti sia piaciuto.
Più che un diario è una lunga riflessione di Emma su quei giorni così particolari. Emma ha problemi a raggiungere l’orgasmo, ma non da sempre, ed è questo che la fa soffrire: sente che l’orologio biologico le sta portando via qualcosa in più di quello che è stato il suo ciclo di donna fertile, ma una parte della femminilità, e anche il tempo per provare a superare il suo problema
Lo so, se non sei donna è una sottigliezza che può sfuggire o essere liquidata con le classiche “fisime da meno”. So anche che tu, da persona sensibile come ti ho conosciuto dai tuoi racconti e dai commenti, non lo penseresti mai, ma succede.
I titoli dei paragrafi sono proprio stati voluti come hai inteso: uno stacco. È un qualcosa che mi piace inserire quando le vicende si snodano nel tempo, anche in un racconto breve: non sempre è possibile o gestibile, ma qui mi è piaciuto un sacco crearli.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A ImaGiraffe e digitoergosum garba questo messaggio

34La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:30 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
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SisypheMalheureux ha scritto:Ciao autore/ice
un racconto dalla trama semplice e lineare: un incontro "mordi e fuggi" con uno sconosciuto che fa riscoprire alla protagonista il suo essere donna "nonostante" i sessant'anni. La semplicità della trama si adatta perfettamente al genere erotico, quindi va benissimo così. 
Però... questione di gusti personali, ho trovato Eric irritante con il suo ripetere "donna" a ogni due per tre. 
A parte questo però, la scrittura è semplice e scorrevole, un ritmo non molto incalzante ma piacevole. 
I paletti ci sono,su questo non ho niente da eccepire, però non ho ben capito la scelta di ambientare il racconto nel 2040. Avresti potuto benissimo ambientarlo ai giorni nostri o qualche decennio fa che non sarebbe cambiato nulla e avresti comunque rispettato il paletto temporale. Anche perché questo 2040 non ha nulla di futuristico, sembra quasi che il tuo racconto si svolga in una bolla senza tempo.
A parte queste osservazioni però, una lettura piacevole.
PS: se uno sconosciuto che mi vedesse sull'orlo del pianto se ne uscisse con "effetto menopausa?" lo menerei, altro che dargliela.
Carissima.
Il 2040 è venuto per caso: dovendo dare un’età a Emma, e ragionando sugli avvenimenti del secolo, covid, terremoti in Nuova Zelanda (un paese agli estremi opposti dove far rifugiare Eric) mi si è composto l’anno, quasi una filastrocca. Ci sarebbe stato molto tra cui scegliere, ma anche per il gioco dei numeri mi era piaciuto. Il “Donna” di Eric non è piaciuto molto. Quando costruisco mentalmente un personaggio mi ritrovo a dovergli dare una caratteristica sua. Questo “donna” non va visto come maschilista o superficiale, ma un intercalare che fa parte del suo essere un po’ scontroso ma garbato, una briciola di timidezza maschile nascosto in una parola. Non so, sono quelle cose che ti ritrovi sulla tastiera e per te funzionano. Lo togli e puff, qualcosa se ne va (alla fine in primis scriviamo per il nostro piacere). Effetto menopausa: dal cassetto dei ricordi una battuta di un carissimo ex collega di lavoro, che se ne era uscito così vedendomi un giorno parecchio provata (per lavoro ma non solo): è un tipo schiettissimo, con una gran carica di empatia e anche molto osservatore. Mai offensivo. Due parole, ma soprattutto il tono gentile e ci era scappata una bella risata, di quelle che fanno bene, con cui il momento era superato. Non mi aveva dato fastidio: aveva risolto il momento meglio di un “cosa succede?.


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35La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:37 pm

Susanna

Susanna
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Grazie per il bel commento. Gli uomini si raccontano sì, ma quasi sempre solo quando le cose “vanno bene”, se c’è qualche défaillance che gira tra le lenzuola... magari ne parlano col medico, ma con gli amici mmm: mal comune mezzo gaudio ma al lui in questione, mai capitato! Non tutti eh, ci sono anche uomini che accettano tranquillamente gli effetti dell’orologio biologico, ma quanto al parlarne... Beh, qualcuno lo conosco, ma potrei contarli sulle dita di un falegname laborioso. Noi donne, mah dipende da quanto libere ci sentiamo di confessarci e soprattutto se delle persone eventualmente depositarie delle confidenze sentiamo di poterci fidare. Facile essere pesantemente fraintese, come dici tu, giusto per un’ipocrita facciata di perbenismo.

Resdei ha scritto:questo racconto mi piacerebbe che l'avesse scritto un uomo...
ma, purtroppo, non credo sia così!
insomma, piaciuto molto!
hai erotismo e sensualità da vendere, con una buona dose di ironia, che non guasta mai.
e anche coraggio, perché questo tipo di "confessioni" negli uomini di una certa età sono più plausibili, vengono accettate senza remore.
ma cavolo, in una donna, capace che ti prendono per pervertita (scherzo!)
ottima scrittura, garbo e sensualità per un ottimo racconto


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36La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Gio Mar 24, 2022 11:51 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
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mirella ha scritto:Per me questo è un racconto erotico, di quelli che più non si può, perché indaga nel vivo, con acume psicologico, una particolare sensualità femminile.
È la storia  di una sessantenne repressa,  che sperimenta tardi l’orgasmo, giungendo finalmente attraverso il sesso, a una compiuta coscienza di sé.
La donna, passa dal definirsi “ io, mia prigioniera”, dal sentirsi come un libro “che tutti leggono, io no” a una consapevolezza nuova.  
La trasformazione del personaggio si manifesta nella libertà raggiunta, simboleggiata dalla corsa della donna, nuda sotto la pioggia, che esprime lo sfogo di gioia, l’ebbrezza che  le deriva dall’aver spezzato le proprie catene.
È l’esplosione d’una felicità troppo a lungo negata, un’esperienza che realisticamente non  può avere seguito, ma che lascia il segno e forse promette risvolti futuri  anche nel rapporto, finora poco appagante, col marito. Anche se al momento è troppo presto; perché la mente è ancora presa dalle emozioni recenti.
La ruvidezza dell’uomo è solo apparente, tesa a celare, quasi per pudore, tutta la tenerezza e la  comprensione di una sensualità maschile amica.
Ho apprezzato tantissimo l’articolazione della trama, la scrittura, la psicologia dei personaggi. Complimenti.
Mirella cara,  non posso che ringraziarti per questo bellissimo commento, e anche per aver visto in Eric proprio quello che volevo trasparisse, ma proprio tutto. Il tuo commento mi appaga per il rischio corso: mai scritto erotico e, più di altri step, è stata una sfida.
C’è solo una piccola incomprensione, ma può capitare nell’interpretare a volte i verbi.
Emma quando esce nella pioggia (ancora è vestita) non ride, ma piange, travolta dal suo malessere. 

Ma nessun problema, tranquilla. L’essenza è in tutto il resto del tuo commento


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Susanna

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Nellone ha scritto:Racconto scritto bene e in prima persona e questa è una delle poche occasioni in cui apprezzo questa scelta. Per quanto formalmente corretta e con il lessico giusto, trovo però alcuni punti non troppo scorrevoli o comunque con un ritmo inadeguato alla vicenda. Sicuramente interessante l’idea di raccontare le avventure erotiche di una donna attempata, anziché la sbarbina di turno, ma penso che la narrazione non vada ad aggiungere altro a molti racconti del genere già letti in queste pagine: si mischia il piacere con la frustrazione, è vero, ma manca forse qualche piccolo colpo di scena che possa rendere il racconto memorabile. Se lo avessi letto da solo forse mi avrebbe intrigato di più, ma nel contest presente si confonde con i molti altri simili, forse troppo. Un piccolo appunto che merita una delucidazione: perché il primo paragrafo usa il trapassato remoto?

Caro Nellone, grazie per quanto di positivo hai espresso.
Ho pieno rispetto del tuo commento, come di tutti quello che ricevo, quali che siano: è lo spirito del forum in cui mi rispecchio pienamente. Quindi, in assoluto rispetto e senza polemica alcuna, ti dico che – parlando di Emma - non ho voluto raccontare le “avventure” erotiche di una donna attempata. Sarebbero avventure se si ripetessero nel tempo, magari anche con altri uomini. Questo è un momento particolarissimo, durato lo spazio di pochi giorni e, a fare la conta, due amplessi con lo stesso uomo. Se avessi voluto farle vivere delle avventure, avrei scritto molto diversamente.
Quanto all’attempata, una miccola piccola polemica, che qui si apre e qui si chiude, caro compagno di scrittura: attempata è una persona di età avanzata ma non ancora vecchia: termini che oggi hanno valenze molto diverse e a volte anche soggettive. A 60 anni direi che non si sia giovani ma – per le aspettative di vita attuali, figuriamoci tra 18 anni - non si sia neanche in età avanzata e men che meno  – altrimenti non dovremmo più lavorare – vecchi. Se leggiamo le differenziazioni di fasce di età utilizzate a livello statistico, nel 2018 una persona fino a 65 anni è ritenuta nell’età di mezzo. Che Emma si senta vecchia è una sua percezione.
Quanto al fatto  che la narrazione non vada ad aggiungere altro a molti racconti del genere già letti in queste pagine  e che si confonde con altri simili. Francamente non ho trovato racconti simili: ogni autore ha trattato l’erotico all’interno di storie differenti, con valenze diverse.
Per chiarirmi, ripeto il mio modo di leggere i racconti degli step: in prima battuta io leggo ogni singolo racconto come unico e irripetibile, senza tenere conto se assomiglia ad altri racconti. Posso accennarne in un commento, ma il giudizio sul racconto non terrà mai conto di questo, perché sarebbe molto riduttivo verso gli autori nel caso di trame che, casualmente, si somiglino. Ogni autore gestisce i paletti con estro e fantasia propri: in questo caso siamo in ambito erotico, non è che si possa inventare chissà cosa: il sesso, in tutte le sue innumerevoli sfumature, situazioni, comprese le frustrazioni, quello è.
Senza intento polemico, Nellone, ovviamente. Il bello di commentare è anche quello di mettere sul piatto i diversi modi di vedere le cose e discuterne con il giusto garbo.
Quanto al trapassato remoto, ti assicuro che coi verbi, dopo le tiratine d’orecchio del Natale Bifronte, ci sono stata molto attenta: ci sono un quattro o cinque Penna che non me l’avrebbero risparmiata.


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Susanna

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Maestro Jedi
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Arrivo un po’ in ritardo con il post fine step: mi sono voluta rileggere prima i vostri commenti. Ad alcuni ho già risposto, per altri – per non ripetere gli stessi concetti - riassumo. La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 4049221606

A voi la decisione di sopportare anche questo. Mi sa che al prossimo step farò simbolicamente una brutta fine.
Ma prima di tutto mi sento di darvi un piccolo consiglio.
MAI riaprire il file di un racconto già allegato alla mail per l’invio. Io l’ho fatto con questo racconto e dopo decine di taglia, sposta, sinonimi, riletture, dopo aver lottato con i tempi verbali (Natale bifronte docet), alle ore 23.58 del 14 febbraio...”‘spetta che ci do un ultimo controllo”, TRE micro modifiche e voilà, tre refusi. TRE.
Censura su quel che ho detto il mattino dopo: i calendari han grondato santi. Mi sono autopunita segnalandoli nel mio commento.
 
In primis rinnovo i complimenti a tutti: per i bei racconti proposti e per esserci stati in tanti. Scoprire poi chi ha scritto cosa è sempre una piacevolissima sorpresa.
 
Grazie a chi mi ha votato, ovviamente: i punti mi hanno fatto molto piacere, soprattutto per il gradimento della scrittura. In questi mesi ho fatto tesoro dei vostri suggerimenti e ne sono soddisfatta. Grazie anche per questo. Per l’argomento ne parlo dopo. Per intanto:
a @The fallen    @Menico @M. Mark o'Knee "   @giuseppe.bignozzi   @Mac @Resdei @Byron.RN @mirella @SuperGric aver compreso appieno quel che intendevo trasmettere (sappiate che mi avete commosso e ora che ho rimesso la mia età sotto l’avatar, capirete anche perché);
@giuseppe.bignozzi per la bella sottigliezza del tuo commento; (Merano/Rumo provincie limitrofe)
@M. Mark o'Knee io adoro i dialoghi, spesso scrivo un racconto partendo dai dialoghi, con cui cerco di presentare i personaggi. Qui li ho volutamente ingessati un po’, per dare l’idea di una certa riservatezza/ritrosia tra i due, anche se hanno bisogno, ognuno per i suoi motivi, di aprirsi. Grazie per i complimenti sulla scrittura.
@Asbottino per aver compreso appieno il significato della veranda; una piccola casa vecchiotta – da fine settimana - con una veranda (da sistemare) c’è davvero nei dintorni di Rumo, e ha davanti un bel prato che mesi or sono era coperto di piccoli crochi viola, molto simili alla pianta di zafferano. Un posto stupendo. Mi sa che vado a controllare casomai... se non torno...
 
Grazie anche agli amici di avventura cui il racconto non è piaciuto: ogni testa è un piccolo mondo e ognuno ha i suoi gusti, preferenze e punti di vista, tutti plausibili e rispettabilissimi. Quanto al momento erotico e alla sua sensualità che per qualcuno è mancato o è stato debole – ma questo vale anche per altre sensazioni/emozioni, ad es. la paura – non a tutti arriva nello stesso modo in cui l’autore l’ha sentito nel costruirla.
Solo piccole cose, senza alcun intento di polemica, mi raccomando:
-      @Danilo Nucci : la veranda c’è ed è portante, e – per la retro storia che ho costruito come base – non è sostituibile con nessuna altra stanza, né può mancare; avviene tutto lì: cominciano a conoscersi sui gradini della veranda, i loro amplessi avvengono lì, Emma non entra mai in casa di Eric. @Asbottino ha compreso bene.
-      @Antonio Borghesi Caro Antonio, mi spiace tu non sia entrato nello spirito del racconto. Ma è normale, prima di essere lettori siamo persone col proprio modo di vedere il mondo. Noi donne poi siamo complicate.  Ti risparmio quel che volevo dirti sui sensi di colpa, solo questo: se ci sono, non mollano mai. Si nascondono solamente. Chapeau a chi riesce a liberarsene davvero. “Alla sua età!” – è proprio voluto, come se Eric stesse interagendo con una terza persona. Del tipo: “ma guarda cosa ti va a dire ‘sta qua”
-      @Nellone  grazie per l’apprezzamento, ma l’attempata no daiiii! Emma non ha mica 80 anni. Comunque ti ho risposto a parte, ovviamente senza intento polemico.
 
Ora riassumo (si fa per dire) alcune cose, partendo dalla più semplice e con una premessa.
Quando imposto un racconto, costruisco i personaggi a tutto tondo, anche con aspetti che poi nel testo non utilizzerò. Insomma sono “amici” con cui condivido per un po’ il mio percorso di scrittura e alla fine diventano “persone”.
Eric non è piaciuto molto e mi è spiaciuto non sia emerso come l’avevo costruito: è brusco, un po’ scontroso, si è messo in gioco nella vita e ha scelto, a 55 anni, di starsene defilato. Gli piace avere Emma dattorno, perché lei non è curiosa, ma ha bisogno di studiarla. Diciamo che, per come è, poche chiacchiere senza troppi ricamini, salvo poi raccontarsi, finalmente, con una persona a sua volta riservata.
Il “Donna” che ha dato fastidio non è simbolo di maschilismo, ma semplicemente un suo modo di interloquire, particolare ma non sessista né categoralizzante.
La frase portante del suo essere è stata quel “Quando hai smesso di vivere?” Aveva capito un sacco di cose ed è stato il punto che più mi ha fatto dannare per uscire come volevo. Sarebbe, e penso ne abbiamo incontrata tutti, una di quelle persone che stanno sempre ai lati, riservati e molto osservatori, e che alla fine gli altri vanno a cercare. E loro ci sono.
Per fortuna – nella realtà - ci sono anche uomini parecchio osservatori, empatici, che sanno “sentire” e che entrano in sintonia con le donne – ma non necessariamente solo con le donne - e sanno esserci nei momenti grigi. Ovviamente non ragioneranno mai come una donna, così come una donna non potrà mai ragionare in toto come un uomo (è nella natura delle cose), ma spesso sanno dire e fare le cose giuste al momento giusto. E questo senza essere psicologi: lo sono per natura. Con Eric ho provato a delineare una persona così, che per mia buona sorte, non è solo tra le righe di un racconto.
 
Emma vive un momento in cui ha necessità di un qualcosa di diverso, di stravolgente, perché l’orologio ticchetta troppo in fretta, per come lei lo sente. All’inizio è solo il desiderio di mettere ordine nei pensieri e di liberarsi da strane ansie (tipico della meno). Un momento arduo da comprendere appieno per un uomo, per le ovvie ragioni fisiche e con quel che ne consegue anche a livello psicologico. L’”avventura” non è proprio nei suoi piani. Eric – rimanendo dentro al racconto – capita per caso, è un tipo strano, e quello che accade poi la spiazza completamente
 
Max è il marito, assente per lavoro, che era stato molto presente e importante per Emma: l’aveva aiutata e sostenuta nel cercare soluzione al suo problema, ma lei ha scelto di arrendersi e – per non ferirlo – finge. Max, ecco Max non è negativo: in realtà c’è sempre per Emma, ma lei aveva bisogno, giunta l’ora, anche di... una camicia senza bottoni Lo so, è complicato, ma è così. Potrebbe anche non essere necessaria come figura, niente di strano se Emma fosse single, ma allora davvero Eric sarebbe un toy boy, di una donna che non ha il coraggio per un dating o per un gigolò.
 
Ed eccoci al punto critico: la scelta dell’argomento.
Sono usciti in contemporanea due generi che avrei scelto solo se l’alternativa mi fosse stata improponibile.
Horror ma anche no. Erotico, mai trattato, o almeno dieci righe dieci che farebbero ridere i polli. Anzi le galline della mia vicina che anche oggi hanno sconfinato: non farebbero più uova.
L’erotico è un genere molto borderline, perché entra in gioco anche la sensibilità di chi legge. È un attimo finire nel pantano del porno, dove ti puoi permettere di tutto e di più. Non qui.
Cosa facciamo Susanna? Romanzi erotici ne ho letti parecchi, nelle varie gradazioni di colore; se tiriamo in ballo belle donne, giovanotti con cui madre natura è stata benevola ecc. ecc., troviamo un qualcosa di filosofico, spirituale, perverso ecc. ecc. e magari qualche punto lo portiamo a casa. Sul Kindle ho anche alcuni romanzi di Lisa Kleypas (un simil Orgoglio e Pregiudizio con qualche capitolo da “Manuale per l’uomo che vuole la fila davanti alla porta) da leggiucchiare qual e là.
No. Non sarebbe stato un mio scrivere e con i lettori attenti che ci sono qua dentro la cosa sarebbe stata palese e penalizzante. Sarebbe suonato tutto troppo prostep, e la cosa non mi piace: un conto è rispettare i paletti con quello che di tuo vuoi raccontate, un conto forzare la trama per.
Quindi perché non osare, anzi provocare, buttando un sasso nello stagno e vedere cosa succede? Da perdere non ho nulla: con tante Penne in gamba non credo riuscirò mai ad essere in testa ad uno step, i bravi sono là avanti, prova a giocartela. Avevo la corazza pronta, oliata e lucidata, sappiatelo.
Quindi ho messo in fila un po’ di azzardi:
-        scrivere in prima persona: complicato perché come dice giustamente @Fante Scelto si rischia la prolissità, ma anche il sintetizzare per evitare ciò è rischioso. Mi sento di dire, per i bei commenti ricevuti, di esserci riuscita, con un po’ di immodestia.
-        dare rilievo alla parte psicologica, che comunque in un erotico non può mancare.
-        parlare di sessualità in età non più giovane, magari inserendo un elemento di disturbo (mancanza dell’orgasmo che Emma vive da tempo, non è importante se per problemi fisici o psicologici)
Quest’ultima scelta sapevo essere un azzardo, non sarebbe assolutamente arrivata alle corde di tutti, ma quello di cui ho parlato è qualcosa di reale, che fa parte della vita. Abbiamo un orologio biologico che non ci risparmia neanche un minuto, almeno non parliamo di sessualità con i soliti stereotipi, ma vediamo le cose anche riferite a chi lo è stata/o, giovane. Certo se un’esperienza non la vivi (per genere) o non l’hai ancora vissuta (genere ed età) è difficile immaginarla, tanto più se è qualcosa che non ti riguarda espressamente.
Quando si è giovani, forti, con gli ormoni che fanno il loro lavoro, è qualcosa là in fondo, vabbè... ci penseremo. Che poi ancora per molti il sesso dopo gli anta è tabù , quand’anche perversione, come dice molto giustamente @giuseppe.bignozziEros, l’armonia con gli istinti primordiali, così naturale che se ti ci abbandoni è immune da ogni pornografia. È solamente vita, nel senso più pieno del termine. E ti vergogni, se sei sopra i sessanta, perché ormai è sconveniente, ma è anche quella boccata d’aria che ti consente di sopravvivere
Giusta quindi l’osservazione di @Fante Scelto , arrivata taaaac al primo commento e anche di @vivonic (ultimo che non si è accorto di essere stato battuto sul tempo....)
Tutto qui, ho depennato altre considerazioni. Siete adulti e grazie a chi ha capito il senso sottile. Emma non è una MILF a caccia dello stallone di turno (perdonatemi la crudezza, ma purtroppo a volte la gente travisa (a volte è realtà, ma pur sempre vita).
 
 
Penso che stavolta metterò mano al racconto in step per inserire qualcosa che avevo finito per depennare e che invece avrebbe fatto differenza e lo condividerò, se qualcuno avrà voglia di sorbirselo ancora.



Ultima modifica di Susanna il Ven Mar 25, 2022 5:06 pm - modificato 1 volta.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

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Grazie a te Susanna. Pensavo di essere stato un po' troppo cattivo...
Un abbraccio "coetaneo"
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Cara Susanna, la tua vivacità intellettuale è la vera scoperta di questo step. Hai risposto a tutti, hai commentato tutti i commenti. La serendipità dell' accadimento mi ha perfino commosso.

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Susanna

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Maestro Jedi
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tommybe ha scritto:Cara Susanna, la tua vivacità intellettuale è la vera scoperta di questo step. Hai risposto a tutti, hai commentato tutti i commenti. La serendipità dell' accadimento mi ha perfino commosso.
Grazie, e tu mi devi una risposta!


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42La verità di una camicia senza bottoni - Pagina 2 Empty Re: La verità di una camicia senza bottoni Ven Mar 25, 2022 10:49 pm

Susanna

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Akimizu ha scritto:Un classicone, direi. Il che non è certo un male, anzi. E se la trama, che scorre su binari conosciuti e non ha forti scosse, si lascia gestire facilmente, ecco che l'autore si complica la vita inserendo una forte connotazione psicologica al testo. Un azzardo secondo me che ha pagato, perché altrimenti il racconto sarebbe stato forse più erotico, più eccitante, ma di sicuro più piatto, al limite del noioso. Invece il viaggio nella testa di Emma ci regala una lettura davvero coinvolgente. La scrittura è sicura, matura e soprattutto adatta al personaggio. Non mi hanno invece convinto i mini capitolo con tanto di titolo, più che altro non ne ho capito l'utilità. Non mi ha convinto il personaggio di Eric, l'ho trovato davvero ingessato , ma peggio ancora strumentale. Parla come parla e si comporta come si comporta solo perché serve che lo faccia per fare proseguire il racconto nei binari prestabiliti. Spero di essermi spiegato, è un personaggio prevedibile, ecco. Non mi è piaciuto neache il pochissimo spazio dedicato a Max, ma questo forse è un peccato obbligato, visto il limite di battute. Insomma, il lavoro è ottimo, ma se Eric fosse stato più vivo, reale, avrebbe potuto essere un racconto perfetto. A rileggerci!
Grazie AKI, nel copiare il mio post con i ringraziamenti devo aver inavvertitamente cancellato il tuo nik nell'elenco. Scusa. Ti ringrazio per il bel commento, pur con le tue perplessità. L'azzardo sono andato proprio a cercarlo, come potrai (se vorrai) leggere nel mio post.
Alla prossima e complimenti per il tuo racconto. Mi ha messo i brividi.


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Susanna

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vivonic ha scritto:Ed eccoci arrivati a te, amico Autore...Un abbraccio!
Caro @Vivonic, che spero un giorno di poter conoscere di persona, per guardarci ben dritti negli occhi (i miei sono tornati di un bel verde brillante, proprio di solo il 2% della popolazione per cui sei pure fortunato) e dirci reciprocamente “’Azzo, quanto mi hai fatto tribolare!” e poi ridere soddisfatti, magari ci scappa un abbraccio (lo so mi piace molto sognare), dicevo, pensavi di averla sfangata solo con quel richiamo al tuo commento nel mio post di replica!! E invece no. Ci ho ragionato un bel po’ e ti replico, ma – come sempre – senza intento polemico, nello spirito portante del forum. Che poi lo sai come sono messa coi tuoi commenti.
 
“”Ed eccoci arrivati a te, amico Autore, e a quello che per me si è preannunciato subito come il commento più difficile dello step, fin dal 15 febbraio. E son contenta! Ci contavo, e siccome avrai letto il mio post di risposta ai commenti, ne avrai già compreso le ragioni.
Non è una coincidenza che io ti abbia lasciato per ultimo.  Ho fatto le ragnatele col Mac in attesa del tuo commento, sempre atteso e temuto.
Oltretutto, quello che voglio dirti da più di un mese non te l'ha ancora detto nessuno, e questo è pressoché sorprendente arrivando a commentarti per ultimo. Ed è questo: secondo me hai indirizzato il tuo racconto a un target troppo esclusivo.
Very Happy Veramente l’ha detto @Fante Scelto nel primo commento al racconto. Soprattutto, è un racconto che affronta una tematica erotica particolare, quella legata all'età che avanza, e di conseguenza non per tutti, cioè non in grado di coinvolgere appieno chi non conosce il problema.
Intendiamoci, questa non è una critica e non significa che sia un difetto, ma vuole essere una costatazione per darti uno spunto. L'idea che mi sono fatto alla prima lettura è stata: per uno come me questo racconto è francamente illeggibile, ma se lo leggesse XXX... 
E certo! Tu sei uomo, giovane e nel pieno della vita, ed è quindi assolutamente condivisibile non possa capire Emma, donna, non più giovane e alle prese con un momento tanto particolare, tutto femminile.
Consentimi la franchezza e dimmi pure che sbaglio (ma non ci provare): probabilmente avresti detto la stessa cosa se avessi declinato il racconto come esperienza vissuta dalla parte maschile dell’universo, proprio perché non sei ancora in un certo target di età.
Ogni racconto che porta “scompiglio” in un qualcosa che ci si aspetta di veder declinato secondo schemi consolidati diventa illeggibile per chi, in questo racconto, non si ritrova o non si ritrova ancora. E anche in chi si aspetta – ad es. all’interno di un contest – che si seguano certi binari, quelli che ad es. portano punti.
Io sono portatrice sana del pensare che qualche volta bisogna andare controcorrente oppure provare ad osare, contestare, per non fossilizzarsi, per aprirsi. Anche a costo di rischiare. Qui non ho niente da perdere, come ho già detto.
Che poi, chi scrive abitualmente ti confermerà, l'editoria è costruita proprio così, come qualsiasi prodotto artistico che abbia poi velleità commerciali; il pubblico di genere over 50 è una fetta spaventosa di mercato, quindi riuscire ad arrivarci: altro che difetto! Dopo aver letto alcuni bei commenti, mi sono commossa: ce l’avevo fatta! Pochi che fossero, ce l’avevo fatta! E questo tuo “altro che difetto” penso di poterlo interpretare in senso positivo.
 
Però, ecco, capirai anche me se non vedevo l'ora di concludere la lettura. E non perché non fosse scritto bene o perché trovassi qualcosa fuori posto per il concorso, tipo i paletti.
Anch’io ad ogni step mi sono trovata alle prese con temi/spunti che mi hanno reso difficile arrivare alla fine e anche commentare: in qualche caso l’ho detto, in altri no, ma di “illeggibile” non ho trovato mai niente. Anche ragionare su argomenti che disturbano aiuta a consolidare noi stessi. Credimi sulla parola.

Spero di essermi spiegato. Ecco, forse a un concorso letterario ci vuole anche un racconto come il tuo, che intercetti una fetta di pubblico e che, sono sicuro, ti gratificherà nelle proprie cinquine. Non avertene, quindi, se non ci sarai nella mia Very Happy E certo che me ne ho! Non ti parlo più! Scherzo, rispetto i commenti di tutti – e non potrebbe essere diversamente – e anche le opinioni.

Come ho detto nel mio post post votazioni, ho rischiato sapendo di rischiare e volendolo fare. Eh, che ci vuoi fare, son fatta così! A volte controcorrente, per vedere da vicino che effetto che fa. E anche perché da un po’ di tempo ho proprio voglia di non essere prevedibile, ma di vivere il futuro anche prendendo a cazzotti tutte quelle pastoie che spesso ci condizionano, a volte tanto sottilmente che non ce accorgiamo. Anche scrivendo.


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vivonic

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Admin
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Sono dal cellulare e non riesco ad articolare molto, ma ci tengo a farti sapere che ho letto con interesse il tuo commento e che non vedo l'ora di conoscerti di persona. 
Sei super!


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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digitoergosum

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Cavaliere Jedi
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Al sesto step non ho partecipato, pur avendoci provato. Eravamo nel pieno del disastro ucraino e invece che scrivere mi maceravo a guardare su sky news 24 il triste, drammatico reportage. Non ho, pertanto, seguito l’andamento dello step, non so nemmeno come si sia concluso. Susanna mi ha chiesto di affrontare il suo testo, ed è per questo che lo commento. Non ho letto i giudizi di voi altri per non farmi influenzare, ma una volta pubblicato il mio andrò a leggervi tutti. Per par condicio, se qualcuno gradisse un mio sguardo al suo racconto del sesto step, me lo faccia sapere privatamente. Al termine di questo ottavo step, che già mi vedrà impegnato ben oltre la mia pigrizia, guarderò quei racconti.
Questo racconto è molto bello. È romantico ma non “mieloso”, e con la scusa del genere obbligato (erotismo) affronta argomenti quali: l’insicurezza ad una certa età, il desiderio di sentirsi ancora vivi, sparando quelle che si credono le ultime cartucce, i sensi di colpa, una sessualità ancora dirompente, se fatta accendere. Ho la sensazione, per la terminologia specifica che l’autrice utilizza, che abbia voluto andare “oltre”, superare sulla carta alcuni suoi dettami morali ed etici, forse per cogliere l’obiettivo “genere” ma soprattutto come spazio libero e autorizzato per sfogare il non raccontabile in altri pubblici consessi. Forse non è un caso che nel racconto, le parole “urlo”, “strilli”, “urlare” si ripetono. Ecco, quell’oltre si avvicina abbastanza a quel confine tra erotismo e pornografia (entrambi degnissimi generi). Devo anche dire che non ho una grande esperienza di lettura erotica, leggendo Anais Nin non sono riuscito a superare due racconti, e ho abbandonato il libro. Più interessante è stata la lettura di Zeruya Shalev, “Una relazione intima”, e ho trovato molto di quel libro in questo che considero un ottimo lavoro. Ma poi non ricordo di aver letto altro del “genere”.
Mi è piaciuta molto la suddivisione in capitoli titolati, saggiamente dosati. Molto bello come l’autrice riesca a raccontare il futuro senza descriverlo veramente, non c’è traccia di nozionismo, non si sente “la scrittrice” e i personaggi risultano credibili e tangibilmente esistenti, e questo è un pregio. Forse, stante il contesto futuristico, e pensando che nel 2040 saranno stati fatti enormi passi da gigante nel campo della medicina e del mantenimento del corpo, avrei spostato l’età della protagonista più avanti, sui settanta – settantacinque. Ma non è importante, perché adattare a uno scenario futuro l’ineluttabilità delle problematiche oggi attuali era proprio l’intento autoriale. Molto valida la descrizione dei luoghi, ma questa è sempre stata una peculiarità dell’autrice.
Quando ho letto “Strano verbo, donna”, quel donna mi ha un po’ infastidito. Successivamente il coprotagonista lo ripeterà adducendo che non erano più nel medioevo, ma invece l’ho vissuto proprio come qualcosa di “vecchio” e presupponente, seppur mascherato da gesti e forme educate, per dirla tutta “maschilista”.  E forse, anche questo rientra nel concetto che vuole far passare l’autrice, ovvero un’infatuazione destinata per chi si è presentato alla protagonista nel momento delicato e con quel mix di “maschitudine” e gentilezza, per quella forma “masochistica” (non me ne vogliano le nostre amiche, è un concetto noto in psicologia, e non parliamo di deviazioni) che è intrinseca nella sessualità femminile. C’è una parte, oltre al fatto della “donna”, che non mi ha fatto amare a tutto tondo il personaggio maschile. Quel suo indurre lei a prendere l’iniziativa. Si erano capiti da tempo, sapevano come la storia sarebbe finita, e stante i presupposti doveva essere lui a prendersi la responsabilità della seduzione. Invece la invita a farlo, il futuro Pilato, forse inchiodandola a vivere la vergona per una legittima pulsione, obbligandola a non recriminare per qualcosa, quel qualcosa, quando se ne fosse eventualmente pentita. Non so.
Il titolo, poi, è delizioso. Nella “verità” ci leggo “confessione”, ma non quella agostiniana, semmai quella magnifica di Rousseau, laica e elegante ma sfrontata e invitante a cercare, in un testo dalla presunzione pedagocica, il piccante seducente.
Anche il finale aperto è molto bello, poetico, pur nella tristezza del rientro nella routine. Quei tre pistilli assieme a due bottoni è veramente un colpo da “maestra”.
Qualche piccolo refuso, una punteggiatura che è diversa da come la uso io, ma ci sta tutta. Mi è piaciuta molto la tua storia, non originalissima ma condotta veramente bene. Brava.

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