Si dirige a destra, in direzione dell’abitazione dell’amica, le sembra la destinazione più logica.
Svolta ancora a destra, imbucando una stradina che prendono sempre per andare a casa e infatti le pare di sentire il suo profumo, un costosissimo Mojave Ghost, impossibile da confondere.
Un grido secco e molto acuto squarcia l’aria, e Giulia non dubita nemmeno per un secondo che si tratti della sua amica. Inizia a correre, l’abitazione di Beatrice è ormai vicina, ma quando gira l’angolo i capelli le si rizzano sulla nuca.
Beatrice è a terra, proprio davanti la porta di casa sua e a un paio di metri di distanza, accovacciata sulle gambe, c’è la bambina che ha visto prima al Café de Paris.
E ci sono anche tutti gli altri, dalla coppia di pensionati alle tre odiose ragazzine.
- Ma cosa cazz…
Beatrice si gira a guardare l’amica, gli occhi solcati dalle lacrime, fa un gesto con la mano come per fermarla.
- Ti prego, Giulia – dice, tirando su col naso e facendosi forza – vai via da qui. Corri, scappa. Loro non sono quello che sembrano.
In pochi, lunghissimi secondi, Giulia capisce che la sua amica non ha avuto nessuna allucinazione, anche se ancora non sa cosa stia succedendo. Ma decide di non indietreggiare.
- Io non vado da nessuna parte senza di te. – risponde, con la voce più ferma che riesce ad avere.
Beatrice guarda la sua migliore amica con riconoscenza.
- Loro non sono…
In quel momento la bambina appoggia le mani a terra, come fosse un cane. Si avvicina alle due donne, si avvicina all’orecchio di Giulia, che cerca di non voltarsi a guardarla. Sente il suo respiro sul collo, e una puzza incredibile di piscio.
- Lei deve venire con noi. – le sussurra, riferendosi a Beatrice – Scappa, sei ancora in tempo.
Poi le lecca l’orecchio, lentamente, con la lingua biforcuta.
Giulia spinge via la bambina e si rizza in piedi, furente.
- Ma che cazzo vuoi? Che cazzo volete, bastardi? Lasciateci in pace, o chiamo la polizia! – urla, con tutte le sue forze, i pugni chiusi fino a diventare bianchi.
La bambina striscia indietro senza cadere, poi si rimette a quattro piedi e inizia a mutare.
Il barman cade in ginocchio e inizia a mutare anche lui, e tutti gli altri fanno la stessa cosa. Si muovono in maniera innaturale, con un gran rumore di giunture e ossa che si spostano.
In meno di un minuto tutti diventano lupi, o qualcosa di molto simile.
La bambina è il più grosso, sta a capo del branco mentre si avvicinano latrando alle due donne.
- Merda! – esclama Giulia, terrea in viso.
Si gira verso la sua amica e la vede in piedi, la mano nel petto, lo sguardo determinato.
Beatrice fa qualche passo avanti, frapponendosi fra i lupi e Giulia.
- È tutto vero allora, figli di puttana!
La bestia che aveva assunto le sembianze di una bambina sembrò sorridere.
- Non puoi più fuggire, Hok’ee. Verrai con noi, o morirai.
Beatrice tira fuori dalla giacca un ciondolo che porta al collo, e lo mostra. Una specie di ampollina con della polvere dentro.
Le bestie fanno qualche passo indietro.
- Io non vengo con voi, brutti stronzi. Se vi avvicinate ancora la uso, potete giurarci. Adesso ricordo, adesso so chi siete.
I lupi ringhiano di rabbia, sbavando ovunque. Ma non attaccano, e infine sembrano rinunciare.
- Forse, ma non puoi fermarci. Devi scegliere, o noi, o muori. – dice il lupo al comando.
Si volta e si allontana, seguito dagli altri.
il fetore di piscio ammorba l’aria. Inizia a piovere.
Pochi secondi ansiosi e Giulia si mette muso a muso con Beatrice:
- Ok, cosa cazzo è appena successo? Cosa è…
- Giulia, calmati!
- Io sono calmissima, Cristo, ma tu devi dirmi cosa succede. Cosa sono quelle cose?
Beatrice fa un sospiro profondo, poi fissa gli occhi in quelli della sua amica.
- Sono Skinwalkers!