Regalo d'addio

– Hai fatto il backup?
– Certo: tutti i miei programmi sono sul server.
Il capo armeggia con la tastiera, verifica e chiude bruscamente il portatile.
– Lo sai che non dipende da me. –  I colleghi ci guardano bisbigliando tra loro e Irene sorride fingendo di asciugarsi una lacrima.
– Tu sei quello più anziano… largo ai giovani, no? – Mi batte una mano sulla spalla come se fossimo amici.
– Certo. – Sorrido.
Non sono sorpreso perchè era da un po’ che la notizia girava nell’aria e così ho avuto il tempo per lasciare sul server un regalino fatto con le mie mani: il mio lombrico disporrà di tutto il fine settimana per scavare gallerie.

Qui non di parla di pensione in senso stretto, al limite di prepensionamento e, nonostante la vendetta subdola del protagonista, il tuo cento mi lascia una certa tristezza e malinconia. E se suscitare sentimenti è il compito della scrittura, allora vuol dire che hai colpito nel segno.

Ni. Nel senso che ho apprezzato il punto di vista "morale" di questo 100, ovvero una sorta di angoscia perdurante che sta per giungere alla conclusione. Dico questo perché mi pare evidente che il protagonista non si trovasse bene nell'ambiente lavorativo. Un po' per l'età, un po' per chissà cos'altro. Magari non gli piaceva il suo lavoro, ma doveva farlo per necessità.
Ecco, per contro, un lombrico? O meglio, un lombrico soltanto? Col lombrico ci vai a pesca. Io avrei fatto di peggio.

Grazie

Oh... finalmente un essere umano con la visione giusta.
Te me manni in pensione? E io me ne vado ma te lascio er ricordino del lombrichino che scava scava te se magna er server che non servirà più e poi si che te ricorderai de me oltre la lacrimuccia.
Scritto bene e mi ha coinvolto! Complimenti!
E sei uno che non molla autore ma gliela ammolla!

Racconto verosimile, a punire la finta sofferenza ci penserà un virus pure troppo cattivo.
In un epoca come la nostra ci sono miriadi di possibilità per fare del male, anche se la reazione del 'capo' potrebbe sembrare eccessiva e insopportabile.

Attuale. Conciso. Stretto. Qui lo strappo generazionale che momento di crescita diventa vendetta. Saperi che non vengono più tramandati. Una generazione nuova che è superba e crede di non aver nulla da imparare e dall'altra una generazione vecchia che non sa più insegnare.

Bello, diretto e tagliente. Non ci sono molte altre cose da dire, è la storia di una vendetta. Mi è piaciuto.

Ciao autore, diretto e tagliente il tuo 100, ma se mi permetto un ambiente lavorativo pieno di falsità e dove tutti in realtà lavorano per farti fuori è meglio perderlo che trovarlo. Scrittura pulita, adatta al tema, senza troppi fronzoli. Complimenti e a rileggerci!

Ti costringono a uscire dall’azienda e tu che fai? Metti un bel bug nel sistema. “Non avrai il mio scalpo!”.
Una ironica e divertente vendetta informatica così ben architettata che il capo non si accorge di nulla e magari è proprio lui stesso ad attivare il baco chiudendo il pc.
Nel dialogo quando parla il capo non dovresti andare a… capo perché ci si confonde un po’ (chi dice cosa?)
Largo ai giovani.

Racconto carino che cerca di strappare un sorriso.
Credo che la traduzione corretta sia"verme" invece di lombrico (worm, in inglese), ma rende comunque bene l'idea. Lo stile è lineare e la situazione è abbastanza conosciuta da non aver bisogno di ulteriori spiegazioni. Lettura piacevole.

Vendetta, tremenda vendetta.
Eh, quando ci vuole, ci vorrebbe. Un racconto simpatico, di primo acchito. Letto per quello che è fa sorridere e dire “Grande!
Nella realtà il momento in cui vieni messo da parte e ti accorgi dell’ipocrisia con cui giustificano un prepensionamento, beh porta al desiderio di fare qualche danno. Molto umano, magari non condivisibile, ma umano.

Non sento un gran feeling col sentimento di vendetta, o perlomeno, quasi nulla ci viene detto per empatizzare del tutto con il protagonista. Sì, è il più anziano e sembra essere licenziato per questo, ma che la sua vendetta sia giusta è solo una supposizione indotta.
Chissà poi se distruggere dati e file nel software aziendale non comporterà sanzioni per qualche lavoratore innocente che verrà incolpato per errore.

Il 100 è carino ma non mi sono sentito coinvolto dalla situazione, anzi, un po' mi ha lasciato insoddisfatto.

Ciao Penna. Un racconto, il tuo, di evasione. Sa di "seriale", di quelle serie TV con i risvolti spesso assurdi e altri previsti e prevedibili.  A una scrittura scorrevole abbini un vero e proprio racconto, anche se la morale non è esattamente nelle mie corde. A rileggerti.

vendetta fantastica, nulla da eccepire.
non credo sarei stato capace, fosse capitato a me, però ammiro il protagonista per quel gesto.
e il comportamento dei colleghi non mi pare il top...

Una vendetta raccontata in modo ironico, per un 100 che trovo riuscito davvero bene!

Apprezzo il protagonista di questo 100, quando sai che stanno per mettertelo di dietro è doveroso prendersi una rivincita.
Il racconto ha il suo perché, non so se entrerà nella mia classifica, ma la reputo una buona prova che tra l'altro esplora una dinamica che mi pare nessuno abbia trattato: la vendetta sul posto di lavoro.

Ciao Autor
Sarebbe interessante capire il perché di un gesto tanto forte. Scherzetto da niente! 
Ma in poche battute non si può chiedere altro e neppure esserne troppo coinvolti. Peccato.

Un 100 che riesce a mostrare molto più di quello che dice. Emergono in modo appena accennato ma in maniera netta e inequivocabile le dinamiche all'interno di questo luogo di lavoro, che non appare certo amabile e accogliente, ma un groviglio di competizione ed egoismo con qualcuno sempre pronto a pugnalarti alle spalle.
Paradossalmente però lasciare quel luogo non dovrebbe essere fonte di tanto risentimento: è vero che non si conoscono le dinamiche della situazione e al lettore spetta il compito d'immaginare i soprusi e il disagio dietro la vita lavorativa del protagonista. Questa mancanza fa percepire la vendetta come troppo eccessiva per un prepensionamento che in realtà svincola senza conseguenze il protagonista da quel luogo di lavoro così antipatico.
Però... La frase tu sei quello più anziano mi ha indotto a pensare al prepensionamento, ma in realtà potrebbe benissimo essere un licenziamento e a questo punto vedo più giustificato il rancore del protagonista.

La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Questo verrà servito quando il protagonista non sarà più lì a gustarselo: peccato, potrà solo immaginare la faccia del capo man mano che il virus compie il suo lavoro.
Originale e tagliente.

Cinico quanto basta. Avete voluto farmi le scarpe? E adesso vi pigliate il regalino. Strxxxi!
Un racconto diretto che funziona molto bene. Bravo!

Ciao, Penna.

110 parole.
Come nota di colore, avrei usato un insetto (bug) al posto del lombrico. Ma forse il lombrico (worm) fa anche lui la sua bella figura informatica. Perdonami, ma mi hai colpito nel... lavoro.
La figura più inquietante per me è Irene, sempre che il narratore sia affidabile; dal datore di lavoro certi atteggiamenti me li aspettavo. In questo racconto non c'è solo la scena ma si apre anche una finestra su ciò che c'era prima e questo è un ottimo punto a favore. Il finale resta aperto.

Grazie e alla prossima.

Ciao autore.
Innanzitutto grazie di cuore per aver fatto entrare in questo contest un'altra tematica importante che mi sta a cuore, per il quale è stata anche coniata ad hoc la parola "esodati". Largo ai giovani un cazzo. Quante vite, quante famiglie rovinate.
Quello che mi piace poco è invece il messaggio di vendetta che ci proponi.
Non starò qui a parlare di vendetta, sia perché non è il luogo giusto dove farlo (sotto al tuo racconto), sia perché è un qualcosa talmente lontano da me che proprio non voglio neanche dargli troppo spazio.
Ma credo sia un messaggio pericoloso da trasportare e da presentare al pubblico. Ok, noi non abbiamo certo platee sconfinate, ma io immagino sempre che un'opera possa scalare vette inesplorate e giungere a un pubblico che non ci aspettiamo, e non mi piacerebbe, per esempio, che un mio studente leggesse questo tuo racconto.
Finché è possibile, dobbiamo vivere in uno stato di diritto. La vendetta va bene se è portata avanti a termini di legge, per esempio con una vertenza sindacale. Distruggere un'azienda e commettere un reato che, oltretutto, non ti procura nessun beneficio (avrei apprezzato di più, per esempio, se gli avesse svaligiato la cassaforte: almeno ne ricavava una qualche utilità) non è un messaggio che mi piace trovare e che vorrei condividere.
Mi dispiace, ma questo tuo 100 non mi è piaciuto per niente, se non per averci permesso di ricordare gli esodati e il dramma che hanno vissuto, e vivono, numerosissime persone.

Non amo le vendette e non le giustifico, quindi il racconto non mi piace.
Non so dire se mi è più odioso il capo che si giustifica con "largo ai giovani" o il protagonista che danneggia i programmi sul server.

Un racconto che trasmette la delicatezza e la saggezza del protagonista di fronte all'inevitabile. La conversazione sui backup aggiunge una dimensione tecnologica, mentre l'atto finale di lasciare il "regalino" al lombrico è un tocco di humor e poesia. La storia riflette sulla transizione generazionale nel mondo del lavoro in modo leggero ma significativo. Un mix di emozioni e astuzia rende questo racconto memorabile.