La luce che entra dalla finestra si rifrange sulla superficie vitrea macchiata dagli anni, che restituisce un’immagine velata dalla patina del tempo. Gli occhi vacui della donna fissano quell’immagine, trapassandola come se non la vedessero.
Poi la sua mente vola lontano, a quando la luce era sacra e i colori delle stagioni dorati, quando il treno della vita era appena partito e volava veloce sulle rotaie. Il paesaggio dai finestrini procurava infinita meraviglia e quegli stessi occhi riflettevano il cielo sfrontato, come pozze dopo il temporale. Le dita rosate erano petali di fiori delicati che emanavano la loro fragranza e tutto era fresco, splendente e preteso.
Ad ogni fermata, un nuovo carico di compagni di viaggio e di vita e di amori erano acqua fresca cui dissetarsi come a una fonte sempre viva e inesauribile, un porto certo a cui fare ritorno, un rifugio sicuro dopo la furia dell’amore.
Gocce di vino novello erano le labbra vermiglie. Su di esse, quasi fossero fiocchi di neve, si scioglievano baci innocenti in quel viso d’alabastro incorniciato da una chioma lucente come ali di corvo.
Rimpiange, la donna, l’eco di una risata argentina che ormai risuona lontana nel tempo, quando, con la testa riversa all’indietro, la gola si mostrava pallida ai raggi bianchi della luna.
Quando è stato - non lo ricorda - che le stagioni hanno perso colore e la luce la sua sacralità? Quando i petali delicati della sua pelle diafana hanno cominciato a sgualcirsi? Quando il cielo degli occhi velarsi di nubi leggere?
Durante la corsa impetuosa del treno – rammenta - è scesa alla fermata sbagliata e invano è rimasta lì, sotto la pensilina di vetro, a fissare i binari vuoti con occhi del colore del mare…
Un colpo di vento spalanca la finestra e gonfia la tenda che le sfiora il volto appassito. La donna si riscuote e col dorso della mano sciupata si asciuga una lacrima scivolata dagli occhi spenti. Sospira e, mentre si alza lentamente, lo specchio riflette ancora una volta la sua immagine sottile e scura che chiude la finestra, china il capo e se ne va.