Per
@Fante Scelto ci vuole davvero una risposta a parte, iniziando con il grazie per l’impegno di un commento così articolato, che - anche per gli altri racconti ovviamente - denota un’attenta lettura dei testi ma soprattutto il desiderio di dialogare con l’autore a tutto tondo.
E mi hanno fatto piacere i complimenti per la scrittura.
Volevo riprendere i passaggi punto per punto, ma risparmio spazio, seguendo però lo sviluppo del tuo commento e provando a “raccontarti” il racconto.
Parto dal genere letterario: ho ripreso un racconto, lasciato a decantare ma, senza ragionare assolutamente su un genere letterario preciso cui ispirarmi, ho lasciato che la storia accogliesse atmosfere in cui si mescolassero la realtà, la potenza delle leggende che ancora influisce certe comunità e anche quel qualcosa di indefinito cui non si riesce a dare una spiegazione logica, ma che poi magari potrebbe averla. Un po’ come i romanzi dei autori sudamericano che ho nominato nel commento al mio racconto, ma prendendo un’altra strada, data anche la limitata lunghezza del racconto.
Se avessi voluto una storia realistica in ogni suo passaggio, o quantomeno del tutto plausibile, avrei scritto diversamente e i tuoi appunti allora sì che avrebbero individuato punti critici.
Quando mi creo un personaggio, me lo costruisco anche per quanto poi non mi servirà per il racconto, una traccia che mi deve delineare comportamenti, modo di esprimersi ecc.
Un po’ come estrapolare da una biografia i passaggi per me significativi.
La nascita di Selima
Eh Eh Eh…non è la madre che dice: “ caro, questa bambina è troppo speciale, al decimo anno ecc”, ma il capo del villaggio, e siccome siamo in un ambiente un po’ arcaico, poco culturizzato, dove gli anziani ancora sono ascoltati, i genitori ascoltano.
Mi sono immaginata dei genitori che, come tutti i genitori, vogliono dare alla loro figlia - anche se "femmina" o proprio perchè femmina, un futuro migliore, con gli strumenti per affrontare una vita nuova, diversa dalla loro. Niente che non accada anche oggi, a costo di veder partire i propri figli. E quindi accettano di fidarsi delle Sagge.
Durante il viaggio non hanno avuto problemi di sorta, sono stati accolti con gentilezza, l’ambiente è accogliente, quindi il padre si tranquillizza, accettando di fidarsi: della loro saggezza, che altro non è che esperienza e conoscenza.
Per i nomi di Selima - rappresentativi di un percorso di vita che lei potrà gestirsi, se vorrà e potrà – su cui hai disquisito con motivazioni molto interessanti, alla fine – a racconto riletto – mi sono detta che forse durante la stesura, inconsciamente, avevo messo sul piatto il significato di “destino”.
In realtà quello che noi chiamiamo destino cos’è? Penso che una volta ce lo siamo chiesto tutti. È una serie di coincidenze? O una catena di eventi preparata per noi da chissà chi, di cui non abbiamo contezza o, ancora, è l’insieme delle strade che abbiamo seguito, facendo una determinata scelta ogni volta che ci troviamo a un bivio? Ecco Selima aveva una strada segnata, vuoi per le stranezze della sua nascita, vuoi per la personalità che è emersa durante il periodo presso le Sagge, ma alla fine ha dovuto comunque fare delle scelte, non ultima quella di accettare il suo destino. Non era obbligata a fare ciò che le si era prospettato, avrebbe potuto cambiare qualcosa, ma siamo in un racconto di fantasia dove non sempre tutto deve essere messo in discussione, dove quello che si racconta è quello che si è deciso debba accadere, e questo vale per tutti i racconti.
I nomi:
Il primo nome poteva essere il nome di una persona molto potente, che le aprisse porte altrimenti sbarrate, o più semplicemente la caparbietà di superare gli ostacoli per poter studiare, per dimostrare le proprie capacità.
Il secondo è per la parte della sua vita dove vivrà l’amore: anche in questo caso lo spendere il nome è chiudere un periodo intenso e appagante, vissuto con un uomo che l’ha amata per quello che è, senza pregiudizi e passando oltre le differenze culturali. Con la morte di Richard si chiude un’epoca, di cui le rimangono i ricordi.
Il terzo nome è per il coraggio di difendere qualcosa di prezioso, non solo per lei, ma anche per gli altri, a costo della vita, una vita che le ha dato tanto, rivissuta attraverso le pagine del suo diario che l’accompagnano nel viaggio verso l’oasi.
Forse è proprio in quest’ultimo passaggio che ha avuto prevalenza l’effetto “soprannaturale” della storia, anche se – terra terra – le tempeste nel deserto sono eventi non inconsueti, niente vieta che se ne verificassero di particolarmente violente in un breve periodo di tempo.
E per il finale… mi sono un po’ incastrata anch’io, te lo confesso. Perché mi piaceva tanto così, ma dovevo anche essere pronta a dare delle spiegazioni.
Un’altra donna, anche lei destinata a occuparsi della fonte? Una Selima che non solo è sopravvissuta, ma ritorna pure ringiovanita? L’insieme delle due cose: Selima ha protetto la fonte, a costo della sua vita, ma il testimone è passato a un’altra donna, anch’essa con un compito da portare a termine. Proteggere qualcosa di prezioso.
Grazie per la pazienza della lettura e al prossimo step!