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Il tempo di un nome

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26Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Dom Mar 31, 2024 8:26 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Sono molto in difficoltà nel giudicare questo racconto.
La scrittura è di qualità, senza dubbio una delle migliori del contest, se non la migliore in assoluto. Anche la trama ha le sue qualità, ricca di spunti davvero interessanti. E pure Selima è un bel personaggio.
Però devo anche confessare in tutta sincerità che ho faticato a restare concentrato nella lettura. Il testo è davvero lungo, molto descrittivo, tanto che spesso mi sono ritrovato ad aumentare la velocità di lettura, senza lasciarmi cullare dal ritmo della storia, ma cercando di dominarlo.
Ritmo della storia che è molto lento, coerente con l'ambientazione scelta, ma che sommato al numero dei caratteri utilizzati ha reso la lettura davvero impegnativa.

27Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Lun Apr 01, 2024 8:03 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Car aut
La storia mi è piaciuta davvero molto, mi ha intrigato. Mi ha riportato alla memoria un libro letto da ragazzina, il cerchio del tempo, forse per il ritorno di Selima ringiovanita e rinnovata (questi sono viaggi mentali miei, lasciamo perdere).
La scrittura è un po' appesantita, andrebbe sfrondata, alleggerita per rendere tutto più fluido, più scorrevole. Ma la storia, che contiene un'altra storia, ha una grande potenza, ha una grande protagonista, ha un grande potenziale. 
Per me un buon lavoro che è possibile migliorare molto.
Alla prossima.
Ele

28Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 02, 2024 11:20 am

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Che bella storia, una donna custode dell'oasi e dell'acqua, che lotta per evitare sconvolgimenti fatali.
Il raccontare la propria vita, l'offrire focacce e datteri
e solennemente l'acqua, rendono Selima magica e benevola.
I tre nomi donate dalle sagge, vengono spesi per la cultura, per l'amore e per la salvezza dell'ambiente.
Ma la storia non finisce con lei, un'altra eletta prenderà il suo posto per salvaguardare quei beni preziosi.
Scrittura impeccabile, trama coinvolgente, dialoghi curati, descrizioni stupende.
Sicuramente degno di menzione.
Grazie per il dono di questo racconto.


______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

29Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 02, 2024 2:15 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Al netto dell'ottima scrittura, il racconto soffre di tutta quella serie di problemi che la fiaba/fantasy, o comunque l'introduzione di elementi magici, quasi inevitabilmente comporta.
Al solito, io sarò troppo razionale, ma non riesco a non ravvisare tutti quei problemi di logica della trama che sì, mi rendo conto che nel genere fiabesco sono poco importanti, epperò mi lasciano sempre insoddisfatto.
Per esempio.
Nasce una bambina in una notte particolarissima e la prima reazione della madre è "caro, questa bambina è troppo speciale, al decimo anno d'età devi portarla dalle Sagge per scoprire il suo destino."
Mh.
Le Sagge sono definite come creature quasi leggendarie, che nessuno nel villaggio ha mai visto, eppure, quando Hared porta Selima da loro non c'è sorpresa, non c'è tensione, non c'è nulla dell'incontro con qualcosa di mistico. Sembra che siano andati all'ufficio comunale, e addirittura si fermano lì tot tempo come se fosse una prassi. Tipo ufficio comunale, in effetti.

Portare la bambina alle Sagge, dopo la congrua attesa, ha due effetti: 1) togliere la bambina all'affetto dei suoi genitori; 2) darle gli strumenti per affrontare il destino ineluttabile che la attende per via dell'essere nata in quella notte fuori dal normale.
Gli strumenti sono poi di fatto una cultura variegata e tre nomi. 
La faccenda dei nomi io l'ho vissuta un po' come un complicato espediente narrativo per... non so neanche bene per cosa, forse solo dare a Selima la forza sovrannaturale di sconfiggere la compagnia petrolifera nel finale.
Anche perché il primo nome viene speso per essere accettata all'università. Che come messaggio non è il massimo, voglio dire: non superiamo i limiti delle regole e dell'ottusità con il talento e i meriti ma con gli oggetti magici.
Mh.
Il secondo non ho capito che funzione abbia. Scritto al fondo di un diario appena prima che inizi la storia d'amore con Richard. A che è servito? Non a fare innamorare lui di lei, perché succede prima, e sarebbe stato un altro messaggio poco edificante. Ammetto di non aver capito la funzione del secondo nome.
Il terzo, s'è detto, serve invece a evocare la furia degli elementi sulla compagnia petrolifera, che altrimenti non sarebbe stato possibile fermare. Però io mi chiedo: dato che Selima attinge a poteri soprannaturali come se sapesse già di possederli, come s'incastra questo con la faccenda dei tre nomi? Il terzo nome le ha dato il potere o lei lo possedeva a prescindere? 

Questa domanda finale apre la porta all'incongruenza di fondo che ho sentito per tutta la narrazione: ogni volta che Selima spende uno dei suoi nomi, sembra farlo per scelta consapevole, per libero arbitrio. Ma come fa a esserci libero arbitrio nelle sue scelte se ha addosso il "destino ineluttabile" della sua nascita speciale?
In pratica, Selima fa sempre quello che è destinata a fare, senza meriti, senza infamie, con i tre nomi che alla fine si riducono proprio solo a una decorazione alla panna: ci sono, ma se anche non ci fossero la storia funzionerebbe uguale. E per un aspetto così importante da dare il titolo al racconto, non mi sembra un limite da poco.
Viceversa, se invece Selima sceglie liberamente quando utilizzare i tre nomi, allora che destino ineluttabile è quello che la sormonta dalla nascita?
In questa ottica, i tre nomi diventano un accessorio magico, potevano essere tre sassi incantati o tre piume o tre parole magiche: perdono il loro significato unico e si riducono a orpello.

C'è questa contraddizione di fondo che percorre tutta la storia e mi lascia interdetto, senza propendere per l'una o l'altra parte. Fosse un racconto standard, un fantasy, una storia di vita soprannaturale, sarebbe magari un'ambiguità (anche molto bella, se trattata consapevolmente) intrigante e voluta.
Ma questa è una fiaba, o ci si avvicina, e il peso di questi elementi aumenta parecchio nell'economia del tutto.
Da qui le mie perplessità principali.

Avrei una nota anche sul finale, e sul fatto che non sia chiaro se Selima ritorni sotto le spoglie di un'altra donna, o se semplicemente un'altra donna ne prenda il posto.
Di questo particolare non ho ben capito la funzione.
Selima è una donna unica, nata in una notte speciale, destinata a un futuro già scritto. Per quale motivo essa si rigeneri a vita nuova, se è corretta la prima opzione, mi sfugge. Fa la sua vita, compie il suo percorso, poi scompare. Invece no, riappare.
Qual è il significato? Questo non rischia di far perdere valore a quello che ha fatto in vita?
Se invece non è lei ma qualcun'altra nata in una notte speciale, ecc. che significato ha? 
Non sono riuscito a spiegarmelo nell'economia della fiaba.

Sul resto non ho molto da obiettare.
La scrittura è di ottimo livello, anche se un po' troppo carica in certi passaggi. C'è spesso luccicanza, anche se in una fiaba lo tollero un po' di più.
E niente, il racconto fa la sua funzione, narra una storia, secondo me ha questa profonda incongruenza di fondo legata a destino e libero arbitrio. Non posso dire che mi abbia entusiasmato ma si sente forte il valore della mano scrivente.

30Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 02, 2024 11:35 pm

Fenix


Viandante
Viandante

Vorrei dire un sacco di cose dopo la lettura di questo racconto, ma già si sono espressi tutti a riguardo, quindi non posso fare altro che sottolineare la potenza espressiva di questo racconto, il personaggio di Selima, tutto stupendo, mi hai completamente trascinato nel tuo racconto!

31Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Lun Apr 08, 2024 9:53 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ed eccomi al terzo tempo, un momento che vale davvero il tempo che impieghiamo a leggere perché, con i chiarimenti, le curiosità, conoscere quali sono stati gli spunti che hanno portato al racconto è sempre interessante e utile.
Prima di tutto sono doverosi i complimenti ai vincitori (e ci mancherebbe), ma anche bravissimi a tutti quelli che si sono messi in gioco per la prima volta, non semplice soprattutto per le new entry che devono cimentarsi non solo nella stesura del racconto e i tempi di consegna, ma anche col meccanismo del contest e – parte più ostica – con l’accettazione dei commenti (e ci sono post molto interessanti in un’altra sezione di Pacharama).

Devo dire che, dopo Rooms, con solo due paletti da affrontare è stato inizialmente… non arrivo a dire destabilizzante ma chi ha vissuto i 13 step sa cosa intendo. Un po’ spaesata, ecco.
Da parte mia non posso che ringraziare chi mi ha votato e chi ha commentato favorevolmente il mio racconto, commenti che per me valgono tanto quanto dei punti nel confessionale. E questa volta sono stati particolarmente graditi perché mi hanno fatto toccare con mano che l’aver ragionato sui consigli ricevuti mi ha permesso di togliermi di torno qualche difetto, pur non rinunciando al mio stile (quale sia ancora lo devo scoprire, ma intanto lo coltivo).

Grazie quindi a @M. Mark o'Knee @Petunia @Molli Redigano @mirella @SuperGric @Resdei @tommybe @Arunachala @Albemasia @Gimbo @CharAznable @gipoviani @Achillu @paluca66 @Arianna 2016 @Fenix @Menico .
E, se avrete la pazienza, provo a dare una risposta alle vostre note:
@Molli Redigano: non mi sono preoccupata del genere, ho lasciato la storia prendesse la sua strada e si dipanasse pezzetto per pezzetto.
@caipiroska @Resdei   @Giammy @Albemasia per i vari momenti della vita di Selima dopo aver lasciato le Sagge – che andrebbe asciugato - devo dire che la mia impressione, rileggendo il tutto a file consegnato (e fa un altro effetto, e un altro ancora quando lo vedi pubblicato) era stata quella di aver asciugato troppo, perchè era necessario spiegare come si concretizzava il significato dei nomi, rappresentativi del suo destino attraverso le scelte operate. Con meno informazioni non so se avrebbe funzionato, ho l’impressione che sarebbe arrivata qualche nota per il troppo poco narrato.
Quanto alla scrittura ridondante, mi serviva uno stile un po’ particolare per una storia così, ispirata – come avevo scritto nel mio commento – alle trame di alcuni romanzi di scrittori sudamericani. Poi come tutti noi coltiviamo il nostro stile da cui non è facile distaccarsi.
@vivonic … Eh, i commenti di Viv! Sempre attesi, ma non temuti come i primi tempi di Rooms. Mi spiace di non aver catturato la tua attenzione, spero nelle prossime volte. (Ps ti offendi se battezzo Vivonic II il bel cespuglio di agrifoglio, anzi una siepe di agrifoglio, che ho in giardino? Per via che averne cura è sempre una faccenda "spinosa", però sta crescendo bene.)
@CARLA EBLI – grazie per il consiglio, vedrò di riprendere il racconto per trovare qualche termine più inusuale che si sposi con la storia, magari ci confronteremo se capiterà di andare per sentieri. Quanto al raccontarla in prima persona ci avevo ragionato ma mi sembrava eccessivo, un narratore onnisciente troppo presente. Ma anche qui, ci si può provare (ma quanto tempo in più ci vorrebbe ogni giorno!) perché è un buon suggerimento.
@FedericoChiesa In realtà non ho scelto di proposito una zona geografica particolare o una popolazione specifica, ma semplicemente “il” deserto e “una” donna. Il deserto di Selima è invece per me molto presente, è parte naturale dell’ambiente in cui vive e per questo lo vive anche al di fuori dell’essenza fisica. Mi spiego: io vivo vicino a dei boschi: tronchi, fronde, rami, sentieri, ombre e suoni sono “normali”, ma in un racconto non sarebbe tanto il bosco fisico ad avere la prevalenza, come presenza quotidiana e scontata, ma quello che il bosco rappresenta in termini di silenzio, di luogo in cui potermi rifugiare, anche un posto dove non pensare.
@ImaGiraffe Mi spiace di averti tediato così tanto, ma può accadere, fa parte dell’alea di un concorso sia scrivere che leggere un racconto che non si sposa con i gusti dei lettori. E io dico “per fortuna”, altrimenti si leggerebbero robe fatte con lo stampino, senza alcun stile personale che faccia la differenza. Ma soprattutto scritti solo per cercare di avere dei punti. Comunque sia, rispetto sempre l’opinione degli altri, la sincerità e la schiettezza anche quando fanno un po’ male.
@Claudio Bezzi@Arianna 2016 in realtà non avevo intenzione di inserire il tema ambientalista come lo si intende generalmente, né puntare il dito sugli insensibili estrattori di petrolio (sarebbe un po’ ipocrita visto che il benessere di cui godiamo deriva anche dal suo utilizzo in tantissimi settori) quanto verso chi – rimanendo nel contesto del racconto – non ha rispetto per un’altra importantissima risorsa, cioè l’acqua e, di conseguenza, della gente dei villaggi. Avrei potuto punire gli inquinatori dei fiumi e dei mari, ma il deserto si prestava a confrontare l’elemento acqua, così ricco di vita e indispensabile, con l’apparente mancanza di vita del deserto, che anche da un semplice rivolo d’acqua trova la forza prosperare.
@Asbottino : accetto il tuo punto di vista e ci mancherebbe, vista la qualità dei tuoi commenti, che ho sempre apprezzato. Avevo iniziato a scrivere qualcosa ambientato in un bosco, ma c’erano tronchi che mi bloccavano ogni sentiero, per cui ho preso un biglietto aereo per altra destinazione: un racconto scritto qualche anno fa, senza una ragione particolare, cui mancava all’epoca della parte centrale. Poi cercando un nome diverso per la protagonista, ecco l’idea di inserire i “nomi” rappresentativi di momenti dei momenti vissuti da Selima e a essi associati. È stata la parte forse più intrigante da sviluppare e sfoltire (diciamo che ero sui 21000 caratteri…), ma anche sfoltire è un ottimo esercizio.
@Byron.RN : grazie per il buon giudizio sulla scrittura, mi spiace che il racconto non ti abbia preso ma d'altronde è un rischio insito nel meccanismo di un contest.
@Hellionor : ho già sfrondato molto ma penso che il racconto, pur ad es. con i suggerimenti di Carla, rimarrà così. Ogni volta che creo un personaggio, mi costruisco la sua vita, anche per quello che non serve precisamente per il racconto, penso lo faccia anche tu. Un personaggio finisce per essere qualcosa di reale nel nostro immaginario, e prendiamo dalla sua storia quello che ci serve in base alla trama, secondo il nostro punto di vista.

E da ultimo @Fante Scelto … no per Fante faccio qualcosa a parte.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A Hellionor, vivonic, Achillu, caipiroska, M. Mark o'Knee e Albemasia garba questo messaggio

32Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 09, 2024 10:16 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il tuo ringraziamento è la pagina più bella di questo 'terzo tempo'. Quanta eleganza, quanta delicatezza nel ringraziare tutti, sei una scrittrice meravigliosa, sei una donna meravigliosa. Abbracci.

A vivonic e Susanna garba questo messaggio

33Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 09, 2024 11:24 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Mi piace essere una siepe di agrifoglio Very Happy


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

A Susanna garba questo messaggio

34Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mar Apr 09, 2024 11:39 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Susanna ha scritto:E da ultimo @Fante Scelto … no per Fante faccio qualcosa a parte.

Aiuto.

A Achillu e caipiroska garba questo messaggio

35Il tempo di un nome - Pagina 2 Empty Re: Il tempo di un nome Mer Apr 10, 2024 12:02 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Per @Fante Scelto  ci vuole davvero una risposta a parte, iniziando con il grazie per l’impegno di un commento così articolato, che  - anche per gli altri racconti ovviamente - denota un’attenta lettura dei testi ma soprattutto il desiderio di dialogare con l’autore a tutto tondo.
E mi hanno fatto piacere i complimenti per la scrittura.
Volevo riprendere i passaggi punto per punto, ma risparmio spazio, seguendo però lo sviluppo del tuo commento e provando a “raccontarti” il racconto.
Parto dal genere letterario: ho ripreso un racconto, lasciato a decantare ma, senza ragionare assolutamente su un genere letterario preciso cui ispirarmi, ho lasciato che la storia accogliesse atmosfere in cui si mescolassero la realtà, la potenza delle leggende che ancora influisce certe comunità e anche quel qualcosa di indefinito cui non si riesce a dare una spiegazione logica, ma che poi magari potrebbe averla. Un po’ come i romanzi dei autori sudamericano che ho nominato nel commento al mio racconto, ma prendendo un’altra strada, data anche la limitata lunghezza del racconto.
Se avessi voluto una storia realistica in ogni suo passaggio, o quantomeno del tutto plausibile, avrei scritto diversamente e i tuoi appunti allora sì che avrebbero individuato punti critici.
Quando mi creo un personaggio, me lo costruisco anche per quanto poi non mi servirà per il racconto, una traccia che mi deve delineare comportamenti, modo di esprimersi ecc.
Un po’ come estrapolare da una biografia i passaggi per me significativi.
La nascita di Selima
Eh Eh Eh…non è la madre che dice: “ caro, questa bambina è troppo speciale, al decimo anno ecc”,  ma il capo del villaggio, e siccome siamo in un ambiente un po’ arcaico, poco culturizzato, dove gli anziani ancora sono ascoltati, i genitori ascoltano.
Mi sono immaginata dei genitori che, come tutti i genitori, vogliono dare alla loro figlia - anche se "femmina" o proprio perchè femmina, un futuro migliore, con gli strumenti per affrontare una vita nuova, diversa dalla loro. Niente che non accada anche oggi, a costo di veder partire i propri figli. E quindi accettano di fidarsi delle Sagge.
Durante il viaggio non hanno avuto problemi di sorta, sono stati accolti con gentilezza, l’ambiente è accogliente, quindi il padre si tranquillizza, accettando di fidarsi: della loro saggezza, che altro non è che esperienza e conoscenza.
Per i nomi di Selima -  rappresentativi di un percorso di vita che lei potrà gestirsi, se vorrà e potrà – su cui hai disquisito con motivazioni molto interessanti, alla fine – a racconto riletto – mi sono detta che forse durante la stesura, inconsciamente, avevo messo sul piatto il significato di “destino”.
In realtà quello che noi chiamiamo destino cos’è? Penso che una volta ce lo siamo chiesto tutti. È una serie di coincidenze? O una catena di eventi preparata per noi da chissà chi, di cui non abbiamo contezza o, ancora, è l’insieme delle strade che abbiamo seguito, facendo una determinata scelta ogni volta che ci troviamo a un bivio? Ecco Selima aveva una strada segnata, vuoi per le stranezze della sua nascita, vuoi per la personalità che è emersa durante il periodo presso le Sagge, ma alla fine ha dovuto comunque fare delle scelte, non ultima quella di accettare il suo destino. Non era obbligata a fare ciò che le si era prospettato, avrebbe potuto cambiare qualcosa, ma siamo in un racconto di fantasia dove non sempre tutto deve essere messo in discussione, dove quello che si racconta è quello che si è deciso debba accadere, e questo vale per tutti i racconti.
I nomi:
Il primo nome poteva essere il nome di una persona molto potente, che le aprisse porte altrimenti sbarrate, o più semplicemente la caparbietà di superare gli ostacoli per poter studiare, per dimostrare le proprie capacità.
Il secondo è per la parte della sua vita dove vivrà l’amore: anche in questo caso lo spendere il nome è chiudere un periodo intenso e appagante, vissuto con un uomo che l’ha amata per quello che è, senza pregiudizi e passando oltre le differenze culturali. Con la morte di Richard si chiude un’epoca, di cui le rimangono i ricordi.
Il terzo nome è per il coraggio di difendere qualcosa di prezioso, non solo per lei, ma anche per gli altri, a costo della vita, una vita che le ha dato tanto, rivissuta attraverso le pagine del suo diario che l’accompagnano nel viaggio verso l’oasi.
Forse è proprio in quest’ultimo passaggio che ha avuto prevalenza l’effetto “soprannaturale” della storia, anche se – terra terra – le tempeste nel deserto sono eventi non inconsueti, niente vieta che se ne verificassero di particolarmente violente in un breve periodo di tempo.
E per il finale… mi sono un po’ incastrata anch’io, te lo confesso. Perché mi piaceva tanto così, ma dovevo anche essere pronta a dare delle spiegazioni.
Un’altra donna, anche lei destinata a occuparsi della fonte? Una Selima che non solo è sopravvissuta, ma ritorna pure ringiovanita? L’insieme delle due cose: Selima ha protetto la fonte, a costo della sua vita, ma il testimone è passato a un’altra donna, anch’essa con un compito da portare a termine. Proteggere qualcosa di prezioso.

Grazie per la pazienza della lettura e al prossimo step!


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

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