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Il rumore del mare

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1Il rumore del mare Empty Il rumore del mare Mar Ott 08, 2024 6:42 pm

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Una sera andai a caccia per le paludi
E udii le ranocchie cantare


A una a una le sentivo cantare
Mi sembravano il rumore del mare


Era una sera scura, d’un cupo tremendo, come non ne avevo mai viste prima. Il vento soffiava dal mare verso la costa, sbattendo le cime delle palme così come la bassa vegetazione.
La superficie acquitrinosa si muoveva lentamente, come uno specchio nel quale si riflette un occhio cieco; acque salmastre e profonde, tanto misteriose e insondabili quanto rivelatrici di oscuri presagi. Non sapevo a cosa mi avrebbe portato quella battuta di caccia improvvisata. Sentii il vento, padrone di quello scampolo di crepuscolo, sussurrarmi che non m’aspettava nulla di buono. Non mi convinse perché soffrivo di una pena peggiore: la fame.


Conquistatori. Giungemmo in armi, saccheggiammo, stuprammo in nome del nostro dio. Gli incendi appiccati alle case erano alimentati dal vento di quelle terre brulle e selvagge. Forse i selvaggi eravamo noi, il nostro dio non avrebbe mai approvato quella scia di scempi.
Siamo rimasti a lungo imponendo la nostra legge e approfittando dei dissidi tra i signori di quelle terre, incapaci di allearsi per combattere gli invasori stranieri. Prima o poi il vento avrebbe spazzato via anche noi.
Mi mancava il conforto della luce lunare che avrebbe mitigato il buio ed esaltato il canto delle ranocchie: quella particolare melodia mi ricordava il rumore del mare, con le sue onde che s’infrangono sugli scogli creando schiume e schizzi, potenti e distruttive in tutta la loro forza, spinte da quel vento ribelle che con loro ha un rapporto privilegiato.
Pensai così al porto di Otranto, come fosse un grembo rassegnato ad accogliere gli invasori, senza resistenza e forse nemmeno pudore.
Certi pensieri mi provocavano un rimorso inverso, come se dovessi proteggere io le terre che stavo invadendo. Eppure, tutto svanì in un istante: una figura non troppo lontana vagava non molto distante da me, tentando con fare maldestro di nascondersi tra la vegetazione. Oppure non voleva affatto nascondersi, né fuggiva da qualcosa.
Si avvicinava, ignara della mia presenza. Strinsi la presa sull’elsa della mia scimitarra, pronto a sfoderarla.
«Per Allah, cosa ci fa una donna nel mezzo di queste putride paludi?» mi dissi dentro di me. E subito, con tono risoluto e ad alta voce: «La ucciderò come sacrificio al profeta, che me la renderà quando la mia anima correrà col vento nel suo regno illuminato, dove scorrono fiumi di miele e latte».
Spaventata dal mio tono di voce, una pernice spiccò il volo portandosi via i miei pensieri da guerriero devoto a dio; afferrai l’arco e con un movimento repentino scoccai una freccia dal dardo avvelenato che andò a vuoto.
La figura era ancora lì. Non un sogno, né una visione, soltanto ciò che stava accadendo nella realtà.
Gettai l’arco nel fango e sfoderai la scimitarra. Il vento accompagnò la mia voce: «Chi sei?», urlai nel mio italico stentato. Nessuna risposta. Avanzava lentamente nella mia direzione, a ogni passo un nuovo tormento. «Chi sei?», gridai ancora. La lama baluginò per un istante quando la luna trovò per poco uno spiraglio tra le nubi. In quel momento il suo volto apparve ai miei occhi.
Mi vide, io lasciai cadere la mia arma, stregato dalla sua bellezza. Mai avrei pensato di incontrare una donna dentro una palude, di notte e completamente sola.
Fu il nostro primo incontro, insolito per luogo e destino. Le ranocchie continuavano a cantare, una melodia che echeggiava nella notte come le onde che s’infrangono su una spiaggia sabbiosa.


Il rumore del mare è molto forte
La figlia del re sì da la morte


Lei si da la morte e io la vita
La figlia del re ora si marita


Tra me e Isabel fu un amore travolgente, bruciante di passione ma anche portatore di un sentimento destinato a non morire mai. Il nostro primo incontro nella palude non è stato una manovra di dio, ma un segno del destino, che ha fatto incontrare due anime in fuga, inconsapevoli di cercare un oltre, un via d’uscita alla loro condizione di vita alle quali erano sottomesse. Prima di incontrarci ci credevamo liberi, ma eravamo in catene.
Il nostro fu un amore impossibile tra una donna di sangue reale e un guerriero invasore. Isabel si sentiva oppressa dal peso della sua condizione sociale, destinata a ricevere un’eredità scomoda, oltre all’imposizione di un matrimonio con un uomo che già sapeva di non amare. Era la normalità, non c’era nulla di strano, ma mi struggeva il cuore sentire le sue parole mentre lacrime calde scivolavano sulle guance e raggiungevano il mio petto. Avrei voluto prenderla e fuggire con lei in qualche terra lontana dove nessuno sapesse chi eravamo veramente, ma dove avremmo potuto vivere il nostro amore senza nasconderci. Piangeva ancora di più, la mia Isabel, tanto da minacciare di togliersi la vita piuttosto che separarsi da me. Nulla poteva il mio coraggio di guerriero di fronte a quella pena. Mi sentivo una foglia secca sbattuta dal vento, in balia delle correnti e del tutto impotente. Quanto è cruda la vita, tanto è capace di darti, ma allo stesso tempo può toglierti tutto in un istante, molto di più di quanto ha concesso. I nostri cuori erano destinati a separarsi per sempre.


Lei si marita e io mi sposo
La figlia del re mi porta un fiore


Lei mi porta un fiore e io una palma
La figlia del re se ne va in Spagna


Io e Isabel usavamo incontrarci in una grotta non distante dalle mura della città. Era diventato il nostro nido d’amore, come fosse un luogo di un altro mondo, dove potevamo essere noi stessi. Lei semplicemente Isabel, con i suoi capelli dal color del rame e il suo piccolo viso rotondo dalle guance rosee; io Akmet, il guerriero triste dalla pelle olivastra e capelli raccolti in treccine sottili. Così distanti per le nostre origini, così vicini per passione e sentimento.
Nonostante sapessi che prima o poi sarebbe accaduto, speravo che quel giorno non arrivasse mai. Ci dovevamo incontrare e lei arrivò puntuale con la sua dama di compagnia, l’unica che conosceva il suo segreto. Quel giorno il vento era più forte del solito tanto da creare uno strano e continuo fischio quando le raffiche battevano all’ingresso della grotta.
«Sai cosa significa questo?» mi disse lei con la voce rotta dal pianto, mostrandomi il fiore che teneva in mano. Scossi la testa senza rispondere e le presi le mani. «Significa che non ci rivedremo mai più poiché presto tornerò in patria per convolare a nozze con l’uomo che mio padre ha scelto per me».
Piangeva. «Fuggiamo insieme», le dissi ancora, «andiamocene lontano dove nessuno ci conosce. Io sono un umile guerriero, per la causa del mio popolo avrei dato la vita, ma ora ho te. Tutti i principi nei quali ho creduto ora non hanno più ragioni, perché tu hai dato un nuovo senso alla mia esistenza. Anche la mia fede in dio è compromessa».
«Non è possibile, non è possibile» ripeté singhiozzando. Il suo tormento era il mio. Avremmo voluto essere altri, oppure noi stessi, ma liberi per volare via portati dal vento e vivere il nostro amore senza doverci nascondere. Invece eravamo due anime stanche in balia del fato che prima o poi avrebbe distrutto tutto.
Fu l’ultima volta che facemmo l’amore. Entrambi lo sapevamo.




Lei se ne va in Spagna e io in Turchia
La figlia del re è la fidanzata mia.




Ci lasciammo come sempre, con quello sguardo d’intesa e quella complicità che ormai conoscevamo bene. Non ci dicemmo addio perché avrebbe soltanto acuito il dolore e la pena che ci stavano svuotando dentro. Lei mi aveva lasciato il fiore che rappresentava il suo sangue reale, candido come la sua pelle, simbolo della purezza. Io le lasciai la mia collana con la palma, simbolo della mia natura guerriera e del mio coraggio. L’avrebbe aiutata a superare le difficoltà del destino cui andava incontro. In realtà volevo soltanto che non si dimenticasse di me, perché io non avrei mai rimosso il pensiero di lei dalla mia testa, né dal mio cuore.




E vola vola volo palomba vola
E vola vola vola colomba mia
Che io il cuore mio ti devo dare
Che io il cuore mio ti devo dare




Ogni giorno mi sedevo di fronte al mare. Erano passati molti anni e ormai sapevo che presto mi sarei spenta. Non avevo comunque perso la speranza di vederlo tornare. Penso che nessuna madre nelle mie stesse condizioni abbia soppresso il desiderio di rivedere il proprio figlio, le madri non possono sopravvivere alle loro creauture.
Quel giorno il vento era più forte del solito. Le raffiche sbattevano sugli scogli accompagnate dal rumore delle onde che s’infrangevano in un turbine di schiume e schizzi. Era come se sentissi di essere arrivata, il vento mi stava parlando, forse per darmi notizie di mio figlio.
Distratta e in balia dei pensieri, non mi accorsi del cavaliere che si era fermato appena dietro di me. Il cavallo nitrì e allora mi voltai prima di alzarmi in piedi. Il guerriero s’inginocchiò, abbassò il capo e mi porse la scimitarra. Disse soltanto: «È morto con onore in battaglia. Ora è con dio».
Non piansi, ma volli essere felice perché sapevo che era la morte che desiderava. Insieme alla sua arma, il cavaliere mi consegnò anche una bisaccia. C’era un rosario, un fiore secco, un piccolo corno e un foglio di pergamena.
C’erano scritte poche parole su quella carta ingiallita. Sembrava una lettera, indirizzata a una certa Isabel. Un nome strano, straniero, che apparteneva di certo a una donna infedele. Questo mi turbò, tanto che per la prima volta dubitai dell’integrità morale del mio Akmet.
Poche righe dalle quali si comprendeva bene quanto quella donna fosse importante per mio figlio. Perché allora non ha mai consegnato quella lettera, mi chiedevo.
Lessi fino in fondo e le ultime righe mi colpirono al cuore: “Ricordi il nostro primo incontro nella palude? Il vento spostava le nubi e la luna appariva a tratti illuminando la notte. Le ranocchie cantavano e il loro gracidare mi ricordava il rumore del mare. Vola via, vola via amore mio, sappi però che il mio cuore sarà per sempre tuo.”


Mi avvicinai alla scogliera con la pergamena in mano. Alzai il braccio. Appena sentii una raffica più forte lasciai il foglio che prese a fluttuare in cielo in balia delle correnti. Spero che quelle parole possano aver raggiunto quella donna infedele, così come il mio Akmet avrebbe voluto. Ora potevo morire in pace.

2Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Ven Ott 11, 2024 10:44 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non sono convintissimo di quanto ho letto, autore, ci sono diversi punti che mi lasciano un poco insoddisfatto.
Il primo è la solidità dell'impianto narrativo. 
Isabel è un personaggio problematico dal punto di vista della credibilità. Siamo nei dintorni di Otranto, città che i Turchi hanno storicamente conquistato e massacrato, quindi non intuisco bene in quale momento storico ci troviamo, se prima della conquista o in un futuro imprecisato.
Isabel sarebbe una principessa, o qualcosa del genere, neanche nativa di queste terre, che se ne va in giro la notte nelle paludi nonostante la presenza di invasori affamati di sangue e carne (si calcola che la tratta degli schiavi condotta dagli arabi dal medioevo in poi, a danno di Europa e Africa, sia di gran lunga più imponente di quella subita dagli africani per mano degli occidentali, ma per qualche motivo questa cosa non sembra interessare alla woke culture né a nessun altro, a dire il vero).
Incontrandone uno, che pure le scaglia contro una freccia, la sua reazione è andarlo a conoscere per volergli bene. 
Certo, fa parte della finzione narrativa, ma insomma. Richiede uno sforzo notevole al lettore, o perlomeno a me.

Gli incontri segreti proseguono col progredire della vicenda, ma non è chiaro, sempre a livello concettuale, dove siano ubicati i due personaggi. Sembra quasi che i Turchi siano accampati nei paraggi di Otranto, ma di nuovo questo non mi quadra molto con i fatti storici. Magari sbaglio, dovrei rileggermi qualcosa sulla vicenda, sto andando a memoria.

Buono invece l'uso del vento, realistico e non troppo poeticizzato, che scandisce la vicenda.
La scrittura è buona, mi è piaciuta, anche se nella primissima parte c'è una sovrabbondanza di assonanze, mi viene da pensare che sia fatta apposta.

sera scura, d’un cupo tremendo
specchio nel quale si riflette un occhio cieco
padrone di quello scampolo di crepuscolo
quella scia di scempi
schiume e schizzi

Apprezzato meno, invece, il tono un po' enfatico un po' melodrammatico dei sentimenti dei due protagonisti.
L'uso costante del termine "ranocchie" invece di "rane" l'ho trovato un po' infantile e quindi incoerente col narratore guerriero.

In definitiva, questa storia d'amore vecchio stile non mi ha coinvolto, autore, è troppo lontana dal mio personale gusto e l'ho trovata poco credibile.
E' vero che oggi sono le donne a tirarti contro le frecce se provi ad avvicinarle, in una palude o al supermercato, ma forse in quel periodo storico le cose andavano solo poco meglio.

3Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Ven Ott 11, 2024 10:44 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto in sé non mi ha colpito, però ho apprezzato l'idea di usare il testo di una canzone (che ho cercato su internet) come filo conduttore; è stato un tocco interessante e piacevole. 
Tuttavia, mentre la canzone ha una nota quasi struggente, il racconto non riesce a trasmettere la stessa intensità. Non mi ha offerto spunti aggiuntivi rispetto al testo. Descrive in modo un po' pesante ciò che dice la canzone, senza aggiungere molto altro. 
Lo stile "antico" che hai adottato è appropriato per il periodo, ma rallenta la lettura. Anche l'intervento della madre, che avrebbe potuto essere incisivo e sconvolgente, resta sottotono. 
Infine, il vento: è presente, sì, ma in modo troppo marginale e poi... scusate tutti se insisto su questo aspetto ma si lega poco con il tema del concorso che dovrebbe essere Pachamama.

4Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Ven Ott 11, 2024 11:00 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il testo propone un'intensa storia d'amore inserita in un contesto temporale antico.
Un incontro quasi surreale, una frequentazione problematica e osteggiata dove i due dicono di amarsi, un epilogo tragico. Un clichè, insomma.
A fine lettura però mi è sorta una domanda: come si racconta l'amore? O meglio: si può raccontare l'amore?
Premetto che non sono una fan del genere romance (o come si chiama...), ma credo che il peso delle emozioni in un testo sia molto significativo e in questo caso, forse, determinante.
Il fatto è che pur leggendo una storia d'amore, di amore ne ho percepito pochino... I fatti vengono raccontati da Akmet, l'invasore, ma il suo racconto è distaccato, quasi tecnico: racconta in modo lucido ciò che avviene e quello che prova e questa maniera di esporre i fatti toglie qualcosa all'intensità del rapporto tra i due. Sembra un cronista che riporta l'evolversi di una situazione piccante, ma vista da lontano e non vissuta sulla propria pelle.
La relazione tra i due è descritta con frasi un pò troppo ingessate, rispettose, educate quasi: non mi è arrivata la passione che travolge, il desiderio che devasta, la lontananza che diventa veleno.
Questo amore è raccontato e non mostrato, per questo non riesce a convincermi del tutto e ad appagare le aspettative dell'incipit ben curato.
Avrei usato il tempo presente per introdurre la parte finale dove entra in scena la madre: di questa parte mi è piaciuto molto il momento in cui lei affida al vento la lettera del figlio, forse il passaggio più autentico ed emozionante del racconto.

5Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Sab Ott 12, 2024 7:54 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

La storia è scritta bene, anche il tipo di linguaggio usato è coerente, purtroppo però il racconto non cattura, è poco seducente.
Il lettore rimane in effetti un pò ai margini, non riesce a capire fino in fondo i personaggi, a partecipare alle loro vicissitudini.
Credo che molto di questo effetto sia dovuto al troppo raccontato, alla quasi totale assenza di dialoghi se non per un paio di passaggi che poco ci dicono dell'essenza dei protagonisti.

6Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Dom Ott 13, 2024 8:38 am

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Interessante l’idea di aprire il racconto con dei versi, che inizialmente ho pensato fossero un’invenzione dell’autore. 
Invece ho scoperto che si tratta di una pizzica salentina e l’idea di far partire la storia da una canzone popolare secondo me è meritevole di nota. 
L’incipit in prosa, poi, non sembrava lasciare presagire un contesto storico come quello che segue, l’unico fra quelli che ho letto finora. Quindi complimenti per l’originalità.   

La trama, invece, mi lascia un po’ perplessa, per diversi motivi. 
Innanzitutto trovo poco verosimile la reazione di Isabel alla vista del guerriero Saraceno, se si tiene conto del contesto storico in cui massacri, stupri e saccheggi erano la naturale conseguienza delle invasioni.  
Per questo motivo agli inizi ho pensato che questa figura che si avvicinava fosse una presenza magica o quantomeno fantastica, immune quindi dalle brutture umane.
L’atmosfera che aleggia oscilla tra quella del poema epico cavalleresco (mi viene in mente l’Orlando furioso) e quella della passione di un amore maledetto di uno Sturm und Drang ante litteram. 
Un’emozione profonda, però, nel mio caso è mancata, a mio parere perché la vicenda, per quanto appassionante, viene semplicemente raccontata, a scapito del coinvolgimento emotivo del lettore. 

Mi è piaciuta di più l’immagine della madre, soprattutto nel punto in cui lascia che il foglio fluttui in aria, in balia delle correnti del vento.
Anche in questo racconto il vento, che a mio parere appare nel testo in maniera equilibrata, chiude il cerchio della narrazione.   

7Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Dom Ott 13, 2024 9:25 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Io credo che la qualità della scrittura stia crescendo sempre più. L'esercizio di tirar fuori un racconto con la frequenza che richiede il contest, oltre a quello che scriviamo al di fuori di qui, fa crescere tutti. 
A questo punto diventa importante tutto il resto. 

Ho avuto un po' di difficoltà, all'inizio, a immaginare il luogo. Il vento che viene dal mare e il gracidare delle ranocchie che "sembravano il rumore del mare". In una canzone può funzionare ma in un racconto mi ha un po' spiazzato.

Secondo me qui c'è stata una buona idea di partenza, quella della canzone, che allo stesso tempo si è rivelata anche un limite. In pratica hai messo in prosa il testo. 
A questo punto saltano tutte le considerazioni sulla credibilità della storia che è "certificata", per così dire, dalla canzone popolare. 

Rimane il troppo raccontato, almeno fino al finale, quando ti distacchi dalla canzone e allora il racconto emoziona.

Ultima considerazione sul vento: già altre volte mi sono espresso sui paletti, parlare del vento non deve essere il tema centrale del racconto, basta che ci sia, ma qui è davvero molto marginale!

Grazie per questa che considero comunque una buonissima prova!

8Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Dom Ott 13, 2024 10:50 am

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Premio all'originalità per questo racconto che prende una canzone della tradizionale pizzica salentina e la traduce in prosa costruendoci sopra una storia tra una principessa spagnola e un guerriero turco ambientata, si presume, alla fine del secolo quindicesimo.
L'intento era ottimo, la realizzazione, diciamo, senza lode e senza infamia: questo perché al di là dello sforzo notevole richiesto all'incredulità del lettore (i turchi saccheggiarono, distrussero e uccisero qualunque cosa sulla loro strada anche se come in tutti gli eserciti, il singolo che si ribella a qualcosa di già scritto ci può stare) quello che il lettore percepisce (io, almeno) è una sorta di cronaca distaccata (quasi una recensione) di quanto avvenuto tra i due protagonisti senza il minimo coinvolgimento emotivo.
Confesso di aver fatto fatica a inserire nel racconto l'incipit: chi è la ragazza? È Isabel? ma se è una principessa, perché si aggira nella palude mossa addirittura dalla "fame"?
Buona la scrittura al netto di un paio di segnalazioni che ti faccio per futura eventuale revisione:
una via d’uscita alla loro condizione di vita alle quali erano sottomesse.
Questa frase ha qualcosa che non va, dovresti rivederla: forse "una via d'usicta alla condizione cui le loro vite erano sottomesse"?
e madri non possono sopravvivere alle loro creauture.


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Il rumore del mare Badge-3

9Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Dom Ott 13, 2024 11:01 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Io non faccio testo, sono diventato troppo fragile, pure  i Cugini di Campagna riescono  a farmi piangere, e ho detto tutto.
La tua bella storia finisce dritta nel mio podio, e ti ringrazio per averla proposta.
Un abbraccio

10Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Lun Ott 14, 2024 3:04 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto che nella prima parte è intriso di romanticismo, non arrivo a dire un racconto “rosa” intendiamoci, ma la storia è la riproposizione di vicende già raccontate: un uomo con un passato intenso, in cui odio e violenza hanno avuto un peso molto importante, un incontro straordinario che ne scuote il presente, l’amore impossibile con Isabel, anche qui divisi da origini, status sociale, religione… il dover lasciarsi per il dovere di obbedienza che calpesta sentimenti e futuro. Una prima parte ben scritta, forse un pochino ridondante nel voler proporre quello che poteva essere il modo di esprimersi nel passato, dove il vento viene inserito molto spesso – giusto per non dimenticarci del paletto – compagno quasi indispensabile di momenti intensi. La parte riservata alla madre l’ho trovata viceversa un po’ fredda: certo per una madre il ricordo del figlio e la speranza di ritrovarlo non muoiono mai, anche a distanza di anni, ma non mi è arrivata l’emozione di lei che riceve cose appartenute al figlio, mentre è netto il disappunto per questo amore “infedele”, che pare sminuire l’eroicità del figlio, anche se poi affida la lettera al vento perché la porti a quella donna.
Una scrittura ricca, a parte un paio di refusi che neanche ti segnalo, adatta alla trama. Mi sono piaciuti i versi con cui hai intervallato il testo, consentendo un attimo di respiro.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

11Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mer Ott 16, 2024 2:16 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Scrittura secondo me perfettibile al netto dei refusi già segnalati.

Premetto che leggendo questo racconto legato a doppio filo a Lu rusciu te lu mare mi sono sentito a casa (mia moglie è salentina di origine), per cui dovrei dire "mi piace" e basta. Tuttavia credo che l'Autore abbia azzardato nella costruzione di un racconto legato a una canzone antica, per cui la storia che ne è derivata risenta delle contraddizioni del periodo storico in cui è ambientata. Voglio dire che la trama, a mio avviso s'intende, non ha appigli storico sociali concreti, ma è una libera interpretazione, nei fatti e nelle emozioni, dei versi della canzone stessa. 

Insomma, un esperimento (credo) non perfettamente riuscito. Una ciambella buona, ma senza il buco. Non me ne voglia l'Autore.

Vi invito, se avete testa, ad ascoltare su YouTube un remake de Lu rusciu te lu mare degli Après la classe.

Arvedse!

12Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mer Ott 16, 2024 4:04 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Segnalo alcune delle imprecisioni riscontrate nel testo.
- Nel racconto "Dio" è sempre scitto con l'iniziale minuscola, mentre, essendo come minimo un nome proprio, vorrebbe la maiuscola;
- ci sono molte assonanze nel testo, ma alcune risultano davvero cacofoniche (p. es. "scia di scempi");
- "La figlia del re sì da la morte / Lei si da la morte e io la vita": accenti sbagliati (su "si" è di troppo, manca su "dà");
- "peso della sua condizione sociale" / "un’eredità scomoda": espressioni troppo moderne;
- "E vola vola volo palomba vola": "vola" (non "volo").
Il racconto sembra svolgersi fra la fine del 1480 e l'inizio del 1481, cioè fra la conquista e il conseguente saccheggio di Otranto da parte dei Turchi e la sua liberazione da parte di Alfonso. Tempi niente affatto propizi perché uno dei conquistatori (se non il comandante stesso della spedizione: Ahmet, a seconda delle trascrizioni, può benissimo essere l'Akmet del racconto) possa imbattersi in "una donna dentro una palude, di notte e completamente sola", considerando la ferocia dimostrata dai "barbari". Una delle diverse contraddizioni presenti nella storia.
Un'altra è il modo stesso di esprimersi del turco, che dà uno sfoggio di poeticità e sentimentalismo piuttosto distanti dal personaggio che la storia ci racconta: un guerriero pronto a estrarre la scimitarra e decapitare poveracci a destra e a manca (a Otranto furono 800 le decapitzioni).
Non è chiaro neppure come sia giunto fino a noi il racconto stesso di Akmet. Forse le sue memorie? Certamente non la pergamena che arriva nelle mani di sua madre, visto che è una lettera indirizzata a Isabel e non ci sarebbe bisogno di raccontarle tutta la storia. E poi, la pergamena viene affidata al vento e vola via.
Resta solo la canzone, citata in vari punti del racconto, ma una canzone può permettersi voli pindarici del tutto inadatti alla forma del racconto e il tentativo di metterla in prosa risulta quindi poco riuscito.
Un lavoro che, fra parti troppo auliche e altre troppo "raccontate", non riesce a coinvolgere veramente il lettore.
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

13Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mer Ott 16, 2024 6:46 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto originale che mi catapulta in altri tempi e in altri mondi, merito anche di un linguaggio "antico" che ben si addice, anche se a volte troppo ridondante per i miei gusti.
La trama mi lascia qualche perplessità: un amore improvviso seguito a un semplice incontro, che si perpetua in un incontro in una grotta fuori dalle mura? La raggiunge passando attraverso file di soldati che cingono un assedio? Infine, Isabel deve tornare "in patria per convolare a nozze": ma non era in patria?
Bella l'idea di usare i versi di una poesia (o di una canzone?) per dettare i tempi della storia.

14Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Dom Ott 20, 2024 12:21 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Questo racconto si muove su diversi piani emotivi e temporali. Riesce a creare un'atmosfera molto suggestiva, grazie a descrizioni ricche e viscerali del paesaggio e degli stati d'animo dei personaggi. Il racconto tenta di esplorare il dilemma morale del protagonista, non solo verso la guerra, ma anche verso l’amore una figura femminile idealizzata. Isabel, tuttavia, rimane un personaggio secondario, piuttosto che un soggetto complesso.
Lo stile alterna momenti poetici a momenti di narrazione più diretta, a tratti frammentato con l'inserimento di versi ripetuti, che danno un tono da ballata popolare. Questi versi aggiungono un elemento ritmico, quasi come un'eco dell’amore perduto e del destino inesorabile, anche se la loro presenza a volte appare scollegata dal flusso della narrazione principale.
La riflessione sull’invasore che mette in discussione il proprio ruolo nella conquista è interessante, ma rimane in superficie. Il dilemma etico e religioso è appena accennato, lasciando spazio quasi esclusivamente al dramma sentimentale, che, pur essendo centrale, si sente a tratti troppo forzato.
Il salto tra passato e presente, tra il guerriero e la madre, è ben riuscito nella parte finale, dove si percepisce una certa malinconia e rassegnazione.
Alcuni elementi risultano poco sviluppati o eccessivamente convenzionali. La struttura non è sempre fluida, creando qualche difficoltà nel mantenere l'attenzione e la coesione narrativa. Risulta comunque un racconto piacevole, con una vena malinconica e riflessiva che lascia un certo impatto.

15Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Lun Ott 21, 2024 10:52 am

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Sono in difficoltà a commentare “Il rumore del mare”, non lo nego. Ho trovato il racconto interessante, l’incontro nella palude cattura l’attenzione, tuttavia altri passaggi non mi hanno coinvolto.
Le descrizioni bucoliche mi sono piaciute, mentre la narrazione della vicenda l’ho trovata meno efficace.
L’idea delle frasi della canzone è buona, ma non  porta un valore aggiunto, anzi, in qualche passaggio penalizza il ritmo della storia .
Il finale è ben scritto, l’immagine del cavaliere che consegna la scimitarra e la bisaccia è piacevole, però, maledetto paletto, a questo punto del racconto la madre è un corpo estraneo che fatico a digerire.
In conclusione, è un testo con luci e ombre, su cui rifletterò ancora.



Ultima modifica di Giammy il Mar Ott 22, 2024 10:25 am - modificato 1 volta.

16Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mar Ott 22, 2024 8:03 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Lavoro molto molto particolare, che chiede al lettore una sospensione dell'incredulità molto forte. Perchè è un racconto che ci prende per mano e ci porta nel mondo dei poemi cavallereschi, della chanson de geste, nelle opere dei pupi siciliani. E se il lettore accetta questo patto allora riesce a godersi appieno la narrazione.
Un lavoro difficile, lo ammetto, sia per l'autore che per il lettore,  ma che dal mio punto di vista ha centrato pienamente l'intento. Accompagnato, tra l'altro, da una melodiosa e arcaica colonna sonora.
Che dirti, caro autore? Per me hai fatto un ottimo lavoro.
Complimenti


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

17Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mar Ott 22, 2024 10:51 am

Menico

Menico
Padawan
Padawan

L'idea è sicuramente valida e originale, la realizzazione invece risulta poco credibile.
L'incontro nella palude di notte con una principessa, il guerriero pronto a decapitarla che si innamora, la relazione che prosegue con incontri in una grotta (improbabile la grotta nella palude), la madre che approva l'amore del figlio per una infedele ed affida al vento la pergamena da lui scritta per lei.
Scusami ma non mi ha entusiasmato.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

18Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Mer Ott 23, 2024 9:39 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): abbastanza buona:
  • Se un dialogo finisce col punto interrogativo, la parola successiva va maiuscola; non puoi, invece, aggiungere una virgola. Se c’è continuità narrativa e sarebbe necessaria la virgola ma il dialogo finisce con una domanda, per evitare la doppia punteggiatura puoi mettere l’interrogativo e continuare con la lettera minuscola. Capisci che si fa un po’ di confusione, quindi attenzione. Per stare dalla parte sicura, sempre maiuscola.
  • “una manovra di dio”; essendo un musulmano tanto devoto (lo dice lui di se stesso), forse dovrebbe scrivere ‘Dio’ con la maiuscola (anche più avanti nel testo)
  • “un via d’uscita”; una.
  • “e la luna appariva a tratti “, essendo esplicito il riferimento astronomico (e non l’uso, per esempio, metaforico), allora va maiuscolo: Luna.

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…); ci sono troppe implausibilità nella descrizione del guerriero musulmano: vaga da solo per le terre che ha appena invaso (un soldato semplice? Prende e parte, abbandonando l’accampamento, tutto solo in terra nemica?), ha la scimitarra ma anche l’arco, per di più con dardi avvelenati (ma quando mai?); vuole uccidere la donna (che pure vaga da sola nella palude infestata dai nemici ed è pure di sangue reale!) come sacrificio al suo dio (manco fossimo fra gli Aztechi); parla pure in “italico”… Ma si guardano e fu “un amore travolgente”. Insomma, vorrebbe essere un dramma d’amore impossibile, invece diventa una favola fumettistica poco credibile. Piatto il finale della madre (era difficile, ritengo che in pochi abbiano affrontato bene questo scoglio) e aggirato il tema centrale del vento, che nel racconto praticamente non c’è, o c’è poco, e non in maniera funzionale.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…):  una narrazione ingenua punteggiata da troppi cliché narrativi proposti in maniera implausibile (“amore travolgente, bruciante di passione […] un sentimento destinato a non morire mai”, “nido d’amore”…) e termini non coerenti con il senso della narrazione (“Io e Isabel usavamo incontrarci…”, “convolare a nozze”, …). Anche le continue sottolineature moralistiche stonano, distraggono (esempio: “Forse i selvaggi eravamo noi, il nostro dio non avrebbe mai approvato quella scia di scempi”).


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
https://alamagoozlum.blog

19Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Gio Ott 24, 2024 7:36 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto che appare già scritto nel testo della già citata pizzica salentina. L’idea è particolare anche perché il vento non è certo l’argomento della pizzica e mi ha molto incuriosita questa scelta.
Non credo ci siano da cercare l’accuratezza di riferimenti storici, di “canzone” si tratta per cui l’aderenza alla realtà va a farsi benedire e resta la storia d’amore impossibile.
La parte più convincente è quella finale in cui la madre affida al vento la pergamena… e l’autore, liberato dal vincolo della canzone, fa brillare il proprio istinto narrativo.

20Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Lun Ott 28, 2024 1:38 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Non è un racconto che mi è rimasto impresso, tanto è vero che mi ricordavo solo le strofe della pizzica (che mi pare non ci azzecchino granché con la fabula): di fatto, è stato come leggerlo per la prima volta.
Va da sé che il racconto non mi convinca, ma proprio a livello di gusto personale. Anche rileggendo i miei appunti, ho usato una sola parola per definire il racconto: "ammissibile". 
Va bene per lo step, ma non per il mio gusto personale. Fondamentalmente perché credo che non ci sia chiarezza espositiva. Ancora adesso non riesco bene a capire che cosa volessi raccontare. Forse questo è il consiglio più grande che mi sento di darti.
Mi spiace.


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

21Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Lun Ott 28, 2024 6:50 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

L'idea di partenza, trasferire il prosa una vecchia pizzica, è davvero buona. Inserirla spezzettata invece non mi ha entusiasmato, l'avrei anticipata tutta all'inizio, interrompere la narrazione continuamente a mio parere è sempre controproducente. Il contro di trasporre la canzone è che si è dovuta forzare la storia e la plausibilità del testo è andata a ramengo. Peccato, perché nonostante qualche scelta stilistica volta a rendere troppo enfatica la narrazione, il racconto non mi è dispiaciuto per niente. A rileggerci!


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Il rumore del mare Senza_10

22Il rumore del mare Empty Re: Il rumore del mare Lun Ott 28, 2024 8:43 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

La prima parte mi ha letteralmente conquistata. Anche con la filastrocca canzone come inizio. Poi mi hai un po' persa
L'alternarsi vecchia pizzica racconto mi ha infastidita un po' , e anche il ritmo è calato rispetto alla parte iniziale, creando un piccolo distacco tra la me lettrice e il racconto.
Non mi ha convinta la presenza dei versi della pizzica disseminati nel testo, li ho trovati un po' fuorvianti e distraenti dalla lettura. Il racconto senza quegli inserti lo trovo molto più potente e incisivo. Lascerei solo i versi iniziali.
Resta un buon racconto, con un bell'impianto narrativo e anche l'ingresso della narratrice madre è stato ben gestito.
A rileggerti.
Ele

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