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1Messaggi per il cielo Empty Messaggi per il cielo Mar Ott 08, 2024 6:53 pm

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L’ultimo chiarore. Il sole si spegne ed ecco lassù le stelle di smeraldo.
Khotivra, la Città errante, ci viaggia sotto, sospinta dal vento perpetuo della pianura e dallo sforzo dei suoi buoi giganti, mentre io sto alla finestra del nostro carro, a guardare il paesaggio che scorre. Perché altro non posso fare, storpio e malato come sono. Anche se storpio non è una parola che mamma vuole che usi. Malato invece va bene, almeno, lei la usa in continuazione: “Kael è malato, ragazzi, non stancatelo… Kael è malato, non posso lasciarlo da solo…”
Il vento spinge forte questa notte, da sud verso nord, come fa sempre in primavera, quando la città si sposta dal mare verso le montagne. Il vento è ciò che ci identifica. Almeno, questo è quello che va cianciando il monaco Hashin al carro del Tempio. Il vento rende Khotivra una città che si muove, il vento rende un pezzo di tela e qualche stecca un aquilone. Tossisco e sorrido: in fin dei conti è vento anche questo, aria che esce dalla mia bocca e mi rende un malato.
Mi affaccio al davanzale, con i gomiti piantati, la sedia con le ruote che cigola mentre allungo la schiena. Spero mia madre non l’abbia sentita, altrimenti si precipiterà qua a chiudere le imposte. C’è silenzio, forse dorme, anche se è presto. Si sente solo lo scricchiolare del legno, il borbottare delle ruote, il muggire dei grandi buoi che spingono i carri, lo sbatacchiare della stoffa delle vele.
Si comincia anche ad accendere qualche lanterna, prima in testa, dove la grande Motrice sbuffa volute di fumo, trita i sassi e spiana la strada e poi, piano, tutte le altre, gialle e arancio, fino a quelle blu e verdi dei carri con i giardini e gli orti. Alcune lampade di carta si stanno accendendo vicino alla mia finestra. Dondolano appese alle corde che collegano tutti i carri tra loro.
Vedo le ragazze dalle vesti dorate. Con la mano a coppa proteggono dal vento la fiammella che useranno per dar fuoco agli stoppini delle candele. Saltano sui ponti di corda che fanno da passerella tra i carri e i loro volti sono bellissimi e misteriosi per i giochi d’ombra della fiamma incerta che trasportano. Accendono le candele delle lanterne e poi scappano e io non le vedo più, ne sento ancora la risata, ma per poco.
Qualche vela comincia a essere ammainata per la fermata notturna e i buoi si fanno sentire con lamenti bassi mentre frenano. Si alza della polvere e arriva quasi all’altezza della mia finestra. Tossisco di nuovo, stavolta molto forte. Sento i passi di mamma sul tavolato.
«Non ti stai riposando» dice, quando entra nella stanza, e non capisco se è una domanda oppure no. Per lei dovrei riposarmi sempre, anche se non capisco bene che cosa mi avrebbe stancato, visto che non posso fare praticamente nulla.
«Ho fatto tardi disegnando.»
Sulla scrivania è pieno di fogli e matite e squadre e molliche di pane per cancellare. Una pila di progetti piena di segnacci è buttata in terra, fermata da una pietra per non volare dappertutto.
Mamma strizza gli occhi, mette a fuoco.
«Hai la finestra aperta» dice, inorridita. La chiudo, non avrebbe senso protestare. Faccio un mezzo giro con la sedia e con due colpi alle ruote mi metto di fronte alla scrivania.
«Vorrei disegnare un altro po’, se ti va bene.»
Lei si mette dietro di me, una mano sulla spalla, una sulla sedia.
«Stai progettando aquiloni» dice, e anche stavolta non capisco se si tratta di una domanda oppure no.
«Mancano due mesi ad arrivare alle foreste, ho ancora da mettere a punto due cosette e…»
Mi blocco perché la sento sospirare e in un certo senso anche quello è vento, uno che la rende una persona triste.
«Tesoro» inizia, «lo so che ci tieni… insomma, che vuoi… ma…»
So benissimo cosa vuole dirmi, ma so che per lei trovare le parole giuste è difficile.
«Voglio partecipare alla gara, mamma, voglio farlo perché è l’unica cosa che mi rende felice. E sì, lo so che per uno storpio sarà difficile, eppure non…»
«Tu non sei storpio» la sento tremare e stringermi la spalla.
«Va bene».
«Tu semplicemente non puoi, per i polmoni…»
«Va bene» dico.
«Se proprio ci tieni a partecipare al festival potresti far usare l’aquilone ad Avaz».
«Va bene» ripeto, perché sta per piangere, lo so, e non voglio lo faccia, anche se questa è l’idea più stupida che abbia mai sentito. Avaz, ma via.
Mi bacia ed esce. Io rimango un po’ fermo, poi afferro una matita e un foglio pulito, solo che non riesco a vedere bene, maledette lacrime.

Perché è vero che Avaz è una persona speciale, ma non riuscirebbe mai a condurre un aquilone come si deve. Poverino, sino a poco tempo prima era un Anshar, uno che viveva in una fattoria, immobile, sempre con lo stesso panorama alla finestra, uno che contrastava il vento invece di farsi trasportare. Prima di diventare ufficialmente anche lui un Tapar kannery, uno del popolo che si muove, deve affrontare un bel po’ di migrazioni. E poi c’è una cosa che mamma non capisce: voglio condurre l’aquilone perché è l’unico modo che ho per sentirmi vivo per davvero, perché voglio catturare il vento e il vento deve catturarmi. Dopotutto anche io sono solo pelle e ossa, come un aquilone è solo stecche e stoffa. Però, essere un aquilone… be’, questa sì che è una buona idea.

Avaz e Masha passano a prendermi di buon mattino. Ho i fogli con i progetti piegati e sistemati sotto il cuscino della sedia con le ruote e un sorrisetto in faccia che non riesco a levarmi.
«Ho avuto un’idea» dico.
Masha mi spinge fuori di casa e scuote la testa, ci conosciamo da sempre e sa bene quanto idiote siano state certe mie idee. Sulla veranda nel retro del carro prendo una boccata d’aria e tossisco. Avaz si sta allacciando l’imbracatura attorno alla vita e sta passando le cinghie sulle spalle, ma si interrompe e mi guarda preoccupato.
«La polvere» dico, «non sono abituato a stare fuori casa». Non è vero e lui lo sa, ma sorride lo stesso e finisce di sistemare le cinghie.
Ho progettato io quel sistema di lacci e lui si è prestato a farmi da cavalcatura. Prima che peggiorassi, zoppicavo da solo in giro per la città, ma ora, costretto su una sedia, spostarmi è impossibile. I carri sono collegati tra loro con funi e ponticelli mobili, con carrucole, ascensori con contrappesi, scale di corda. Avaz è un ragazzo enorme e io sono pesante quanto un filo d’erba. Si inginocchia davanti alla mia sedia, dandomi le spalle, Masha mi aiuta a entrare nell’imbracatura e poi Avaz si alza come se non avesse nulla sulla schiena.
«Andiamo» dice, con la sua vocina esile, così strana per un corpo così grande, ma chissà, forse quella è la voce della sua anima, gentile e discreta.

Arriviamo all’ultimo piano dell’enorme carro con i giardini pensili mentre la città comincia a frenare. Vediamo le vele che si ammainano e la Motrice che si spegne, esalando solo qualche sbuffo di fumo ogni tanto. Nel costante vorticare della polvere tra l’erba grigia, poco davanti alla città, si intravedono alcuni mulini a vento. Sono pompe idrovore.
«I pozzi» spiego ad Avaz, «ci sono da riempire le cisterne.»
Per Avaz è la prima migrazione, per lui è tutto nuovo. Questo dove stiamo ora è il suo carro preferito. L’ultimo piano dei giardini ospita gli alberi più alti ed è pieno di uccelli. Ci sono panchine e canalette irrigue. Ma quello che più gli piace è che da così in alto può ammirare tutte le attività della città: i falconieri che cacciano sulla torre, i vaccari con i loro cappelli pieni di piume che cavalcano ai lati della carovana, la magnificenza dei buoi dalle corna lisce come ghiaccio decorate di fiocchi multicolori. Certo, altrettanto non si può dire del panorama, soprattutto in questa zona della pianura, dove gli arbusti spinosi si alternano ai cardi e a qualche albero di pietra bianca, che sembrano ossa piantate nel terreno.
Un falco ha intanto catturato una lepre e lancia un grido acuto prima di planare sulla torre, sfruttando il vento per frenare la discesa.
«Ecco, è proprio quello che ho in mente di fare» dico, indicandolo «sfruttare il vento al massimo.»
«Che è quello che fa un aquilone, caro Kael, quindi nulla di nuovo» obietta Masha, con quell’aria da saputella che ha sempre. Ha steso a terra i miei progetti e li ha fermati con delle pietre sugli angoli.
«Ma no, io sfrutterò il vento, non l’aquilone, cioè, lo farà anche l’aquilone, certo, ma lo farò anche io, per muovermi.»
Avaz si gratta una guancia, ha già un accenno di barba.
«Spiega un po’.»
Con un bastoncino poco più esile del mio braccio inizio una piccola lezione, toccando con la punta i vari fogli e spiegando il mio progetto.
«Ambiziosetto» dice Masha, fa la difficile, ma lo so che le piace, le sfide le sono sempre piaciute.
«Ho già calcolato il materiale che ci servirà, le stecche, la carta, la seta, le piume, la polvere pirica…»
«E tutto questo solo per una gara tra aquiloni?» chiede Avaz.
Ci giriamo a guardarlo strabuzzando gli occhi.

«Gli aquiloni sono una cosa seria. Sono quel filo che ci tiene legati al vento, che ci ricorda che siamo in balia del mondo. Per noi Tapar kannery gli aquiloni sono sacri, sono i nostri messaggi per il cielo. Sono gioia. E poi, come amiamo dire “lo vuole il vento”. Pensaci bene, un refolo è solo un refolo se lo lasciamo a disperdersi nel vuoto. Ma un refolo che fa volare un aquilone e lo porta in alto in uno scatto verso il cielo diventa il respiro di Dio. Pensaci bene, è come per gli uomini, un uomo che non fa nulla è solo un uomo, un uomo che crea bellezza è parte del pensiero di Dio».

Adesso è Avaz a strabuzzare gli occhi, ma lo fa con la sua solita calma.
«Va bene, quando iniziamo a costruire questi…» sorride, indicando i fogli, «questi messaggi per il cielo?»

Convincere Avaz e Masha sapevo non sarebbe stato difficile. Il difficile viene ora, seduto nel tavolo in cucina, con un piatto di stufato davanti.
«Non mangi?» chiede mamma.
Faccio finta di infilarmi un po’ di patate in bocca.
«Papà…» inizio. Lei alza il viso dal piatto, col cucchiaio a mezz’aria. Una goccia di sugo denso si stacca e precipita sul tavolo. Gli occhi nocciola di mia madre, sempre così chiari, si stringono e diventano scuri. «Papà non ha mai vinto il festival perché non ha mai capito cos’è un aquilone.»
Mamma si infila il cucchiaio in bocca. Mastica piano mentre si raddrizza sulla sedia.
«E tu invece lo hai capito» dice con quel suo domandare non domandare.
Dalla finestra dietro di lei il paesaggio secco della pianura scorre monotono.
«Io non sono come papà. Lui era solo un vigliacco, uno che è scappato perché, parole sue, “voleva essere libero come un aquilone”… non aveva capito nulla, gli aquiloni non scappano, hanno un filo, gli aquiloni sono fedeli, non abbandonano nessuno. Mamma, qualunque cosa succeda, nessuno romperà mai il filo che ci tiene attaccati.»

Sono sempre stato un ragazzino melodrammatico, lo concedo, ma ho le mie ragioni. Sono nato minuscolo, con delle gambette storte e spigolose, come le zampe di una cavalletta. Ho imparato a parlare molto presto, ma non riuscivo a camminare bene. Crescevo meno degli altri bambini e avevo sempre il fiatone, le costole sporgenti da una minuscola cassa toracica. A sentire i maestri della medicina non avrei mai raggiunto le venti migrazioni.
Mio padre era uno dei migliori costruttori di aquiloni non solo di Khotivra, ma di tutte le città erranti. Aveva delle aspettative su suo figlio e non riuscì mai ad amarmi davvero. Così ci abbandonò prima della mia dodicesima migrazione, con quell’uscita sulla libertà da idiota ribelle. Ora lo so, almeno lo immagino, che in realtà la sua era solo paura, che so, di vedermi morire, di non poter far nulla, oppure vergogna per un figlio debole... Sta di fatto che lui non c’è più e invece io sono ancora qua, alla mia trentottesima migrazione, quindi un po’ di retorica melodrammatica me la posso concedere.

«Ho solo paura che lo sforzo possa farti male, che i tuoi polmoni…» mamma chiude gli occhi.
«Prima o poi» dico, ma mi fermo subito. Prima o poi che cosa? Prima o poi mi uccideranno comunque? Lo sa benissimo anche lei, cosa spero di ottenere con questi discorsi? «Sono uno del “popolo che si muove” condannato su una sedia, come credi che mi senta?» le chiedo, invece.
Lei scuote la testa, ma non è un segno di diniego, è solo per scrollarsi di dosso qualcosa.
Lo so che le sto chiedendo tanto. Sono l’unica persona che le è rimasta e ho una data di scadenza, come credo che si senta?
«Voglio regalarti un po’ di felicità!» urlo.
«Va bene» dice poi, riaprendo gli occhi.

Ogni sei mesi ci sono tre giorni in cui le stelle diventano bianche e il vento impazzisce. Sono i giorni dell’Inversione. Quando sono al nord, tutte le città erranti si fermano ai bordi delle foreste e aspettano che il vento plachi le sue folate e inizi a soffiare verso sud, per guidarle nella strada del ritorno. Sono giorni febbrili, in cui si tagliano gli alberi, ci si rifornisce di carbone per la Motrice e si festeggia.
Il festival degli aquiloni si svolge il terzo giorno, prima della partenza, e tutti coloro che vogliono partecipare sono invitati all’arena delle Pietre che cantano.
Per secoli si è studiato il comportamento del vento nell’arena, così da sfruttarlo al meglio nell’esibizione. C’è uno schema preciso. Una sequenza che obbedisce al richiamo delle stelle bianche. Un’armonia che le pietre intagliate, cioè il recinto dell’arena, non mancano di evidenziare, suonando quando il vento si infila tra i loro fori e le antiche scanalature.
E poi c’è il rombo della burrasca al centro dell’arena, il ciclone, che tutti evitano. Invece è proprio là che andrò io. Domerò il vento e sarò aquilone.

***

Sono passate sedici migrazioni, otto anni dal giorno in cui tutti i Tapar kannery conobbero Kael, mio figlio. Sei da quando lui è morto. Eppure ogni volta, nella notte prima del festival, sotto la luce argentata delle stelle bianche, intorno al fuoco, mi chiedono sempre di raccontare di quel giorno.
«Te la ricordi, vero? Avaz, te la ricordi la faccia che aveva Kael quando entrò nell’arena? Tutto imbronciato. Le pietre cantarono un suono basso di refoli lenti e lui si fermò proprio in mezzo e iniziò a sistemare tutte le cose che si era portato dietro. La gente si mise a ridere “ma questo qua? Su una sedia?” Te lo ricordi Masha? Cos’è che hai gridato a quel vecchio che aveva detto “spostate quel povero ragazzo dal centro dell’arena”? Non lo vuoi ripetere, sei diventata una brava ragazza?»
Masha alza le spalle e sorride. Samael, suo figlio, le sta tirando i capelli con dolcezza. Ha il piglio deciso della madre, ma gli occhi sereni del padre. Mi chiama nonna e io gli arruffo i capelli. Nonna è una delle cose che non potrò mai essere, ma neppure Samael potrà mai averne una vera, quindi va bene così.
«Comunque Kael era lì, al centro dell’arena, e le pietre si zittirono, il vento stava per riprendere il suo ciclo e tutti erano curiosi. Una folata arrivò alle spalle di Kael e una pietra lanciò un fischio acuto. La polvere prese a vorticare attorno alla sedia con le ruote, saliva e scendeva, si stava formando il vortice. Qualcuno tra il pubblico cominciò a mugugnare, quel vecchio urlò “è pericoloso” e tu gli diedi un calcio, ti ricordi Masha? E poi iniziò tutto. Kael tirò fuori un vecchio aquilone nero, un corvo. Aveva dei rattoppi visibili e una stecca storta. Sfruttò una folata anomala che virava verso l’alto per farlo sollevare e quello cominciò a volteggiare, basso e storto. Il vento accelerò intorno a lui, in un moto circolare e Kael lo sfruttò. Il corvo ora girava più veloce, in un volo reso instabile dalla stecca rotta. Kael diede uno strattone al filo dell’aquilone e lo portò sopra la testa, poi tirò una sottile cordicella e quello esplose. Subito prese fuoco e le fiamme spaventarono qualche bambino che urlò. Dalla sedia cominciò a uscire del fumo che avvolse Kael in volute circolari e lo nascose. In poco tempo arrivò al corvo che continuava a bruciare e a trasformarsi in cenere. Lentamente, l’aquilone iniziò a precipitare tra le volute di fumo e la cenere. Poi il vento si placò, come se prendesse la rincorsa.»
Avaz annuisce, ora conosce bene la sequenza delle folate nell’arena, ma quel giorno era la prima volta che le vedeva. Era preparato, ma rimase comunque sorpreso dalla forza del vento, ricordo bene i suoi occhi.
«E boom! Ecco la folata maestra. La polvere si mischiò al fumo e per un attimo non si vide più nulla, poi lui era là, Kael, spinto in avanti dal vento. Aprì una vela che si distese davanti alla sedia e due più piccole ai lati e lui rideva mentre accelerava, le ruote impazzite, mentre seguiva il vorticare del turbine al centro dell’arena. Quanto era felice… quanto io ero felice. Ce l’aveva fatta. In quel momento Kael aprì il suo secondo aquilone. Una splendida fenice si alzò dalle ceneri e dal fumo e volò, altissima e splendida, con le coda rossa e gialla e le ali d’un arancio acceso. Aveva luminosi occhi di vetro rosso e un becco lungo e sottile da cui cadevano coriandoli dorati. Kael correva sulla sedia con le ruote e la fenice con lui e insieme furono circondati dal vento e dai coriandoli che sembravano polvere d’oro… be’, questo più o meno è come è andata.»
Le persone attorno a me annuiscono. Qualche bambino ha delle domande, io rispondo: no, non ha vinto, ma non era quello che contava davvero, sì, ha vinto l’anno dopo con gli aquiloni a forma di pesce, le bolle e le onde, ma erano in tre a pilotarli quell’anno. Sì, mi manca.
Quando tutti vanno via resto da sola vicino al fuoco. Prendo un lungo respiro. C’è odore di resina che viene dalle foreste. La città è strana nella sua immobilità. Qualche lanterna è ancora accesa. Dei grossi cunei tengono ferme le ruote dei carri. Io mi sento proprio così, bloccata da grossi cunei. Ho una paura folle di togliergli, chissà fino a dove potrei rotolare. Ma per ora va bene così, ho la promessa di Kael con me, il mio ragazzo immobile che ha cavalcato il vento e mi ha reso felice. Ci sarà sempre un filo che ci lega. E quel filo è la gioia che abbiamo condiviso, non posso spezzarlo, non lo farò mai.

2Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Gio Ott 10, 2024 10:37 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ecco che mi sono imbattuto in un racconto quasi perfetto (e poi spiegherò il perché di quel "quasi").
Leggendo, mi sono sentito trasportare di peso in un'atmosfera magica, nella quale una "Città errante" appare così comune e scontata quanto il bar all'angolo della piazza vicino a casa. Il ritmo, il lessico, le descrizioni minimali eppure efficacissime, mi hanno dato la sensazione viva di essere là, appeso a una fune o in bilico su un ponte di corda, accanto a dei personaggi che sembrano schizzare fuori dal testo e accogliermi a braccia aperte nell'arena, ad assistere a un'esibizione di aquiloni degna delle pagine di Khaled Hosseini.
Bello e coinvolgente il rapporto di Kael con sua madre e con i suoi amici.
Bello e coinvolgente il suo desiderio di riscatto non solo verso la malattia che lo costringe su una sedia a rotelle, ma anche verso un padre che "era solo un vigliacco, uno che è scappato perché, parole sue, “voleva essere libero come un aquilone”… non aveva capito nulla, gli aquiloni non scappano, hanno un filo, gli aquiloni sono fedeli, non abbandonano nessuno"; uno che, pur essendo un abilissimo costruttore, "non ha mai vinto il festival perché non ha mai capito cos’è un aquilone".
Ma, dopo tutte queste lodi, veniamo al "quasi".
Prima di tutto ti segnalo un errore non proprio veniale: "e tu gli diedi un calcio". Il soggetto è "tu", quindi non "diedi" (prima persona) ma "desti".
Poi, risulta piuttosto confusa la parte riguardante il moto della Città. Sappiamo che "viaggia ... sospinta dal vento perpetuo della pianura e dallo sforzo dei suoi buoi giganti", e già dei buoi che spingono anziché trainare appare un po' anomalo. Il traino sembra invece affidato a una Motrice, a vapore presumibilmente, che anche "trita i sassi e spiana la strada": strane funzioni, su un percorso ormai tracciato da continue migrazioni. È questa l'unica parte che mi ha richiesto un certo sforzo nel mettere a freno la mia incredulità, non mi è parso spiegato bene, ecco; tutto il resto, invece, per quanto incredibile, va giù come acqua fresca.
Resta il fatto che, comunque, il mio gradimento è decisamente alto. Sono ancora alle prime letture, ma credo che un posticino d'onore nella mia classifica ci possa stare.
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

3Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 14, 2024 1:21 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

E' da storie come questa che viene fuori la capacità di un autore di creare un mondo e una società immaginaria in poche righe, con descrizioni minimali ma perfette nella loro capacità evocativa.
E' praticamente tutto ottimo. La storia funziona, ha un senso che supera la mera narrativa e si mischia con la realtà vera, anche in un contesto fantasy, sovrapponendosi in maniera eccellente. Il tutto con qualche sprazzo di poesia che fa da glassa e impreziosisce l'insieme.
Anche il vento è davvero il tema portante del racconto, non è solo una presenza costante: è il senso di tutta la storia. Se togli il vento, il racconto cessa di esistere. Credo che questo sia il miglior modo di interpretare un tema dato.

Alcuni elementi di questa storia mi hanno riportato alla mente un paio di vecchi racconti letti su SPS. Li menziono solo perché mi avevano colpito molto già allora, non per altro. 
Uno parlava di un treno in movimento perenne attraverso paesaggi desolati, con una intera popolazione che ci nasceva e viveva.
L'altro era uno short, forse un 100, in cui un uomo sulla sedia a rotelle aveva nella sua incrollabile compagna il "vento" che lo sospingeva avanti.
Avevo ben in mente quest'ultimo anche prima di iniziare a leggere i racconti di questo step. 

La scrittura è di alto livello, trasporta, coinvolge, non ha praticamente cadute.

Ci sono due cose soltanto che devo riportare a titolo di completezza, e sono gli unici due punti negativi del racconto, posto che "negativi" è proprio solo un puntiglio.
Il primo è di natura formale: ci sono diversi refusetti che un poco colpiscono, in rapporto al livello della scrittura. 
Ho ravvisato un "seduto nel tavolo", direi "al".
Un "togliergli" (toglierli).
E un altro paio che ora non ritrovo.
Sempre a titolo di completezza, vista la bellezza del racconto, avrei usato qualche maiuscola in più per i nomi caratteristici di luoghi e usanze di questo popolo, tipo "Festival degli Aquiloni" o "arena delle Pietre-Che-Cantano". Il nome del popolo lo avrei scritto come "Tapar Kannery", oppure anche "Tapar'kannery".

Dettagli, appunto.

Il secondo riguarda invece il background relativo all'arena. Ho trovato un po' fumoso il funzionamento della stessa, con queste folate, queste sequenze, ho faticato a visualizzare il tutto e capirne davvero il funzionamento. Forse, ma è il mio gusto, avrei tenuto tutto sul semplice, chessò, un luogo dalle forti correnti, o anche solo un portentoso motore ideato dal protagonista. E' un fantasy, avremmo accettato qualsiasi cosa.
Forse anche per effetto di queste spiegazioni, il finale, raccontato dalla madre, risulta un po' più pesante, anche a livello visivo con un po' di muro di testo, rispetto al resto della narrazione.
A proposito della madre, è il primo racconto che leggo dove la madre compare fin dall'inizio della storia: il modo migliore per rendere fluido il subentro alla morte del protagonista.


In definitiva, un racconto esemplare, bellissimo, che ha mi ha coinvolto dall'inizio alla fine.
Se non prende il rarissimo 5/5 sul mio taccuino dei voti è solo per le imperfezioni già evidenziate.
Qui c'è materiale per romanzo, forse non serve dirlo.

4Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 14, 2024 3:18 pm

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Ammetto di essere in difficoltà a commentare questo racconto. Tanto è bravo l’autore nel creare la fabula e a usare le parole in modo sapiente, tanto è difficile goderne della lettura.
C’è troppo, tante cose si capiscono nelle frasi successive e io, povero lettore, resto spiazzato, ritorno alla prima frase e rileggo. Provo a memorizzare nomi, a immaginarmi i carri, a ragionare sulle migrazioni più volte citate.
Fatica, tanta fatica.
Però c’è tanta bellezza e profondità. Il personaggio di Kael è una piccola opera d’arte.
Sarai nella mia cinquina, vincitore a prescindere dalla posizione.

5Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 14, 2024 8:04 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Che salto in avanti fa Different con un autore così e anche se dovesse dirmi "sono qui da anni", lo abbraccerei.
Tutto gli riesce facile, e scrive con una mano in tasca, senza mandare messaggi, senza frasi forti, ad effetto.
Ma la cosa che più mi colpisce è la sua neutralità, nel racconto non lo vedi, non lo senti, ha cosparso di tappeti i suoi fogli. 
Un redivivo Carver che non ti cede un'unghia, un ciglio e che tu lettore bistrattato ami da morire.
Applausi.

6Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 14, 2024 9:20 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

In tutta onestà non è il mio genere di racconto.
Capisco la bravura nel creare in un breve racconto un mondo e nel collocarvi personaggi ben caratterizzati, ma alla fine a me è risultato un po' noioso.
Però è sicuramente un problema mio, perché la scrittura è di altissimo livello e alla fine, sono certo, sarai in cima alla classifica.

7Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Mer Ott 16, 2024 10:43 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto bellissimo e lo dico con la certezza che sia così perchè siamo lontani dal mio genere; eppure alla fine della lettura scopro che mi è piaciuto tantissimo nonstante un po' di fatica all'inizio a entrare decisamente nella storia.
Che splendido personaggio che ci hai regalato con Kael, ha ragione la madre, è malato, non storpio e ha un cuore grande così!
Perfettamente centrati i paletti, forse il vento più protagonista incontrato finora e ormai mi avvio alla fine dei racconti.
E mi è piaciuto il fatto che hai reso la madre protagonista fin dall'inizio sicché il suo subentro nel racconto appare assai naturale.
Scrittura perfetta, direi anche elegante con solo un paio di errori così grossolani da lasciarmi stupito proprio in rapporto alla bellezza del resto:
e tu gli diedi un calcio  desti
Ho una paura folle di togliergli, chissà fino a dove potrei rotolare.   toglierli


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8Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Ven Ott 18, 2024 6:52 pm

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

La maestria dell'autore di questo racconto è fuori discussione. Creare un mondo complesso e non annoiare è difficile, ma in questo caso riesce perfettamente. L’autore ci descrive con orgoglio ciò che la sua mente ha creato, e ogni singola sfumatura si percepisce chiaramente, tutto funziona senza risultare pesante. Forse, in alcuni punti, è un po' troppo "sentimentale" per i miei gusti, ma questa è una questione puramente soggettiva. Non c'è molto altro da dire: funziona anche come racconto e, per una volta, non lo allungherei ulteriormente. Il vento è una colonna portante, e questo è un grande pregio. Quello che, secondo me, manca è la terra. Credo ci dovesse essere un collegamento più diretto con il pianeta, ma nel complesso è un lavoro ben riuscito.

9Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Sab Ott 19, 2024 7:54 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Giudizio a caldo: ottimo.
Sul finale mi sono sentito totalmente coinvolto. Immaginavo la scena e non vedevo l'ora di vedere Kael volare.
Questo vuol dire, a parer mio, che il racconto è stato ben costruito.

Poi ci sono dei passaggi che ho trovato molto belli ed efficaci. Poetici ma non fini a se stessi. Esempio:

Lei scuote la testa, ma non è un segno di diniego, è solo per scrollarsi di dosso qualcosa.
Lo so che le sto chiedendo tanto. Sono l’unica persona che le è rimasta e ho una data di scadenza, come credo che si senta?

Note negative:
Come si muove sta città? A vela? A vapore? A buoi? Devo dire che all'inizio del racconto questa cosa mi ha disturbato parecchio, poi ci sono passato sopra visto la bellezza del resto.
Anche le stelle smeraldo, messe sulla prima riga, non mi hanno fatto pensare subito a un'ambientazione fantasy ma a un errore grossolano. Ma anche lì sono stato smentito

"Ogni sei mesi ci sono tre giorni in cui le stelle diventano bianche" 

Giudizio finale:
sempre ottimo. Idea buonissima, resa buonissima, scrittura molto buona
Unico suggerimento: snellirei un po' la prima parte e toglierei la motrice o i buoi. O entrambi.

Grazie

10Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Dom Ott 20, 2024 1:15 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto è una toccante esplorazione dell'umanità, del sogno e della resilienza, incorniciata in un mondo fantastico, sospeso tra il realismo e l'immaginazione. Attraverso la voce di Kael, un giovane ragazzo malato ma dotato di un'intensa voglia di vivere e di esprimersi, la storia affronta temi come la fragilità fisica, il desiderio di libertà e il legame con la natura e gli elementi, rappresentati dal vento. 
L'ambientazione della città errante è uno degli elementi più suggestivi: la sua struttura nomade e la relazione con il vento offrono un senso di movimento perpetuo e di ricerca di nuovi orizzonti. L'immaginario visivo è forte.
Uno dei punti di forza del racconto è il conflitto interno di Kael: nonostante la sua malattia e la sedia a rotelle, il suo sogno di partecipare alla gara di aquiloni rappresenta il bisogno di superare i limiti imposti dalla sua condizione.
Il tono malinconico e poetico che attraversa la narrazione è reso con delicatezza. La scrittura è scorrevole, evocativa e ben bilanciata tra descrizioni ricche e introspezione emotiva. La madre di Kael, insieme ai suoi amici Avaz e Masha, completano un quadro di relazioni familiari e amicali che aggiungono calore e profondità alla storia.
Il finale è potente: una chiusura dolceamara ma piena di significato. La trasformazione del protagonista in una sorta di fenice che rinasce dalle proprie ceneri trasmette un messaggio di eterna bellezza e coraggio.

A Akimizu garba questo messaggio

11Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Dom Ott 20, 2024 7:05 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Ma quanto è bello questo racconto?
Fin dalle prime righe mi sono lasciata talmente trasportare dalla vicenda che sono subito corsa su internet a verificare l'esistenza di questa città errante chiamata Khotivra (poi ho capito che si trattava di un fantasy), fortemente influenzata anche dal ricordo de "Il cacciatore di Aquiloni", a cui il rimando è stato immediato nella mia mente.
Che dire: bella la storia (pur non essendo il fantasy un genere a me congeniale), bella la scrittura, con l'utilizzo di metafore particolarmente riuscite e ottimo l'inserimento della madre fin dall'inizio del racconto.
Per non parlare del vento, vero protagonista che, come ha già scritto qualcuno prima di me, è la struttura portante e quindi ineludibile di tutto il brano.
Anch'io, durante la lettura, sono rimasta un poco spiazzata dal fatto che si sia fatto un accenno inizialmente al traino da parte dei buoi, poi all'opera di una motrice, ma ancora di più mi ha stupito l'errore grammaticale già segnalato "diedi" in luogo di "desti", davvero inspiegabile in un autore capace di scrivere così bene.
Al netto di queste considerazioni, con ancora negli occhi le immagini fantastiche evocate dalle parole del racconto, tuttavia, non posso che confermare il mio giudizio più che positivo.
Complimenti.

12Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Dom Ott 20, 2024 11:51 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Leggendo questo racconto mi sono ritrovata in una fiaba, una di quelle storie che funzionano bene con i grandi che per un po’ tornano indietro nel tempo, quando con le storie si sognava, immaginando gli scenari, i personaggi… Certo, lo facciamo anche da adulti, ma è un fantasticare diverso, forse un po’ meno leggero. Questa storia mi ricorda, soprattutto per l’ambientazione, il film “Macchine mortali”, in cui intere città si spostano su carri enormi. In questo racconto è un vivere tranquillo, non ci sono eventi bellici, ma i riti che segnano il passaggio delle stagioni e con esse lo svolgersi della vita degli abitanti. Un bel racconto, ho trovato solo qualche piccolo refuso che non ti segnalo, cara Penna, perché non sono inciampi che interrompono il bel ritmo che hai saputo tenere. Molto ben curato il protagonista, che è cresciuto con altre aspettative, diventando presto adulto nei pensieri e nel ragionare sulle personalità di chi lo circonda.
Buona prova, il vento è ovviamente protagonista, ma non invadente


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

13Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Mar Ott 22, 2024 4:36 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ho trovato perfetta la scelta del “fantasy” per affrontare il tema proposto. Il vento è ben presente in tutto il racconto ed è protagonista in ogni manifestazione perfino nella tosse del povero Kael. 
Inutile dire che gli aquiloni hanno un immediato rimando ad Hosseini ed è la parte più “scontata” del racconto anche se è gestita al meglio.
Vento e aquiloni sono un connubio perfetto.
Al di là di qualche inciampo di forma che è già stato segnalato, il racconto è scritto ottimamente ed è una delle letture che personalmente ho trovato più piacevoli.

14Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Mer Ott 23, 2024 9:34 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): Molti problemi nell’uso della punteggiatura e molti altri errori:
  • A mio avviso ogni dialogo deve concludersi con un segno d’interpunzione, salvo casi rari. Quindi, per esempio, “«Hai la finestra aperta» dice, inorridita” a mio avviso andrebbe scritta così: “«Hai la finestra aperta,» dice inorridita”, oppure (ma diventa pesante) così: “«Hai la finestra aperta,» dice, inorridita”. Vale per tutti i dialoghi che hai proposto.
  • “Il sole si spegne”; poiché il riferimento esplicito è il Sole in senso astronomico, va maiuscolo;
  • “la Città errante”: se è un nome va tutto maiuscolo (la Città Errante); se è una descrizione va tutto in minuscolo (la città errante);
  • “si precipiterà qua a chiudere le imposte”; ‘per’ chiudere;
  • “dove la grande Motrice”; perché ‘motrice’ in maiuscolo?
  • “fermata da una pietra per non volare dappertutto.”; così che non deve volare? Il soggetto riguarda i progetti impilati; quindi “fermata da una pietra per non FARLI volare dappertutto.”
  • In questa frase: “Avaz, ma via.”, il punto esclamativo finale (Avaz, ma via!) avrebbe aiutato il lettore a leggere il brano nel senso desiderato.
  • “certe mie idee”; il corsivo, più che inutile, mi pare proprio sbagliato, perché attira l’attenzione dove non serve.
  • anche se il ‘kannery’ utilizzato sembra a volte un aggettivo, nella frase “Per noi Tapar kannery gli aquiloni sono sacri” (a parte che mi pare manchino due virgole), è chiaro che è parte del nome, o usato in quella vece, e quindi va in maiuscolo.
  • “come amiamo dire “lo vuole il vento””; una virgola dopo dire, o un due punti (meglio la virgola);
  • grande incertezza nella punteggiatura dei dialoghi; al netto di quanto già detto, a volte metti i segni entro le virgolette e a volte fuori. 
  • Troppi puntini di sospensione non necessari (chi partecipa a Pachamama dall’inizio sa che questa è una mia vendetta).
  • “«Non mangi?» chiede mamma”; dopo il punto interrogativo serve una maiuscola. Anche in altri punti del testo e anche con altri segni (puntini).
  • “come credo che si senta”; scusa, ma non dovrebbe essere “come crede che mi senta”?
  • “La gente si mise a ridere “ma questo qua?”. Dopo ridere serve assolutamente un segno di punteggiatura.
  • “e tu gli diedi un calcio,”: desti.
  • “Aprì una vela che si distese davanti alla sedia e due più piccole ai lati e lui rideva mentre accelerava,”; manca qualche virgola.

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): trama non troppo originale (il richiamo alle “Macchine mortali” - romanzo e film - è inevitabile) ma carina, anche se - come hanno fatto notare altri commentatori - c’è una sorta di nebbia in merito a come diavolo si spostino queste città. Il disabile, gli aquiloni… mi pare una discreta idea ben costruita. Anche il finale materno, dove in tanto sono caduti, è assolutamente accettabile.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): non male in generale; nel finale si è evitato il manierismo del dolore materno (abbastanza stereotipato e insopportabile) salvo che per la frase finale (“Ci sarà sempre un filo che ci lega. E quel filo è la gioia che abbiamo condiviso, non posso spezzarlo, non lo farò mai”) che contribuisce a far calare il piacere della lettura. Peccato per la punteggiatura, davvero da rivedere.


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
https://alamagoozlum.blog

15Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Mer Ott 23, 2024 11:50 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Quando un racconto è praticamente perfetto, il nostro cervello amplifica le imperfezioni. Quel "tu mi diedi" è un pugno in un occhio dal quale devo ancora riprendermi.
Il rimando a Hosseini credo sia quanto di più naturale possibile, ma non necessariamente è un male o un bene; più un dato di fatto per chi ha avuto la fortuna di leggerlo.
Il vento è probabilmente il più tema dello step, e questo di sicuro non passa inosservato.
E poi resta il fatto che la trama e il messaggio che proponi sono qualcosa di ineffabile.
Complimenti. Penso che non ci siano dubbi sull'altissimo valore di questo racconto: grazie!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

16Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Gio Ott 24, 2024 9:46 am

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Un racconto davvero pieno e coinvolgente.
Mi ha conquistata dalla prima riga e dalla prima lettura, fortunatamente la mia memoria letteraria crea un fondo culturale ma non si traduce in ricordi ben definiti, e quindi se parliamo di ispirazioni o riferimenti io brancolo nel buio. Per me ogni idea è nuova e diversa a meno che non sia palesemente uguale ad un 'altra, ma questo è impossibile perché un'idea che entra in un'altra testa per forza di cose muta un po'.
Dopo questo inutile pippone, ritorno sul racconto per dire che mi piace davvero tanto, mi ha commossa, mi ha permesso di entrare in empatia con i personaggi e con la storia, mi sono anche un po' commossa: c'è tanto sentimento nel tuo testo, tanta umanità .
Sui refusetti e via dicendo sorvolo, ti sarai già mangiat le mani, non voglio infierire.
Un racconto davvero davvero super.
Ele

17Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Gio Ott 24, 2024 5:06 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Non amo il genere fantasy per cui l'inizio mi risultava monotono e la descrizione della città errante trascinata dal vapore e spinta da buoi giganti irreale e poco credibile, andando avanti il mio interesse è cresciuto ed ho avuto l'ansia di scoprire come Kael sarebbe diventato aquilone.
Molto ben delineata la personalità del protagonista, quasi commoventi le premure e l'istinto di protezione della madre come la dedizione e l'affetto degli amici.
Un ottimo racconto


______________________________________________________
Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

18Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Gio Ott 24, 2024 10:22 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ben due fantasy in questo step, non me l'aspettavo. Ci vuole coraggio vista l'accoglienza tiepida che questo genere raccoglie tra i miei cari colleghi commentatori. A me invece il genere piace assai, quindi non ho avuto nessuna difficoltà a entrare nel testo. Buona la scrittura, molto concentrata sulle dinamiche dei personaggi, una scelta atipica per il genere scelto, ma funzionale in questo caso. Per quanto riguarda la città io ho immaginato una carovana di carri, trainati da buoi e dalla forza delle vele, carri semplicemente collegati tra loro da ponti mobili, non ci ho visto nessuna somiglianza con le macchine mortali (un film che rimanga tra noi mi ha fatto un filino schifo). Non ho invece letto il libro di cui parlate sugli aquiloni quindi mi astengo sull'argomento. Sui refusi invece non mi astengo, ma dico che semplicemente, delle volte, c'è tanta voglia di partecipare e poco tempo per farlo, tutto qua. A rileggerci!


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Messaggi per il cielo Senza_10

19Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Dom Ott 27, 2024 11:47 am

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ultimo racconto che leggo e che mi mette in difficoltà.
Mi ricollego e confermo quanto detto da Akimizu qua sopra: anche per me il fantasy è un genere che non mi attira tanto, non mi fa sognare. Trovo sempre faticoso immergermi in quei mondi alternativi, basati su concezioni e tecnologie sconosciute o inusuali. 
Anche qui ho fatto fatica a immaginarmi queste città itineranti spostarsi due volte l'anno, trainate da un locomotore, dai buoi e dal vento, anche se come concetto mi sono immaginate le popolazioni nomadi della steppa mongola.
Così come ho fatto un pò fatica a seguire per filo e per segno l'esibizione(o il rituale, non so bene come definirlo) di Kael all'interno dell'arena.
Tra i pro invece bisogna sottoscrivere che questo sia il racconto in cui il vento sia presentato in modo completo e totalmente convincente, sia un elemento naturale e pregno del mondo narrativo, assolutamente non forzato o posticcio.
Convincente anche la figura di Kael e la presenza protettiva della madre per tutto il corso del racconto.
Di sicuro se la giocherà con altri sette racconti per entrare nei cinque.
Approfitto di quest'ultimo brano per dire che questa sarà una votazione particolarmente difficile per me. In un'altra occasione lo era stata per una mancanza di racconti che raggiungessero la sufficienza. Qui invece ci sono una decina scarsa di racconti che si equivalgono tutti, senza nessuno in grado di sovrastare l'altro. Vedremo quale sarà la cosa a impressionarmi di più dopo un altro giro di letture: l'idea, le emozioni, la scrittura, i personaggi o la centralità del tema.

A Petunia garba questo messaggio

20Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 28, 2024 12:55 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una scrittura fine e di alto livello per costruire un mondo fantastico, anzi due.
Non era facile descrivere e rendere visibile al lettore una città così complessa con ritmi e dinamiche lontane dalla nostra realtà e allo stesso tempo non era per niente facile calarsi nel mondo del protagonista, con la sua disabilità e con la sua voglia imbrigliabile di riscatto, ma l'autore riesce a rendere credibili e plausibili entrambi i mondi.
Ci sono molta sensibilità e cura in questo racconto, che uniti all'indiscussa capacità dell'autore di rendere concreto l'immaginario, rendono il testo prezioso e intensa la lettura, e per questo si ha davvero la sensazione di essere lì e vivere quelle sensazioni che risuonano vivide tra le parole.
Molto ben descritti e approfonditi tutti i personaggi che contribuiscono a sostenere la storia rendendola credibile e vibrante di buone e profonde sensazioni che contribuiscono a creare profondi spunti di riflessione.

A Akimizu garba questo messaggio

21Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 28, 2024 11:04 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto veramente ben scritto al netto di alcune piccole imprecisioni già notate. Il genere, non troppo nelle mie corde, non mina comunque il mio apprezzamento generale.

Molta fantasia, molti spunti interessanti ("le pietre che cantano" su tutti) e anche molta malinconia, questo ho percepito, in questo mondo fantastico molto lontano che crea immagini forti e permanenti.

Personaggio "sfigato" (in senso buono) il povero Kael, che cerca e ottiene il riscatto che non ha avuto dalla natura che gli ha voltato le spalle. Il racconto stesso è un aquilone che accompagna il lettore sfruttando il vento delle parole in un turbine di emozioni e sentimenti puri. 

Insomma, quando qualcosa è fatto bene bisogna dirlo senza mezze parole. Sono d'accordo con chi sostiene che questo racconto possa diventare un romanzo.

Arvedse!

A Akimizu garba questo messaggio

22Messaggi per il cielo Empty Re: Messaggi per il cielo Lun Ott 28, 2024 11:37 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto davvero molto bello. Sicuramente il più completo di tutto lo step. Tralasciando quanto ti hanno già detto gli amici prima di me, aggiungo che ho apprezzato davvero molto la tua citta errante Credo che in quel frangente tu abbia veramente dato il massimo.
Complimenti davvero.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

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