- Ironia tragica:
- Ciao @Dafne
nei tuoi racconti affiora spesso il tema dell’incomunicabilità e della coppia. In questo caso mi è sembrato molto efficace il parallelo con la figura classica perché proprio rimanda anche al periodo in cui i due si sono conosciuti. Innamorarsi o credersi innamorati tra i banchi di scuola è una sensazione che prima o dopo penso abbiamo sperimentato tutti.
Mi è piaciuto tanto questo passaggio:
“ mentre io dal primo banco cerco di intercettarti con lo specchietto, che tanto tu figurati se ti accorgi di qualcosa…
sarà perché qualcosa di simile l’ho fatto anch’io...
Mi hai ricordato un bel periodo della vita e ti ringrazio.
La mia insegnante ci tiene che impariamo i dati a memoria. Dice che ci torneranno utili per comprendere la storia dell’evoluzione umana.
Oggi che la terra è popolata da due miliardi di uomini e che la terra disponibile è trentacinque milioni di metri quadrati, più o meno, sembra impossibile che un tempo le cose fossero tanto diverse.
Dopo la grande inondazione che ha ridotto gli spazi abitabili, per garantire a tutti una buona sopravvivenza nel pianeta, gli uomini hanno imparato a gestire le risorse disponibili e tutto funziona a meraviglia.
La mia scadenza naturale sarà fra quindici anni e sette mesi, sempre che non mi capiti qualche imprevisto. Trenta anni esatti dalla nascita come è scritto nel contatore che mi hanno installato nel petto, sopra la zona del cuore.
Mi fa rabbrividire il pensiero che prima gli uomini nascevano e non sapevano quale scadenza avessero. Nella terra regnavano il caos e l’ingiustizia.
Alcuni uomini vivevano anche più di cento anni, altri non arrivavano a tre. E che dire del cibo? C’era chi mangiava moltissimo e chi moriva di fame.
Queste ingiustizie sono state rimosse, per fortuna. La razione di cibo è per tutti la stessa, ovviamente tenuto conto del sesso, dell’età e del tipo di lavoro.
Man mano che ci si avvicina alla scadenza, le razioni vengono ridotte, così si facilita il distacco.
I miei genitori sono scaduti cinque anni fa. Mio padre costruiva ponti e mia madre lavorava alla diga di dissalazione per rendere l’acqua potabile. La mamma mi ha insegnato tutto quanto c’è da sapere e fra un anno, quando avrò completato gli studi, farò anch’io lo stesso mestiere.
Qualche mese prima della scadenza dovrò istruire i nuovi arrivati, così che non ci siano intoppi.
L’ insegnante ci ha raccontato che molti anni fa c’erano persone che, per lavoro, regalavano emozioni alla gente. Si chiamavano “artisti”, una parola molto difficile da pronunciare.
Io non so a cosa potessero servire le emozioni. Di sicuro non si mangiavano e neppure si bevevano. Pare che le emozioni facessero stare bene.
Devo dire che sarei molto curiosa di provarle, ma mi hanno spiegato che sono pericolose e ormai introvabili.
Io sento una sensazione strana quando, di notte, mi metto a osservare le stelle. Non l’ho mai detto a nessuno prima. È come se il cuore mi balzasse dal petto e raggiungesse il cervello per poi uscire, come una goccia, dagli occhi.
In quei momenti, mi viene voglia di scrivere. È una pulsione irrefrenabile, come se una parte di me venisse da un luogo sconosciuto.
Penso che sia importante farlo e che quando non ci sarò più, qualcuno potrà ricordarsi di me.
Terra piccolo fragile miracolo
nel freddo e buio illuminato dal tuo azzurro
Terra da respirare, terra da nutrirsi
Terra sudata, calpestata, sfruttata
Madre e padre
Terra da amare, da odiare,da conquistare
e sentire che alla Terra appartengo
sono della stessa sostanza
eppure desidero il cielo
e mi lascio stupire da stelle ignare
con la voglia di raggiungere l’infinito.
Ciao, mi chiamo Anna e un giorno sono passata di qua.