Prima di tutto mi permetto una cosa personale e mi scuserete: se non è nello spirito del forum modifico il post, ma penso che capirete.
Questo racconto lo dedico a Donatella, un’Amica immensa che voi non conoscete, ma lei vi conosceva, perché le parlavo spesso di questo forum e delle belle persone che vi interagiscono. Non potrò più farlo. Questo racconto è nato negli inaspettati e improvvisi giorni dell’addio.
Abbiamo portato a conclusione anche il nono step, con dei paletti che presi singolarmente erano davvero intriganti, messi assieme … troppo obbligato il finire dove siamo finiti tutti.
Doveroso complimentarsi con tutte le Penne che hanno accettato la sfida e con chi ha vinto la tappa.
Un benvenuto alle new entry e un gran ben ritrovato @Midgardsormr che, dopo i primi step, mi aspettavo sempre di rincontrare e spero di leggere e non solo negli step.
Mi piace sempre nel terzo tempo ricordarvi tutti, mi pare doveroso per l’impegno profuso. Voi, come al solito, liberi di passare oltre.
Grazie per i punti che mi avete assegnato, che questa volta hanno un significato per me ancora diverso dalle altre volte.
Prima il grazie a chi lo ha ben commentato e/o è riuscito a entrare nello spirito della storia: @Resdei, @ceo , @CharAznable @Molli Redigano @Mac @caipiroska @Asbottino , @Byron.RN ;
@Akimizu mi hai commosso col plauso che mi voluto dedicare, conta come il podio detto da uno là in alto (e non è una sviolinata);
grande @Midgardsormr !, anch’io soffro di graforrea, ma ho imparato a lasciar indietro qualcosina, tipo un altro racconto nel racconto, per rientrare degli spazi degli step, ma quanto mi piacciono le parole in libertà fuori da rooms!
Grazie a chi ha giudicato bene lo stile e la prosa nonostante il resto, ad es.: @Fante Scelto @paluca66 @Marcog :
@tommybe per i commenti sempre molto originali
Però mi è mancata l’adrenalina per il commento del mio John Deere personale ( @vivonic , mio de-trattore ufficiale), ma forse è meglio così
Per il resto, mi spiace se il racconto a qualcuno non è piaciuto o se risulta confuso (ad es @Achillu)
Questo racconto è uscito proprio come mi si era presentato: fuori dalla comfort zone di una linearità scontata; ho voluto lavorare sui paletti sì per rispettarli, ma inserendoli in modo velato, senza forzature ( @Danilo Nucci ), affiancando a personaggi immaginari, boia realmente esistiti; maghi che fanno parte solo di una favola che Colette si racconta (@ImaGiraffe e @Antonio Borghesi ). E poi gestire la narrazione in doppia persona: chi ricorda - Colette - e chi racconta la sua storia, alternandosi, con i salti temporali di quando si riprendono ricordi e momenti di vita.
Lasciar intravedere certi dettagli piuttosto che renderli espliciti, contando sulla capacità di lettura e interpretazione di Penne molto attente. Ad es. il momento in cui il diario viene scritto non ha una data precisa ma la fine di un decennio con lutti e dolori, avendo parlato di guerra, non può essere che la fine del 1950, anche perché la storia inizia formalmente con 1942, con un passaggio al 1938, quando Colette subisce violenza ( @Arianna 2016 )
La frase della madre di Colette, giudicata troppo cruda, l’ho immaginata invece come tristemente realistica, in ogni epoca. Se leggiamo le cronache dei giorni nostri, ci sono madri che vendono le figlie (anche bambine) per motivi molto abietti che non è sempre sopravvivenza.
Non ha pagato sperimentare - non invento nulla di nuovo, per carità - dal punto di vista della maggior parte dei commenti, per cui grazie a chi lo ha letto col giusto spirito.
Sistemerò gli errori, ma non cambierò niente altro: e penso rimarrà uno dei racconti a me più cari.
Per gli errori @Petunia in primis e @paluca66 , mannaggia, li ho visti appena letto il racconto sul forum, nonostante una rilettura attenta.
Piccole risposte
@FedericoChiesa " ; i nomi troncati: Colette sta scrivendo un diario - con cui vuole segnare un momento di passaggio tra il passato e il futuro - che potrebbe anche essere trovato e quindi portare alla scoperta, oltre che all’attività clandestina di boia, alla sua identità;
Questo racconto lo dedico a Donatella, un’Amica immensa che voi non conoscete, ma lei vi conosceva, perché le parlavo spesso di questo forum e delle belle persone che vi interagiscono. Non potrò più farlo. Questo racconto è nato negli inaspettati e improvvisi giorni dell’addio.
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Abbiamo portato a conclusione anche il nono step, con dei paletti che presi singolarmente erano davvero intriganti, messi assieme … troppo obbligato il finire dove siamo finiti tutti.
Doveroso complimentarsi con tutte le Penne che hanno accettato la sfida e con chi ha vinto la tappa.
Un benvenuto alle new entry e un gran ben ritrovato @Midgardsormr che, dopo i primi step, mi aspettavo sempre di rincontrare e spero di leggere e non solo negli step.
Mi piace sempre nel terzo tempo ricordarvi tutti, mi pare doveroso per l’impegno profuso. Voi, come al solito, liberi di passare oltre.
Grazie per i punti che mi avete assegnato, che questa volta hanno un significato per me ancora diverso dalle altre volte.
Prima il grazie a chi lo ha ben commentato e/o è riuscito a entrare nello spirito della storia: @Resdei, @ceo , @CharAznable @Molli Redigano @Mac @caipiroska @Asbottino , @Byron.RN ;
@Akimizu mi hai commosso col plauso che mi voluto dedicare, conta come il podio detto da uno là in alto (e non è una sviolinata);
grande @Midgardsormr !, anch’io soffro di graforrea, ma ho imparato a lasciar indietro qualcosina, tipo un altro racconto nel racconto, per rientrare degli spazi degli step, ma quanto mi piacciono le parole in libertà fuori da rooms!
Grazie a chi ha giudicato bene lo stile e la prosa nonostante il resto, ad es.: @Fante Scelto @paluca66 @Marcog :
@tommybe per i commenti sempre molto originali
Però mi è mancata l’adrenalina per il commento del mio John Deere personale ( @vivonic , mio de-trattore ufficiale), ma forse è meglio così
Per il resto, mi spiace se il racconto a qualcuno non è piaciuto o se risulta confuso (ad es @Achillu)
Questo racconto è uscito proprio come mi si era presentato: fuori dalla comfort zone di una linearità scontata; ho voluto lavorare sui paletti sì per rispettarli, ma inserendoli in modo velato, senza forzature ( @Danilo Nucci ), affiancando a personaggi immaginari, boia realmente esistiti; maghi che fanno parte solo di una favola che Colette si racconta (@ImaGiraffe e @Antonio Borghesi ). E poi gestire la narrazione in doppia persona: chi ricorda - Colette - e chi racconta la sua storia, alternandosi, con i salti temporali di quando si riprendono ricordi e momenti di vita.
Lasciar intravedere certi dettagli piuttosto che renderli espliciti, contando sulla capacità di lettura e interpretazione di Penne molto attente. Ad es. il momento in cui il diario viene scritto non ha una data precisa ma la fine di un decennio con lutti e dolori, avendo parlato di guerra, non può essere che la fine del 1950, anche perché la storia inizia formalmente con 1942, con un passaggio al 1938, quando Colette subisce violenza ( @Arianna 2016 )
La frase della madre di Colette, giudicata troppo cruda, l’ho immaginata invece come tristemente realistica, in ogni epoca. Se leggiamo le cronache dei giorni nostri, ci sono madri che vendono le figlie (anche bambine) per motivi molto abietti che non è sempre sopravvivenza.
Non ha pagato sperimentare - non invento nulla di nuovo, per carità - dal punto di vista della maggior parte dei commenti, per cui grazie a chi lo ha letto col giusto spirito.
Sistemerò gli errori, ma non cambierò niente altro: e penso rimarrà uno dei racconti a me più cari.
Per gli errori @Petunia in primis e @paluca66 , mannaggia, li ho visti appena letto il racconto sul forum, nonostante una rilettura attenta.
Piccole risposte
@FedericoChiesa " ; i nomi troncati: Colette sta scrivendo un diario - con cui vuole segnare un momento di passaggio tra il passato e il futuro - che potrebbe anche essere trovato e quindi portare alla scoperta, oltre che all’attività clandestina di boia, alla sua identità;
@M. Mark o'Knee : Colette che non è Colette; Jolie che non è Jolie: c’è un passaggio in cui dico che Quel giorno nacquero Colette e Jolie, con le loro false vite passate. Le ragazze cambiano il nome e si inventano un passato con cui presentarsi da quel momento in poi. Mi pareva chiaro. Per il resto vale quanto detto prima
@SCM , ci potrebbe anche stare un lavoro più lungo, nei racconti brevi capita che un finale lasci nel lettore la voglia di un proseguo, anche se per chi scrive finisce lì.