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Messaggio Da Different Staff Dom Dic 04, 2022 4:24 pm

La rugiada brilla alle prime luci del sole in quel giorno di Ottobre, la sonnolenza notturna viene destata dai canti volatili allegri di qualche passero che fa capolino tra le piante in giardino.
Sul lago, ancora ormeggiate, sbuffano vapori grigiastri dei traghetti pronti a iniziare la giornata. L’odore del carbone è forte, qui in cucina, così come il fumo denso della prima accensione. Tanto che quasi offusca la vista a quella piccola finestra che dà sul mondo esterno. A stento, si riconosce alto in cielo un aereo dirigibile, in direzione delle Alpi, diretto probabilmente in Francia.
«Excusez-moi monsieur…»
«Buon Dio! – esclamo. Spaventato, nel sussulto, do un colpo al traballante tavolino, quasi mando in terra il calamaio – che modi sono?!»
«Mi vogliate perdonare, ma questa è la cucina. Sentivo parlare e sono venuto a controllare»
«Chiedo scusa io – nel momento in cui vedo l’uomo chinare il capo in modo reverenziale, mi rendo conto di quanto sono stato scortese – so che non dovrei essere qui, ma è l’unico posto tranquillo che ho trovato per scrivere, mi spiace averla spaventata ma parlo spesso quando mi diletto» sorrido in chiusura, risistemando i fogli sul tavolino distrattamente.
«Nessun problema Lord Byron, davvero. Se non le dispiace, nel frattempo che lei scrive io inizio nelle faccende quotidiane, prima che arrivino i cuochi»
«Mi ha riconosciuto dunque – sorrido di cortesia, sono conscio di essere l’unico ospite tra l’altro – pensavo fosse lei a cucinare»
«No no, io sono un faccendiere, un fante di cucina, per dirla in parole più precise. Dopotutto, mi è semplice ogni mansione» mi sorride, alzando appena entrambe le braccia. Non le avevo notate prima, curioso mi avvicino.
«Protesi di ottima fattura devo dire, legno sostituito a lega di ottone e...come funzionano i meccanismi?» presto molta attenzione ai movimenti delle ghiere mentre l’uomo davanti a me muove le braccia; rumori simili a un metronomo o a un bilanciere di orologio, fluidi i movimenti.
«Una batteria magnetica – si volta appena, mostrando una sorta di sacca di cuoio sulle spalle, dalla quale escono alcuni tubi di rame che si collegano all’altezza dei gomiti - «ricaricabile muove i pistoni idraulici. Controllo la pressione tramite un manometro qui sul polso destro. Ogni tre giorni, mi reco alla SteamGround Industries per ricaricare. Tra l’altro devo sbrigarmi, sono al limite di utilizzo, dovrò recarmi li prima di sera.»
Annuisco ascoltandolo con attenzione, mi attrae soprattutto le maniere di quell’uomo; non riuscivo mai a far stare nessuno a suo agio parlandomi. Lui invece sembrava essere contento di scambiare quattro chiacchiere
«Io invece stavo scrivendo del mio ultimo viaggio, credo ne farò una sorta di diario. Dopotutto non è fattibile per tutti affrontare un viaggio simile.»
«Davvero interessante, Lord. Ho letto qualcosa di suo, la biblioteca dell’albergo è ben fornita e in questi anni lei è molto in voga.»
Scrolla le spalle e mi sorride, io di rimando faccio lo stesso. Arrotolo tra le mani i fogli degli appunti scritti e guardo fuori dalla piccola finestra di nuovo; l’alba è terminata e il sole è poco sopra l’orizzonte disegnato dall’azzurro grigiastro del lago. Oltre, si scorgono ora le ciminiere delle industrie sbuffare fumo grigiastro. E’ un rumore di meccanismi che si inceppano che mi riporta all’attenzione. Il fante è bloccato dalla vita in su, le braccia a mezz’aria piegate in maniera inumana. Sbuffi di fumo dai tubi di ottone e alcune scintille dalla batteria nello zaino. Sul piccolo davanzale interno, un mazzetto di bucaneve freschi, il quale profumo era coperto dagli odori circostanti.
«Se non la disturba, potrebbe recarsi al computer della hall e contattare l’assistenza per la mia batteria? Credo di aver fatto male i conti questa volta. Matricola 375Y»
Lui sorride, io sono spiazzato. Annuisco senza dire una parola e, mentre lui si appoggia al mobile basso della cucina, io mi dirigo verso la hall. Un lungo corridoio adornato di quadri bellissimi e ritratti delle persone più importanti che hanno visitato l’hotel.
«Chissà dove metteranno il mio.» penso a voce alta con passo spedito. Metronomo della mia camminata veloce, rimane il rumore sordo che produce l’energia canalizzata nei tubi che percorrono il corridoio, in terra, Di tanto in tanto, condotti simili si arrampicano lungo il muro per arrivare a punti luce che mantengono un atmosfera giallastra. Di lì a breve mi ritrovo davanti al bancone della reception, seguo le indicazioni a muro e dopo aver svoltato sulla destra dell’area, raggiungo la sala computer.
Un enorme marchingegno in fondo alla sala si staglia davanti a me, composto da una quantità massiccia di legno per il rivestimento esterno dove è incastonato lo schermo illuminato di una luce verdastra. La seduta, come parte degli inserti della macchina, sono in cuoio scuro. Dallo schermo e dalla tastiera, partono dei fili di rame, collegati dietro la massiccia scrivania a un impianto di pistoni e ruote dentate; il movimento è continuo, ma lento ora che non è utilizzato. Tutto intorno nella stanza, libri disposti perfettamente su librerie che arrivano fino al soffitto. Alcuni finestroni, lasciano passare la luce necessaria per non dovere utilizzare quella artificiale. Con la medesima vista della cucina, ora con il sole più alto, i colori sono leggermente più vividi.
Cerco di non perdermi troppo e, dopo essermi seduto, invio un messaggio alla struttura.
«...si richiede urgente manutenzione e ricarica per matricola 375Y, presso Chateau d’Ouchy.»
Velocemente lascio la stanza, per dirigermi nuovamente in cucina. Lì trovo il mio ormai amico ancora appoggiato, viso segnato.
«Stai male?»
«Quando si bloccano i meccanismi, dopo qualche minuto comincia a prendermi dolore alle spalle. Il peso delle protesi è importante e senza l’ausilio della batteria, pesa tutto sul corpo.»
«Un massaggio può alleviare?»
«Grazie del pensiero, ma no. Ci vorrebbe qualche analgesico»
Non ho idea del perché, ma in quel preciso momento mi ricordai il bucaneve sulla finestra e lì mi diressi. La mezza macchina mi guardava con aria interrogativa, ma non dissi una parola; recuperato il mazzetto di fiori, li appoggio sul bancone vicino alla stufa accesa. Pentole che bollivano, emanavano profumi invitanti pur essendo mattina presto. Gli odori coprivano persino l’acre del carbone. Scelgo quella con della semplice acqua all’interno e, dopo aver tolto i petali dal gambo, ci immergo i fiori biancastri. Solo in quel momento, alzo il capo e sorrido al fante.
«Il Bucaneve oltre ad avere un aspetto bellissimo, è anche molto versatile. Con questo decotto, imbeviamo poi quegli stracci puliti e lo applichiamo sulle tue spalle. Allevierà il dolore fino all’arrivo degli aiuti»
«Anche medico oltre che scrittore, dunque»
«Oh no – ridacchio – ho solo avuto modo di impararlo dalla guida che mi ha accompagnato durante il tragitto sulle Alpi, nei giorni scorsi prima di arrivare qui. Diciamo che è una di quelle volte che qualche strana nozione serve a qualcosa»
Mentre scuoto il capo, ridendo entrambi, estraggo i petali dall’acqua e tolgo la pentola dal piastrone di ghisa rossa per il calore. Recupero due stracci li vicino, di quelli che utilizzano nelle cucine, e li imbevo del liquido. Quindi velocemente, dopo averli strizzati, raggiungo il fante e posiziono le stoffe una per spalla.
«Non è una cosa veloce, certo. Ma per calore e contatto, dovrebbe alleviare un po’.»
«Sapete Lord, voi mi ricordate molto mia sorella. Era molto intelligente e spesso mi toglieva dai guai»
«Ne parli al passato»
«E’ morta cinque anni fa, proprio il giorno del mio incidente. Ero alla guida del char à bancs di nostro padre. Avevamo modificato le batteria magnetica, per avere più potenza e renderlo più veloce. Il problema è che era diventato troppo grintoso e siamo usciti di strada in curva. Quando mi sono svegliato all’ospedale, mi avevano già messo le protesi. Per mia sorella invece, non ci fu nulla da fare. Povera Astarte, mi manca ogni giorno e non ne passa uno senza che io mi senta in colpa. Tremendamente. Scenderei a patti con il diavolo per riaverla indietro»
«Mi dispiace» riesco a dire solo quello, mentre continuo a guardare quell’uomo che per il senso di colpa, pare incurvarsi ancora di più oltre il dolore.
Il rumore del motore dall’esterno, anticipa l’arrivo degli aiuti infine. E’ di grande aiuto per uscire dal momento particolare che si è creato. Mi affretto a recuperare dalla tasca il taccuino con i figli scritti qualche ora prima, li firmo e li consegno al fante.
«Questo è un regalo, la prima stesura del diario che pubblicherò di cui ti ho parlato. La versione embrionale di quello che sarà, tra qualche anno, magari, potrai ricavarci qualche soldo»
«Lord, lo accetto con vero piacere»
Gli poggio una mano sulla spalla, ci sorridiamo a vicenda mentre nelle cucine entrano gli addetti del soccorso. Uno dei due, porta un grosso carrello con sopra una caldaia di rame e, sopra di essa, un tubo arrotolato con uno spinotto finale a pressione. Quando si fermano li davanti a noi, mi sposto di lato e li lascio lavorare. Dalla posizione acquisita, riesco a vedere i vari manometri e i pressostati che, una volta collegato il tubo alla batteria nello zaino del fante, cominciano a muoversi. Sbuffi di vapore fuoriescono dalla caldaia. Con un cenno di mano, saluto il fante e mi avvio verso l’uscita ormai a tarda mattina. Solo prima di lasciare la cucina, mi fermo e mi volto
«Il tuo nome?»
«Manfred, Lord»
«Puoi chiamarmi George»


Nei giorni successivi, io e Manfred abbiamo instaurato un buon rapporto di amicizia. L’ho accompagnato io stesso a ricaricare le batterie per due volte, siamo stati su un traghetto a sorseggiare del buon whisky e abbiamo cenato insieme, durante il suo giorno libero.
«Allora ricordati, George. Il titolo deve essere semplice, cosi che la gente arrivi subito a capire di cosa vuoi parlare»
«D’accordo, Manfred. Potrei chiamarlo diario di un alpino, dunque. Più semplice di così - rido e scuoto il capo, mentre salgo sul char à bancs di servizio dell’albergo – questi dodici giorni sono volati, soprattutto grazie a te. Riuscirò a ringraziarti in qualche modo»
«Non è necessario, mi basta il pensiero»
La caldaia del mezzo sbuffa tramite la canna posta lateralmente, i meccanismi cominciano a girare e permettono agli stantuffi di far muovere il carro.
Direzione avioporto, da li in volo fino a Londra, a casa.


La rugiada brilla alle prime luci del sole in quel giorno di Ottobre, la sonnolenza notturna viene destata dai canti volatili allegri di qualche passero che fa capolino tra le piante in giardino. Il cielo è grigio, una commistione tra nuvole metereologiche e quelle prodotte dalle fabbriche di produzione energia.
Londra è caotica già al mattino, poco dopo l’alba o sei sveglio di tuo o ti sveglia il traffico. Sulla scrivania della mia stanza, mi ha hanno già portato il caffè, fumante da un tazzone color crema. Nella postazione di lavoro, un plico di fogli scritto a macchina, l’ultimo di questi ancora inforcato
«Datti una mossa, finisci questo libro»
Parlo tra me, raggiungendo la sedia e lasciandomi cadere sopra. Sbadiglio e mi stiro, emettendo versi che un lord non dovrebbe fare.
Rileggo attentamente le ultime righe scritte e dopo un sorso di caffè, lascio che le dita scorrano sui tasti.
Parti!... prese quell’anima commiato
Da questa terra... e dove, oimè, si volse...
Tremo in pensarlo... ma parti per sempre
«Fine.»
Nella tarda mattinata, mi sono recato dal mio editore e, dopo aver letto parte della stesura, ci siamo accordati per la pubblicazione, la prima di quell’anno.
«Manfred, il titolo deve rimanere quello. E prima della pubblicazione, voglio la prima copia, devo fare un presente.»
Sorrido e lascio l’ufficio. Camminando per la strada, mi accorgo di quanto Londra stia crescendo, il traffico è pulsante. Sopra di me un aviodirigibile, ricordi del lago e del mio amico. Forse, infine, la copia la porterò di persona.
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Messaggio Da Petunia Mar Dic 06, 2022 8:24 am

La rugiada brilla alle prime luci del sole in quel giorno di Ottobre,
(C’è qualcosa che non va in questa frase. Se dici “in quel giorno” forse il tempo verbale doveva essere al passato o imperfetto. 
La rugiada brillava ecc,) . È definire “quel giorno” che è sbagliato. Se vuoi usare il presente dovresti dire “questo giorno” anche se, in entrambi i casi, non userei né quel nel questo.


ancora ormeggiate, sbuffano vapori grigiastri dei traghetti.

(l’aggettivo non concorda)
La storia non è male. C’è un’idea di fondo che può funzionare. 
La cosa che non è in discussione è l’impegno nel misurarsi con un genere probabilmente non troppo familiare all’autore. E questo è, per me, un grande valore aggiunto.
Purtroppo il testo è pieno zeppo di imprecisioni, punteggiature errate, errori facilmente emendabili con una buona revisione alla quale forse non è stato dedicato il tempo necessario.
Mi è piaciuto l’utilizzo dell cucina come luogo tranquillo per poetare. Questo fatto dà un senso speciale alla stanza come richiesto dal contest. Non mi ha convinto altrettanto l’uso dei bucaneve per la cura dell’antesignano androide. 
In ogni caso il lavoro fatto è più che rispettabile e, dopo una buona revisione, sono convinta che abbia il proprio valore.
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Messaggio Da Nellone Mer Dic 07, 2022 9:01 am

Molto interessante la figura dello pseudo-androide, davvero ben congeniata e che caratterizza immediatamente lo stile. Trovo ben riuscito anche l’inserimento di tutti gli altri paletti, con Lord Byron che ha un ruolo principale nella vicenda ed è caratterizzato molto bene. La trama è interessante e da una pseudo-spiegazione logica al nome del Manfred. Risulta tutto perfettamente comprensibile e la trama, pur senza particolari guizzi, riesce a intrattenere piacevolmente il lettore. Qualche piccolo appunto lo devo invece fare sullo stile che, ahimè, dimostra qualche carenza nelle conoscenze grammaticali di base: lì e così spesso non vengono accentati, mentre le virgole, sono presenti a profusione fra soggetto e verbo (scusa, l’ho fatto anch’io…); i discorsi diretti spesso non sono chiusi da punti. Lo stile ha alti e bassi ma non lo trovo un difetto, anzi: mi piace che sia più raffinato nelle descrizioni e più asciutto nelle azioni, per dare una maggiore concitazione. In questo l’autore è stato molto bravo. Descrizioni che, per inciso, non sono originalissime ma rendono bene l’idea dell’ambiente un po’ cupo della Londra industriale.

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Messaggio Da tommybe Mer Dic 07, 2022 2:26 pm

L'analgesico al bucaneve è la trovata più originale del racconto che poi è una storia di amicizia e questo basta per farcelo amare.Molti errori grammaticali pure grossolani che neppure io riuscirei a fare, e questo è un tutto dire. Ne guadagna comunque la simpatia che ho per te, autore.
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Messaggio Da SuperGric Gio Dic 08, 2022 8:09 am

Il racconto di un’amicizia, dell’avvicinamento di due mondi: quello semplice del faccendiere con i suoi drammi familiari e i suoi problemi tecnici, e quello “alto” del poeta e Lord.
A parte le imprecisioni tecniche e grammaticali, che un po’ hanno disturbato anche me che in genere non le noto, il racconto è ben narrato.
Ciò che ho trovato poco incisivo e credibile è stato però il tema centrale, cioè lo scoccare di questa particolare amicizia. Mi è mancata la motivazione della scintilla, del perché Lord Byron abbia sentito tanto forte l’affinità con Manfred. Si è dato tanto spazio agli elementi tecnici, interessanti peraltro, ma meno a quelli psicologici di Byron, che la narrazione in prima persona avrebbe permesso di esplorare facilmente. Per questo ho trovato questa strana amicizia un po’ forzata.
Leggendo mi è sorta anche una domanda idiota: chissà come Manfred riesce pagarsi tutto quel supporto tecnico, essendo solo un faccendiere.
Per il resto complimenti per la fantasia.
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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Dic 09, 2022 4:31 pm

Originale l’idea di legare il brano all’opera “Manfred” di Byron. Anche il genere scelto mi pare ben rappresentato. Cucina, ben presente. Per quanto riguarda gli altri tre elementi richiesti, ho individuato solo Lord Byron (presenza fondamentale del racconto) e il fante. Per quanto riguarda quest’ultimo, la scelta del “fante di cucina” mi è sembrata un po’ arbitraria in quanto il termine fante lo sento più correlato a un contesto militaresco. Anche l’uso della parola “faccendiere” che è rappresentato come inserviente di cucina, mi ha sorpreso per l’uso che ne ho sempre fatto come intermediario di affari sporchi.
Noto anche l’uso di qualche vocabolo poco calzante per il periodo in cui si svolge l’azione: analgesico, computer. Forse sarebbe stato meglio che tu ti inventassi nuovi termini, più adatti all’epoca, come hai fatto in altri passaggi.
Punteggiatura e forma da rivedere, come già notato nei precedenti commenti.
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Messaggio Da ImaGiraffe Lun Dic 12, 2022 4:54 pm

Un racconto troppo statico, non mi ha colpito. 
Inizio col dire che il POV di tutto il racconto mi ha infastidito. Non so perché ma quei continui commenti di Byron hanno appesantito il testo che già di per se non era leggerissimo. 
Lo steampunk c'è ma sei caduto nella trappola descrittiva. Cioè per me potevi limitarti a descrivere le braccia di Manfred e già te la saresti cavata alla grande. Gli altri elementi li avrei solo accennati, soprattutto se non sono necessari (es. tutta la parte in cui Byron va a chiamare soccorsi)
Per quanto riguarda la cucina, ci siamo in parte mi è piaciuta la parte del decotto e nulla più.
Ripeto, steampunk e cucina hanno veramente un potenziale che poteva servire per rendere la stanza fondamentale.
Ultima nota. Il racconto come dicevo prima è statico per la maggior parte del tempo e questo fa si che non mi dia l'impressione di un "viaggio straordinario" anche il collegamento con il testo di Byron mi sembra un pochino debole, avrei puntato più su quella parte. 
In conclusione, apprezzo l'impegno nel voler affrontare un genere così complesso ma purtroppo il risultato non è sufficiente.
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Messaggio Da Arunachala Lun Dic 12, 2022 8:28 pm

se si fa una revisione generale profonda, di sicuro ne esce un bel pezzo, perché l'idea è davvero bella.
punteggiatura totalmente da rivedere, tempi verbali da sistemare, ripetizioni da eliminare...
peccato, la storia ha un potenziale notevole, ma non viene sfruttato e, anzi, i tanti errori la penalizzano.
rivedi il tutto, se vuoi, e sarà un successo

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Messaggio Da Asbottino Gio Dic 15, 2022 5:20 pm

Ridotta all'osso è la storia dell'incontro tra due persone. Non succede molto altro. Non è necessariamente un male. Ho letto racconti in cui in apparenza non succede nulla e invece è come guardare il fuoco verso fine serata. Da lontano sembra spento, ma da vicino ti accorgi che qualcosa brucia sotto lo strato di cenere.
Qui ho guardato con attenzione ma il fuoco non l'ho visto, a voler essere sincero. E credo che il motivo sia nella scelta del genere e nella volontà dell'autore di muoversi all'interno dei suoi confini senza provare ad allargarli un pò o forse, semplicemente, una conseguenza dal fatto di non essere abituato a maneggiarlo.
Come spesso mi è capitato nei racconti di questo contest, e non parlo solo di questa stanza, il genere è il paletto che monopolizza l'attenzione degli autori più di ogni altro. Credo sia un errore. E lo ribadisco. La storia deve nascere dalla stanza. Genere, personaggi, tempi, luoghi e ogni altro possibile vincolo devono trovare una loro collocazione dentro la stanza. Come mobili o soprammobili. La carta da parati o la tinta. E parlo anche di elementi architettonici più importanti: mura, soffitto, pavimento, finestre. Ma tutto deve funzionare in relazione a quella stanza.
In quest'ottica credo che la cucina sia debole. C'è, è il luogo dove si incontrano, un luogo di scrittura, ma, se la togli, la storia scompare? Non credo. Anche il fante e il bucaneve non sono centrali, ma lo ritengo di minore importanza.
Il racconto è un racconto di vapori, di meccanismi, di ruote che girano. Parla anche di scrittura, di amicizia. In un modo niente affatto banale. Queste sono le immagini che ti restano in testa.
La scrittura la trovo buona. A tratti molto buona. Il racconto nel complesso è ben costruito, piacevole da leggere, curato. Tutti elementi positivi. 
Ma è il racconto di una cucina?

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Messaggio Da Byron.RN Dom Dic 18, 2022 12:18 pm

Il racconto purtroppo presenta diversi refusi ed errori di punteggiatura che disturbano un poco la lettura. 
La figura del fante meccanico mi è piaciuta, così come l'amicizia che si instaura tra Lord Byron e il fante. Questo per dire che l'idea era giusta.
La storia procede liscia, senza tanti scossoni, ma questo non è per forza un male.
Il problema più evidente secondo me sono le descrizioni troppo accurate, che invece di valorizzare lo scritto tendono ad appesantirlo inutilmente. E questo era a mio avviso lo scoglio principale per affrontare un genere poco conosciuto e poco esplorato dalla maggioranza, me compreso.
Il genere infatti era ostico, poco maneggevole, e ha messo in difficoltà parecchi autori.
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Messaggio Da Fante Scelto Mar Dic 20, 2022 1:47 pm

I racconti steampunk che ho letto in questo step (parecchi, devo dire, pensavo ci si cimentassero molti meno vista l'alternativa odeporica, che apriva scenari più semplici) si dividono in due categorie: quelli che non hanno azzeccato il genere perché non hanno creato un mondo alternativo, e quelli che ci sono riusciti ma sacrificando la trama.
Il tuo lavoro rientra in questa seconda categoria. 
Molto bene l'ambientazione steampunk, grazie all'uomo con ampie protesi meccaniche, un must, e poi alla comparsa (finalmente) dei dirigibili! Non c'è niente di più steampunk dei dirigibili.
Qui sono solo delle menzioni fugaci, ma sei il primo che leggo che li fa comparire, per cui ottima citazione.
Ti perdi però troppo in descrizioni, forse col timore che il lettore non capisca tutte le bizzarre tecnologie che il genere impone: non preoccuparti, tu lascia solo delle suggestioni, funzionano lo stesso!

La trama, si diceva. Non succede molto, in questa storia, e questo inficia tutto il senso del titolo. Non c'è un vero viaggio, non ce n'è il racconto e, per quel che leggo, non succede nulla di davvero straordinario.
Può anche andar bene così, sia chiaro, ma quando il genere è steampunk, e inquadrato così bene come hai fatto tu, cavoli, un po' dispiace di non aver visto fuoco e fiamme. La chiave, secondo me, era Byron.
Non lo avresti visto meglio come scrittore-avventuriero (o cacciatore di taglie) in una Parigi alternativa? Certo, la cucina rimaneva ostica, ma c'era materiale per farne eccome un viaggio straordinario.

Passiamo alle note dolenti?
Eh, dobbiamo.
Quanti refusi, quante ripetizioni, quante virgole mal messe, autore, perché tutti questi difetti di forma? Mancata revisione? Invio dell'ultimo secondo? Ci dirai, forse.
Poi i tempi verbali. La storia è scritta al presente ma la narrazione passa al passato ogni volta che Byron non sta compiendo un'azione. Nel finale, addirittura, andiamo al passato prossimo.
Che confusione!

I paletti.
La cucina ci sta. Non è centrale, ma ha un suo valore nella narrazione.
Byron è lui, nulla da dire.
I bucaneve sono un po' forzati, secondo me.
Il fante invece proprio non l'ho capito. Fante di cucina è un espressione che non conosco né ho trovato su google.
Esiste? E' una cosa dialettale? Il fante, per come la vedo io, è solo ed esclusivamente un soldato di fanteria, con annesse variazioni sul tema.
Mi restano forti dubbi che si fugheranno, immagino, a contest concluso.

Ti segnalo infine ancora un paio di cosette assortite.
Non ho trovato molto calzante che Manfred si rivolga a Byron come "Lord." Si può usare, ma nel senso di "signore" (medioevale), "comandante" o "sire".
Se inteso come titolo onorifico ci si rivolgerebbe con "my lord" o "mio lord" italianizzando. Suona brutto, comunque, un po' in tutti i casi.
Io avrei italianizzato direttamente con "signore" nella nostra accezione del termine. O tenuto "Monsieur," visto che Manfred è francese.

L'altra cosetta non la trovo più, se mi viene in mente la aggiungo.

Insomma, autore, io ti faccio i complimenti per l'ambientazione steampunk, riuscitissima al netto delle troppe descrizioni, mi è piaciuta molto; ma andava gestito meglio tutto il resto, uscito sacrificato in malo modo. 
Mi dispiace davvero vista la bravura immaginativa che hai saputo mettere in mostra.
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Messaggio Da FedericoChiesa Mer Dic 21, 2022 12:41 am

Ci sono troppe cose che mi lasciano perplesso per apprezzarlo.
Già faccendiere non suonava (sono andato a cercarlo e non mi sembra qui ci azzecchi troppo), ma fante di cucina sembra una forzatura solo legata ai paletti.
Un batteria magnetica non la trovo molto steampunk, ma neanche un computer, uno schermo o una tastiera.
A parte refusi e punteggiatura da rivedere, accade poco: un incontro a cui far risalire l'origine di un'opera di Byron.
Alla prossima.
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Messaggio Da Arianna 2016 Gio Dic 22, 2022 12:07 am

Mi piace l’idea di creare un racconto sulla nascita dell’ispirazione per un’opera letteraria. Bella anche l’amicizia che si crea tra Byron e Manfred.
L’idea di fondo quindi è valida. Ho trovato un po’ sbilanciato lo sviluppo della trama: occupa molto spazio, rispetto al resto, la prima parte.
Il punto dolente è la forma. Lo stile non è male (a parte le prime due righe, che suonano eccessivamente leziose, a meno che in effetti quello non fosse l’effetto che si cercava).
Ci sono però molti errori, più che altro a livello di sintassi. Te ne segnalo alcuni:
- la prima metà del racconto è al presente, la seconda è al passato prossimo, senza una giustificazione narrativa; nella metà al presente, a volte si passa all’imperfetto
- “ancora ormeggiate, sbuffano vapori grigiastri”= o manca un pezzo di frase, o c’è un problema di concordanze
- sono da rivedere i segni di punteggiatura nei discorsi diretti
- spesso non è corretto l’uso delle virgole
- “nel frattempo che lei scrive”= mentre lei scrive
- “io inizio nelle faccende”= le faccende
 - diverse volte “lì” avverbio di luogo non è accentato
- “mi attrae soprattutto le maniere”=  mi attraggono (concordanza di numero)
- “il quale profumo era coperto”=  il cui profumo è coperto
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Messaggio Da paluca66 Lun Dic 26, 2022 11:53 am

Errori / refusi tanti, davvero tantissimi per un racconto che partecipa a un contest letterario; la sensazione è che questa fosse una prima bozza e che l'aut* non abbia avuto il tempo di revisionare decidendo ugualmente di farlo partecipare con tutti i rischi connessi.
Ci sono problemi di concordanza di genere e di tempi verbali, c'è una punteggiatura troppo "libera", con qualche virgola inserita tra soggetto e verbo...
Solo a titolo di esempio segnalo:
La rugiada brilla alle prime luci del sole in quel giorno di Ottobre o "brillava" o "questo giorno"
Sul lago, ancora ormeggiate, sbuffano vapori grigiastri dei traghetti coqui faccio fatica a capire: ormeggiate è femminile, ma vapori e traghetti sono maschili; inoltre il riferimento dovrebbe essere a "traghetti" ma per come è scritto il lettore si trova ad abbinare l'aggettivo a "vapori"
Annuisco ascoltandolo con attenzione, mi attrae soprattutto le maniere di quell’uomo attraggono
Non ho idea del perché, ma in quel preciso momento mi ricordai il bucaneve sulla finestra e lì mi diressi. La mezza macchina mi guardava con aria interrogativa, ma non dissi una parola; recuperato il mazzetto di fiori, li appoggio sul bancone vicino alla stufa accesa. Pentole che bollivano, emanavano profumi invitanti pur essendo mattina presto. Gli odori coprivano persino l’acre del carbone. Scelgo quella con della semplice acqua all’interno e, dopo aver tolto i petali dal gambo, ci immergo i fiori biancastri. Solo in quel momento, alzo il capo e sorrido al fante.
Qui non so se sono io che non capisco qualcosa ma i tempi verbali vanno e vengono senza un'apparente logica.
La seduta, come parte degli inserti della macchina, sono in cuoio scuro. è; il soggetto è "La seduta".
Alcuni finestroni, lasciano passare la luce necessaria virgola tra soggetto e verbo.
Mi fermo qui, ma ce ne sono ancora altri.
Paletti: mi è piaciuto moltissimo Byron, mi è piaciuto moltissimo come hai utilizzato con naturalezza all'interno del racconto, i bucaneve facendoli diventare protagonisti, accettabile il fante.
Bene la cucina, sul genere ho già scritto tanto in altri racconti, non è decisamente il mio genere, non sono in grado di dire quanto sia centrato per cui lo accetto in senso positivo.
La storia mi è piaciuta, l'artista famoso, importnate che si presta a fare da infermiere a un servo (o poco più) trasformando quello che avrebbe potuto essere un rapporto di subordinazione in un bel rapporto di amicizia; splendido, infine, il riferimento all'opera di byron chiamata manfred in cui il protagonista vive come un senso di colpa la morte della sorella "Astarte".
Hai scritto un racconto molto bello, un piccolo gioiellino ma purtroppo c e lo hai regalato avvolto nella carta usata del pizzicagnolo.

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Messaggio Da Susanna Gio Dic 29, 2022 11:45 pm

Titolo: suggeriva qualcosa di molto particolare, ma alla fine è l’incontro tra due persone, con la necessità di dare aiuto a una di esse, ma di viaggio c’è molto poco, solo l’accenno al viaggio sulle Alpi e al diario che ne è conseguito.
Il fante, mah, ho dei dubbi, è una persona che si presenta fante, ma non svolge attività militare; viene definito faccendiere, ma questa parola ha tutto un altro significato. Forse intendevi dire che era uno che “sfaccendava” svolgendo tante piccole mansioni? Il bucaneve c’è, la cucina non spicca, è una stanza sostituibile. Il genere quello c’è, molto descrittivo ma piuttosto didascalico, anche se è sui meccanismi legati allo steampunk che ruota tutto il racconto.
Non è obbligatorio che in un racconto accadano eventi tragici o stravolgenti, una storia può reggere anche raccontando la quotidianità o con la trattazione di momenti di vita semplici, singoli episodi come in questo caso ma deve comunque avere qualcosa di portante, che qui non c’è o io non ho colto, anche rileggendo. Forse l’amicizia che si è instaurata tra i due, nata da un momento di necessità? Ma allora è proprio seppellita da tutto il resto, non emerge come invece dovrebbe. (Se questo era l’intento). Anche il momento dell’urgenza di chiedere aiuto non spicca.
Il racconto ha uno stile che non ho compreso bene: alcune frasi vorrebbero riproporre uno stile desueto, passato, poi diventano moderne, soprattutto nella descrizione dei meccanismi. Una commistione che per me ha stonato.
Nel complesso, anche per le note che metto dopo, un racconto che necessita di una bella revisione, anche per dare più spessore a quello che si intendeva trasmettere. Così com’è non mi ha coinvolto, purtroppo.
 
Le mie note
La punteggiatura ha bisogno di essere rivista in alcuni punti, compreso l’uso delle caporali nei dialoghi, a volte chiuse e a volte no quando la frase viene interrotta per inserire un’azione.
Anche gli accenti mancano spesso (esclamo, li al posto di lì, così) e ci sono imprecisioni varie che fanno inciampare, così come frasi che non girano. Forse è mancata una rilettura critica. Che poi qualche refuso scappi anche se si rilegge attentamente, purtroppo accade, soprattutto se si arriva col fiatone, ma per il tipo di errori che si rilevano sembrerebbe scritto e spedito: eppure se hai già partecipato ad altri step, sai che queste cose spiccano ai lettori.

Non avendo letto gli altri commenti, forse mi ripeto.

Ottobre e Bucaneve - perchè mettere la maiuscola  Astarte - perché il corsivo
so che non dovrei essere qui, ma è l’unico posto tranquillo che ho trovato per scrivere, mi spiace averla spaventata ma parlo spesso quando mi diletto -- a parte aver utilizzato «ma» due volte nella stessa frase, la frase stessa è troppo lunga. Dopo «scrivere» un punto ci poteva stare.
mi attrae attraggono soprattutto le maniere di quell’uomo
e guardo fuori dalla piccola finestra di nuovo -- leggo meglio “e guardo di nuovo fuori dalla piccola finestra.”
il quale il cui  profumo era coperto dagli odori circostanti.
penso a voce alta con passo spedito -- forse manca il verbo. “Penso a voce alta, camminando con passo spedito.”
terra, Di tanto -- o la virgola, con le minuscole dopo. O il punto.
La seduta, come parte degli inserti della macchina, sono è in cuoio scuro -  il soggetto è la seduta, quindi singolare
le batteria  o la batteria o le batterie
Il rumore del motore dall’esterno, anticipa l’arrivo degli aiuti infine - virgola inutile
La versione embrionale di quello che sarà, tra qualche anno, magari, potrai ricavarci qualche soldo -- dopo sarà metterei un punto. Considerazione: Byron dà già per assodato che Manfred voglia monetizzare il regalo. Potrebbe farlo, magari per necessità, ma anche conservare il dono proprio perchè dono. Dopo tutto è qualcosa che potrebbe essere lasciato in eredità.

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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da caipiroska Sab Dic 31, 2022 5:43 pm

A me le storie che parlano di amicizia piacciono molto, le trovo più intense e allo stesso tempo più complesse rispetto a quelle che parlano d'amore, perchè l'amicizia rispetto all'amore è un sentimento difficile da percepire nel profondo, da razionalizzare e quindi difficile da descrivere. Spesso addirittura viene scambiata con l'amore, ma credo che i processi che portano a questo bellissimo legame siano diversi e ancora più sfuggenti.
Gli amici non vivono il rapporto tra amanti o tra fratelli: è un'altra cosa, un legame esclusivo che nasce da un alchimia altrettanto misteriosa.
Tutta questa introduzione per dire che l'idea di questo racconto mi è davvero piaciuta, perchè si è messa da subito dalla parte delle grandi idee originali e dal grande potenziale.
Peccato però che in questa storia, anche se sembra una storia d'amicizia, di amicizia ce ne sia ben poca, o almeno a mio avvio manca quella fine indagine psicologica che permette a due perfetti sconosciuti di attrarsi in maniera irresistibile l'un l'altro senza la componente sessuale.
E questa è stata un pò una delusione perchè l'innesco della storia mi aveva convinta. Leggendo il racconto mi tono un pò persa nelle minuziose descrizioni ambientali perchè, a mio avvio, distraggono da quello che invece dovrebbe essere il fulcro del testo: il rapporto tra i due.
Il testo purtroppo presenta alcune imperfezioni: se alcuni possono essere refusi o distrazioni tralasciati da una rilettura frettolosa, le incongruenze con i tempi verbali denotano invece una certa confusione sulla struttura delle frasi di chi scrive. E questo penalizza il racconto.
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Messaggio Da Achillu Lun Gen 02, 2023 10:52 am

Ciao Aut-

"Sul lago, ancora ormeggiate, sbuffano vapori grigiastri dei traghetti pronti a iniziare la giornata": "ormeggiate" non concorda con nessun'altra parola.
"dovrò recarmi li prima di sera": manca l'accento su "lì".
"mi attrae soprattutto le maniere di quell’uomo": soggetto è "le maniere" quindi "mi attraggono".
"non riuscivo mai a far stare nessuno a suo agio parlandomi": in questo caso andrebbe molto meglio usare "proprio" al posto di "suo".
"Astarte" non va in corsivo, "char à bancs" sì (sempre).
Eccetera; ho trovato diverse altre imprecisioni che si possono risolvere con una giusta revisione. Temo che ti sia mancato tanto tempo.
"Sul piccolo davanzale interno, un mazzetto di bucaneve freschi, il quale profumo era coperto dagli odori circostanti." Stavi raccontando il guasto alle protesi di Manfred, la frase sembra buttata lì giusto per metterci i bucaneve, anche se dopo li riprendi. Aggiungo che "il cui profumo" non può essere sostituito da "il quale profumo" in questo caso, ma "il profumo dei quali".
L'idea di fondo c'è; al netto delle tante imprecisioni linguistiche trovo anche una realizzazione più che sufficiente. Anche l'idea di mettere insieme uno "storico" (la scrittura di Manfred) con uno "steampunk" è quanto meno curiosa e secondo me azzeccata.
Paletti: la cucina è usata come studio più che come stanza per cucinare, comunque c'è. Lord Byron è protagonista insieme al fante. Anche i bucaneve ci sono e servono a qualcosa nel racconto. Lo steampunk è ambientato al lago per "pulire l'aria" ma poi recupera nel finale a Londra.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Akimizu Lun Gen 02, 2023 1:04 pm

Ciao autore, a me il tuo racconto è piaciuto assai, almeno parzialmente. Certo, è pieno zeppo di errori più o meno gravi, refusi, concordanze verbali, fino a dei semplici problemi di battitura... ma la tua fantasia galoppante mi ha impressionato. Le descrizioni sono ottime, mi sono ritrovato catapultato nel tuo universo steampunk, ho visto i macchinari, sentito il calore del vapore. Un altro punto a tuo favore è lo stile ampolloso con cui hai trattato alcuni passaggi, che solitamente mi avrebbero fatto storcere il naso, ma via, dopotutto a "parlare" è Lord Byron in persona, come altro si sarebbe potuto esprimere? Bella anche l'idea di creare una storia alternativa per la nascita del "Manfred" di Byron. Al contempo però ho trovato molto debole l'impalcatura che hai costruito, ciò che avrebbe dovuto reggere (e creare) l'amicizia tra i due protagonisti. Manca di forza emozionale, di solide motivazioni. Anzi, all'inizio Byron sembra quasi scocciato nel dover recarsi in sala computer per fare un favore al fante. Probabilmente avresti dovuto creare un'affinità tra i due prima di far scaricare le batterie di Manfred e chiudere poi con la scena del bucaneve, che è molto intima. Insomma, un racconto davvero notevole dal punto di vista dell'ambientazione, ma che manca di revisione e carica emotiva. A rileggerci!
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Gen 04, 2023 11:10 pm

Testo scarsamente curato, per cui la lettura procede un po' a singhiozzo. 

Vincente la scelta di utilizzare soltanto due personaggi, anche se a volte (e credo sia un limite esclusivamente mio), non ho subito compreso chi stesse parlando, il che ha generato un po' di confusione. 

Insomma, c'è un'idea di base molto valida, che però non ha trovato in questa sede la sua massima e compiuta espressione. Un Lord Byron protagonista un pochino sacrificato a mio avviso, anche se l'Autore l'ha reso persona comune, come se l'avesse "abbassato" al popolo, facendolo diventare uno di noi. Ovviamente la mia considerazione è tale in virtù di un'idea di partenza tutta personale, che non necessariamente è vera in senso assoluto.

Grazie
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Messaggio Da vivonic Dom Gen 08, 2023 11:57 am

Ciao, Autore. A me il racconto non è dispiaciuto. Quello che ho notato - mi correggerai se sbaglio - è una scrittura molto più incerta rispetto a quella di altri autori di questo step, che ho attribuito al fatto che lo steampunk non fosse il tuo genere. Per scrivere in un genere così complesso e ricco di regole come questo, occorre una ricerca approfondita che è evidente non sia mancata (e che neanche posso immaginare quanto tempo ti abbia richiesto), ma anche una certa dimestichezza che si acquisisce solo con l'esperienza. Probabilmente questo step ti tornerà molto utile se vorrai scrivere ancora steampunk, proprio nel confronto costruttivo con altri racconti di questo step.
Non mi sento di dire che questo sia uno dei racconti forti dello step, ma non è neanche da buttare via. Concludo qui il mio commento, con i complimenti per un racconto che, a prescindere da tutto, a me è piaciuto.
Alla prossima!

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Lun Gen 09, 2023 11:15 am

Che disastro sei riuscito a combinare? Il tuo italiano è perlomeno sorprendente e non credo sia perchè tu abbia scritto in fretta e praticamente sia una bozza da rivedere. Penso che sia proprio il tuo stile che purtroppo non si lega a quello ritenuto grammaticale. Mi spiace perchè la storia avrebbe potuto essere simpatica e anche gradevole. Peccato!
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Messaggio Da Menico Lun Gen 09, 2023 4:44 pm

Tralascio la forma e la punteggiatura in quanto già ampiamente commentati. Le descrizioni meccaniche sembrano azzeccate, anche se la terminologia usata non è consueta per il periodo. Non ho capito che cosa abbia fatto scoccare questa profonda amicizia tra Manfred e Lord Byron.
In conclusione, racconto statico che non mi ha entusiasmato.

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Messaggio Da Midgardsormr Ven Gen 13, 2023 12:43 pm

Eccomi anche qui.
Scusate la marea di errori, sicuramente è un punto dove cercherò di migliorare nel breve medio periodo.
Il racconto.

Dato che non ho più nulla da nascondere per i prossimi step, vorrei farvi perdere qualche minuto per farvi capire come mi pongo davanti allo step.
All'uscita dei paletti, li trascrivo su un foglio e per un paio di giorni, cerco i vari incastri possibili. Con tanto di linee colorate, come gli schemini per i bambini su unire i punti.
Fatto questo passaggio e definiti i paletti che vorrei usare, parte una ricerca completa sugli stessi; ad esempio, non conoscevo Byron e in quella settimana, ho letto tutta la sua vita, le opere ( per lo meno titoli e un paio di suoi scritti ) e tutto quello che è stata la sua vita.
Ho trovato l'incastro con Manfred semplicemente scrivendolo, considerando date ( diario alpino, proprio nel hotel in cui l'ho descritto, lui ha soggiornato ) pubblicazioni e periodi.
Il bucaneve è arrivato da solo, dato le montagne vicine. Ma, ovviamente, altra ricerca su come poterlo inserire. Ecco l'antidolorifico, descritto negli utilizzi del sopracitato fiore. Mi sono perso, come sempre, nelle descrizioni; ma arrivo sempre a pensare perché non dovrei fare arrivare tutto lo sforzo di ricerca che faccio dietro al racconto e mi viene difficile non inzupparlo di definizioni. Per lo meno, questa volta ho limitato i personaggi 😂😂

Tutto questo per dire che, anche questo step, sono arrivato a scriverlo tre giorni prima della consegna ( considerando anche il lavoro nel locale da 15 ore al giorno ) e tutto è penalizzato.
Farò meglio, promesso.

Saluti.

Scusate l'aggiunta dell'ultimo minuto, ma rileggendo i commenti mi è venuta in mente un'altra criticità riportata. Il fante.
Per chi, come me, è avvezzo per passione o lavoro alla ristorazione parte cucina, sa perfettamente che il fante era il garzone, così come veniva chiamato in gergo tecnico nei tempi che furono, di sicuro anche in quelli di Byron.
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Messaggio Da tommybe Ven Gen 13, 2023 6:41 pm

Io sono qui solo per salutare e ringraziare il tuo ritorno.
Consigli e correzioni mi sono sembrati giustissimi, ma non
offuscheranno la tua proverbiale simpatia e il tuo affetto per questo posto.
Indimenticabile il saluto che Ruben ad ogni tua apparizione riservava al tuo nick.
Un abbraccio, e bentornato.
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