- Spoiler:
La festa di carnevale si svolgeva in un grande capannone ed era stata organizzata da diverse associazioni. Cristina vedeva tanti ragazzini sconosciuti ed era agitata, perché non capiva chi fosse reale.
Vicino all’ingresso notò la sala della tranquillità, con musica a basso volume e luci calde, senza palloncini né altre cose che potessero fare rumori improvvisi. All’interno trovò alcuni compagni e si rilassò; tra loro, travestito da cowboy, c’era Enrico, che prendeva le misure della stanza seguendo un cammino chiaro nella sua mente. Si fermò quando doveva passare dove c’era Cristina e la squadrò senza dire nulla. Fu a lei rompere il ghiaccio e si salutarono.
Lui guardò verso il soffitto. «Perché hai i capelli strani?»
Avvicinò la mano alla testa, ma senza toccarla. «È una parrucca; sono travestita da Black Canary.»
«E lei ha i capelli strani?»
«No, però è bionda.»
Gli occhi di Enrico ebbero uno scatto rapido verso l’ingresso. «Come Gabriele?»
Lei si girò e vide il compagno che si stava avvicinando. «Sì, proprio.» Era elettrizzata; non vedeva l’ora di scoprire che cosa pensasse del suo costume.
Gabriele si fermò e si salutarono. «Ehi! Stai bene, sembri davvero Black Canary.»
Cristina esibì un sorriso luminoso; poi osservò con curiosità il suo costume. «Grazie. E tu chi sei? Sembri Robin Hood.»
Rise. «No, lui non ha la barba.»
Lei indicò il viso. «Neanche tu.»
«Oh!» Tirò fuori un pizzetto biondo. «Eccola.»
Cristina ridacchiò. «Ancora non ho capito chi sei.»
Gabriele imbracciò l’arco e si atteggiò. «Sono Freccia Verde, della Justice League.»
Lei batté le mani.
Nel frattempo si erano spostati ed Enrico aveva ripreso il suo percorso nella stanza.
Gabriele estrasse un pezzo di carta da un’altra tasca. «Per te.»
Lei lesse la scritta in corsivo “X Cris” sul foglio bianco, ripiegato più volte. Lo aprì senza indugi. All’interno trovò due schizzi a penna blu, molto dettagliati: a sinistra c’erano Black Canary e Freccia Verde che si baciavano, a destra gli stessi personaggi che si davano le spalle con le braccia conserte. Sotto entrambe le scene c’era un quadratino e in mezzo la scritta “scegli” in stampatello maiuscolo.
Cristina si sentì rabbrividire. «Cosa… che è?»
Gabriele rispose con la voce un po’ tremante. «Scegli se vuoi che ci mettiamo inseme oppure no. Metti una X.»
Lei iniziò a sbattere le palpebre. Con la coda dell’occhio, vide la ragazzina con i capelli biondi travestita da cenerentola che baciava sulle labbra un giovanissimo principe azzurro. Richiuse il foglio senza seguire le pieghe e lo mise in una delle tasche della giacchetta. «Io… ci penso; te lo dico dopo, ok?»
Lui sorrise e annuì.
Si separarono. Cristina andò nella sala della musica; si fermò al tavolo delle bevande e si versò dell’acqua. In mezzo alla stanza vide la ragazzina bionda con le braccia conserte che dava le spalle al suo cavaliere. Sul tavolo c’era il pennarello nero con cui aveva appena scritto il soprannome sul bicchiere e pensò che poteva usarlo per rispondere a Gabriele. Mise la mano sulla tasca dove c’era il biglietto, ma non si decise a estrarlo.
Notò il fratello di Enrico, anche lui travestito da cowboy, e gli si avvicinò. «Vic?»
Lui la fissò e sgranò gli occhi. «Woah! Cris? Non ti avevo riconosciuta così… bionda.»
Lei sorrise. «Sì, sono io. Devo dirti una cosa.»
«Dimmi.»
Inspirò profondamente. «Ti voglio ancora bene, però non ti amo più.»
Vittorio aprì la bocca. Restò qualche secondo senza parole, prima di chiedere: «Tutto ok?»
Cristina annuì. «A posto, sto bene.»
Scosse la testa. «Allora ok anche per me.»
«Se vuoi, mi puoi abbracciare lo stesso.»
Lui allargò le braccia. «Vieni qui.»
Lei si trattenne un attimo. «Sta’ attento alla parrucca, però.»
Si strinsero per alcuni secondi.
Cristina si allontanò saltellando; si sentiva leggera come una piuma. Raggiunse l’angolo del karaoke, dove si unì a Giulia e altre ragazzine facendo il coro e ballando inseme a loro.
Quando finalmente riuscì a conquistare il microfono, si accorse di Gabriele che la stava guardando cantare. Sorrise. Ripensò al disegno che aveva in tasca; avrebbe preferito evitare di fare una scelta ma si sentì in dovere di dargli una risposta. Però quale?
In fondo è giusto che i ragazzini speciali se ne stiano tra di loro.
Ricordando la frase sentì tornare l’attacco di rabbia. Per fortuna stava interpretando una canzone di Sarah Blackwood e ciò la trattenne dal prendere il foglio e strapparlo in mille pezzi.
Terminata l’esibizione, andò al tavolo delle bevande e trovò il pennarello nero; mise la croce sotto la scena in cui i personaggi si danno le spalle e ripiegò con attenzione.
Si avvicinò a Gabriele e gli restituì il foglio. «Per te.»
Lui aprì senza indugi e restò a fissare la risposta. «Ah… ok. Allora restiamo amici?»
Cristina arricciò il naso e annuì.
«Senti: a giugno fanno Rovigo Cosplay, ti va se andiamo insieme? I nostri costumi sono top, magari vinciamo pure un premio.»
A queste parole si sentì bellissima. «Sì! Speriamo che i miei mi lasciano venire.»
Strinse le mani al petto come per tenerci dentro il cuore.
Vicino all’ingresso notò la sala della tranquillità, con musica a basso volume e luci calde, senza palloncini né altre cose che potessero fare rumori improvvisi. All’interno trovò alcuni compagni e si rilassò; tra loro, travestito da cowboy, c’era Enrico, che prendeva le misure della stanza seguendo un cammino chiaro nella sua mente. Si fermò quando doveva passare dove c’era Cristina e la squadrò senza dire nulla. Fu a lei rompere il ghiaccio e si salutarono.
Lui guardò verso il soffitto. «Perché hai i capelli strani?»
Avvicinò la mano alla testa, ma senza toccarla. «È una parrucca; sono travestita da Black Canary.»
«E lei ha i capelli strani?»
«No, però è bionda.»
Gli occhi di Enrico ebbero uno scatto rapido verso l’ingresso. «Come Gabriele?»
Lei si girò e vide il compagno che si stava avvicinando. «Sì, proprio.» Era elettrizzata; non vedeva l’ora di scoprire che cosa pensasse del suo costume.
Gabriele si fermò e si salutarono. «Ehi! Stai bene, sembri davvero Black Canary.»
Cristina esibì un sorriso luminoso; poi osservò con curiosità il suo costume. «Grazie. E tu chi sei? Sembri Robin Hood.»
Rise. «No, lui non ha la barba.»
Lei indicò il viso. «Neanche tu.»
«Oh!» Tirò fuori un pizzetto biondo. «Eccola.»
Cristina ridacchiò. «Ancora non ho capito chi sei.»
Gabriele imbracciò l’arco e si atteggiò. «Sono Freccia Verde, della Justice League.»
Lei batté le mani.
Nel frattempo si erano spostati ed Enrico aveva ripreso il suo percorso nella stanza.
Gabriele estrasse un pezzo di carta da un’altra tasca. «Per te.»
Lei lesse la scritta in corsivo “X Cris” sul foglio bianco, ripiegato più volte. Lo aprì senza indugi. All’interno trovò due schizzi a penna blu, molto dettagliati: a sinistra c’erano Black Canary e Freccia Verde che si baciavano, a destra gli stessi personaggi che si davano le spalle con le braccia conserte. Sotto entrambe le scene c’era un quadratino e in mezzo la scritta “scegli” in stampatello maiuscolo.
Cristina si sentì rabbrividire. «Cosa… che è?»
Gabriele rispose con la voce un po’ tremante. «Scegli se vuoi che ci mettiamo inseme oppure no. Metti una X.»
Lei iniziò a sbattere le palpebre. Con la coda dell’occhio, vide la ragazzina con i capelli biondi travestita da cenerentola che baciava sulle labbra un giovanissimo principe azzurro. Richiuse il foglio senza seguire le pieghe e lo mise in una delle tasche della giacchetta. «Io… ci penso; te lo dico dopo, ok?»
Lui sorrise e annuì.
Si separarono. Cristina andò nella sala della musica; si fermò al tavolo delle bevande e si versò dell’acqua. In mezzo alla stanza vide la ragazzina bionda con le braccia conserte che dava le spalle al suo cavaliere. Sul tavolo c’era il pennarello nero con cui aveva appena scritto il soprannome sul bicchiere e pensò che poteva usarlo per rispondere a Gabriele. Mise la mano sulla tasca dove c’era il biglietto, ma non si decise a estrarlo.
Notò il fratello di Enrico, anche lui travestito da cowboy, e gli si avvicinò. «Vic?»
Lui la fissò e sgranò gli occhi. «Woah! Cris? Non ti avevo riconosciuta così… bionda.»
Lei sorrise. «Sì, sono io. Devo dirti una cosa.»
«Dimmi.»
Inspirò profondamente. «Ti voglio ancora bene, però non ti amo più.»
Vittorio aprì la bocca. Restò qualche secondo senza parole, prima di chiedere: «Tutto ok?»
Cristina annuì. «A posto, sto bene.»
Scosse la testa. «Allora ok anche per me.»
«Se vuoi, mi puoi abbracciare lo stesso.»
Lui allargò le braccia. «Vieni qui.»
Lei si trattenne un attimo. «Sta’ attento alla parrucca, però.»
Si strinsero per alcuni secondi.
Cristina si allontanò saltellando; si sentiva leggera come una piuma. Raggiunse l’angolo del karaoke, dove si unì a Giulia e altre ragazzine facendo il coro e ballando inseme a loro.
Quando finalmente riuscì a conquistare il microfono, si accorse di Gabriele che la stava guardando cantare. Sorrise. Ripensò al disegno che aveva in tasca; avrebbe preferito evitare di fare una scelta ma si sentì in dovere di dargli una risposta. Però quale?
In fondo è giusto che i ragazzini speciali se ne stiano tra di loro.
Ricordando la frase sentì tornare l’attacco di rabbia. Per fortuna stava interpretando una canzone di Sarah Blackwood e ciò la trattenne dal prendere il foglio e strapparlo in mille pezzi.
Terminata l’esibizione, andò al tavolo delle bevande e trovò il pennarello nero; mise la croce sotto la scena in cui i personaggi si danno le spalle e ripiegò con attenzione.
Si avvicinò a Gabriele e gli restituì il foglio. «Per te.»
Lui aprì senza indugi e restò a fissare la risposta. «Ah… ok. Allora restiamo amici?»
Cristina arricciò il naso e annuì.
«Senti: a giugno fanno Rovigo Cosplay, ti va se andiamo insieme? I nostri costumi sono top, magari vinciamo pure un premio.»
A queste parole si sentì bellissima. «Sì! Speriamo che i miei mi lasciano venire.»
Strinse le mani al petto come per tenerci dentro il cuore.
Fine. Grazie per la lettura.