Tempesta di fulmini
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Tempesta di fulmini
Tempesta di fulmini
Valerio pulisce il pizzetto dalle briciole e si dirige al bancone. Osserva con avidità il vassoio delle paste e alla fine sceglie due cannoli alla crema. Quando si risiede, un dolcetto è già scomparso dentro il suo stomaco. Delle risa sguaiate gli arrivano da dietro; è probabile che qualcuno si stia divertendo alle sue spalle, ma non gli importa.
Qualche anno fa sarebbe stato diverso, si sarebbe fatto rispettare. Che poi qualche anno fa era molto più magro e nessuno gli avrebbe rotto i coglioni per il peso.
Ciccione, lardoso, budellone, grassone, bombardone, trippone, cicciobomba, uomo cannone, dirigibile, omino Michelin, pachiderma, balenottero e chi più ne ha più ne metta. Negli ultimi tempi lo hanno chiamato in tanti modi.
Già, ma a lui non importa.
Di certo non è uno che passa inosservato. Sono trascorsi due anni dall’ultima volta che è salito sulla bilancia e il numero se lo ricorda ancora bene: centoventicinque.
Non ci vuole Sherlock Holmes per comprendere che, col dolore alle giunture in aumento e una pancia ancora più prominente, quel valore sia balzato ancora più in alto. Va be’, meglio non pensarci. Fanculo.
Addenta l’ultimo cannolo: la crema gli addolcisce umore e palato, la pasta sfoglia gli solletica la gola.
Quello è il primo amplesso della giornata, in attesa del pranzo e della cena.
Manca un quarto alle sette. Paga il caffè e le quattro paste, poi getta un’occhiata agli studentelli che lo stanno fissando dal tavolo in fondo al bar.
Sorridono in modo feroce e si scambiano battutine all’orecchio.
Esce.
La sede del corriere espresso per cui lavora dista circa tre chilometri da lì.
Sale sul pick-up che si è regalato per l’ultimo compleanno e parte sgommando. Non sa con precisione quanti stipendi ci abbia speso, ma sono tanti. Dentro quella cabina si sente al sicuro, ha come la sensazione di poter dominare gli altri, invece di essere dominato.
Dal cd esplodono le note degli AC/DC. La mano sinistra parte da sola e percuote il tettuccio cercando di andare a tempo col ritmo di Thunderstruck.
A ogni battuta la ciccia flaccida del braccio trema come gelatina impaurita, rendendo quasi vivo il tatuaggio del toro infuriato che fa bella mostra poco più in alto, sulla spalla. La canzone la sa a memoria e ha imparato anche il testo in italiano.
L’inizio è perfetto. Si adatta al tratto di vita che sta percorrendo.
Da solo.
Rimasi intrappolato dentro una tempesta di fulmini.
Mi guardai attorno rendendomi conto che non si poteva tornare indietro.
Cercavo di capire cosa potevo fare e sapevo che da parte tua non avrei ottenuto alcun aiuto.
«Vaffanculo, stronza. Vaffanculo.» Il grido gli esce dal cuore.
Inizia a battere i pugni sul volante.
Si guarda attorno.
Persone camminano sul marciapiede con la mente intrappolata nello schermo di un telefono, il traffico tentacolare di Roma, sarabanda di clacson e sirene d’ambulanze, gente che corre, tutti che devono andare da un punto all’altro nel minor tempo possibile, senza sapere il perché, ipnotizzati da scie di feromoni corrotti.
«Siamo solo delle formiche, stupide formiche del cazzo.»
Un Suv si ferma in mezzo alla strada, indeciso su dove andare. Scuote la testa e si attacca al clacson.
Suda. Pensa che sempre più spesso la notte, quando non riesce a dormire, si preme il cuscino sul viso per vedere quanto riesce a resistere senza respirare.
Batte i pugni ancora più forte, pugni come tuoni che si schiantano dal cielo.
Urla.
Pensa al cuscino sulla faccia, ai sorrisi feroci dei ragazzi del bar, agli scazzi coi colleghi, alle prese per il culo degli ultimi anni.
E pensa a Betta, quella stronza. Da quando se n’è andata la sua vita è diventata una condanna.
Accosta sul ciglio della strada e piange. Attraverso il prisma deformante delle lacrime gli insetti che vede ormai in lontananza gli fanno ancora più paura.
«Non voglio essere una formica» grida sino a farsi dolere la gola, «non voglio più essere una stupida formica drogata. Voglio la mia vita. Voglio una vita...»
Si abbandona a un pianto dirotto, chino sul volante, con la testa tra le mani.
«Tutto bene?»
Una voce. Valerio alza lo sguardo e trova davanti a sé un uomo sulla quarantina, brizzolato, magro, sportivo, abbronzato. Indossa un completo blu, camicia bianca e cravatta. Poco più in là, ferma lungo la strada una station wagon scura, elegante. A bordo Valerio riesce a intravedere il volto di una donna bionda e due bimbi che guardano incuriositi nella sua direzione.
«Come?»
«Si sente bene? L’abbiamo vista ferma lungo la strada e abbiamo pensato che avesse avuto qualche problema col pick-up.»
«Io? No, sto bene grazie. È stato… È stato molto gentile a fermarsi.»
«È mia moglie che l’ha vista con la testa tra le mani e ha pensato che fosse in difficoltà.»
Nella mente di Valerio continua a risuonare quella voce.
"Voglio una vita. Voglio la mia vita."
«Io no, sto bene. Grazie. Forse… Forse la macchina ha qualche problema.»
«Posso dare un’occhiata? Sa, ho una concessionaria di automobili sulla Nomentana e un po’ me ne intendo.»
«La ringrazio ma...»
"Voglio una vita. Voglio una vita."
La voce continua a tempestarlo in maniera incessante.
Rimasi intrappolato dentro una tempesta di fulmini.
Si sente stordito. Barcolla quando prova a scendere dal suo mezzo.
Per un istante si vede riflesso nello specchietto retrovisore. È vestito con una vecchia tuta della Roma, lisa, sporca di briciole e macchiata di crema, vive da solo in un piccolo monolocale con i piatti ancora da lavare e il cartone della pizza abbandonato da due giorni sul tavolo della cucina. Mentre l’uomo che ha di fronte indossa un completo firmato che sarà costato almeno due o tre dei suoi stipendi, forse di più. Quello è un uomo realizzato. Ha una bella famiglia, un’automobile elegante, un lavoro importante.
"Voglio una vita. Voglio una vita. Voglio la tua vita."
«Il cofano» dice l'uomo.
«Come dice?»
«Se non mi apre il cofano non posso controllare il motore.»
Valerio fa scattare una leva nell'abitacolo. Un rumore metallico segnala che il cofano è aperto. Il suo sguardo finisce su di una grossa chiave inglese abbandonata accanto al sedile del passeggero. L’aveva usata per sistemare il cassone del pick-up. La raccoglie e la osserva con attenzione. Basterebbe poco per prendere la vita di quell'uomo. Un colpo solo. Preciso. Basterebbe davvero poco.
"Voglio una vita. Voglio la tua vita."
Un colpo secco, ben assestato. L’ha visto fare mille volte in televisione e ha sempre funzionato. Senza nemmeno sporcarsi le mani inizierebbe una nuova vita. La sua nuova vita.
Stringe con forza quella chiave inglese mentre pensa alla faccia che farà Betta quando lo vedrà passare a bordo di quella station wagon scura assieme alla sua nuova famiglia. Allora sì che tornerà in ginocchio da lui a chiedergli di ricominciare, di essere di nuovo la sua donna. Tutta per lui.
Appare un sorriso sul volto di Valerio. Basterebbe davvero poco.
"Voglio una vita. Voglio la tua vita."
«Qui sembra tutto a posto. Provi a mettere in moto.»
«Aò, toro slargato, è questa l’ora di arrivare in ufficio?»
Mai un ritardo dal primo giorno, mai un’ora di permesso, solo un mese di ferie in quattro anni, e “è questa l’ora di arrivare”?
Sente distintamente un «manco se risponne più ora», prima di sedersi alla sua scrivania e dire: «Arrivo quando cazzo mi pare.»
«Come hai detto, scusa?»
Il responsabile del personale si è materializzato davanti a Valerio.
«Ho detto che se sono arrivato in ritardo avrò avuto un contrattempo, no?»
«E allora si avvisa quando si è in ritardo, altrimenti viene decurtata l’ora. Devi recuperare due ore intere, sia chiaro.»
«Ma sono e zero otto.» prova a ribattere, ma le ultime parole che sente sono di nuovo «due ore intere.»
Questa è la sua giornata tipo. Colazione al bar, pranzo nella trattoria convenzionata, cena da asporto a casa, soprusi e rimpianti. Tutti i giorni così, da quando Betta non fa più parte della sua vita. Ma oggi no. L’incontro con quella famiglia in mattinata ha fatto scattare qualcosa. Non è scritto da nessuna parte che lui non possa avere una vita felice, una donna con cui condividere la quotidianità, una famiglia con la quale progettare il futuro.
È tutto pronto. Manca solo l’ultima spunta e poi il profilo sarà visibile online. Clicca accetto.
Solite quattro paste, AC/DC, ufficio, ma oggi c’è qualcosa di diverso.
«’o vedi che sai arrivare puntuale?» gli grida Mario, ma stavolta ignorarlo non è un segno di sottomissione, ma di totale indifferenza.
Dopo il lavoro ha appuntamento con Stellalucente, quindi l’unico scopo della giornata è aspettare che le lancette scorrano veloci e che il sole tramonti.
La stanchezza di una notte quasi in bianco si fa sentire. A pranzo resta leggero, o il pomeriggio non sarebbe possibile restare sveglio alla scrivania.
Arriva a casa in un battibaleno, si infila in doccia e si veste elegante. A quest’ora, ci vuole meno di mezz’ora ad arrivare a Ponte Milvio. È da un po’ che non va in un vero ristorante e, soprattutto, è da un po’ che non mangia fuori in un tavolo che non sia apparecchiato per una sola persona.
«Bull85?»
«Stellina! Ciao, piacere. Valerio.»
«Stella» ride lei, «è il mio vero nome. Le mie amiche dicono che “Stellalucente” fa un po’ mignotta, ma a me piaceva come nick.»
«Infatti è bellissimo. Il mio, invece, è abbastanza banale, ma ho pensato che usando la mia data di nascita la gente potesse scambiarla coi miei chili e guadagnarne qualcuno.»
Ridono entrambi ed entrano nel locale.
«Qui fanno la migliore cacio e pepe d’Italia. Un romano non può che mangiarla qui. Ti piace il vino rosso? Per secondo fanno un abbacchio scottadito che neanche te lo dico, guarda.»
Chiacchierano, ridono, si guardano. Il cameriere ha chiesto se gradissero dei dolci, ma hanno risposto di no.
Passeggiano sul Ponte Milvio. È pieno di gente, come sempre del resto. Lei si avvicina, lui asseconda il movimento del suo braccio, e in un attimo sono a braccetto sul ponte simbolo degli innamorati romani.
«Certo che con questi lucchetti un po’ ovunque hanno rotto le palle.»
«Dici? Io invece lo trovo così romantico…»
«Davvero, Stella? Mah, a me sembra un po’ un’illusione adolescenziale, di quelle destinate a ferirti di brutto quando ti accorgi che la realtà poi ti prende a schiaffoni.»
Non fa tanto freddo. Passeggiare è piacevole, ma è tardi, e la stanchezza si fa sentire.
«Ci vediamo ancora? Sei stata bene?»
«No, sono stata di merda, ma sono masochista e mi piace restare sei ore con una persona che non conosco, così, per sport. Ma che domande fai? Ci vediamo domani?»
«Domani?» balbetta Valerio.
«Sì, domani. Perché, hai impegni?»
«No, no. Va bene domani.»
«Ok, però non usciamo. O vieni tu da me o vengo io da te, va bene?»
Gli stampa un bacio in bocca e lo saluta.
«Ciao Valerio! Ma sai che qui ci abitava una mia amica carissima? L’ho accompagnata a casa non sai quante volte! Com’è proprio piccolo il mondo.»
«Ciao Stella! Eh sì, il mondo è piccolo. E adesso non ci abita più?»
«No, no. Una storia lunga. Ce ne abbiamo messo per convincerla ad andarsene…»
Valerio apre la portiera della station wagon e recupera la spesa.
«A cena insalata» annuncia, «sono a dieta.»
Fa una smorfia eloquente e invita Stella a seguirlo con un inchino.
Lei ride.
«E adesso dove sta la tua amica?»
«Di nuovo dai suoi, a Bari. Guarda, stava con uno, non ti dico, io non l'ho mai visto, ma ci raccontava certe cose…»
Adesso è Valerio a ridere. Si dà una spazzolata al completo blu, che ha abbinato con una camicia bianca e una cravatta nera, e prende Stella sottobraccio. Certo, si sente un po' strangolato dall'ultimo bottone del colletto e il nodo della cravatta è venuto uno sgorbio, ma ci avrebbe fatto l'abitudine, ne era certo. Come aveva fatto il callo a sentire gli AC/DC nello stereo della station wagon invece che sul pick-up.
«A Bari» dice, mentre aspettano l'ascensore, «e come hai detto che si chiama? Magari la conosco, sai, stesso palazzo…»
«Elisabetta.»
La porta dell'ascensore si schiude, fa un rumore come d'un sospiro.
«Mai sentita.»
Ha rimesso in ordine in fretta e furia, ma è soddisfatto del risultato. Certo, Betta, anzi, Elisabetta lo teneva come uno specchio, ma bisogna sapersi accontentare.
Stella si è tolta il soprabito e si sta guardando in giro, indecisa su dove posarlo. Arriccia il naso, c'è un leggero odore acido.
«Lo posso poggiare sul letto» suggerisce.
Il letto in realtà non c'è, perché nel monolocale dove Valerio abita c'è solo un grande divano-letto, ma l'allusione è chiara. Valerio sogghigna, dopotutto Betta le aveva parlato della sua amica Stella, quella che stava sempre su Tinder con quel nick da mignotta. E proprio grazie a quel nick trovarla era stato semplice. Come gli aveva detto Betta? Sì, aveva detto: "è sempre a caccia di cazzo."
Valerio la cinge in un abbraccio, fino a intrecciare le dita dietro la schiena di lei.
E stringe.
«Piano…» mugugna Stella.
Stringe.
Lei ha le braccia bloccate, l'enorme massa di lui le toglie il respiro.
«Lasciami, cazzo!» urla.
Lui stringe.
Valerio può sentire la cassa toracica che scricchiola, o almeno lo immagina, ormai negli ultimi giorni il confine tra ciò che immagina e la realtà è svanito.
La solleva, fa due passi, si lascia cadere sul divano, lei sotto, con il viso schiacciato dalla spalla con il toro tatuato.
Lei prova a urlare, ne viene fuori un sibilo.
Lui stringe.
Stringe.
Ha apparecchiato per quattro. Stella sembra fissarlo, con la sclera degli occhi rossa e due lividi sporchi di saliva agli angoli della bocca.
I bambini invece sono seduti scomposti sulle sedie, con le facce gonfie, d'un bel grigio bluastro. Tre giorni stipati in uno sgabuzzino con altri due cadaveri li hanno bloccati in una posa innaturale e Valerio ha dovuto legarli agli schienali. Sono loro che emanano quel leggero odore rancido che pervade la stanza.
Avrebbe voluto tenerli in vita, loro e la loro madre, ma urlavano troppo. E poi avevano le facce su tutte le TV e i giornali, aveva dovuto ucciderli per forza. Un'intera famiglia sparita nel nulla era una notizia che questo mondo di formiche coprofaghe del cazzo avrebbe mangiato per settimane.
A Valerio è passato l'appetito e sposta il piatto con l'insalata. Sta pensando all'espressione che farà Betta quando lo vedrà arrivare. Soffoca una risatina e dà un'occhiata all'orologio, sono le undici. Ci vorranno almeno cinque ore per arrivare a Bari e c'è sempre il problema che la polizia o i carabinieri o chi per loro lo trovi prima, quindi deve sbrigarsi. Scoppia a ridere, se lo beccassero diventerebbe famoso, ne farebbero di sicuro una serie su Netflix. Betta schiatterebbe d'invidia.
«Andiamo» dice, battendo le mani. Nessuno gli risponde.
Sente una voce che è ormai un ronzio "voglio una vita".
«Bella vita del cazzo.»
È consapevole che ormai tutto è perduto, che è impazzito o chissà cosa, ma ormai è troppo tardi, deve finire di… be', di fare qualunque cosa stia facendo.
Mi guardai attorno rendendomi conto che non si poteva tornare indietro…
«Fanculo» dice. Lancia uno sguardo alla cravatta. A Betta piacerà?
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
La versione definitiva conferma le impressioni che ho avuto già leggendo le varie frazioni. Il racconto fila che è un piacere e non dà affatto l'idea di un'opera a otto mani.
La scrittura fa calare il lettore nei meandri di una mente distorta, seguendone alti e bassi, lucidità e follia, quotidianità e anomalia.
Rinnovo i complimenti agli staffettisti per l'ottimo lavoro.
M.
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M. Mark o'Knee- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Grazie, Aki. Ottimo lavoro!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Tempesta di fulmini
Che dire? Un racconto “lucido” dalla prima all’ultima parola, pettinato a dovere giusto, corretto e avvincente. Un lavoro di squadra eccellente e il fatto di non ricordare appieno chi fossero gli autori della corsia già dice tutto sul risultato ottenuto.
Certo mi sarebbe piaciuto trovare qualcosa di peculiare di ogni autore (cito ad esempio la corsia uno in cui pur nell’amalgama complessiva, gli stili personali si riconoscono) ma il lavoro che avete fatto è davvero super e per questo tanti complimenti a tutta la squadra.
Certo mi sarebbe piaciuto trovare qualcosa di peculiare di ogni autore (cito ad esempio la corsia uno in cui pur nell’amalgama complessiva, gli stili personali si riconoscono) ma il lavoro che avete fatto è davvero super e per questo tanti complimenti a tutta la squadra.
Petunia- Moderatore
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Re: Tempesta di fulmini
C'è poco da dire in questo caso; il racconto fila via dritto come una lama.
Devo ammettere però che faceva più effetto leggerlo frammentato. Letto tutto di seguito, perde un po' della sua potenza perché la vera forza risiede nella tensione che ogni staffettista è riuscito a inserire nel proprio pezzo.
La tensione, letta in sequenza, diminuisce leggermente.
Complimenti a tutti.
Devo ammettere però che faceva più effetto leggerlo frammentato. Letto tutto di seguito, perde un po' della sua potenza perché la vera forza risiede nella tensione che ogni staffettista è riuscito a inserire nel proprio pezzo.
La tensione, letta in sequenza, diminuisce leggermente.
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ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Il racconto è lineare, pulito e non si scorge la differenza tra i vari scrittori. La storia avvince in un crescendo che termina nel "prevedibile" finale, ma sempre con un qualcosa che non ti aspetti. Mi è piaciuto ogni spezzone, compreso quello di Viv, che sulle prime avevo valutato come "anomalo" rispetto agli altri, perché alla fine è riuscito a movimentare la storia e a dare un attimo di respiro prima della stoccata finale. Ottimo lavoro
Stefy- Padawan
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Re: Tempesta di fulmini
Scrittura di alto livello, in tutte le sue parti, ma la cosa più colpisce è la sintonia tra i vari autori. Credo che molto dal merito vada all'incipit di Byron, con un personaggio che ha ispirato tutti e uno stile di quelli che ti vene per forza di cosa voglia di replicare, pur mantenendo la tua identità. Lo sviluppo della trama è un po' American Psycho e forse è la cosa mi piace meno: meno nelle mie corde, intendo. Ma il risultato finale è davvero buono.
Complimenti a tutti!
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Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Posso dire che sono meravigliato?
Già lo ero durante la lettura dei singoli spezzoni, ma adesso lo sono ancora di più.
La chimica e l'armonia che si è creata coi miei compagni è sorprendente.
Davvero, leggendo pare che il tutto sia frutto di un'unica mente.
Approfitto per ringraziare i miei compagni di corsia per questo stimolantissimo viaggio collettivo.
Già lo ero durante la lettura dei singoli spezzoni, ma adesso lo sono ancora di più.
La chimica e l'armonia che si è creata coi miei compagni è sorprendente.
Davvero, leggendo pare che il tutto sia frutto di un'unica mente.
Approfitto per ringraziare i miei compagni di corsia per questo stimolantissimo viaggio collettivo.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Ciao, Penne.
Io mi sono chiesto come faccia a sparire una famiglia nel traffico tentacolare di Roma alla mattina, prima delle "zero otto". A parte questo particolare, ho trovato coerenti i passaggi di testimone e il racconto mi sembra coerente anche dal punto di vista stilistico.
Mi ha lasciato interdetto l'intermezzo in cui sembrava che l'intenzione di Valerio fosse rimasta un pensiero invadente ma poi lui non avesse dato sfogo alla follia. Nel senso che ci sono rimasto male: tutto il pezzo precedente mi ha preparato a cosa? Invece era proprio quello.
Bello il colpo di scena finale in cui si scopre che Valerio cercava proprio Stella. Un'altra incoerenza secondo me: se erano tanto amiche, come mai Stella non è mai salita all'appartamento di Betta?
Ma giusto un'inezia.
Grazie e speriamo che ci sia un prossimo Relay.
Io mi sono chiesto come faccia a sparire una famiglia nel traffico tentacolare di Roma alla mattina, prima delle "zero otto". A parte questo particolare, ho trovato coerenti i passaggi di testimone e il racconto mi sembra coerente anche dal punto di vista stilistico.
Mi ha lasciato interdetto l'intermezzo in cui sembrava che l'intenzione di Valerio fosse rimasta un pensiero invadente ma poi lui non avesse dato sfogo alla follia. Nel senso che ci sono rimasto male: tutto il pezzo precedente mi ha preparato a cosa? Invece era proprio quello.
Bello il colpo di scena finale in cui si scopre che Valerio cercava proprio Stella. Un'altra incoerenza secondo me: se erano tanto amiche, come mai Stella non è mai salita all'appartamento di Betta?
Ma giusto un'inezia.
Grazie e speriamo che ci sia un prossimo Relay.
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Re: Tempesta di fulmini
Ripeto il giudizio di altri: un racconto che fila liscio, dove nulla è superfluo e niente manca per far entrare il personaggio nel nostro immaginario letterario.
Una mente malata, consapevole di esserlo, di doverlo nascondere dietro atteggiamenti tutto sommato accettabili e che non preoccupano chi gli sta attorno. In fondo ognuno di noi un po' strano, nel suo piccolo, lo è. Qui c'è quasi uno sdoppiamento di personalità che ne nasconde l'insieme, pericolossissimo. Un vivere una vita slegata dalla realtà e al contempo ad essa incatenata. Non se se rendo l'idea.
E col finale si chiude un gran bel cerchio. Complimentissimi a tutti gli staffettisti: avete creato un racconto dal ritmo serrato e con delle alte aspettative per un finale... col botto.
Una mente malata, consapevole di esserlo, di doverlo nascondere dietro atteggiamenti tutto sommato accettabili e che non preoccupano chi gli sta attorno. In fondo ognuno di noi un po' strano, nel suo piccolo, lo è. Qui c'è quasi uno sdoppiamento di personalità che ne nasconde l'insieme, pericolossissimo. Un vivere una vita slegata dalla realtà e al contempo ad essa incatenata. Non se se rendo l'idea.
E col finale si chiude un gran bel cerchio. Complimentissimi a tutti gli staffettisti: avete creato un racconto dal ritmo serrato e con delle alte aspettative per un finale... col botto.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
Susanna- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Innanzitutto ringrazio i miei compagni, l'ho già fatto, ma repetita iuvant. Byron ha creato un personaggio di spessore (in tutti i sensi), Char lo ha "distorto", mentre Viv ha avuto un colpo di genio, facendoci illudere in un ritorno alla normalità, ma in realtà... Io ho dovuto solo tirare le fila. Susanna ha ragione, viviamo una vita all'apparenza normale, anzi, delle volte tolleriamo piccoli soprusi, come a lavoro, o innocenti prese in giro, eppure tutti abbiano Valerio dentro. Valerio non è altri che quel piccolo demone che tutti abbiamo e che nascondiamo, che ci dice cose cattive e che per fortuna mettiamo sempre da parte, portato nella finzione letteraria all'estremo.
Sul testo: in fase di revisione mi sono accorto di due piccole incongruenze, che sono normali in un racconto scritto in maniera non concordata, e ho chiesto infatti che margine di modifica avessi. Dato che non ne avevo le incongruenze sono rimaste. La prima è: c'è troppa gente per commettere il rapimento di una famiglia intera (io avevo aggiunto una frase facendo accostare Valerio in una via secondaria e deserta); la seconda è: Valerio ripensa all'incontro con la famiglia e dice che ha capito grazie a quello che può sperare anche lui in un nuovo inizio ect ma i fatti successivi lo smentiscono (questa frase l'avevo semplicemente cancellata). Quest'ultima incongruenza è comunque un peccato veniale perché tutto può rientrare nella distorsione della realtà che vive la mente malata di Valerio.
E niente, grazie ancora e speriamo in una prossima edizione, perché direi, anche vedendo i racconti delle altre corsie, che l'esperimento è perfettamente riuscito!
Sul testo: in fase di revisione mi sono accorto di due piccole incongruenze, che sono normali in un racconto scritto in maniera non concordata, e ho chiesto infatti che margine di modifica avessi. Dato che non ne avevo le incongruenze sono rimaste. La prima è: c'è troppa gente per commettere il rapimento di una famiglia intera (io avevo aggiunto una frase facendo accostare Valerio in una via secondaria e deserta); la seconda è: Valerio ripensa all'incontro con la famiglia e dice che ha capito grazie a quello che può sperare anche lui in un nuovo inizio ect ma i fatti successivi lo smentiscono (questa frase l'avevo semplicemente cancellata). Quest'ultima incongruenza è comunque un peccato veniale perché tutto può rientrare nella distorsione della realtà che vive la mente malata di Valerio.
E niente, grazie ancora e speriamo in una prossima edizione, perché direi, anche vedendo i racconti delle altre corsie, che l'esperimento è perfettamente riuscito!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Un gran bel racconto, ragazzi!.
Complimenti.
L'incipit di Byron ci ha regalato un personaggio a tuttotondo che si ritrova a un bivio tra follia e normalità, complice una delle ennesime giornate di merda. La follia nella quale scivola è ben gestita, credibile al cento per cento proprio perché dentro ognuno di noi c'è un Valerio che può esplodere da un momento all'altro.
Avete dato un ritmo ben calibrato, normalità follia, di nuova un'apparente normalità e infine la discesa verso il baratro.
Un gran lavoro, ancora complimenti.
Ele
Complimenti.
L'incipit di Byron ci ha regalato un personaggio a tuttotondo che si ritrova a un bivio tra follia e normalità, complice una delle ennesime giornate di merda. La follia nella quale scivola è ben gestita, credibile al cento per cento proprio perché dentro ognuno di noi c'è un Valerio che può esplodere da un momento all'altro.
Avete dato un ritmo ben calibrato, normalità follia, di nuova un'apparente normalità e infine la discesa verso il baratro.
Un gran lavoro, ancora complimenti.
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Re: Tempesta di fulmini
Non ho dubbi nel dire che se una delle principali sfide (se non la principale) di questo contest era quella di creare un testo unitario e coerente sebbene scritto da otto (in questo caso) o più mani questo è di garn lunga tra tutti i racconti letti nei due tempi del contest il più riuscito.
Racconto che fila liscio, tiene avvinto il lettore e piazza i colpi di scena al momento giusto senza mai chiedere al lettore di fare uno sforzo per credere a quanto legge.
Ho letto di qualche incongruità ma credo che l'unico motivo sia da addebiatre al numero ristretto di caratteri a disposizione per cui non tutto può essere spiegato nei dettagli.
Non posso che chiudere complimentandomi con gli autori ringraziandoli per averci regalato questo gioiellino.
Racconto che fila liscio, tiene avvinto il lettore e piazza i colpi di scena al momento giusto senza mai chiedere al lettore di fare uno sforzo per credere a quanto legge.
Ho letto di qualche incongruità ma credo che l'unico motivo sia da addebiatre al numero ristretto di caratteri a disposizione per cui non tutto può essere spiegato nei dettagli.
Non posso che chiudere complimentandomi con gli autori ringraziandoli per averci regalato questo gioiellino.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Anche questo un racconto molto equilibrato e omogeneo che sfugge, all’ignaro, dal sospetto di scrittura multipla.
Si inizia con un bellissimo incipit di Byron che riesce a delineare il carattere del protagonista, seminando qua e là qualche preoccupazione, ma lasciando un campo aperto a chi lo ha seguito.
Nella seconda parte Char lascia intravedere istinti omicidi in Valerio che comunque appaiono sopiti o repressi. Vivonic, nella mia ingenuità, mi aveva fatto addirittura credere nella possibilità di un epilogo in cui l’amore fra Bull85 e Stellalucente vince su tutto. Mi ero quasi rilassato e infine arriva Akimizu che scombina tutto, con un finale mozzafiato.
Bravi! Il tutto fila benissimo, salvo qualche piccola incongruenza, come segnalato da Achillu.
Si inizia con un bellissimo incipit di Byron che riesce a delineare il carattere del protagonista, seminando qua e là qualche preoccupazione, ma lasciando un campo aperto a chi lo ha seguito.
Nella seconda parte Char lascia intravedere istinti omicidi in Valerio che comunque appaiono sopiti o repressi. Vivonic, nella mia ingenuità, mi aveva fatto addirittura credere nella possibilità di un epilogo in cui l’amore fra Bull85 e Stellalucente vince su tutto. Mi ero quasi rilassato e infine arriva Akimizu che scombina tutto, con un finale mozzafiato.
Bravi! Il tutto fila benissimo, salvo qualche piccola incongruenza, come segnalato da Achillu.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Ottimo, ragazzi, davvero un ottimo lavoro.
In effetti non viene detto quando Valerio fa fuori la famigliola, può averli seguiti ed eliminati in un secondo momento. C’è, secondo me, una giusta interruzione, anche se i tempi sono davvero ristretti.
Però che dire, il racconto è talmente ben riuscito che è una piccolezza e passa davvero inosservata.
Trovo che l’incipit di Byron sia il frammento meglio riuscito di tutto D.R.
Con il suo personaggio enorme, è il caso di dire, vi ha fornito tutti gli elementi verso cui portare la storia e il testimone, nelle mani giuste, poteva prendere questa sola direzione.
Bravissimi tutti, complimenti strameritati.
In effetti non viene detto quando Valerio fa fuori la famigliola, può averli seguiti ed eliminati in un secondo momento. C’è, secondo me, una giusta interruzione, anche se i tempi sono davvero ristretti.
Però che dire, il racconto è talmente ben riuscito che è una piccolezza e passa davvero inosservata.
Trovo che l’incipit di Byron sia il frammento meglio riuscito di tutto D.R.
Con il suo personaggio enorme, è il caso di dire, vi ha fornito tutti gli elementi verso cui portare la storia e il testimone, nelle mani giuste, poteva prendere questa sola direzione.
Bravissimi tutti, complimenti strameritati.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Mi sono illuso, per un momento, che Valerio potesse veramente svoltare e trovare il giusto equilibrio. Pazienza se Stella era poco poco mignotta, alla fina mica è un difetto.
Il racconto conduce volutamente il lettore su una strada e poi, sempre volutamente, lo tampona e lo fa andare fuori strada. O meglio, giusto per rimanere in tema, il pick up Valerio ce l'ha qualcosa che non va: bullizzato per la stazza, problemi di alimentazione, la ragazza che l'ha lasciato. Ci vuole del tempo, ci vuole forza di volontà, ma uscirne è possibile. Infatti questo ho pensato.
In realtà poi Valerio si rivela tutt'altro, egli stesso vittima dei suoi problemi. Viene sopraffatto e cerca forse la strada più semplice, perché è senza ritorno.
Un racconto psicologico che ho apprezzato.
Grazie
Il racconto conduce volutamente il lettore su una strada e poi, sempre volutamente, lo tampona e lo fa andare fuori strada. O meglio, giusto per rimanere in tema, il pick up Valerio ce l'ha qualcosa che non va: bullizzato per la stazza, problemi di alimentazione, la ragazza che l'ha lasciato. Ci vuole del tempo, ci vuole forza di volontà, ma uscirne è possibile. Infatti questo ho pensato.
In realtà poi Valerio si rivela tutt'altro, egli stesso vittima dei suoi problemi. Viene sopraffatto e cerca forse la strada più semplice, perché è senza ritorno.
Un racconto psicologico che ho apprezzato.
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Nel complimentarmi nuovamente con i miei compagni di squadra e di cammino, confesso di aver avuto una gran fortuna per essere finito nella corsia più idonea alla mia scrittura.
Bravissimi tutti!
Bravissimi tutti!
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Bellissimo racconto, bellissima la fluidità e l'armonia fra gli scrittori, che hanno avuto il gran culo di essere quattro esperti del genere, visto come poi è andato a parare il tutto.
Dopo l'episodio dell'assistenza stradale, quando cicciobomba si presenta al lavoro in ritardo, a me è apparso evidente che avesse fatto una strage. Come ci fosse riuscito senza farsi beccare a Roma a quell'ora del mattino riuscendo pure a trafugare i cadaveri in un pickup è una cosa che andrà nella cartella "nonsipuospiegaresempretutto" creata per questo concorso.
Una cosa alla American Psyco, per citare asbo.
Bravissimi tutti, Nicola più pazzo di Valerio.
Dopo l'episodio dell'assistenza stradale, quando cicciobomba si presenta al lavoro in ritardo, a me è apparso evidente che avesse fatto una strage. Come ci fosse riuscito senza farsi beccare a Roma a quell'ora del mattino riuscendo pure a trafugare i cadaveri in un pickup è una cosa che andrà nella cartella "nonsipuospiegaresempretutto" creata per questo concorso.
Una cosa alla American Psyco, per citare asbo.
Bravissimi tutti, Nicola più pazzo di Valerio.
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La gloria o il merito di certi uomini è scrivere bene; di altri, non scrivere affatto.
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Phoenix- Admin
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Re: Tempesta di fulmini
Il racconto funziona, non si nota il cambio di mano nella continuità della trama.
La storia è avvincente e plausibile; la conclusione, seppur prevedibile, è coerente con la follia del protagonista. Ottimo lavoro!
La storia è avvincente e plausibile; la conclusione, seppur prevedibile, è coerente con la follia del protagonista. Ottimo lavoro!
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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.
Menico- Padawan
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Re: Tempesta di fulmini
Questo è un complimento che non mi aspettavo e che mi porto nel cuore. Grazie mille, RubPhoenix ha scritto:
Bravissimi tutti, Nicola più pazzo di Valerio.
Però c'è da dire che sapevo che chi veniva dopo di me avrebbe saputo come far tornare Valerio più pazzo di me
Mi sono divertito un sacco con questi tre compagni di scrittura. Soprattutto perché non scrivo praticamente più, e invece mi è tornata una gran voglia!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Re: Tempesta di fulmini
Che bel racconto!!!
Tutto fila via senza intoppi, il personaggio principale non cala mai d'intensità, anzi viene aggiunto sempre più spessore ogni volta che la penna cambia: sfaccettature, piccole sfumature, accenni, ma ognuno di voi ha partecipato in maniera originale alla costruzione di Valerio che rimane impresso e convince su tutti i fronti.
La storia che avete creato è convincente, non banale e calza a pennello con questo personaggio così strano e imprevedibile.
Alcune piccole incongruenze (mi avrebbe fatto strano non trovarle in un racconto a otto mani che non può essere ritoccato...), ma comunque niente di particolare da segnalare.
Lo stile di Byron, la direzione decisa da Char, il cambio di direzione di Viv e il ritorno alla follia iniziale di Aki: avete fatto davvero un buon lavoro, ragazzi!
Sono proprio soddisfatta di questa lettura!
Tutto fila via senza intoppi, il personaggio principale non cala mai d'intensità, anzi viene aggiunto sempre più spessore ogni volta che la penna cambia: sfaccettature, piccole sfumature, accenni, ma ognuno di voi ha partecipato in maniera originale alla costruzione di Valerio che rimane impresso e convince su tutti i fronti.
La storia che avete creato è convincente, non banale e calza a pennello con questo personaggio così strano e imprevedibile.
Alcune piccole incongruenze (mi avrebbe fatto strano non trovarle in un racconto a otto mani che non può essere ritoccato...), ma comunque niente di particolare da segnalare.
Lo stile di Byron, la direzione decisa da Char, il cambio di direzione di Viv e il ritorno alla follia iniziale di Aki: avete fatto davvero un buon lavoro, ragazzi!
Sono proprio soddisfatta di questa lettura!
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: Tempesta di fulmini
Che bel pezzo!
Il risultato è davvero notevole: ognuno degli scrittori ha seminato il proprio orticello con degli elementi che alla fine si son amalgamati perfettamente. Il pregio di questo racconto è che ogni pezzo è al suo posto, ogni pezzo è funzionale. Quello che si era intuito dal primo segmento è avvenuto nell'ultimo. Un ottimo lavoro di squadra, direi!
Il risultato è davvero notevole: ognuno degli scrittori ha seminato il proprio orticello con degli elementi che alla fine si son amalgamati perfettamente. Il pregio di questo racconto è che ogni pezzo è al suo posto, ogni pezzo è funzionale. Quello che si era intuito dal primo segmento è avvenuto nell'ultimo. Un ottimo lavoro di squadra, direi!
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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.
REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
Quel vizio che ti ucciderà
non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
The Raven- Admin
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