Le lettere di Ronzino immigrato in...

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Queste sono le lettere che Ronzino, immigrato da tanti anni in America, spedisce puntualmente all'amato fratello, magari scrivendole a modo suo non sapendo né l'itagliano né linglese tutt'unito...


Le lettere di Ronzino immigrato in Americo al caro fratello in Itaglia


Addì 5 maggio cattato o telescriventi novu per ascriverti il letteruzzo.


Mo me stongo a scriverti caruzzo di un fratello che qui a Nuova Yokke che ci abbi immigrato 40 di anni dietro che mi abbio puro accordato ti avvoglio chiedero si ti arricordi di quel tale Marcuzzo Giacomuzzo, spetta che non mi arricordo il nomignolo, chiddu ca fiviva l’arrostino e che alli festi ti lu paesello ci accantava gli storni e puri li pezzi di poesia che diciva ascrivere di lui spontanea mano ma ca tutti sapevano che li accopiava di sobbra il libro che nci aveva allassato nonno suo smaternato di nascita e poeta di pascita.
Mi acchiedo che finisciuto a fatto che pinsando pinsando mi sono ascendute le lacrime di scommozione cerebrale chenoi eramo picciriddi e nostro padre ci asportava alle feste e ci assentivamo questo tizio e pure tale che come caio si chiama nun arricordo e appuntato come ti stavo addicendo il babbo nuestro lo schiamazzava puro mastro di poesia anche se issu faciva il puzzaro che quando passava sparava certi petali da dietro ca nun ti dico l’ardore che si assentiva.
Insomma mo che mi sto scompisciando il cervelluzzo di accome minchia si acchiamava ti svolevo acchiedere si percaso isso è ancora vivuto oppuro è defungiuto.
Si per cacio e ricotta esse defungiuto mi affaresti il favore di asportare un mazzolino di fiorellini di scampoli addisobbra il tombale che a mio vedere ci stanno boni e ci appiacerebbero pure al povero babbuzzo nostro che nemmanco di allui mi scordo come si acchiama che pare pur e troppo che i medicuzzi che mi ano visitato allo spitale mi addicono che ci ho preso la semenza senile che mi ascordo tutto quanto.
Mo ti debbo lessare carissimo Peppe fratello mio che ti sbraccio tutto dallamerica.
E mannaggia la teresina se mi arricordo che tieni figliati e se li attieni affammi puro a elli uno sbraccio grande e a tua moglierita che quella mi ricordo si schiama Carmelina.
Mo ti saluto avveramente e ti spetto mortamente presto a Nuova Yokke appena che appuoi di sprenotare l’aerosmobilitato.


Tuo frate abbenvoluto Ronzinu

Bello, bello, bello. Onestamente non so se una persona emigrata quarantìanni fa in America oggi scriverebbe così ma non ha importanza, è assolutamente credibile e, direi, a suo modo anche toccante. Mi è piaciuto proprio.
Complimenti, breve, incisivo e affrescante.

Grazie e a ben dire infatti il colto immigrato forse non ha collocazione temporale se non nei primi anni 50/60 del 900 e soprattutto di quel mondo contadino che è arrivato con le sue figure sin quasi agli inizi degli anni ottanta.