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La vendetta di Gaia

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Messaggio Da Different Staff Lun Lug 22, 2024 12:39 pm

Il deserto è una delle parti più affascinanti di me. Ho sempre avuto un debole per questo mio aspetto remoto e silenzioso, così schivo e mistico. Spesso mi sono sentita a disagio con me stessa, con il mio corpo e tutte le sue sfaccettature. Soltanto il pensiero del mio deserto, non soltanto interiore ma anche fisico, parte integrante di me, riusciva a risollevarmi nei momenti più bui. Era come se fosse una porzione di coscienza, liquida e friabile come la sabbia che lo compone, nella quale affogare certi cattivi pensieri. Dimenticatoio, oblio, infinito.
Un giorno, durante uno di questi momenti di particolare sconforto, pensavo al vento caldo che lambisce le cime delle dune generando spruzzi di sabbia continui, suggestivi e brillanti, sfumati dal sole cocente. Il deserto del mio corpo era anche un deserto interiore, una landa desolata, un labirinto mentale senza apparente via d’uscita.
«Gaia!»
Strani giochi di suono che crea il vento.
«Gaia!»
Mi destai di colpo dal torpore nel quale ero caduta. «Gaia!»
Eppure all’orizzonte non si vedeva nessuno. «Chi mi chiama?» gridai. L’eco della mia voce fu inghiottito dalla sabbia.
Fu in quel momento che una figura sfocata apparve lontana. Non riuscivo a distinguerla nonostante avesse qualcosa di familiare: «Gaia!», gridò ancora.
Cercai di ripetere nella mia mente la voce appena udita per associarla a qualcuno di conosciuto. Intanto la figura avanzava tra gli sbuffi di sabbia. Aveva una corporatura possente, avvolta da una tunica bianca stretta in vita. Aveva una folta chioma che cadeva lungo la schiena e i raggi solari riflettevano colori sgargianti dalle tonalità acquee; azzurro, blu, verde smeraldo.
I suoi occhi proiettavano coni di luce notturna nei quali era possibile ammirare le innumerevoli bellezze del firmamento. Infine, il becco lucido, corto e affilato come una lama era capace di accecare chiunque avesse osato guardarlo.
Mi chiedevo come fosse potuto accadere. Che stessi perdendo colpi? Come potevo non aver riconosciuto uno dei miei figli prediletti?
«A cosa devo la tua visita, mio diletto Horus» chiesi.
«Sapevo di trovarti qui mia signora» disse lui con tono affannato.
«Ebbene?»
«Ebbene, mia signora,» continuò Horus mestamente,« noi dei non siamo immortali!»
«Sai che novità!» dissi io sorridendo, «questo era chiaro fin dall’inizio. Se ben ricordi la divinità, prima d’essere tale, è anche mortale. L’elevazione a dio parte dal basso e va guadagnata sul campo».
«Mia signora, allora perché ci avete creato come divinità se nulla abbiamo di diverso dai comuni mortali?» ribatté il mio bel falchetto.
«Nulla di diverso sostieni?» dissi con tono sarcastico. E continuai: «Voi siete guide, siete speranza, siete conforto, siete ragione. L’uomo si rivolge a voi per dissipare i dubbi, lenire i dolori, cercare sostegno, coltivare speranze».
«Madre Gaia, non vi seguo. Mi sento nudo al vostro cospetto dopo queste parole, non credevo di dovermi guardare dal mondo esterno e da tutti i pericoli da esso derivanti.»
«Il segreto è proprio questo!» esclamai convinta, «non dovete temere il mondo esterno, come lo chiami tu, ma viverlo in funzione del vostro ruolo fondamentale».
Horus mi guardò perplesso abbassando leggermente il capo. La punta del becco sfiorava il petto all’altezza del grande cuore.
«Sei sicuro di avermi detto tutto?» chiesi. Con un soffio di vento gli feci alzare il capo.
«Sì madre, c’è dell’altro» disse Horus con un filo di voce.
«Sono io ad averti creato, non dimenticarlo mai!» risposi io seccata. La mia rabbia provocò una spirale di sabbia che investì Horus in pieno. Si coprì gli occhi e in un lampo si trasformò in falco volando alto nel cielo.
«Non era mia intenzione rimproverarti, torna qui!» esclamai ad alta voce. Il falco compiva ampi volteggi stridendo acutamente in segno di rabbia. A un certo punto il rapace si fermò sbattendo le ali per rimanere in posizione. I coni di luce notturna emessi dai suoi occhi puntavano la sabbia. La picchiata verso il terreno fu repentina e velocissima come un battito di ciglia. Il topo del deserto non aveva fatto in tempo a mettere la testa fuori dalla tana: gli artigli affilati del predatore gli avevano lacerato le carni uccidendolo all’istante.
«Chiedo perdono mia signora, ma è stato l’istinto» disse Horus non appena ritornato nelle corporee sembianze umane.
«Non ti devi giustificare» dissi io, «piuttosto, dimmi ciò che ti angustia…»
«È il vero motivo per cui sono venuto, madre» m’interruppe lui.
«Coraggio, non temere. Non ti lascerò andare via senza averti dato un mio buon consiglio».
«Madre, si dice che da qualche tempo si aggiri nel deserto uno scorpione adulatore. Si dimostra subito affabile e dai modi gentili. Non ha nessun segno particolare che lo distingua dalle altre creature come lui, se non una voce melliflua e pacata che contrasta con il suo aspetto inquietante».
Il falco Horus, pronunciando queste parole, mi parve un passerotto intimorito. Mai lo avevo visto così. Tutta la forza del suo corpo, l’autorità del suo essere dio, la sapienza e la saggezza che lo avevano sempre contraddistinto sembravano svanite nel nulla. Non esiste un essere invulnerabile. E forse, pensai tra me e me, è questa la vera peculiarità dell’essere divinità. Tuttavia, non dissi niente e lasciai che continuasse il suo racconto.
«Madre Gaia, quella creatura è malvagia! Vi prego di accertarvi che non provenga dalle vostre viscere più oscure».
«Se anche fosse?» domandai, «come potrei contrastarlo?»
«In quanto vostra creatura dovreste distruggerlo poiché mina l’ordine costituito» disse Horus stringendo i pugni.
«Mi dispiace, figlio mio, ma non posso intervenire su questo aspetto. La creazione di tutti gli esseri viventi, animati e inanimati, è opera mia; tuttavia la loro evoluzione è autonoma, non può essere diversamente».
Horus si stizzì: «Mi state negando il vostro aiuto?»
«Nient’affatto!», ribattei, «anzi, sto aiutando una divinità a superare le sue debolezze, né più né meno di come farebbe una buona madre».
Probabilmente il giovane falco non capì. Si trasformò nuovamente nel più bello e temuto rapace dei cieli, volando via rapido come se stesse inseguendo una preda.
Decisi così di rimanere nel deserto, per verificare fino a che punto potesse spingersi la paura di Horus. Temevo il peggio, poiché il giovane presuntuoso e arrogante non aveva compreso il mio discorso basato sull’umiltà: essere umili, umani, prima che dei.
Il cielo del deserto si riempì presto di figure nere volteggianti. Chiare e lucenti al crepuscolo, sinistre e oscure al tramonto. Era l’esercito di falchi scatenati da Horus, che andavano alla caccia di ogni scorpione nascosto sotto la sabbia. Soldati impavidi, a differenza del loro mentore il quale, approfittando della loro fedeltà, sperava di scacciare le sue stesse paure.
Checché si possa pensare, la vita è piena di ostacoli anche per le divinità. Io stessa sono stata dea, con tutti i problemi connessi a questo stato. Ora, dopo aver creato a mia volta gli dei del mondo, devo assumermi la responsabilità delle loro azioni, pur lasciando loro mano libera, come diceva qualcuno, libero arbitrio.
Molti falchi perirono tentando di catturare gli scorpioni: se gli artigli dei rapaci non li uccidevano sul colpo, essi affondavano il loro pungiglione avvelenato tra le piume degli uccelli, uccidendoli quasi all’istante. Li vedevo precipitare al suolo come stelle cadenti.
«Gaia!» mi sentii nuovamente chiamare, ma stavolta riconobbi immediatamente la voce di mio figlio.
«Toth, mio diletto, a cosa devo la tua visita?»
«Horus è fuori di sé!» ribatté con voce decisa.
«Lascialo fare, sta andando incontro al suo destino» risposi laconicamente.
«Molto bene,» rispose il dio, «ma i miei ibis non devono essere infastiditi dai suoi falchi!»
«Nessuno turberà la tranquillità dei tuoi ibis, tuttavia, dimmi, cosa sai dello scorpione adulatore?»
Il dio della scrittura rispose vagamente: «Pare sia una creatura alla ricerca delle debolezze altrui, con particolare attenzione a quelle divine».
«Credi rappresenti un serio pericolo?» chiesi io.
«Madre Gaia, potrebbe, non posso metterci la mano sul fuoco poiché mi scotterei».
«Allora…»
«Tacete, madre!» m’interruppe bruscamente. «Lo avete detto voi stessa, Horus e i suoi falchi stanno andando incontro al loro destino. Né voi, né tantomeno io abbiamo determinato per loro questa fine».
Toth si dimostrò in quanto tale, vero custode della saggezza. Mentre i falchi di Horus uccidevano scorpioni o cadevano avvelenati nella sabbia calda del deserto, lo scorpione adulatore raggiunse il dio falco e lo tentò utilizzando le sue abilità innate. Horus fu abbagliato dalla sua dialettica tanto da far cessare la strage degli aracnidi prima dello sterminio totale vista la supremazia, anche numerosa, dei falchi di Horus.
Proprio nel momento nel quale il dio, ebbro delle parole dello scorpione, ordinò che la caccia cessasse, il veleno era già penetrato nel suo corpo. Di li a poco lo avrebbe condotto alla morte. Venendo meno la sua carica divina, anche i suoi soldati darebbero periti, uno ad uno, ricoprendo il deserto d’un nero tappeto piumato.
«Hai scritto tutto?» chiesi a Toth.
«Sì, mia signora, anche questa volta si è compiuto il vostro volere».
«Sciocchezze. Io non dispongo, ma ho creato, a suo tempo. Ciò che è venuto dopo è soltanto il destino, incontrollabile. Incontrovertibile».
Improvvisamente il cielo del deserto si annuvolò. Non capitava spesso. Una pioggia fitta cadde per il tempo necessario. Tutte le tane degli scorpioni furono allagate facendo perire i fortunati sopravvissuti alla caccia dei falchi di Horus.
«Lo scorpione adulatore ha meritato la morte». Le lacrime versate per un figlio non sono mai abbastanza.
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Messaggio Da Fante Scelto Mer Lug 24, 2024 2:19 pm

Il punto debole di questo racconto è la poca coerenza interna.
Ci sono tante cose che non funzionano dal punto di vista della coesione, della credibilità dei personaggi. D'accordo, sono divinità, è una storia definibile fantasy, ma queste componenti prescindono dal genere: sono la spina dorsale della struttura narrativa di un intreccio.

Il primo problema che ravviso è il senso della questione iniziale di Horus: "mamma, ma noi dei non siamo immortali!"
Al che giustamente Gaia lo deride, "E lo scopri adesso?"
E pure io lettore sorrido perché non capisco come un essere millenario possa uscirsene da un momento all'altro con questa cosa tutto sommato scontata. Capirei ci fosse stato un evento che gli ha fatto venire il dubbio, ma di eventi non c'è traccia.
Parafrasando, è come se una madre orgogliosa avesse appena finito di incensare la grande intelligenza di suo figlio davanti a tutti, e questo comparisse di colpo sentenziando "mamma, ma nel naso ci entra il dito!"
Cioè, stride.
Poi prosegue, quando, tutto cupo, si fa tirar fuori che c'è un problema più grave che lo angustia, e che sembra scollegato dalla prima questione.
"Mamma, c'è uno scorpione orribile che va in giro ad adulare la gente, l'hai creato tu?!"
Ellamiseria.
M'immagino che questo sia in qualche modo un pericolo per gli equilibri del mondo, come dice Horus stesso, ma non viene mai spiegato o mostrato come e io non sono riuscito a immaginarlo. Cioè, magari con un po' di immaginazione. 
"Bastet, come fai i tagliolini tu... nessuna!"
Ma avendo detto la stessa cosa anche a Iside può effettivamente venirne fuori una guerra galattica.
Non so, magari funziona, ma non mi convince.

Poi parte lo sterminio degli scorpioni con annesso confronto finale tra Horus e l'adulatore, che si chiude con un secco 3-0 in favore del modesto insetto. Non sapremo mai cosa abbia detto di così adulante a Horus da farlo imbambolare e soccombere, ma tant'è.
"Che becco accecante che hai."
All'inizio in effetti è descritto proprio così, in grado di accecare chiunque lo guardi. Lo scorpione avrà indossato i Rayban prima del confronto finale.

Il secondo problema è che sento forte la sensazione che Gaia dica una serie di cose ma poi faccia tutt'altro, o comunque il racconto mostri tutt'altro.
Esempi sparsi.

Il falco Horus, pronunciando queste parole, mi parve un passerotto intimorito. Mai lo avevo visto così. Tutta la forza del suo corpo, l’autorità del suo essere dio, la sapienza e la saggezza che lo avevano sempre contraddistinto sembravano svanite nel nulla.


Aehm.
Non è esattamente lo Horus che abbiamo ammirato nel racconto.
Prima se ne esce con "mamma, ma io non sono immortale!", poi "mamma, c'è uno scorpione adulatore, ammazzalo!", dopodiché vede un topo e ci si fionda sopra scusandosi poi che con l'istinto non va molto d'accordo.
Lo step successivo è "ah, non vuoi eliminare l'adulatore?! Allora faccio io!" Invasione della Polonia e sterminio di tutti gli scorpioni, per essere sicuri di aver beccato quello giusto, nel mucchio.
...
Non so, come ha fatto la vita sulla Terra a sopravvivere nei millenni precedenti?

Che poi, pure Gaia non mi sembra una molto paziente.
"Figliolo, vedo che c'è qualcosa che non va: parlamene, ti aiuto."
"E' vero, mamma, c'è una cosa che mi turba."
Palata di sabbia in faccia. "PARLAMENE, BASTARDO! GUARDA CHE IO T'HO FATTO E IO TI RISPEDISCO ALLA NURSERY!"

Lamiseria, dagli il tempo.

Sempre citando Gaia:

«Voi siete guide, siete speranza, siete conforto, siete ragione. L’uomo si rivolge a voi per dissipare i dubbi, lenire i dolori, cercare sostegno, coltivare speranze».

'Annnamo bene.

In un altro passaggio, Gaia dice:

«Nient’affatto!», ribattei, «anzi, sto aiutando una divinità a superare le sue debolezze, né più né meno di come farebbe una buona madre».

Ehm.
Non so. Forse una buona madre cercherebbe di evitare il disastro piuttosto che lavarsene continuamente le mani.
"Mamma, c'è uno scorpione brutto e adulatore!"
"Figliolo, non dovresti avere timore del mondo esterno, ma viverlo in funzione del tuo ruolo."
"Ma l'hai creato tu? Non puoi semplicemente ucciderlo o spedirlo in esilio a Catanzaro?"
"Ah, no, io creo le creature, poi come evolvono son mica fatti miei."
"Vabbé, faccio da solo, vah."
---
(Toth)
"Mamma, Horus sta sterminando tutti gli scorpioni!"
"E vabbé, io mica posso dargli un ceffone, ha scelto lui di fare così."
"Basta che non tocca i miei ibis però!"
"Tranquillo, mica li tocca, sennò altro che schiaffoni."
"Mamma, ma Horus sta andando incontro alla morte e allo sterminio totale dei falchi! Fermalo!"
"T'ho detto che non posso mica fermar..."
"Zitta, mamma! Non è colpa tua e neanche mia!"
"No, infatti. E' il destino incrollabile e incontrovertibile."
- segue pioggia torrenziale per sterminare gli ultimi scorpioni, sia mai. -

Voglio dire, è fortissima per tutta la lettura la sensazione che il disastro non dipenda dall'ineluttabilità del destino, ma dalla pochezza di tutti i personaggi, che nulla fanno per evitarlo pur avendone, apparentemente, i mezzi, e pur discettando di massimi sistemi.
Più che divinità, sembrano tutti tremendamente umani ma anche umani lassisti, cioè proprio inadatti al ruolo che ricoprono.
E se i personaggi divini arrivano al lettore come dannatamente umani e lassisti, o è l'Iliade o c'è qualcosa che non va.
Probabilmente c'è del voluto, da parte dell'autore, ma la sensazione è che il tutto sia sfuggito di mano molto in fretta, forse complice il poco tempo.
E' tutto tanto, troppo incoerente, per il mio gusto.

Sulla scrittura nulla da dire, è il vero pregio del racconto, che si fa leggere molto bene, è scorrevole, e lascia immaginare le scene con una certa facilità.
Il tema, invece, non mi sembra gestito in modo ottimale. Gli uccelli ci sono ma non sono l'argomento della storia, che è più la totale fallibilità degli esseri divini, o così l'ho interpretata.


PS - Non ho davvero capito perché sia Horus che Toth, quando arrivano in scena, chiamano Gaia per nome, salvo poi passare a formule altisonanti come "madre, mia signora," ecc.
E' come entrare al Quirinale e "SERGIO! OH SERGIO! Onorevole Presidente, buongiorno."

Al solito, il mio commento vuole essere d'aiuto con un minimo di sdrammatizzazione, e non distruttivo e basta.
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Messaggio Da Petunia Gio Lug 25, 2024 2:41 pm

Inizio dalla fine: gli scorpioni non sono anch’essi dei figli della Terra? 


Tutte le tane degli scorpioni furono allagate facendo perire i fortunati sopravvissuti alla caccia dei falchi di Horus.

Perché fortunati se periscono tutti? 


Devo dire che ho fatto molta fatica a leggere questo racconto perché l’ho trovato incomprensibile. Non me ne volere ma tutto l’impianto della storia non funziona e non funzionerebbe neppure se non avessi ben chiaro che il tema era “gli uccelli”. 
Non è una leggenda, non è una fiaba, forse un racconto fantasy ma con molti però… il più grande è la domanda che
mi sono continuata a fare leggendo: dove si va a parare? 
Non si parla di un uccello estinto e neppure gli scorpioni lo sono, dunque perché scegliere questi animali? 
Data la mia ignoranza in materia, sono ricorsa a Internet
Il dio egizio Selkis era proprio uno scorpione (deificazione della fertilità, della natura, della medicina, della guarigione delle punture da animali e insetti velenosi - connessa all’oltretomba in quanto si riteneva che sorvegliasse una delle porte dell’aldilà egizio). Dunque un “Dio buono”. Dopo questo mi risulta ancor meno chiaro il perché la Terra abbia voluto distruggere una delle proprie creature deificate. Gli dei, si sa, sono creature bizzarre, litigiose incarnano le peggiori caratteristiche umane e in questa storia non ci fanno una bella figura a tirare di continuo la gonna alla Madre Terra…  ma tutto ciò che c’entra col tema degli uccelli? 


Poi c’è Gaia… una madre che chiede ai propri figli di esporle i loro problemi ma appena loro provano a parlare li tratta malissimo (un comportamento davvero discutibile) per non parlare della vendetta che, in fin dei conti, causa (a dire del racconto) l’ulteriore estinzione di una specie (divina, poi)


Dal punto di vista della scrittura ho trovato un uso eccessivo di “disse” “esclamò”  “continuò” alla fine dei discorsi diretti col risultato che la lettura diventa pesante. Anche di avverbi in “mente” ce ne sono un po’ troppi per un testo breve.
.



«Sapevo di trovarti qui mia signora» disse lui 

«Madre Gaia, non vi seguo. 


(a volte dai del “tu” a volte del “voi”)

Si coprì gli occhi e in un lampo si trasformò in falco volando alto nel cielo.
«Non era mia intenzione rimproverarti, torna qui!» esclamai ad alta voce.
i suoi soldati darebbero periti (refuso)
Nell’insieme è comunque una storia  che colpisce e che ricorderò e questo vuol dire che bene o male si distingue dal resto dei racconti in gara per l’originalità con cui è stato concepita. 
Poi può essere che tutte le “incomprensioni” siano dovute solo alla mia ignoranza di lettrice, magari hai rielaborato una leggenda egizia che io non conosco per cui mi aspetto delle risposte nel terzo tempo. 
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Messaggio Da ImaGiraffe Sab Lug 27, 2024 10:30 am

C'è qualcosa che mi ha sempre affascinato nelle divinità e nelle loro storie, e quindi il tuo racconto sotto questo punto di vista mi ha colpito positivamente ma finito di leggerlo non sono riuscito ha definire il tuo racconto. Non sembra una leggenda, un mito e neanche una fiaba. Ci sono queste divinità, a dire il vero anche mischiate, perché, correggetemi se sbaglio, ma Gaia è una divinità greca e vederla interfacciarsi con divinità egizie mi ha disturbato. Sembra uno di quei prodotti americani in cui mischiano tutto insieme per rendere le cose più accattivanti. Sia chiaro, il tuo racconto è meglio di tali mappazzoni.
Però il problema resta, perché i comportamenti di queste divinità, va bene che sono capricciose per natura, ma qui si rasenta l'incoerenza. 
Ultima nota: come ho già detto in un altro commento, dai racconti di questo concorso mi aspetto più Terra e, in questo caso specifico, gli uccelli. Sotto questo punto di vista, mi è mancato questo elemento. La tua Gaia è troppo umana, come anche gli uccelli.
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Messaggio Da Resdei Lun Lug 29, 2024 4:58 pm

Racconto fiaba, a tratti filosofico o comunque alla ricerca di una spiegazione ragionevole. La terra, più che un pianeta nella sua totalità, mi sembra uno spirito che lo abita e che si sposta da una parte all’altra, ad esempio quando dici:
Decisi così di rimanere nel deserto, … 
Il personaggio terra ha quindi, come tutti gli esseri che lo abitano, le sue contraddizioni, a volte partecipa alle richieste dei “figli”, altre volte rimane impotente:
…devo assumermi la responsabilità delle loro azioni, pur lasciando loro mano libera, come diceva qualcuno, libero arbitrio.
Bella la parte finale, con le lacrime versate per la morte del figlio, anche se solo per vendetta.
Insomma, un racconto pieno di spunti e che alla fine ho letto volentieri.
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Messaggio Da Giammy Mer Lug 31, 2024 9:57 am

Caro autore, il tuo racconto mi ha ricordato alcuni film visti negli anni scorsi. Richieste di aiuto, conflitti di divinità, lotta per il potere. L'umanizzazione come già detto in un altro mio commento è rischiosa e tu sei arrivato alla fine senza sbandare. L'impegno per rispettare i paletti è palese, l'idea di base interessante.
La scrittura è buona, anche se la presenza di molti dialoghi alla lunga non paga e in qualche passaggio andrebbe "ripulita".
Finora è l'unico testo che ha lasciato in me una immagine intensa e ammaliante. Questa: 
Fu in quel momento che una figura sfocata apparve lontana. Non riuscivo a distinguerla nonostante avesse qualcosa di familiare: «la figura avanzava tra gli sbuffi di sabbia. Aveva una corporatura possente, avvolta da una tunica bianca stretta in vita. Una folta chioma cadeva lungo la schiena e i raggi solari riflettevano colori sgargianti dalle tonalità acquee; azzurro, blu, verde smeraldo.
A volte basta un dettaglio per fare brillare l'intera scena. Per questo verrai da me premiato.
Grazie per il tuo contributo.
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Messaggio Da tommybe Mer Lug 31, 2024 11:35 am

Paradossalmente la parte sporgente di questo racconto sono i commenti che ha ricevuto. Trabocca l'impegno dei lettori. 
Per quanto mi riguarda ci ritornerò sopra, o meglio proverò ad allontanarmi nella speranza che il provino di massa a cui ha sottoposto i lettori sia meno spietato e diminuisca la sua intensità.
Sto semplicemente cercando di capirci qualcosa.
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Messaggio Da FedericoChiesa Gio Ago 01, 2024 12:29 am

Qualche messaggio c'è, magari da approfondire, ma nascosto in un racconto piuttosto confuso, con personaggi poco credibili. Nasce quindi una trama incoerente, che non si capisce dove voglia portare il lettore.
Le descrizioni sono spesso ridondanti, rendendo difficile la lettura di questa storia, leggenda o mito che voglia essere.
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Messaggio Da caipiroska Ven Ago 02, 2024 1:13 am

Credo che in questo racconto non siano stati ben progettati i vari personaggi: Gaia risulta eccessiva e contraddittoria, Horus disarmante nella sua ingenuità e Thot egoista e superficiale.
Nel testo ci sono un paio di scene molto intense, ma il linguaggio che usano i personaggi svilisce un pò il lavoro che c'è stato dietro le quinte per crearli.
Il tono stesso di Gaia, ironico e un pò saccente, non contribuisce a far sì che il lettore parteggi per lei, si prenda a cuore il personaggio e lo sostenga durante la lettura.
Sembra quasi che l'autore voglia spogliare i personaggi dell'autorità che dovrebbero avere declassandoli quasi e togliendo loro dignità e potere.
I tre personaggi principali risultano antipatici, si comportano e parlano in una maniera molto distante da quello che ci si potrebbe aspettare da questo tipo di figure.
La morale inserita nel testo è una piccola perla di saggezza che purtroppo si perde un pò nello svolgersi confuso della storia.
Il testo è corretto e ben scritto, anche  se abbonda di aggettivi qualificativi che appesantiscono la lettura.
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Messaggio Da Susanna Ven Ago 02, 2024 10:59 pm

Dopo aver scritto a parte il mio commento, ho dato una sbirciatina a quelli che mi precedono, perché c’erano un paio di punti su cui mi volevo confrontare, e mi rendo conto di andare un po' controcorrente, nel senso che a me il racconto è piaciuto molto, non ho faticato a leggerlo, forse perchè ho trovato la prima parte una buona preparazione per il proseguo. Non ho modificato il mio giudizio, non sarebbe giusto nei confronti della Penna.
Quindi: racconto interessante, con descrizioni dei luoghi e dei protagonisti che consentono al lettore di vedere la scena senza necessità di lavoro proprio, il che consente da subito di entrare nello spirito della storia.
La Terra ci racconta del suo essere sì artefice della creazione degli abitanti del Pianeta, ma che poi lascia a loro l'onere e l'onore della crescita e dell'evoluzione, con le inevitabili battaglie per la supremazia ma anche per la sopravvivenza, con l'assoluta certezza che la sua sarà sempre l'ultima parola, ingannando anche coloro che sono convinti di aver vinto quelle che sono inutili guerre.
A mio parere i paletti sono stati trattati con estrema naturalezza: originale l’utilizzo di divinità egizie che hanno consentito di uscire un po’ da schemi che, ovviamente senza volerlo fare deliberatamente – tutti pensiamo di aver trovato “il modo” unico con cui gestire i paletti – altre Penne hanno seguito. E nell’insieme sono stati introdotti spunti filosofici e di morale, ma senza che prendessero il sopravvento.
La scrittura è fluida e scorrevole, mai una sbavatura. Anche i dialoghi sono strutturati per integrare la storia ma senza appesantirla anche quando vengono utilizzati a mo’ di spiegazioni.
Potrei azzardare un totoautore…


Nessuna nota particolare, salvo un paio di refusi ma proprio alla fine del racconto.
Di li a poco lo avrebbe condotto alla morte. Venendo meno la sua carica divina, anche i suoi soldati darebbero periti

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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Messaggio Da Byron.RN Sab Ago 03, 2024 9:25 pm

Non so, la storia non mi ha convinto, eppure visti i personaggi sarebbe dovuto essere il contrario.
Il problema è che non credo di avere ben capito il senso della storia.
Forse è il destino il filo conduttore del racconto? Un destino a cui nessuno può sfuggire, neppure una divinità?
Anche i rapporti tra i personaggi non mi sono parsi perfetti. 
Gaia dovrebbe essere al vertice della gerarchia per così dire, infatti viene trattata con riverenza, poi pare essere snobbata con Horus che la pianta in asso per ben due volte e Toth che a un certo punto le intima di tacere.
Questi atteggiamenti un pò mi hanno spiazzato.
E poi anche il finale. Gaia non si intromette con la fine di Horus, perché se ho capito bene non si può interferire col destino. Poi però quando Horus è stato ucciso Gaia sembra vendicarsi facendo piovere e allagando tutte le tane degli scorpioni. Non so se nello specifico è stato così anche per gli altri lettori, ma per quanto ho detto la narrazione non risulta essere perfettamente coerente.
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Messaggio Da Arunachala Lun Ago 05, 2024 10:59 am

storia sicuramente originale i cui personaggi mi affascinano da sempre, visto che adoro l'egitto e la sua storia di dei.
devo dire che, a mio parere, la madre Terra non fa una gran bella figura.
in fin dei conti, sono tutte sue creature, perché vendicarsi in quel modo?
e poi non mi pare saggia al punto da consigliare i propri figli, visto come li considera e li tratta.
peccato, perché l'idea è davvero bella.
ci sono un po' di refusi e di ripetizioni, la lettura non è semplicissima: manca di scorrevolezza.
opinione personale, naturalmente, e complimenti comunque.

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Messaggio Da AurelianoLaLeggera Lun Ago 05, 2024 3:30 pm

Quando ho iniziato a leggere questo racconto mi sono detto: "accidenti, questo sembra essere uno dei migliori!"
Un bell'incipit, originale, diverso dal solito:"salve, sono la Terra, piacere!"

Poi andando avanti mi sono perso. 
troppe incongruenze, molte delle quali sono state già segnalate. 
Quindi vedo molta potenzialità in questo autore, sembra che debba solo fare più attenzione ad alcune regole base del racconto. Probabilmente lo spazio del contest non è l'ideale: dover scrivere in fretta e rispettando paletti assassini.
D'altra parte siamo quì per esercitarci e migliorare, quindi ben venga ogni tuo contributo prezioso.
Peccato.
E grazie!
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Messaggio Da Albemasia Mer Ago 07, 2024 5:10 pm

L’inizio del racconto ha decisamente catturato la mia attenzione, per lo stile, la scrittura e alcune immagini molto ben riuscite: “Era come se fosse una porzione di coscienza, liquida e friabile come la sabbia che lo compone, nella quale affogare certi cattivi pensieri. Dimenticatoio, oblio, infinito.” Bello.


Ho apprezzato anche l’entrata in scena di Horus resa con un’immagine potente, di quelle che ti restano impresse nella retina della mente:Intanto la figura avanzava tra gli sbuffi di sabbia. Aveva una corporatura possente, avvolta da una tunica bianca stretta in vita. Aveva una folta chioma che cadeva lungo la schiena e i raggi solari riflettevano colori sgargianti dalle tonalità acquee; azzurro, blu, verde smeraldo.
I suoi occhi proiettavano coni di luce notturna nei quali era possibile ammirare le innumerevoli bellezze del firmamento. Infine, il becco lucido, corto e affilato come una lama era capace di accecare chiunque avesse osato guardarlo.”


  Poi però la parte emozionale ha lasciato lo spazio a quella razionale e mi sono domandata come mai Gaia (o Gea), appartenente alla mitologia greca, sia rappresentata come Madre di divinità di origini egizie, le quali in realtà derivano da Atum, dio autogeneratosi e a sua volta creatore…
E questo dubbio mi ha un poco distratta.


Ho cercato di tornare al racconto, ma devo dire che a mio parere la trama del corpo centrale non si è rivelata all’altezza dell’introduzione. La Terra è molto umanizzata e il tema degli uccelli non proprio centrale, a mio parere.
La scrittura si è mantenuta a un buon livello, tuttavia alcuni aspetti contraddittori nella conduzione della trama e nella caratterizzazione dei personaggi non mi hanno fatto godere appieno del racconto.
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Messaggio Da paluca66 Mer Ago 07, 2024 7:19 pm

Comincio con il dire che ho apprezzato l'originalità di questo racconto che si discosta abbastanza decisamente da quelli letti finora. Questa estrema umanizzazione della Terra che appare come una madre che quasi vorrebbe ma non può, che alterna una certa severità educativa ai cedimenti pieni di amore che qualsiasi mamma ha provato nei confronti dei propri figli, questa umanizzazione mi è piaciuta molto. Come mi è piaciuto il pianto finale della Terra che vendica il figlio "indirettamente", con le proprie lacrime: laddove non può per i motivi chiariti, la Terra arriva attraverso il proprio dolore. Quello che non ho capito è perché ti sei servit* dei personaggi dell'antico Egitto, questo sarà quanto ci svelerai, spero, nel terzo tempo. Bene la scrittura, scorrevole, ho rilevato solo un refuso: i soldati darebbero

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Messaggio Da Achillu Lun Ago 12, 2024 11:28 am

Ciao, Penna.

"La mia rabbia provocò una spirale di sabbia che investì Horus in pieno." "«Non era mia intenzione rimproverarti, torna qui!»". Questo è il punto che mi ha destabilizzato di più. A parte questo, mi chiedo qual è il messaggio finale che vuole trasmettere il racconto: una creatrice che, come madre, crea e lascia che le creazioni crescano e si evolvano senza ulteriori interferenze da parte sua; poi però crea un'interferenza essa stessa per vendicare il figlio morto, ben consapevole che è stato il figlio a cercare la propria morte in una guerra senza senso. Non capisco.
Il tema "uccelli" lo vedo poco presente, nel senso che hai scelto di parlare di un'unica specie e non di tutta la classe di animali.
Invece apprezzo molto il mondo che hai immaginato, come una Penna creatrice che prima crea il contesto, molto chiaro nella propria mente, e poi ci costruisce una storia dentro. Mi rimane più impresso questo, nel senso buono del termine, mi ritengo positivamente impressionato perché il contesto resta coerente dall'inizio alla fine e traspare senza necessità di essere spiegato. Molto bene anche la Terra narratrice.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Akimizu Lun Ago 12, 2024 1:42 pm

Be', a pignoleggiare qua non è il pianeta Terra che parla, ma Gaia, una dea. A voler ulteriormente pignoleggiare il pantheon egizio non è proprio aderente alla realtà, anzi. Per fortuna l'atmosfera creata dall'autore e la scrittura a tratti evocativa e adatta al testo hanno salvato una lettura altrimenti penalizzata da numerose incongruenze e debolezza di trama. Non mi è chiaro neanche il messaggio che si voleva veicolare, forse il superare l'umano per diventare un vero Dio? Una roba di Nietzschiana memoria? Horus non ci riesce, Toth sì. Gaia però ci rimane comunque male e uccide lo scorpione, novello diavolo tentatore (anche se Gesù viene comparato con Osiride). Speculo, sia chiaro. A rileggerci!
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Messaggio Da Gimbo Mar Ago 13, 2024 6:29 pm

Il tuo racconto mi ha lasciato con sensazioni contrastanti. Da un lato, ho apprezzato l'idea di esplorare il conflitto tra divinità e la lotta per il potere, temi che riescono sempre a suscitare un certo fascino. Anche l'intento di umanizzare le divinità è interessante e, per buona parte del racconto, riesci a gestirlo senza far deragliare la narrazione. Tuttavia, l'insieme delle divinità provenienti da diverse mitologie ha creato un senso di confusione e disarmonia.

La caratterizzazione delle divinità, per quanto affascinante in alcune parti, risulta un po' incoerente. Capisco che stai giocando sul capriccio delle divinità, ma alcuni dialoghi e comportamenti sembrano rasentare l'inconsistenza, come se i personaggi stessi non sapessero esattamente quale ruolo interpretare. Inoltre, anche se il racconto rispetta i paletti, ho sentito la mancanza di una maggiore presenza degli uccelli, che qui sembrano più un elemento di contorno che il fulcro della storia.

In conclusione, la scrittura è scorrevole e la tua idea di base ha del potenziale, ma credo che una maggiore coerenza tra i personaggi e una focalizzazione più chiara sul tema avrebbero potuto dare maggiore forza al racconto. Nonostante tutto, alcune immagini descritte, come la figura sfocata nel deserto, sono molto suggestive e rimangono impresse.
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Messaggio Da Hellionor Ven Ago 16, 2024 8:57 am

Mi spiace, aut, ma il tuo racconto non mi ha convinta.
Ho apprezzato molto l'incipit, mi aveva ben predisposta per la lettura, ma con la comparsa di Horus si fa tutto confusionario, la coerenza si perde.un po' e io non riesco più a farmi convincere dalla storia che mi stai raccontando.
Può darsi che l'effetto straniante sia volontario, però è davvero respingente per me lettrice.
I personaggi sembrano tutti affetti da sindrome bipolare, che per carità considerando la mia sanità mentale me li rende molto affini ma mi rende faticoso entrare in empatia con loro durante la lettura.
A rileggerti
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Messaggio Da Molli Redigano Ven Ago 16, 2024 3:55 pm

Scrittura ok.

Il punto di vista con il quale l'Autore ha scelto di raccontare questa storia mi sembra abbastanza bizzarro, per cui la ricerca di qualcosa di "different" poteva essere o un'idea azzeccata o un buco nell'acqua. 

Infatti credo che l'Autore, non me ne voglia, sia la prima vittima del suo stesso racconto. Non so se per eccesso di fantasia o mancanza di tempo, ma il risultato finale mi sembra piuttosto confusionario, soprattutto nella seconda parte.

Non male la scelta del nome Gaia per la Terra narratrice, che personalmente non posso che apprezzare incondizionatamente. Aver tirato in ballo divinità egizie con il corpo umano e la testa di uccello è una buona idea, ma come ho già detto il tutto andava meglio calibrato a mio modesto avviso. Una buona revisione (di coerenza) e nessun limite di caratteri forse gioverebbero a questo racconto.

Grazie e Buone Vacanze!
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Messaggio Da vivonic Sab Ago 17, 2024 4:43 pm

Credo che il racconto sia troppo assurdo per poter essere apprezzato in un contest come Pachamama. Mi ero ripromesso di rileggerlo una decina di volte; l'ho letto solo quando è arrivato e adesso che lo sto commentando, e non credo di rileggerlo mai più.
Tante volte la sperimentazione rimane un po' fine a sé stessa se non riesce a farne emergere il senso, e credo che sia ciò che è successo a questo racconto.
Mi dispiace, ma non mi ha convinto.
Alla prossima Smile

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Achillu Mar Ago 20, 2024 11:14 pm

Ciao, Molli.

Volevo dirti che Gaia è uno dei personaggi che mi sono piaciuti di più in questo step. Complimenti davvero. Poi per motivi vari il racconto non è piaciuto, ma il personaggio per quanto mi riguarda resta memorabile!

Grazie mille.

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Messaggio Da Molli Redigano Mer Ago 21, 2024 2:26 pm

Achillu ha scritto:Ciao, Molli.

Volevo dirti che Gaia è uno dei personaggi che mi sono piaciuti di più in questo step. Complimenti davvero. Poi per motivi vari il racconto non è piaciuto, ma il personaggio per quanto mi riguarda resta memorabile!

Grazie mille.

Grazie e te  @Achillu per l'apprezzamento. Approfitto per farti qui i complimenti per la meritata vittoria. Nel prossimo step avremo un giurato statisticamente spietato e questo non può che giovare al CdL e ai racconti che valuterai.

Quanto al racconto nella sua interezza, liquido la questione con un semplice "volevo esserci". Per carità, non è una giustificazione, i limiti si sono visti sotto molti punti di vista. 

Ci sono periodi in cui si riesce meno, altri in cui si riesce meglio. In questo caso il periodo non è né l'uno né l'altro. Pazienza.
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Messaggio Da paluca66 Mer Ago 21, 2024 2:57 pm

Molli per quel poco che può valere a me il tuo racconto è piaciuto e Gaia è un gran bel personaggio e difatti ti ho messo sul podio. Però mi devi una risposta sul perchè i personaggi dell'antico Egitto

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