Il mantello rosso

Quando il carro si ferma davanti alla forca, le note del Miserere si stanno ancora propagando da sotto i cappucci dei membri della Confraternita. Il canto si mischia al vociare della folla e allo smarrimento del condannato.
Sul palco il prete sventola un crocifisso, mentre mio padre controlla il cappio. L’osservo: avvolto nel mantello rosso incute ancora più timore. Al suo cenno scendo e mi posiziono sotto la botola.
Laggiù il tempo sembra non passare mai.
«Tira» sento dopo un’eternità, allora sposto il chiavistello. Le gambe del condannato scalciano l’aria per alcuni secondi, poi si calmano.
Un giorno quel mantello rosso spetterà a me.

Oggi sono i Notai, gli avvocati, i commercialisti o i medici a tramandare il lavoro di padre in figlio, in un tempo lontano (quanto lontano?) anche quello del boia poteva essere un lavoro da tramandare.
Un cento bello, efficace nella sua essenzialità, con immagini chiare e che arrivano dritte al lettore non lasciandogli scampo. Piaciuto molto.

"figlio d'arte"... Piaciuto. Racconto semplice ma chiaro e lineare. In poche righe passato e futuro di mescolano e il ragazzo sa che "non rimarrà a piedi". Sono riuscita a "vedere" quello che hai raccontato. Buona prova.

Oh, my god! Bravissimo autor a creare l’atmosfera. Questo cento è un piccolo capolavoro di sensazioni e movimento. In un “amen” di battute riesci a trasportare il lettore proprio lì prima nella piazza ad assistere alla esecuzione, poi sotto il palco, ad aprire il chiavistello e la porta degli inferi per il condannato.
Immagini forti, che colpiscono e convincono. Certo che boia di lavoro… ma come ti è venuta in testa questa idea? 
Piaciuto molto.

Essenziale, scarno, manca il fiato a leggerlo perché le tue parole non danno scampo al destino di molti figli che, ancora oggi, ereditano il mestiere dal padre.

Spero proprio che venga compromessa l'idea del passaggio di mestiere di padre in figlio, anche se nel laghetto delle idee umane tutto era ed è possibile. Lettura sfiziosa e brutalizzante.

Scrittura che scorre nel racconto stesso che si beve d'un fiato insieme alle gambe del malcapitato che penzolano e colpisce l'inerzia apatica del bambino che non pensa alla vita umana ma al mero lavoro.
Quello era un lavoro a cui anelava dopo il padre.
Uno spaccato di tempi passati che sa descrivere benissimo un altro tempo e un'altra società.

No, va beh, adoro! 
Autore, come ti è venuta in mente un'idea del genere? 
Assolutamente promossa anche la realizzazione, che ha quel mix di asetticità ed emozione che lasciano senza parole. 
Ottimo lavoro.

Un racconto che è senza dubbio ben equilibrato per tema del contest, personaggi, ambientazione e atmosfera. Ciò che non mi ha convinto, ma è una non convinzione molto labile, è proprio il mantello rosso: non me lo immagino proprio un boia "colorato".

Grazie

Quando si dice “tirar su” quello che succederà nell’incarico: bisogna fargli amare il lavoro fin da piccolo, anche con l’idea del potere che ha un mantello rosso (da leggersi con un briciolo di ironia.)
Un racconto scritto bene, molte azioni e molte immagini ben gestite per un 100. Niente è superfluo e niente manca per comprendere. Originale poi la scelta del soggetto.
Il boia. Non so perché, ma mi ricorda qualcosa, tipo un nono step di uno strano concorso…Mah!

Un mini efficace e ben costruito: la scena è terribile, ma anche dinamica e carica di significati. Il figlio che compie il suo compito senza la minima empatia è davvero disarmante.
L'ultima frase contiene anche un velo di ammirazione che mette definitivamente ko il lettore.

Ciao autore, chissà se il mestiere di boia era davvero ereditario o se te lo sei inventato. Sono poco informato in effetti. L'unica lettura sul tema che ho fatto è stato "il supplizio del legno di sandalo" di MoYan, ma là il boia era cinese, quindi conta poco. E là c'era anche una sorta di compiacimento nel protagonista, una ricerca addirittura estetica nel portare sofferenza e morte. Era un'arte. Qua invece il protagonista è distante, prova rispetto verso il padre, certo, ma sembra non derivi dal suo mestiere. Scelta particolare e devi dire azzeccata. A rileggerci!

Bello. Ben ambientato e scorrevole negli avvenimenti.
Con una frase finale sospesa tra la speranza e la condanna.
Buon lavoro.

Ciao Penna. A dirti la verità, a prescindere dall'efficacia del tuo racconto (che probabilmente entrerà nella mia classifica) non ho compreso l'ambientazione. La "coreografia" fa pensare a una esecuzione di natura inquisitoria ma l'esecuzione non rispecchia (per le mie scarse conoscenze nel merito) tale punizione. In ogni caso, a me sei giunto. A rileggerti.

piuttosto crudo, questo cento, ma di sicuro è efficace e penetra nel lettore.
devo dire che di primo acchito non ho compreso del tutto la storia poi, rileggendo, è stato tutto chiaro.
un bel lavoro, con immagini nitide.

Ciao Autor.
Complimenti per la fantasia! Non mi sarebbe mai venuto in mente un lavoro del genere e soprattutto tramandato da padre a figlio, come nelle migliori famiglie. 
In poche battute hai riprodotto la giusta atmosfera. 
Molto brav

Un 100 molto sensoriale, vivace, con il canto, gli incappucciati, il mantello rosso.
Eppure oscuro visto il tema che tratta. 
In così poco spazio ci sono tantissimi personaggi: i membri della confraternita, il prete, il boia, il condannato e il figlio del boia che a quanto pare rileverà dal padre il mantello e la professione.
Un bel 100.

Piaciuto molto, per originalità, atmosfera, ambientazione.
Si sentono i passi degli incappucciati che si avvicinano cantando.
Si sente il brusio della folla.
Unica nota stonata, per me, il colore del mantello: l'ho sempre immaginato nero.

Ecco come creare un'atmosfera e una situazione con poche, essenziali pennellate. Proprio bello! "Non ho nulla da eccepire, vostro onore."

Ciao, Penna.

107 parole.
Un mestiere di cui si racconta poco, mi viene in mente Mastro Titta, non tanto il personaggio storico ma il personaggio di Rugantino; quanti altri? Tra parentesi, il vero Mastro Titta aveva proprio un mantello rosso, anche se non mi risulta che fosse un figlio d'arte.
Ma non è importante: che si tratti o meno del personaggio storico o di una finzione quello che importa è come hai descritto la scena. Interessante la scelta del punto di vista, che giustifica in qualche modo il linguaggio candido e quasi cronicistico (se si può dire così).

Grazie e alla prossima.

Ciao Autore.
Rispondo prima ad Aki, confermando quanto dice Achi sul colore del mantello: sì, la professione si tramandava proprio di padre in figlio. Ovviamente, laddove ciò fosse possibile  
Ottimo racconto, innanzitutto per la genialità dell'idea che hai avuto di come trattare il tema, e poi per la realizzazione. 
Mi hai fatto vedere insieme a te il momento che hai raccontato. Quando uno scrittore riesce in questo, ha già vinto.
Complimenti!

PS non c'entra niente, ma per colpa tua è da dieci minuti che canto "L'uomo col mantello rosso" di Milva.
E ora chi se la toglie più dalla testa...

Beh, il lavoro del boia, anche se ben pagato, era tra i meno ambiti in passato, poiché comportava una fortissima avversione da parte del resto della popolazione. Fare il boia equivaleva a vivere con addosso l'odio degli altri.
In diverse città italiane si fecero addirittura delle leggi che obbligavano i commercianti a servire i boia quando entravano nelle loro botteghe, dato che molti si rifiutavano per principio di vendere ai carnefici ufficiali del governo.
Questo per dire che il mestiere di boia diventava facilmente ereditario: più facile crescere un figlio con quel destino deciso a tavolino che mettersi a cercare qualcuno che avesse voglia di fare quella vita.

Detto questo, non ho ben inquadrato il periodo storico, presumibilmente nell'arco medievale, né ricordo di aver letto di boia che sfoggiassero una livrea rossa, ma credo tu non abbia inventato di sana pianta, altrimenti il contesto del 100 sarebbe potuto essere fantasy o fantascientifico, volendo.

Mi è piaciuto, sia l'idea della mansione sia l'atmosfera che hai saputo creare, sia anche la visione disincantata, molto onesta e priva di emozioni, della voce narrante.
Ottimo lavoro.

I lavori si tramandavano di padre in figlio, si incominciava col fare esperienza come aiutante e si finiva col rilevare l'attività.
Lavoro pulito e ambientazione efficace, ma non racconta niente di nuovo.