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Messaggio Da Different Staff Dom Feb 28, 2021 10:12 am

In una chiesetta di Londra vi era un prelato in visita, egli doveva sostare lì più o meno una settimana, per far visita ai poveri di quel quartiere molto cupo e trasandato, il quartiere di Tower Hanlets, dove si trovata il St. Katharine Docks, il porto più conosciuto dei tempi.
Don Alan poteva celebrare le messe e persino confessare; abitudinariamente una donna si recava lì per purificarsi dai suoi peccati, Kate, la meretrice più bella e desiderata di tutti; la sera si accostava tra una portineria e l'altra delle piccole botteghe di pesce, con il bocchino da sigaretta tra le dita, che poi avvicinava tra le sue carnose labbra, tinte di un rosso capace di arpionare più uomini possibili.
Di lei però non erano solo le labbra, nemmeno le gambe, tanto lunghe e magre, coperte e non da un'ampia gonna rossa con un spacco iniziato a quasi mezza coscia, che lasciava libera vista all'esposizione di tutte le sue più belle giarrettiere, era altro.
Non era la sua lucente chioma arancione, simile al richiamo selvaggio di un leone, e nemmeno le sue lentiggini, che facevano di quella provocante donna, una fanciulla innocente.
Di lei era la differenza tra una bella donna e una donna bella, anzi no, lei era proprio tutte le somme di qualsiasi cosa.
Era una donna passionale e ricca di sentimento, cresciuta tanto in fretta, rimasta orfana all'età di 12 anni, abbandonata a un destino che nessuno mai meriterebbe.
Poi conobbe una donna molto grande che le offrì un lavoro e un posto caldo dove stare, così iniziò a svolgere il suo lavoro, vestita quasi sempre di rosso.
Non sapeva cos'era ancora l'amore, conosceva solo gli abusi, la passione e il sesso; solo nel 1965 s'innamorò veramente, innamorata di un amore che l'ha cambiata facendola restare sempre la stessa, innamorata dell'amore, di due occhi diversi ma così simili ai suoi, di un cuore così diverso, ma così capace di battere all'unisono vicino o lontano al suo, innamorata della propria anima, grazie alla sua, capendo che il primo passo per amare gli altri è amare se stessi.
Lunedì, come tutti i giorni, andò a confessarsi e trovò don Alan.
"Buongiorno, ma lei è nuovo?"
"Sono don Alan, il prelato in visita."
Raccontò i suoi peccati, poi aggiunse che ne aveva uno incastrato tra il cuore e lo stomaco, gli spiegò che per questo motivo veniva tutte le mattine a confessarsi, perché non trovava il coraggio, non trovava la persona giusta con la quale sfogarsi per sentirsi libera.
"Ci sono io, tranquilla; devo andare al mercato, vieni con me?"
"Si può?"
"Cosa intendi?"
"Tu sei un prelato, io una meretrice."
"Stiamo andando solo al mercato."
Incamminandosi, Katharine le chiese se poteva aspettarla per pochi minuti, così ritornarono indietro e lei si andò a cambiare, mise una camicia bianca, una gonna normale grigia e delle scarpe basse abbinate alla gonna.
Lui sorrise, poi andarono al mercato.
"Katharine, non sentirti sbagliata, anch'io ho qualcosa che non va."
"Chiamami Kate comunque, ho avuto un passato difficile, adesso ho 23 anni, ma è come se ne avessi il doppio, mi sento appesantita, con un blocco allo stomaco, con un dolore al cuore, inoltre sento anche le ragnatele nella mia anima."
"Wow, che descrizione poetica; io in realtà mi chiamo Albert, ho 28 anni e ultimamente sono in crisi d'identità, forse potresti capirmi, anch'io ho un blocco allo stomaco, però a differenza tua le ragnatele me le sento nel cuore, ma non perché l'amore che provo per il nostro Dio sia finto, ma perché non ho scelto io di intraprendere questa strada."
"In poche parole, io e te siamo molto più simili di quanto non si possa immaginare."
"Si Kate, ma sai dove sta il problema?"
"Nel passato?"
"Proprio così, ci tiene così forte indietro che non ci permette di andare avanti."
Passarono insieme una bella mattinata, poi verso il pomeriggio ricominciarono con le loro vite, don Alan si preparò per la messa della sera e Katharine a prepararsi per andare nella sua solita portineria, un abito al ginocchio rosso con un bel fiocco come cinta, il solito rossetto rosso e l'immancabile cerchietto rosso.
Il richiamo delle campane fece ritornare entrambi dove non volevano stare, con vesti inappropriate alle loro anime; lui recitò la messa, lei ricevette diversi uomini, alcuni molto giovani, altri quasi in fin di vita.
L'indomani Katharine si sentì nuovamente in peccato, ma non andò in chiesa, stette tutto il dì a casa, nel letto, a pensare, a riflettere; poi nuovamente entrambi si prepararono, le campane, poi la notte.
Un'altra messa, un'altra notte buttata a soddisfare il bisogno altrui, a saziarli, lasciando loro stessi affamati.
La mattina seguente andò in chiesa, stavolta pregava tra le panche scomode e fredde di quella chiesetta, non voleva confessarsi, così don Alan, notandola, la raggiunse: "Non vuoi confessarti più?"
"Hai sciolto nodi più grandi che mai nessuno potesse fare."
"In che modo?"
"I tuoi occhi mi hanno parlato, forse persino mi hanno toccata, hanno toccato i miei fondi, i miei abissi."
"E ci sono stati bene insieme lì, pronti a risalire insieme."
Restarono un po' in silenzio, non avevano stavolta il coraggio di sfidarsi con lo sguardo dopo le parole appena dette.
Si sentivano solamente un fuoco dentro, forse era l'amore; in fondo chi è che conosce il vero significato dell'amore, inoltre esiste realmente?
Così, dopo aver contato mentalmente fino a dieci, Albert decise di prendere l'iniziativa invitandola al molo.
S'incamminarono, sembravano tanto felici, si sentivano diversi quando stavano insieme, liberi dai pregiudizi, un effetto collaterale dell'amore magari?
L'amore può avere effetti collaterali?
Effetti positivi e altri negativi credo, ma non lo so con esattezza, non ho mai capito l'amore, lo scrivo perché vedo un qualcosa di diverso in alcune persone quando passano da qui, sono soltanto un apprendista, mi piace sedermi qui, in un angolino, con un taccuino tra le mani e osservare la gente, il loro comportamento, i loro sorrisi veri e alcune volte le loro maschere.
Una volta arrivati a destinazione, lui la prese per mano e le fece fare un giro intorno a se stessa, facendola sorridere, e lui sorrideva a sua volta, affascinato da tanta bellezza, dalla felicità che uno stupido sorriso poteva emanare.
"Kate, ho un regalo per te."
Le diede una polaroid che teneva nella sua sacca.
"Accidenti, quanto ti sarà costata?"
"Non importa, adesso vorrei solo che tu fotografassi il tuo presente e so che domani saranno il tuo passato, ma saprai di esser stata felice, o per lo meno tranquilla con me."
"Albert non dovresti..."
Katharine andò via di fretta, lasciando la polaroid lì; si sentiva incredibilmente in colpa, pensava che era riuscita a stregare pure lui con la sua bellezza.
Arrivata a casa, si buttò sul letto a piangere.
Pensava all'amore.
E se questo sentimento, desiderato da tanti e temuto da tutti, portasse alla sofferenza, alle delusioni, al perdere se stessi...
Al richiamo delle campane di quella stessa sera, indossò un abito nero, senza rossetto o cerchietto tra i capelli, si mise nella sua solita portineria e proprio quando don Alan doveva celebrare la messa, vi trovò Albert lì.
"E la messa?"
"E il tuo rossetto?"
"Rinuncio a te, a quello che credevo potesse essere amore, ma sono solo una meretrice."
Katharine stava continuando a dare delle spiegazioni quando fu interrotta dal bacio di Albert, una sensazione nuova per entrambi.
Lei non si precipitò a portarlo in un viale e fare ciò che era abituata ogni sera, ogni notte, insieme restarono in quella portineria, a parlare tra loro, a sentirsi per la prima volta liberi, ma soprattutto se stessi.
Poi si lasciarono, era già notte.
Lui andò in chiesa, consapevole di non entrarci più da don Alan, ma da Albert, Kate si sedette al molo e iniziò a piangere.
Pensava e rifletteva.
Rifletteva e ripensava.
L'amore è, l'amore fa, crea, ti logora, ti brucia dentro, lo senti?
L'amore lo senti dentro e difficilmente lo vedi fuori, tra sguardi e sorrisi, tra braccia e mani, tra il toccarsi e il percepire.
Illusione e realtà, l'amore, o il pensiero di esso.
Andò a casa e iniziò a scrivere una lettera.
"Caro Albert,
sai in un'altra vita, saremmo potuti essere marito e moglie, abitare in una casa accogliente, avere dei bambini, io fare la maestra come ho sempre sognato, tu magari esaudire qualche desiderio, ma la vita ha scelto già per noi, il destino l'ha fatto per noi.
Ha scelto di farci provare per una sera l'amore, ha scelto di farci capire che in amore, in realtà, non ci sono limiti e proprio per questo decido di amarti a modo mio, da lontano, un po' più su.
Ho bisogno di ricominciare da me e se davvero il tuo Dio ci vuole insieme, nella prossima vita ci farà incontrare.
Ho capito che per amare serve solo coraggio e quello mi manca, ho capito che per essere amati non bisogna indossare il rosso, né tanto meno spogliarsi e unirsi fisicamente, è proprio il legame mentale che unisce due anime, proprio il fuoco di due anime in fiamme che fanno l'amore e io adesso mi sento di spegnermi.
Ti ringrazio per avermi fatto provare grandi cose in così poco tempo, sei stato l'unico a farmi togliere il fardello che portavo da quando ero una bambina, capace adesso di farmi volare finalmente.
Sono stata abusata in tenera età, per colpa mia, per essermi fidata degli uomini, o semplicemente delle illusorie attenzioni, delle mancanze, della mia ingenuità o dall'esser rimasta sola senza nemmeno aver imparato a vivere, perché se non te lo insegnano rimani a sopravvivere fino alla morte, poi ho ucciso colui che mi fece tanto male, lo uccisi a sangue freddo, forse ghiacciato, non so nemmeno dove trovai il coraggio, ma successe, il tuo Dio sarà mai in grado di perdonarmi?"
Uscì dall'abitazione con le labbra tinte di rosso, passò in chiesa e lasciò la lettera a una suora, chiedendo di destinarla a don Alan.
"Ragazza, don Alan ha lasciato la chiesa ed è andato via."
Corse via, sentiva dentro di sé che era al molo e arrivata in tempo lo vide nelle sue vesti, si gettò come fece lei diversi anni fa nel mare, dopo essersi sentita così pesante, schiacciata e in colpa.
"Albert, io ti amo!"- e lo seguì gettandosi.
Riuscirono a salvarsi perché in questo mondo è l'amore a salvarci dalle ferite inguaribili che la vita ci procura.
Lui le passò la mano sul viso per spostarle i capelli e l'abbracciò così forte da sentirsi un tutt'uno, un fondersi di anime libere, ma incatenate al tempo stesso dal sentimento più forte che possa esistere: l'amore.
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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 4:55 pm

Mi domando chi ha tirato fuori questo vocabolo assurdo: meretrice.
Nemmeno posso dare la colpa all'autore, visto che esiste nella traccia da seguire.
Ma lo ribadisco, è un vocabolo assurdo e antiquato, in disuso.
Se dovessi mai dire ai miei amici sono stato con una meretrice, li troverei per terra a spanciarsi dalle risate. Quindi diamo dignità al soggetto e chiamiamola, puttana, prostituta, meretrice no.
Il racconto sembra una bella favola, scritto sicuramente da un'anima buona.
La retorica del finale passa inosservata, o meglio, passa perdonata.
Non c'è ironia nelle mie parole, mi è piaciuto quasi tutto.
I due sognano di essere marito e moglie, cosa semplice.
Noi che ci fracassiamo spesso con litigi e tradimenti, dovremmo apprezzare.

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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 5:52 pm

Sinceramente, questo racconto è così confusionario che non so da che parte cominciare. Allora, posso dire che, quantomeno, i paletti mi sembrano rispettati e integrati nel testo. Certo, devo ancora vedere una pescheria dotata di portineria, ma soprassediamo. Da qui però iniziano le noti dolenti, a cominciare dalla trama che mi pare un po' banale e semplicistica, ma abbastanza efficace. Invece, quello che proprio non riesco a salvare sono i dialoghi (molto inverosimili e privi di pathos) e l'uso eccessivo di figure retoriche che affossano la narrazione al posto di impreziosirla. Fossero state usate con più giudizio e in minor quantità, sarebbe stato decisamente meglio. Infine, tutta la tiritera sull'amore è davvero pesante e ripetitiva, persino noiosa. Insomma, mi dispiace doverlo dire così brutalmente, ma non ho molto gradito questo racconto. Sarà per la prossima.

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Messaggio Da Ospite Lun Mar 01, 2021 6:47 pm

Ho notato pure io le portinerie di pesce, ma sono stato zitto. Chi scrive, chi ama la scrittura è uno dei nostri, non un avversario e deve essere compreso, aiutato. Poi abbiamo sempre l'opzione di non votarlo e tutto finisce. Maltrattarlo non serve a lui e non serve a noi. 
Un abbraccio.

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Messaggio Da Fante Scelto Mar Mar 02, 2021 1:09 pm

Questo è per ora il racconto più rosa che abbia letto.
Nel senso: un rosa me lo immagino esattamente così, con i due che si vogliono, prima si trovano poi si lasciano infine, a rischio tragedia, si ricongiungono per restare assieme.
Da questo punto di vista, pollice su.

Stilisticamente c'è invece qualcosa da affinare. Lo stile è un po' acerbo, in qualche passaggio, ci sono un tot di ingenuità sia lessicali che concettuali, ma ha una cosa che non ho visto in altri pezzi finora letti: in questo racconto c'è una potenza emotiva che è un fiume in piena.
Cioè, si sente perfettamente che chi scrive ha provato in qualche modo i tumulti passionali combattuti e, cosa più importante, è riuscito a trasporli nel racconto.
Anche se le descrizioni peccano magari di semplicità o ridondanza, cavoli, io mi sono sentito proprio preso e trasportato dalla veemenza emotiva dei due protagonisti.

In definitiva: racconto non perfetto dal punto di vista formale, ma potente come una slavina.
Io lo promuovo.
Mi togli solo una curiosità? (A giochi fatti, mi raccomando).
Ma il narratore, questo apprendista che viene menzionato, chi sarebbe?
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Messaggio Da Petunia Mer Mar 03, 2021 7:04 am

Sai che c’è? Che questa storia è proprio una bella storia. Semplice, ma cosa c’è di più semplice dei sentimenti che nascono spontanei? L’amore lava via il passato, un triste e tragico passato. Greve quello di lei che è arrivata persino a uccidere il proprio aguzzino, di lui ci racconti meno ma fai capire che la sua vocazione è stata "pilotata". E il Tamigi che offre loro una possibilità di rinascere a nuova vita spezzando le catene di quello che è stato.
Il racconto si legge con gusto e appassiona, l’amore che sboccia e stupisce con la sua potenza è tangibile. La parte che mi ha convinta un po’ meno è stata la confessione di lei nella fase finale nel senso che è un po’ effetto cronaca, ma tuttavia il fatto che tu l’ abbia demandata alla scrittura di una lettera fa sì che risulti comunque più leggera.
A me è piaciuto. E pure tanto.
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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Mar 03, 2021 6:12 pm

Ci sono delle immagini molto belle in questo racconto. sono disseminate ovunque, come dei quadri o dei flash. Prese singolarmente sono molto efficaci ma purtroppo tutte insieme appesantisco un pochino l'atmosfera. Kate è un personaggio con cui mi fermerei a parlare e di cui vorrei sapere il passato, insomma è costruito bene e funziona. don Alan invece non è così ben definito, mi sembra un pochino statico e moscio di fianco a Kate.
un racconto rosa in cui però è il rosso il vero protagonista.
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Messaggio Da Antonio Borghesi Mer Mar 03, 2021 6:38 pm

Un racconto d'amore fra un prete che si spretizza e una meretrice che si smeretrizza (Crusca perdonami!). Questo mi sembra chiaro. Non mi sembra chiara la forma letterale con cui è stato scritto questo racconto. Mi pare addirittura una novità. Mi sembra che tutte le frasi siano degli incipit e poi siano stati incollati insieme per farne un racconto. C'è perfino un'intrusione di metaracconto. Credo che chi scrive abbia voluto far passare il messaggio dell'amore ma ha pasticciato parecchio. C'è poi questa frase al finale:  Corse via, sentiva dentro di sé che era al molo e arrivata in tempo lo vide nelle sue vesti, si gettò come fece lei diversi anni fa nel mare, dopo essersi sentita così pesante, schiacciata e in colpa. Carissimo mi dici che cosa vuol dire perchè io vorrei dormire la notte. Grazie.
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Messaggio Da Byron.RN Mer Mar 03, 2021 8:08 pm

Il racconto è scritto bene dal punto di vista formale, però non prende.
È molto canonico, manca qualcosa di particolare, qualcosa non tanto di originale a tutti i costi, ma qualcosa di frizzante, vivace. Sei voluta rimanere molto sul classico, senza osare nulla e purtroppo io dopo un pò ho avvertito una certa sensazione di pesantezza.
Poi ho avuto anche uno strano senso di deja vu, con un altro racconto che ha vinto uno degli ultimi racconti di sps. È strano perché le ambientazioni sono decisamente diverse; forse le dinamiche sono simili, anche se non uguali, o molto probabilmente lo stile è il medesimo. Insomma, ho avuto come la sensazione di leggere la stessa storia con personaggi completamente differenti, ma comunque la stesa storia. Strano.
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Messaggio Da Midgardsormr Gio Mar 04, 2021 9:07 am

Ciao autor*

Ho trovato questo tuo romanzo rosa, molto rosa. Carico di colore specifico, forse anche troppo ( e il titolo ci da una mano in questo ).
Non ho trovato una grossa difficoltà a leggerlo, sintomo che la forma è discreta. Solo nei dialoghi mi sono inceppato un po', artificiosi e alcune volte poco veritieri.
Non spiccaspicca, pur essendo un rosa classicissimo, non ho trovato qualcosa che mi abbia colpito in maniera convinta.
Alcune lacune lessicali unite a uno stile non perfetto (giovane?), ma come altri hanno notato, carico di emozione. A vagoni, anzi a chiatte che navigano sul tuo Tamigi.

Nel complesso, un discreto lavoro. Sicuramente un buon punto di partenza per la tua vita di penna.

Grazie per la lettura.

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Messaggio Da gemma vitali Gio Mar 04, 2021 10:56 am

L'amore è un sentimento meraviglioso e può arrivare ovonque. I due protagonisti si ritrovano a esercitare un mestiere non per loro volontà ma spinti dagli eventi, come a volte succede.
la storia rosa c'è ed è chiara, pecca con l'esposizione che non sempre riesce a essere coinvolgente.
 Non mi è piaciuta l'intrusione dello scrittore che appare all'improvviso col taccuino, forse se ne avessi fatto cenno all'inizio sarebbe stato diverso.
Nella totalità il racconto piace ci sono tutti gli elementi richiesti e necessari per un bel racconto. A rileggerti.
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Messaggio Da Susanna Gio Mar 04, 2021 10:33 pm

Mi spiace ammetterlo, ma la lettura di questo racconto mi è stata faticosa.
Magari leggendo altri lavori dell’autore o autrice… se questo è il suo stile ok. Pieno rispetto.

La traccia scelta è delle più classiche: il prete che abbandona la tonaca (il dualismo Alan/Albert) e la prostituta che si redime. E anche la trama, con le motivazioni, i dubbi, le speranze è pure un elemento rodato. Avrebbe comunque funzionato data la cura con cui i personaggi sono stati preparati, ma reso meglio, se le frasi non fossero spesso così lunghe: un bel “.” al posto del ; avrebbe dato più ritmo e articolazione al discorso (ad esempio quando lei/lui parlano di loro stessi).
Quando parlano di loro stessi, la frase sembra più un incipit di un racconto, che poi si sarebbe sviluppato in più punti, oppure il parlare sulla poltrona dello psicologo alla prima seduta.
Al punto “Di lei però non erano solo le labbra, nemmeno le gambe” la frase stride, è interrotta: di lei cosa? Cosa incuriosisce? Cosa colpisce? Cosa stuzzica?
I tempi verbali alcune volte non collimano, rendono faticosa la lettura, soprattutto nella prima parte.
L’inciso in cui l’autore/l’autrice inserisce sé stesso nel racconto ci può stare, il corsivo avrebbe aiutato a capire da subito che non era una frase magari incollata per errore da altro lavoro, ma un elemento voluto. Però rimane isolato, senza sviluppo ulteriore.

Nel complesso non me la sento di “stroncare” il racconto, assolutamente, ma personalmente lo trovo poco curato, buone idee ma non organizzate. Belle fasi ma troppo lunghe e ricche di concetti, cui però non viene dato il giusto risalto che meriterebbero.
La portineria delle pescherie… questo proprio no.

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Messaggio Da Arianna 2016 Ven Mar 05, 2021 12:22 am

Gli elementi positivi di questo racconto sono la trama e i personaggi, veramente da racconto rosa, anche considerando che tutta la storia si deve sviluppare entro 12.000 caratteri.
Quindi, cara autrice (perché credo che tu sia una ragazza), tieniti strette le tue fantasie e i tuoi sogni, che attingono ai tuoi sentimenti e alle tue emozioni, quindi ti porteranno, prima o poi, nel posto giusto.
Al momento, devi prendere in mano con decisione e senza timore il tuo desiderio di scrivere e metterti al lavoro: leggere tanto, libri ben scritti, continuare a metterti in gioco nel confronto con gli altri, o qui su questo forum o in altri contesti, ma comunque in un luogo dove puoi ricevere dei feedback.
Come immagino avrai già capito, ti sto per dire che quello che non va ancora bene è la forma; prendo in prestito le parole di Fante, che mi sembrano centrate: lo stile è acerbo.
Non scendo molto nei particolari, mi fermo solo su alcuni elementi delle prime righe:
- l’incipit sembra quello non di un racconto, ma della narrazione di un racconto, di una trama
- punteggiatura
- tempi dei verbi
- “Katharine le chiese”= gli
- “desiderata di tutti”= o “di tutte” oppure “da tutti”, a seconda di quello che vuoi dire
- “tra le sue carnose”= alle sue
 
- lessico (“trasandato” si usa ad esempio per una persona, non per un quartiere; “abitudinariamente” è  molto pesante e attorciglia la lingua, puoi usare “d’abitudine”; “meretrice” è un termine un po’ ricercato che i nostri amministratori hanno usato – forse anche in modo un po’ scherzoso – per indicarci il personaggio da inserire, ma che è meglio non utilizzare in un racconto, a meno che tu non stia scrivendo un saggio storico o qualcosa del genere).
 
Mi fermo qui, il resto del lavoro è tuo.
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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Mar 05, 2021 12:37 pm

Questo “Tinte di rosso” è invece veramente tinto di rosa, il più rosa che ho letto fino a ora (ma sono quasi arrivato a conclusione) e soprattutto mi pare veramente scritto con il cuore. La portineria qui è trascinata un po’ per i capelli, ma il resto mi pare che ci sia tutto. Premetto che non ho niente da insegnare a nessuno, ma la scrittura mi è parsa un po’ acerba. Se però l’autore/autrice avrà la pazienza di soggiornare ancora da queste parti e sopportare qualche critica di troppo, come abbiamo fatto tutti, ne trarrà giovamento, proprio come abbiamo fatto tutti.
A rileggerti presto.
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Messaggio Da paluca66 Sab Mar 06, 2021 10:20 pm

Leggendo i commenti vedo che solo Arianna ha posto l'accento sui tanti "problemi" grammaticali e sintattici di questo racconto e questo un po' mi ha stupito.
E' vero che il rispetto dei paletti, la credibilità del racconto, la bellezza della trama sono importanti, ma Personalmente ritengo che non si possa prescindere dal alcune regole basi dell'italiano.
Quando scrivo e pubblico un racconto mi preoccupo molto che non ci siano gravi errori e refusi e desidero innanzitutto che in caso contrario questi mi vengano fatti notare.
Mi scuso per questo lungo preambolo/pippone, ma in questo racconto il problema appena evidenziato non è affatto secondario e credo sia doveroso da parte di chi legge farlo presente, non è questione di scortesia o altro, è un favore allo scrittore/scrittrice.
l'idea del racconto non è affatto male, è un "rosa" centrato con tutti i paletti al loro posto; c'è tanto amore ed è bello leggerlo dopo tanti gialli, sinceramente.

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Messaggio Da Resdei Sab Mar 06, 2021 11:16 pm

Ciao
Bel racconto rosa, un po' rocambolesco.


Ti faccio notare solo alcune frasi:
Don Alan poteva celebrare le messe e persino confessare…è un prete, niente di straordinario.


Questa frase è troppo contorta. Come mi hanno sempre consigliato, prova a rileggerla ad alta voce. Di lei però non erano solo le labbra, nemmeno le gambe, tanto lunghe e magre, coperte e non da un'ampia gonna rossa con un spacco iniziato a quasi mezza coscia, che lasciava libera vista all'esposizione di tutte le sue più belle giarrettiere, era altro.
 
Poco chiara anche questa: poi nuovamente entrambi si prepararono, le campane, poi la notte.


Credo anch’io che, forse, la scrittura acerba sia dovuta alla tua giovane età, ma ti consiglio, come diceva Arianna, di leggere molto. Cerca di frequentare posti tipo DT e gente che condivida la tua stessa passione, con cui confrontarti e che possa correggerti, perché solo così si impara e si cresce.
spero di non essere stata antipatica, non era nelle mie intenzioni   flower


Piaciuta molto la frase finale:

Lui le passò la mano sul viso per spostarle i capelli e l'abbracciò così forte da sentirsi un tutt'uno, un fondersi di anime libere, ma incatenate al tempo stesso dal sentimento più forte che possa esistere: l'amore.



ciao e a presto
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Messaggio Da digitoergosum Dom Mar 07, 2021 12:11 am

Ciao autore/autrice. Non sarò simpaticissimo. Mi tratterrò. Il racconto ha un "pieno" di sentimenti che conosciamo bene. Un racconto, per come lo intendo io, deve sorprendere. La tua è una cronaca di vita normale. È una scelta legittima ma non aspettarti followers. Il vero problema però insiste nella forma e nella grammatica. Punteggiatura che non sempre comprendo. Frasi anacolute. Una lettera impossibile nel finale, incredibile da attribuire a quel personaggio, e non per settarismo ma per triste storia personale del soggetto (che non giudico). Mi spiace, non funziona. A me non funziona. Eppure leggo passione in ciò che scrivi. Un consiglio. Siamo tutti scrittori in erba, per passione, per necessità, per edonismo, chissà perché. Ma abbiamo tutti un difetto enorme:non siamo capaci di rileggerci. Non dico di affidarti a un editor, quelli costano. Fai leggere ció che scrivi a amici sinceri e che abbiano un principio di istruzione. Vedrebbero facilmente le falle che noi non vediamo nei nostri scritti. Così come tu vedresti le falle nei loro scritti. Insisti a scrivere, disciplinati se posso consigliartelo. Un abbraccio e a rileggerti.
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Messaggio Da SuperGric Dom Mar 07, 2021 11:25 am

Un racconto espressionista (cit. è il termine con il quale si usa definire la propensione di un artista a esaltare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.
Non va preso alla lettera, non va analizzato, bisogna leggerlo tutto d'un fiato e lasciarsi trasportare dalle immagini. 
Alcune pennellate sono splendide: "Un'altra messa, un'altra notte buttata a soddisfare il bisogno altrui, a saziarli, lasciando loro stessi affamati." Uno soddisfa i bisogni spirituali degli uomini, l'altra quelli carnali, entrambi sono infelici.
Altre pennellate sono meno efficaci: "abitudinariamente" non si può sentire. Alcune frasi sono troppo scomposte. 
Ma nell'insieme lei che non riesci a confessare un peccato che alla fine rivela nella lettera, il lieto fine, l'amore travolgente e salvatore, la forma espressionista mi sono piaciti
Per me alla fine il pollice è in su.
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Messaggio Da vivonic Lun Mar 08, 2021 9:52 am

Scusa, Autore, ma inizio questo mio commento sorridendo di buon gusto dopo i commenti di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] e di  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] Smile 
In effetti, la parola “meretrice” è da ricondurre alla follia di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] che tenta sempre di alleggerire i toni in maniera amena e spiritosa, ma che non è bene utilizzare davvero in un racconto rosa, come ti hanno spiegato i due amici citati sopra.
Il racconto è rosa esattamente come ci si aspetta che sia un rosa, ma poi l’intreccio è forse troppo lineare e prevedibile e tutta la trama manca di mordente.
Tante cose te le hanno già dette, quindi non mi sento di ripeterle; so che farai tesoro dei consigli ricevuti: se non proprio tutti, almeno quelli che senti essere più utili per te. Sicuramente quello di rileggere e far rileggere è, fra tutti, quello da seguire ciecamente.
Purtroppo questo racconto, così com’è, ha troppe pecche ed è scritto davvero maluccio, però non è niente che non si possa sistemare già dal prossimo step, con impegno e volontà.
Un grosso abbraccio!

______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Molli Redigano Lun Mar 08, 2021 12:07 pm

Ho trovato lo stile, soprattutto nella parte iniziale, fino all'inizio del primo dialogo, un po' ridondante. Nulla che non si possa migliorare, magari accorciando i periodi e utilizzando il punto anziché punto e virgola, oppure trasformando tutti i "non" in affermazioni dirette che caratterizzerebbero meglio la protagonista, una povera anima ostaggio del passato e che insegue la chimera dell'amore con la A maiuscola. 

E qui mi aggancio a quanto già detto da altri, ovvero che la storia di base c'è, il rosa c'è, ma la forma è da migliorare. Sembra che il racconto sia scritto di getto: va bene, ma poi serve uno screening che adatti il tutto a una amplissima platea di lettori. Un racconto rosa deve essere, credo, più commerciale possibile. Passami il termine. 

Ottima idea, anche se avresti potuto plasmarla meglio alla protagonista e a tutto il racconto titolo compreso, il fil rouge (guarda un po') che hai utilizzato con il colore rosso. In fin dei conti è il colore dell'amore che trionfa, il vero lieto fine di questo testo.

Una cosa proprio non ho capito: com'è che salta fuori 'sto Albert.

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Messaggio Da mirella Lun Mar 08, 2021 1:22 pm

Gli elementi positivi sono stati evidenziati dagli altri commenti. Mi fermo sul punto – a mio parere– più grave, non certo per maltrattare l’autore, io commento il testo. Spero che il commento non venga recepito come una bacchettata e che sia utile.
Si può rispettare il genere, scrivere una trama accettabile e tutto il resto, ma se lo stile non funziona, non ci siamo. Il mio consiglio è, in sostanza, uno solo.
Cara, giovane compagna di penna, cerca di scrivere come parli e se hai annotato le frasi che ti sono sembrate di grande effetto nel corso delle tue letture, straccia il taccuino. Nel tuo testo sento stridere espressioni di una lingua che non ti appartiene. Può darsi che mi sbagli e in tal caso ritratto quanto precede e mi scuso. Vorrei fermarmi qui, ma devo motivare il mio commento, tu però puoi fare a meno di proseguire la lettura, se ti disturba.
Rilevo una forma acerba, stereotipi – tipo sesso e giarrettiere, labbra rosse e l’amore che salva – avverbi, aggettivi prima del sostantivo, ripetizioni.
“Pensava e rifletteva.
Rifletteva e ripensava.”
“Di lei era la differenza tra una bella donna e una donna bella” queste sottigliezze, per me, sono da evitare.
Abbondano le riflessioni e considerazioni sull’amore.
“L'amore è, l'amore fa, crea, ti logora, ti brucia dentro, lo senti?
L'amore lo senti dentro e difficilmente lo vedi fuori, tra sguardi e sorrisi, tra braccia e mani, tra il toccarsi e il percepire.
Illusione e realtà, l'amore, o il pensiero di esso. I tuoi occhi mi hanno parlato, forse persino mi hanno toccata, hanno toccato i miei fondi, i miei abissi." “I miei fondi” non si può sentire.

Tuttavia lo percepisco, chi scrive deve essere una giovane romantica con un gran bisogno di esprimere i sentimenti e le proprie emozioni e sono certa che imparerà a farlo – perché mi pare di capire che la stoffa c’è – quando troverà la sua cifra espressiva e il suo stile.

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Messaggio Da CharAznable Lun Mar 08, 2021 2:54 pm

Il racconto inizia, stilisticamente, come una fiaba. E sempre come una fiaba si dipana con l'amore che, come un incantesimo, copre tutto il marcio che la vita presenta. E' scritto in maniera semplice, forse con troppe ripetizioni, ma si lascia leggere facilmente. E' un racconto rosa, molto rosa, come un bel confetto che rischia di risultare un po' troppo dolce e stucchevole.

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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

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Messaggio Da caipiroska Mar Mar 09, 2021 12:21 am

Un bel racconto, assolutamente rosa.
Credo che il prete e la puttana che s'innamorano (entrambi dal passato tragico e burrascoso) sia quasi un classico e in questo racconto il canovaccio viene seguito fino in fondo.
Forse la cosa che ho meno apprezzato del testo sono le incursioni filosofiche/moraleggianti: non ho trovato ben contestualizzato tutto questo enfatizzare il potere salvifico dell'amore, il suo potere di redenzione, la sua innata consuetudine a trasformare gli uomini in persone migliori.
I protagonisti sono due disgraziati, ognuno rinchiuso nel vicolo cieco dove li ha portati la vita: incontrandosi riconoscono uno negli occhi dell'altra la propria disperazione, le loro anime tormentate si trovano sulla stessa lunghezza d'onda.
Di conseguenza s'innamorano, sfiorano la tragedia che viene scatenata da questa rivelazione e si ritrovano.
Peccato però che tutto il travaglio della nascita di questo amore sia relegato a frasi stereotipate e un pò vuote, come se tutto possa essere riconducibile a qualche frase fatta, senza tutta la disperata tensione di un caso che dovrebbe essere unico.
E poi lei piange, piange troppo. 

Nel testo ci sono alcune frasi che, a mio avviso, non funzionano:
In una chiesetta di Londra vi era un prelato in visita... come incipit non è molto accattivante, inoltre introduce un tipo di narrazione poco funzionale e originale.
Poi conobbe una donna molto grande... credo che ci siano parole migliori per indicare questo concetto.
una gonna normale grigia... alcuni commentatori prima di me hanno accennato a uno stile un pò immaturo e ingenuo. Porto questo esempio: in che senso una gonna è "normale"? Nel testo ci sono digressioni sull'amore sul quale si filosofizza a piene mani e poi si legge che la gonna è normale, quando dietro a quel normale si nasconde un mondo che normale non è.

poi verso il pomeriggio... meglio "verso sera" o "poco prima del tramonto".



Usi spesso il "che": prova a riformulare le frasi senza nominarlo.



Non ho trovato ben contestualizzata l'intrusione in più punti dell'autore: li ho percepiti come interventi esterni per sottolineare o rafforzare dei concetti che sarebbe stato più interessante far trapelare da pensieri/azioni dei protagonisti.
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Messaggio Da Akimizu Mar Mar 09, 2021 10:43 am

Ho messo una caterva di pollici su ai miei amici nei loro commenti, spero che anche l'autrice lo faccia, che sappia prendere senza prendersela. Ancora noi oggi, dopo anni che ci leggiamo, troviamo sempre quel consiglio che ci permette un passo ulteriore, un micromiglioramento, figurati tu, quanto oro puoi trovare scavando tra i commenti. Proverò anche io, nel mio piccolo, a dare un contributo. Ciò che ho letto è solo passione. Straripante. Ma si sa che è necessario imbrigliarla, altrimenti si rischia grosso. Occhio però, perché imbrigliare non vuol dire chiudere in un recinto, vuol dire addomesticare. Questa metafora ippica non è il massimo, ma voglio dire che se tu recinti la passione per la scrittura tra mura rigide non troverai mai uno stile personale. Ho notato che usi tantissime frasi fatte, iperboli, figure retoriche, secondo me non ti appartengono, sono dei muri, fidati, liberatene. Addomesticare la scrittura è più complicato, non trovi la pappa già pronta, devi lavorare tanto, tirare le briglie e poi rilasciarle, è un lavoro di precisione, di contatto diretto con le tue passioni e con la voglia selvaggia di comunicare. Certo, leggere molto e variare aiuta (attenta comunque a non innamorarti troppo di uno scrittore, rischi l'effetto camaleonte, anche quello è un muro, non una briglia), studiare scrittura creativa aiuta (a scuola non si insegna, secondo me è una pecca enorme), ma soprattutto dovresti scrivere moltissimo, far leggere e non aver paura di cestinare.
Queste sono considerazioni di carattere generale, nello specifico sul racconto faccio mie tutte le osservazioni che ti hanno fatto, ma aggiungo una mia considerazione sulla forma racconto. Un aspetto che spesso si sottovaluta, perché è una di quelle cose che impari a conoscere per poi destrutturare, non so perché. Invece è fondamentale. Una trama semplice ha bisogno di dinamiche semplici tra i personaggi (qui ci sono) e di linearità. Tutto il prodotto finale deve essere in armonia. Invece tu hai organizzato la forma racconto in modo un po' troppo segmentato, con l'introduzione del narratore, la lettera, gli eventi che precipitano senza un adeguato lavoro sul climax. Non presentare mai i personaggi come fai con Kate, lascia che siano loro a farlo, piano piano, durante il racconto. Devi mostrare, non raccontare (frase abusata, ma sempre attuale). Altra cosa, a parte per modificare qualche costrutto un po' ostico, la lettura ad alta voce serve anche per vedere se i dialoghi vanno bene. Te la consiglio, e ti consiglio anche di fare tipo un piccolo metodo Stanislavskij, immedesimati nei tuoi personaggi, dagli una voce e recita. Sembra sciocco lo so, ma ti assicuro che se impari a farlo bene darà un tocco di realismo ai dialoghi.
Chiudo sperando che questo sia il primo di una lunghissima serie di tuoi racconti che avrò il piacere di leggere.
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Messaggio Da Achillu Gio Mar 11, 2021 12:30 pm

Ciao Aut-

La cosa che si nota di più in questo racconto è lo stile, più adatto a scrivere una favola che un racconto. Non dico che sia un male, in realtà tra i forum di SPS e DT sono stato abituato a leggere cose molto diverse da questa. Ripenso allora ai libri che ho letto di recente, libri destinati a un pubblico di adolescenti (sono fatto così, anche se ho più di 50 anni), e ho di nuovo la stessa impressione. Eppure la storia regge, non mi sono stancato, sono arrivato fino in fondo. L'unico punto in cui mi sono inceppato è quando Kate decide di cambiarsi d'abito prima di passeggiare con Don Alan, secondo la mia sensibilità è una scena che rallenta il flusso degli eventi, per lo meno lo è nel modo in cui è raccontata.
Faccio notare un punto debole: a un certo punto il narratore si palesa: "sono soltanto un apprendista, mi piace sedermi qui, in un angolino, con un taccuino tra le mani e osservare la gente"; ci può stare, esistono narratori e narratrici che sono anche personaggi pur essendo semplici comparse, però in quanto tali non possono essere onniscienti. Ma il tuo narratore è onnisciente, quindi quelle tre righe vanno senza dubbio rimosse affinché l'impianto del tuo racconto regga.
C'è un altro errore, per lo meno un errore che si fa notare: "si gettò come fece lei diversi anni fa nel mare" si dice "diversi anni prima" perché il racconto è al passato.
Il prelato è un personaggio interessante: cambia nome "Don Alan" rispetto ad "Albert" quindi potrebbe essere in effetti un abate, proprio per l'uso che alcuni monaci hanno di cambiare il nome entrando in monastero; eppure si comporta da semplice prete, che non è sbagliato, anzi: secondo me è proprio quello che dovrebbero fare tutti gli uomini e le donne di chiesa.
I vincoli ci sono: rosa, Docks 1965, portineria, meretrice e pure il prelato.

Grazie e alla prossima.

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