In una chiesetta di Londra vi era un prelato in visita, egli doveva sostare lì più o meno una settimana, per far visita ai poveri di quel quartiere molto cupo e trasandato, il quartiere di Tower Hanlets, dove si trovata il St. Katharine Docks, il porto più conosciuto dei tempi.
Don Alan poteva celebrare le messe e persino confessare; abitudinariamente una donna si recava lì per purificarsi dai suoi peccati, Kate, la meretrice più bella e desiderata di tutti; la sera si accostava tra una portineria e l'altra delle piccole botteghe di pesce, con il bocchino da sigaretta tra le dita, che poi avvicinava tra le sue carnose labbra, tinte di un rosso capace di arpionare più uomini possibili.
Di lei però non erano solo le labbra, nemmeno le gambe, tanto lunghe e magre, coperte e non da un'ampia gonna rossa con un spacco iniziato a quasi mezza coscia, che lasciava libera vista all'esposizione di tutte le sue più belle giarrettiere, era altro.
Non era la sua lucente chioma arancione, simile al richiamo selvaggio di un leone, e nemmeno le sue lentiggini, che facevano di quella provocante donna, una fanciulla innocente.
Di lei era la differenza tra una bella donna e una donna bella, anzi no, lei era proprio tutte le somme di qualsiasi cosa.
Era una donna passionale e ricca di sentimento, cresciuta tanto in fretta, rimasta orfana all'età di 12 anni, abbandonata a un destino che nessuno mai meriterebbe.
Poi conobbe una donna molto grande che le offrì un lavoro e un posto caldo dove stare, così iniziò a svolgere il suo lavoro, vestita quasi sempre di rosso.
Non sapeva cos'era ancora l'amore, conosceva solo gli abusi, la passione e il sesso; solo nel 1965 s'innamorò veramente, innamorata di un amore che l'ha cambiata facendola restare sempre la stessa, innamorata dell'amore, di due occhi diversi ma così simili ai suoi, di un cuore così diverso, ma così capace di battere all'unisono vicino o lontano al suo, innamorata della propria anima, grazie alla sua, capendo che il primo passo per amare gli altri è amare se stessi.
Lunedì, come tutti i giorni, andò a confessarsi e trovò don Alan.
"Buongiorno, ma lei è nuovo?"
"Sono don Alan, il prelato in visita."
Raccontò i suoi peccati, poi aggiunse che ne aveva uno incastrato tra il cuore e lo stomaco, gli spiegò che per questo motivo veniva tutte le mattine a confessarsi, perché non trovava il coraggio, non trovava la persona giusta con la quale sfogarsi per sentirsi libera.
"Ci sono io, tranquilla; devo andare al mercato, vieni con me?"
"Si può?"
"Cosa intendi?"
"Tu sei un prelato, io una meretrice."
"Stiamo andando solo al mercato."
Incamminandosi, Katharine le chiese se poteva aspettarla per pochi minuti, così ritornarono indietro e lei si andò a cambiare, mise una camicia bianca, una gonna normale grigia e delle scarpe basse abbinate alla gonna.
Lui sorrise, poi andarono al mercato.
"Katharine, non sentirti sbagliata, anch'io ho qualcosa che non va."
"Chiamami Kate comunque, ho avuto un passato difficile, adesso ho 23 anni, ma è come se ne avessi il doppio, mi sento appesantita, con un blocco allo stomaco, con un dolore al cuore, inoltre sento anche le ragnatele nella mia anima."
"Wow, che descrizione poetica; io in realtà mi chiamo Albert, ho 28 anni e ultimamente sono in crisi d'identità, forse potresti capirmi, anch'io ho un blocco allo stomaco, però a differenza tua le ragnatele me le sento nel cuore, ma non perché l'amore che provo per il nostro Dio sia finto, ma perché non ho scelto io di intraprendere questa strada."
"In poche parole, io e te siamo molto più simili di quanto non si possa immaginare."
"Si Kate, ma sai dove sta il problema?"
"Nel passato?"
"Proprio così, ci tiene così forte indietro che non ci permette di andare avanti."
Passarono insieme una bella mattinata, poi verso il pomeriggio ricominciarono con le loro vite, don Alan si preparò per la messa della sera e Katharine a prepararsi per andare nella sua solita portineria, un abito al ginocchio rosso con un bel fiocco come cinta, il solito rossetto rosso e l'immancabile cerchietto rosso.
Il richiamo delle campane fece ritornare entrambi dove non volevano stare, con vesti inappropriate alle loro anime; lui recitò la messa, lei ricevette diversi uomini, alcuni molto giovani, altri quasi in fin di vita.
L'indomani Katharine si sentì nuovamente in peccato, ma non andò in chiesa, stette tutto il dì a casa, nel letto, a pensare, a riflettere; poi nuovamente entrambi si prepararono, le campane, poi la notte.
Un'altra messa, un'altra notte buttata a soddisfare il bisogno altrui, a saziarli, lasciando loro stessi affamati.
La mattina seguente andò in chiesa, stavolta pregava tra le panche scomode e fredde di quella chiesetta, non voleva confessarsi, così don Alan, notandola, la raggiunse: "Non vuoi confessarti più?"
"Hai sciolto nodi più grandi che mai nessuno potesse fare."
"In che modo?"
"I tuoi occhi mi hanno parlato, forse persino mi hanno toccata, hanno toccato i miei fondi, i miei abissi."
"E ci sono stati bene insieme lì, pronti a risalire insieme."
Restarono un po' in silenzio, non avevano stavolta il coraggio di sfidarsi con lo sguardo dopo le parole appena dette.
Si sentivano solamente un fuoco dentro, forse era l'amore; in fondo chi è che conosce il vero significato dell'amore, inoltre esiste realmente?
Così, dopo aver contato mentalmente fino a dieci, Albert decise di prendere l'iniziativa invitandola al molo.
S'incamminarono, sembravano tanto felici, si sentivano diversi quando stavano insieme, liberi dai pregiudizi, un effetto collaterale dell'amore magari?
L'amore può avere effetti collaterali?
Effetti positivi e altri negativi credo, ma non lo so con esattezza, non ho mai capito l'amore, lo scrivo perché vedo un qualcosa di diverso in alcune persone quando passano da qui, sono soltanto un apprendista, mi piace sedermi qui, in un angolino, con un taccuino tra le mani e osservare la gente, il loro comportamento, i loro sorrisi veri e alcune volte le loro maschere.
Una volta arrivati a destinazione, lui la prese per mano e le fece fare un giro intorno a se stessa, facendola sorridere, e lui sorrideva a sua volta, affascinato da tanta bellezza, dalla felicità che uno stupido sorriso poteva emanare.
"Kate, ho un regalo per te."
Le diede una polaroid che teneva nella sua sacca.
"Accidenti, quanto ti sarà costata?"
"Non importa, adesso vorrei solo che tu fotografassi il tuo presente e so che domani saranno il tuo passato, ma saprai di esser stata felice, o per lo meno tranquilla con me."
"Albert non dovresti..."
Katharine andò via di fretta, lasciando la polaroid lì; si sentiva incredibilmente in colpa, pensava che era riuscita a stregare pure lui con la sua bellezza.
Arrivata a casa, si buttò sul letto a piangere.
Pensava all'amore.
E se questo sentimento, desiderato da tanti e temuto da tutti, portasse alla sofferenza, alle delusioni, al perdere se stessi...
Al richiamo delle campane di quella stessa sera, indossò un abito nero, senza rossetto o cerchietto tra i capelli, si mise nella sua solita portineria e proprio quando don Alan doveva celebrare la messa, vi trovò Albert lì.
"E la messa?"
"E il tuo rossetto?"
"Rinuncio a te, a quello che credevo potesse essere amore, ma sono solo una meretrice."
Katharine stava continuando a dare delle spiegazioni quando fu interrotta dal bacio di Albert, una sensazione nuova per entrambi.
Lei non si precipitò a portarlo in un viale e fare ciò che era abituata ogni sera, ogni notte, insieme restarono in quella portineria, a parlare tra loro, a sentirsi per la prima volta liberi, ma soprattutto se stessi.
Poi si lasciarono, era già notte.
Lui andò in chiesa, consapevole di non entrarci più da don Alan, ma da Albert, Kate si sedette al molo e iniziò a piangere.
Pensava e rifletteva.
Rifletteva e ripensava.
L'amore è, l'amore fa, crea, ti logora, ti brucia dentro, lo senti?
L'amore lo senti dentro e difficilmente lo vedi fuori, tra sguardi e sorrisi, tra braccia e mani, tra il toccarsi e il percepire.
Illusione e realtà, l'amore, o il pensiero di esso.
Andò a casa e iniziò a scrivere una lettera.
"Caro Albert,
sai in un'altra vita, saremmo potuti essere marito e moglie, abitare in una casa accogliente, avere dei bambini, io fare la maestra come ho sempre sognato, tu magari esaudire qualche desiderio, ma la vita ha scelto già per noi, il destino l'ha fatto per noi.
Ha scelto di farci provare per una sera l'amore, ha scelto di farci capire che in amore, in realtà, non ci sono limiti e proprio per questo decido di amarti a modo mio, da lontano, un po' più su.
Ho bisogno di ricominciare da me e se davvero il tuo Dio ci vuole insieme, nella prossima vita ci farà incontrare.
Ho capito che per amare serve solo coraggio e quello mi manca, ho capito che per essere amati non bisogna indossare il rosso, né tanto meno spogliarsi e unirsi fisicamente, è proprio il legame mentale che unisce due anime, proprio il fuoco di due anime in fiamme che fanno l'amore e io adesso mi sento di spegnermi.
Ti ringrazio per avermi fatto provare grandi cose in così poco tempo, sei stato l'unico a farmi togliere il fardello che portavo da quando ero una bambina, capace adesso di farmi volare finalmente.
Sono stata abusata in tenera età, per colpa mia, per essermi fidata degli uomini, o semplicemente delle illusorie attenzioni, delle mancanze, della mia ingenuità o dall'esser rimasta sola senza nemmeno aver imparato a vivere, perché se non te lo insegnano rimani a sopravvivere fino alla morte, poi ho ucciso colui che mi fece tanto male, lo uccisi a sangue freddo, forse ghiacciato, non so nemmeno dove trovai il coraggio, ma successe, il tuo Dio sarà mai in grado di perdonarmi?"
Uscì dall'abitazione con le labbra tinte di rosso, passò in chiesa e lasciò la lettera a una suora, chiedendo di destinarla a don Alan.
"Ragazza, don Alan ha lasciato la chiesa ed è andato via."
Corse via, sentiva dentro di sé che era al molo e arrivata in tempo lo vide nelle sue vesti, si gettò come fece lei diversi anni fa nel mare, dopo essersi sentita così pesante, schiacciata e in colpa.
"Albert, io ti amo!"- e lo seguì gettandosi.
Riuscirono a salvarsi perché in questo mondo è l'amore a salvarci dalle ferite inguaribili che la vita ci procura.
Lui le passò la mano sul viso per spostarle i capelli e l'abbracciò così forte da sentirsi un tutt'uno, un fondersi di anime libere, ma incatenate al tempo stesso dal sentimento più forte che possa esistere: l'amore.