- Spoiler:
Mila apre gli occhi prima che suoni la sveglia; l’orologio segna pochi minuti dopo le sette, non è notte fonda quindi si può alzare.
La sua pelle nuda puzza: è andata a letto senza lavarsi e ora ha bisogno di una doccia; poi cambierà le lenzuola. Raccoglie una maglia usata dalla sedia per coprirsi davanti mentre attraversa mezzo corridoio, ma comunque il papà russa e non la può vedere.
La mamma ha lasciato lo scaldabagno acceso prima di andare al lavoro; Mila la ringrazia col pensiero. Chiude la porta e butta la maglia a lavare, odorava di blu.
Prima la spugna nella mano destra per insaponare il lato sinistro e poi viceversa dalla spalla alle dita dei piedi. Blu, “un’esplosione di colore,” boom!
Si blocca.
Accovacciata sul piatto della doccia finalmente ricorda: ha fatto una cazzata con Luca! Con un peso al cuore vorrebbe sciacquarsi in fretta e sistemare la cosa, ma la pelle sfrigola per l’agitazione e la doccia sembra non finire mai.
In cucina la mamma ha allineato tutte le sue terapie sul tavolo: la pillola progestinica, l’integratore dalla A allo zinco, il gel con gli Omega-3 e le gocce per l’ansia.
Ma non c’è tempo; ancora un po’ gocciolante attraversa la stanza, strofina le mani già asciutte sull'accappatoio e raccoglie lo smartphone che ha ormai completato la carica. Apre Whatsapp, cerca il numero di Luca e invia: “Scusami, ho combinato un casino!”
Ancora non si sente meglio. Cerca di distrarsi asciugando per terra con le ciabatte di spugna, passando più volte per eliminare anche le strisciate. Assume tutto ciò che deve contare o deglutire. Cosa vuole per colazione? Tè verde e Pavesini.
Notifica. Si fionda sullo smartphone; è Luca: “Buongiorno. Cos’è successo? Se posso.”
Tappa compulsivamente; gli inoltra il contatto “Giulia Sister”.
Poi aggiunge: “Per favore, la chiami e le chiedi di uscire.”
Arriva l’emoji della faccia perplessa e poco dopo: “Chi è, tua sorella? E perché?”
Suona la campanella del microonde. Tira fuori la tazza e immerge la bustina; imposta il timer e poi risponde: “Sì. Le piaci.”
Silenzio. Lo schermo si spegne senza ulteriori notifiche.
Si mette a manipolare lo squishy toy che ieri sera teneva nascosto nella borsetta: è un cilindro di plastica a forma di lattina imbottito di gommapiuma; sull’etichetta c’è il logo di una bibita inventata, la Poca-Cola.
“Ma lei ti ha proprio detto di mandarmi il suo cell?”
Mentre scrive la risposta deve interrompersi perché squilla il timer. Rimuove la bustina di tè e la strizza delicatamente con il cucchiaino, poi l’appoggia su un tovagliolo di carta. “No. Doveva dartelo lei ieri sera però non è riuscita a parlarti per colpa mia.”
Dopo l’invio le viene il dubbio di aver violato qualche regola sociale. Forse non doveva mandare il numero di Giulia a Luca, ma il contrario: il numero di Luca a Giulia? Ma che reazione avrebbe avuto sua sorella? Di sicuro si sarebbe arrabbiata: “Vi siete scambiati i cell? Non ti voglio più bene!” No, molto meglio così.
Notifica. “Perché colpa tua? Scusa, non ho capito.”
Eppure a Mila sembra ovvio: “Perché ti ho sommerso con le mie chiacchiere per tutta la sera, non ti ho mai lasciato in pace. Scusami tu.”
Mangia prima tutti i Pavesini, non le piace mescolare i sapori in bocca; hanno proprio un sapore giallo.
L’ultimo lo sgranocchia leggendo la risposta: “Non mi sono sentito sommerso dalle tue chiacchiere, anzi sono convinto di essere stato troppo invadente e quindi sono io che mi devo scusare. Non farti storie, ieri sera mi sono sentito davvero bene a chiacchierare con te. E perdonami se ti ho messa in imbarazzo qualche volta.”
Riprende in mano lo squishy; lo strizza e lo rilascia mentre rilegge le parole di Luca. È lui che si scusa, proprio come faceva il papà quando era bambina e si sentiva triste per aver non aver capito qualcosa. Forse c’è qualcosa tra le righe di questa risposta e lei non ci arriva? Può darsi. Non ci sono domande e subito non sa cosa rispondere. Però con l’ultima frase forse si aspetta qualcosa indietro ed è anche vero che qualche volta si è sentita imbarazzata.
“Ok, ti perdono.” Aggiunge l’emoji con la faccia e i tre cuoricini, dovrebbe essere quella giusta.
Mentre sorseggia il tè si rende conto che il discorso è uscito dalle intenzioni. Rilegge i messaggi di Luca e non capisce se poi chiamerà Giulia oppure no. Forse è meglio se glielo chiede; cosa prevedono le regole sociali? Va giù diretta o deve trovare un modo più lungo per dirlo? Tipo: “Allora, spero che ti piace mia sorella e che la chiamerai per uscire insieme.” Ah, no! Non deve dire “chiamerai”. Forse: “Spero che ti piace mia sorella e che ci uscirai insieme.” In questo caso non dice “chiamerai” ma si capisce lo stesso che per l’appuntamento le deve telefonare. Sì, deve essere il modo giusto.
Notifica. “Per farmi perdonare meglio posso offrirti un aperitivo?”
Mila è divertita, sorride e tira fuori anche un “Eh!” di petto. “Hai sbagliato numero, devi scrivere a Giulia!” Vorrebbe anche aggiungere un’emoji simpatica ma ha paura di sbagliare tra tutte quelle con le lacrime, per cui invia così.
Sparecchia. Inizia a percepire il disagio dell’accappatoio umido sulla pelle asciutta e torna subito in bagno per appenderlo. Prima di tornare in camera, ascolta e le sembra che il papà stia ancora russando. Bene così, può affrontare mezzo corridoio anche senza coprirsi.
Esce di corsa in punta di piedi e si trova di fronte Giulia con la faccia mezza addormentata. Sbadiglia. «Cazzo ci fai nuda, va’ a vestirti.»
Segna con scatti nervosi: «È quello che sto facendo.» Ma la sorella non le dà retta e si chiude in bagno.
In camera Mila si mette gli slip con la ranocchia, la canottiera con le spalline larghe, i calzettoni da passeggio e la tuta bicolore. Si guarda allo specchio soddisfatta, si fa l’occhiolino e si manda un bacio. Nel frattempo la sorella è tornata a dormire.
In cucina c’è un messaggio da Luca: “Non ho sbagliato, voglio davvero offrirti un aperitivo.”
Mila scuote la testa. “No, grazie. Preferisco che esci con Giulia.” Non vuole ulteriori problemi con lei.
Mila mette gli auricolari antirumore, infila il giubbotto bianco ed esce a prendere la corriera; deve raggiungere il negozio di Juice, la parrucchiera, che si trova nella prima periferia del capoluogo.
Nulla di nuovo nel tragitto: le campagne sono sempre uguali così come i palazzi. Prenota la discesa dopo il condominio rosso davanti al quale c’è sempre parcheggiata una Mini Countryman blu.
“Un’esplosione di colore!”
Sorride. Giulia è proprio fortunata di essersi innamorata di Luca.
Arrivata nel salone, viene accolta da un coro di «Ciao, Mila!» Sono la parrucchiera nigeriana e due clienti abituali; lei ricambia agitando la mano e lanciando baci.
Va nel retrobottega e si cambia. Le piace lavorare con Juice: sistemare è un lavoro ripetitivo ed è proprio soddisfacente osservare gli attrezzi dopo averli messi in ordine. Un’altra cosa che le piace molto è fare le treccine o le extension: una serie di gesti sempre uguali che la riempiono di gioia e serenità.
Juice e le sue clienti parlano inglese tra di loro, per cui non ha importanza se Mila non dice nulla; sembra proprio il lavoro adatto a lei, poco stress e tanta carica. Davvero un peccato che la parrucchiera abbia bisogno solo al sabato.
Mila finisce di riordinare subito prima della pausa pranzo; oggi nel retrobottega ci sono solo loro due.
Juice è una chiacchierona curiosa. «Allora, come stiamo oggi?»
Mila alza un pollice.
«Ieri sera dove siamo state?»
Per le cose complicate ci vuole Whatsapp. Tira fuori lo smartphone e trova una notifica: Luca ha lasciato una reazione all’ultimo messaggio. Mila non capisce bene il significato delle lacrime, per cui mostra l’emoji a Juice.
«È triste per la risposta. Chi è questo ragazzo? L’abbiamo conosciuto ieri sera?»
Annuisce.
«Wow, sembra che abbiamo fatto colpo.»
Mila apre la bocca e alza le braccia.
«Ci sta corteggiando!»
Scuote la testa e nasconde il viso tra le mani. Poi prende il telefono e scrive un messaggio a Juice: “È sbagliato, deve corteggiare Giulia.»
La parrucchiera si mette a ridere. «Ma come… Luca è simpatico?»
Mila annuisce.
«Bello? Ci piace?»
Annuisce ancora.
«E dobbiamo darlo a Giulia? Perché?»
Alza le mani, poi scrive: “Perché sì, è giusto così.”
Juice scuote la testa. «No, no, no! Ma scherziamo? Per una volta che abbiamo un ragazzo che ci corteggia non ce lo dobbiamo lasciar scappare! Quando ne troviamo un altro?»
Mila segna nervosamente un «No!» Poi prende in mano lo smartphone e riassume la serata di ieri, fino al litigio con Giulia. Conclude con: “Non voglio rubarle il fidanzato.”
Ma Juice ribadisce: «Ma non ci è venuto il dubbio che sia il contrario? Che sia lei che vuole rubarci il fidanzato?»
Mila sente il bisogno di uno squishy toy, lo trova subito nella sua borsa da lavoro: è un cubo rosso con disegnata una faccina senza un’espressione comprensibile. Lo manipola mentre cerca di mettere ordine nei pensieri che in questo momento sono in cortocircuito. Juice parla ma non la capisce, forse sta cercando di rimettersi in contatto però in questo momento Mila ha bisogno di isolarsi anche da lei, finché non trova nella sua mente una scatola in cui sistemare il paradosso in cui si stanno contorcendo i pensieri.
Ed è una scatola blu.
Ripone il cubo rosso nella borsa ed estrae il portapranzo. Prende una banana e la sbuccia dallo stesso lato in cui iniziano le scimmie, come ha visto fare da bambina in un documentario alla TV.
Juice sta mangiando riso e stufato da un ex contenitore di gelato.
Mila la indica, poi fa il segno di «Buon appetito!»
La parrucchiera sorride. «Chiedo scusa, forse ho detto qualcosa che non va?»
Mila si mette la mano sul petto e poi il pollice in su.
Finita la banana, prende il telefono e scrive un messaggio a Luca.
La sua pelle nuda puzza: è andata a letto senza lavarsi e ora ha bisogno di una doccia; poi cambierà le lenzuola. Raccoglie una maglia usata dalla sedia per coprirsi davanti mentre attraversa mezzo corridoio, ma comunque il papà russa e non la può vedere.
La mamma ha lasciato lo scaldabagno acceso prima di andare al lavoro; Mila la ringrazia col pensiero. Chiude la porta e butta la maglia a lavare, odorava di blu.
Prima la spugna nella mano destra per insaponare il lato sinistro e poi viceversa dalla spalla alle dita dei piedi. Blu, “un’esplosione di colore,” boom!
Si blocca.
Accovacciata sul piatto della doccia finalmente ricorda: ha fatto una cazzata con Luca! Con un peso al cuore vorrebbe sciacquarsi in fretta e sistemare la cosa, ma la pelle sfrigola per l’agitazione e la doccia sembra non finire mai.
In cucina la mamma ha allineato tutte le sue terapie sul tavolo: la pillola progestinica, l’integratore dalla A allo zinco, il gel con gli Omega-3 e le gocce per l’ansia.
Ma non c’è tempo; ancora un po’ gocciolante attraversa la stanza, strofina le mani già asciutte sull'accappatoio e raccoglie lo smartphone che ha ormai completato la carica. Apre Whatsapp, cerca il numero di Luca e invia: “Scusami, ho combinato un casino!”
Ancora non si sente meglio. Cerca di distrarsi asciugando per terra con le ciabatte di spugna, passando più volte per eliminare anche le strisciate. Assume tutto ciò che deve contare o deglutire. Cosa vuole per colazione? Tè verde e Pavesini.
Notifica. Si fionda sullo smartphone; è Luca: “Buongiorno. Cos’è successo? Se posso.”
Tappa compulsivamente; gli inoltra il contatto “Giulia Sister”.
Poi aggiunge: “Per favore, la chiami e le chiedi di uscire.”
Arriva l’emoji della faccia perplessa e poco dopo: “Chi è, tua sorella? E perché?”
Suona la campanella del microonde. Tira fuori la tazza e immerge la bustina; imposta il timer e poi risponde: “Sì. Le piaci.”
Silenzio. Lo schermo si spegne senza ulteriori notifiche.
Si mette a manipolare lo squishy toy che ieri sera teneva nascosto nella borsetta: è un cilindro di plastica a forma di lattina imbottito di gommapiuma; sull’etichetta c’è il logo di una bibita inventata, la Poca-Cola.
“Ma lei ti ha proprio detto di mandarmi il suo cell?”
Mentre scrive la risposta deve interrompersi perché squilla il timer. Rimuove la bustina di tè e la strizza delicatamente con il cucchiaino, poi l’appoggia su un tovagliolo di carta. “No. Doveva dartelo lei ieri sera però non è riuscita a parlarti per colpa mia.”
Dopo l’invio le viene il dubbio di aver violato qualche regola sociale. Forse non doveva mandare il numero di Giulia a Luca, ma il contrario: il numero di Luca a Giulia? Ma che reazione avrebbe avuto sua sorella? Di sicuro si sarebbe arrabbiata: “Vi siete scambiati i cell? Non ti voglio più bene!” No, molto meglio così.
Notifica. “Perché colpa tua? Scusa, non ho capito.”
Eppure a Mila sembra ovvio: “Perché ti ho sommerso con le mie chiacchiere per tutta la sera, non ti ho mai lasciato in pace. Scusami tu.”
Mangia prima tutti i Pavesini, non le piace mescolare i sapori in bocca; hanno proprio un sapore giallo.
L’ultimo lo sgranocchia leggendo la risposta: “Non mi sono sentito sommerso dalle tue chiacchiere, anzi sono convinto di essere stato troppo invadente e quindi sono io che mi devo scusare. Non farti storie, ieri sera mi sono sentito davvero bene a chiacchierare con te. E perdonami se ti ho messa in imbarazzo qualche volta.”
Riprende in mano lo squishy; lo strizza e lo rilascia mentre rilegge le parole di Luca. È lui che si scusa, proprio come faceva il papà quando era bambina e si sentiva triste per aver non aver capito qualcosa. Forse c’è qualcosa tra le righe di questa risposta e lei non ci arriva? Può darsi. Non ci sono domande e subito non sa cosa rispondere. Però con l’ultima frase forse si aspetta qualcosa indietro ed è anche vero che qualche volta si è sentita imbarazzata.
“Ok, ti perdono.” Aggiunge l’emoji con la faccia e i tre cuoricini, dovrebbe essere quella giusta.
Mentre sorseggia il tè si rende conto che il discorso è uscito dalle intenzioni. Rilegge i messaggi di Luca e non capisce se poi chiamerà Giulia oppure no. Forse è meglio se glielo chiede; cosa prevedono le regole sociali? Va giù diretta o deve trovare un modo più lungo per dirlo? Tipo: “Allora, spero che ti piace mia sorella e che la chiamerai per uscire insieme.” Ah, no! Non deve dire “chiamerai”. Forse: “Spero che ti piace mia sorella e che ci uscirai insieme.” In questo caso non dice “chiamerai” ma si capisce lo stesso che per l’appuntamento le deve telefonare. Sì, deve essere il modo giusto.
Notifica. “Per farmi perdonare meglio posso offrirti un aperitivo?”
Mila è divertita, sorride e tira fuori anche un “Eh!” di petto. “Hai sbagliato numero, devi scrivere a Giulia!” Vorrebbe anche aggiungere un’emoji simpatica ma ha paura di sbagliare tra tutte quelle con le lacrime, per cui invia così.
Sparecchia. Inizia a percepire il disagio dell’accappatoio umido sulla pelle asciutta e torna subito in bagno per appenderlo. Prima di tornare in camera, ascolta e le sembra che il papà stia ancora russando. Bene così, può affrontare mezzo corridoio anche senza coprirsi.
Esce di corsa in punta di piedi e si trova di fronte Giulia con la faccia mezza addormentata. Sbadiglia. «Cazzo ci fai nuda, va’ a vestirti.»
Segna con scatti nervosi: «È quello che sto facendo.» Ma la sorella non le dà retta e si chiude in bagno.
In camera Mila si mette gli slip con la ranocchia, la canottiera con le spalline larghe, i calzettoni da passeggio e la tuta bicolore. Si guarda allo specchio soddisfatta, si fa l’occhiolino e si manda un bacio. Nel frattempo la sorella è tornata a dormire.
In cucina c’è un messaggio da Luca: “Non ho sbagliato, voglio davvero offrirti un aperitivo.”
Mila scuote la testa. “No, grazie. Preferisco che esci con Giulia.” Non vuole ulteriori problemi con lei.
Mila mette gli auricolari antirumore, infila il giubbotto bianco ed esce a prendere la corriera; deve raggiungere il negozio di Juice, la parrucchiera, che si trova nella prima periferia del capoluogo.
Nulla di nuovo nel tragitto: le campagne sono sempre uguali così come i palazzi. Prenota la discesa dopo il condominio rosso davanti al quale c’è sempre parcheggiata una Mini Countryman blu.
“Un’esplosione di colore!”
Sorride. Giulia è proprio fortunata di essersi innamorata di Luca.
Arrivata nel salone, viene accolta da un coro di «Ciao, Mila!» Sono la parrucchiera nigeriana e due clienti abituali; lei ricambia agitando la mano e lanciando baci.
Va nel retrobottega e si cambia. Le piace lavorare con Juice: sistemare è un lavoro ripetitivo ed è proprio soddisfacente osservare gli attrezzi dopo averli messi in ordine. Un’altra cosa che le piace molto è fare le treccine o le extension: una serie di gesti sempre uguali che la riempiono di gioia e serenità.
Juice e le sue clienti parlano inglese tra di loro, per cui non ha importanza se Mila non dice nulla; sembra proprio il lavoro adatto a lei, poco stress e tanta carica. Davvero un peccato che la parrucchiera abbia bisogno solo al sabato.
Mila finisce di riordinare subito prima della pausa pranzo; oggi nel retrobottega ci sono solo loro due.
Juice è una chiacchierona curiosa. «Allora, come stiamo oggi?»
Mila alza un pollice.
«Ieri sera dove siamo state?»
Per le cose complicate ci vuole Whatsapp. Tira fuori lo smartphone e trova una notifica: Luca ha lasciato una reazione all’ultimo messaggio. Mila non capisce bene il significato delle lacrime, per cui mostra l’emoji a Juice.
«È triste per la risposta. Chi è questo ragazzo? L’abbiamo conosciuto ieri sera?»
Annuisce.
«Wow, sembra che abbiamo fatto colpo.»
Mila apre la bocca e alza le braccia.
«Ci sta corteggiando!»
Scuote la testa e nasconde il viso tra le mani. Poi prende il telefono e scrive un messaggio a Juice: “È sbagliato, deve corteggiare Giulia.»
La parrucchiera si mette a ridere. «Ma come… Luca è simpatico?»
Mila annuisce.
«Bello? Ci piace?»
Annuisce ancora.
«E dobbiamo darlo a Giulia? Perché?»
Alza le mani, poi scrive: “Perché sì, è giusto così.”
Juice scuote la testa. «No, no, no! Ma scherziamo? Per una volta che abbiamo un ragazzo che ci corteggia non ce lo dobbiamo lasciar scappare! Quando ne troviamo un altro?»
Mila segna nervosamente un «No!» Poi prende in mano lo smartphone e riassume la serata di ieri, fino al litigio con Giulia. Conclude con: “Non voglio rubarle il fidanzato.”
Ma Juice ribadisce: «Ma non ci è venuto il dubbio che sia il contrario? Che sia lei che vuole rubarci il fidanzato?»
Mila sente il bisogno di uno squishy toy, lo trova subito nella sua borsa da lavoro: è un cubo rosso con disegnata una faccina senza un’espressione comprensibile. Lo manipola mentre cerca di mettere ordine nei pensieri che in questo momento sono in cortocircuito. Juice parla ma non la capisce, forse sta cercando di rimettersi in contatto però in questo momento Mila ha bisogno di isolarsi anche da lei, finché non trova nella sua mente una scatola in cui sistemare il paradosso in cui si stanno contorcendo i pensieri.
Ed è una scatola blu.
Ripone il cubo rosso nella borsa ed estrae il portapranzo. Prende una banana e la sbuccia dallo stesso lato in cui iniziano le scimmie, come ha visto fare da bambina in un documentario alla TV.
Juice sta mangiando riso e stufato da un ex contenitore di gelato.
Mila la indica, poi fa il segno di «Buon appetito!»
La parrucchiera sorride. «Chiedo scusa, forse ho detto qualcosa che non va?»
Mila si mette la mano sul petto e poi il pollice in su.
Finita la banana, prende il telefono e scrive un messaggio a Luca.