L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Che stress che sei, caro autore, lo so, hai bisogno del mio aiuto, ma non essere assillante. Hai ragione, il concorso scade fra pochi giorni, tuttavia, anche se non partecipi non è la fine del mondo.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Va bene, non serve ripetere questa cantilena per convincermi. Del resto, se mi chiamano “Madre Terra ci sarà un motivo. Anch’io sono affascinata dai volatili, gli unici capaci di staccarsi dalla mia superficie e puntare in alto, verso il cielo. Lo confesso, forse a causa della mia staticità dovuta alla massa che mi caratterizza, sono attratta da tutto ciò che viene definito universo. Ogni giorno il mio pensiero si libra nell’infinito e vaga alla ricerca di ciò che mi sfugge e che magari nemmeno esiste. E quando torna a me lo abbraccio e lo cullo, felice della mia essenza di madre, che accoglie e custodisce anche le mie stesse paure.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Ho capito, basta, con questa nenia, inizio il racconto che riguarda la specie di uccelli da te citata. Però, autore, non ti assicuro nulla sull’esito del concorso, evita di riporre in me speranze vane. Ambienterò la storia a pochi chilometri dalla tua abitazione e più precisamente a Cantello e parlerò a ruota libera: registrami o prendi appunti, come meglio preferisci. A proposito, dovresti assaggiare il risotto con l’asparago bianco tipico della zona: dicono sia una vera delizia. Almeno ti rilassi un po’, con questa storia del concorso sei diventato assillante e insopportabile, ascolta il mio consiglio.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Autore, sei un caso irrecuperabile. Ora ti prego, evita di ripetere la solita frase o mi confondo e la storia perde di credibilità.
Sei mai stato a settembre a Cantello? In questo comune organizzano una importante sagra in cui si svolgono due concorsi ornitologici: uno di bellezza e uno canoro. Ne hai mai sentito parlare?
Durante la festa dell’anno scorso, terminate le premiazioni un certo Nicola Tolde, trentenne nativo di Cantello, figlio di un affermato imprenditore e titolare del più grande allevamento di volatili della Lombardia, dopo avere ricevuto molti premi per la bellezza e l’abilità canora dei suoi uccelli, irride in modo pesante tutti gli espositori presenti. In particolare, infierisce contro un suo coetaneo e concittadino, Luigi Fiore, che con grande difficoltà mantiene la famiglia grazie a dei lavori stagionali in campagna, tra cui la raccolta dell’asparago bianco. Nicola, incurante della presenza di Margherita, la figlia di appena cinque anni, rinfaccia, con disprezzo, le origini contadine del nonno e del papà di Luigi, il quale reagisce sferrandogli un pugno sulla mascella. Quest’ultimo non risponde con la violenza, ma minaccia di sporgere denuncia ai carabinieri e di rovinare la vita a Luigi. Tra coloro che assistono allo spiacevole episodio c’è Gino Spagnulo, un settantenne appassionato di ornitologia. Gino, indeciso su come comportarsi, decide di avvicinarsi al piccolo stand e con grande delicatezza consola prima la bambina, spaventata dalla triste scena e poi il padre, seduto con la testa china sulla tavola in preda allo sconforto.
«Buongiorno, mi chiamo Gino. Questa bellissima bambina è sua figlia, immagino. Mi ascolti, non si lasci prendere dallo sconforto, a tutto si rimedia». Luigi alza lentamente il capo e fissa il nuovo arrivato.
«Piacere, sono Luigi e lei è Margherita. Vorrei tanto essere ottimista, Gino, ma se parte la denuncia sono rovinato. Quando Nicola ha insultato mio padre ho perso il controllo. Alle scuole elementari eravamo in classe insieme e spesso mi provocava. Da piccolo ho sempre subito le sue angherie e forse per questo, ora che ho le forze per difendermi, ho reagito così male. Mi spiace tanto per lei, povera piccola, è rimasta un po’ traumatizzata.»
«Tutto si risolve, Luigi, ne sono certo.»
«Ho fatto una grande cazzata. Ora nessuno mi farà lavorare nei campi a raccogliere asparagi, perché Nicola a Cantello è molto influente. Forse non ha più nemmeno senso proseguire con la passione di mio padre. Venderò gli ultimi uccelli rimasti e mi cercherò un lavoro in fabbrica.»
«No, papà, marroncino è mio!».
«Si tesoro, lui lo teniamo, tranquilla». Margherita è molto affezionata in particolare a un fringuello, il suo preferito.
«Senta giovane, credo di poterla aiutare. Ho in mente una idea un po’ folle, che potrebbe funzionare». Gino, commosso dalle lacrime di Margherita, espone il suo piano. Luigi accetta e anche se poco convinto segue le indicazioni dell’anziano e raggiunge il tavolo del vincitore, impegnato a brindare alla vittoria con un gruppo di amici. Nicola tiene appoggiata la busta del ghiaccio istantaneo sulla parte del viso colpita dal pugno, l’unico modo efficace per limitare il gonfiore.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
«Ciao Nicola, sono venuto a chiederti scusa per la mia reazione e a presentarti una proposta di pace.»
La reazione dei presenti è poco amichevole e alcuni si alzano con intenzioni bellicose verso il nuovo arrivato. Ma Nicola, sollecitato nell’orgoglio, permette a Luigi di esporre la proposta.
«Ho una coppia di uccelli che messi insieme riescono a dare vita a uno spettacolo eccezionale: mentre uno canta, senza muovere il becco, l’altro esegue un divertente balletto. Un mio collaboratore porterà all’esterno della tensostruttura le due gabbie che li contengono e li farà esibire, in tuo onore, davanti a te e a chi vorrà assistere. Nicola, in cambio, ti chiedo di non procedere con la denuncia ai carabinieri.»
Tutti i presenti si guardano increduli e pensano a una provocazione. Poi, quando Nicola inizia a ridere, l’ilarità prende il sopravvento e contagia i commensali.
«Cosa ne pensate cari amici? Mi propone di assistere a uno spettacolo in cui farà esibire un uccello ballerino al ritmo del canto di un uccello muto. Non è meraviglioso? Secondo me questo giovane fa uso di droghe pesanti, del resto è sempre stato un tipo strano già dai tempi delle elementari. Dico bene Luigino, detto pippino? Va bene, accetto qui davanti a tutti, ma a un patto: se lo spettacolo non sarà come da te annunciato, mi cederai i tuoi volatili, compresi i due fenomeni da circo. Prendere o lasciare.»
Luigi, insieme a sua figlia, raggiunge all’esterno Gino, che nel frattempo ha scaricato le gabbie con i due uccellini dal furgone e le ha poste sopra a un muretto.
«Eccovi finalmente. Ciao Margherita, tra poco vedrai uno spettacolo straordinario mai tentato prima. Allora, Luigi, queste sono le due meravigliose creature di cui ti parlavo. Vai a chiamare Nicola e i suoi amici. Io farò partire la registrazione del richiamo della femmina di Manachino, scaricata da internet. Avremo successo soltanto se entrambi i maschi si convincono a iniziare il loro corteggiamento a una femmina che non esiste. È un azzardo ma può funzionare.»
«Sono indeciso, Gino. Se qualcosa va male perdo tutto, anche la stima di mia figlia. Nicola ha accettato la mia proposta a una sola condizione: in caso di insuccesso, dobbiamo cedere tutti i nostri uccelli, compresi anche i vostri due manarini, cioè, mana…. Insomma, Gino, avete capito. Ha senso rischiare?» Intanto, la bambina, incurante delle preoccupazioni degli adulti, è attratta dai due esemplari chiusi in gabbia.
«Oh nonno Gino, che belli questi uccelli. Lo sai che anche noi ne abbiamo tanti? Li cura tutti il mio papà. Ma anche questi cantano bene come i nostri?» Gli occhi verdi di Margherita brillano, i colori sgargianti dei manachini, in particolare delle piume rosse sulle testoline, attirano la sua attenzione. L’anziano si avvicina alla bambina e le sussurra nell’orecchio: «Tesoro, solo uno dei due canta, anche se al posto del becco usa le ali, mentre l’altro è un grande ballerino. Li vuoi vedere all’opera? Ora tuo papà va a chiamare i suoi amici e inizia lo spettacolo.»
Dopo qualche minuto, un gruppo di persone circonda le gabbie.
«Signore e signori, grazie per avere accettato il nostro invito. Ora assisterete al corteggiamento di due stupendi volatili originari del Sudamerica. In mancanza della femmina avvierò una registrazione del suono scaricata da internet, per questo ho bisogno del massimo silenzio». Gino, ottenuto quanto richiesto, avvia la registrazione che per almeno un minuto non sembra sortire l’effetto sperato. Poi, quando ormai Nicola pensa di essere vicino all’acquisizione dei due bellissimi esemplari, come per magia prima il manachino delizioso e poi il manachino capirosso, iniziano la loro serenata lasciando tutti sbalorditi. I presenti manifestano il loro apprezzamento e il loro stupore. Molti iniziano a riprendere con il cellulare. Parte un applauso spontaneo.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Nicola, esaltato dall’esibizione dei due manachini, inizia un’opera di convincimento nei confronti di Gino. I volatili devono diventare suoi, a costo di pagare anche una cifra esorbitante. Nel frattempo, succede qualcosa di inaspettato. Luigi, approfittando della situazione, afferra le gabbie, le carica sul suo pulmino e insieme a Margherita, si dirige, a velocità sostenuta, verso l’uscita del parcheggio. L’azione viene seguita con attenzione dai carabinieri forestali, in presidio permanente nell’area della sagra, i quali intimano l’alt al mezzo.
«Buonasera. Andiamo di fretta? Favorisca i documenti. Inoltre, apra il portellone, dobbiamo ispezionare l’interno del pulmino.»
Alla vista delle gabbie il capo pattuglia ha un sussulto.
«Questi uccellini assomigliano alle foto dei due esemplari rubati la settimana scorsa nella villa dell’Ingegnere Demonte. Ci deve seguire in caserma per una verifica. Avete qualcuno a cui lasciare la bambina?»
Luigi, in preda al panico, balbetta qualcosa di incomprensibile. Una voce, però, risuona nell’aria e cambia le carte in tavola. Gino, seguito a distanza da Nicola, interviene in loro difesa.
«Fermi! Il giovane stava portando le gabbie in caserma dopo essere venuto a conoscenza dell’origine dei manachini. Scusate il fiatone, pochi metri di corsa, alla mia età, sono come una montagna. Allora, dicevamo… Mi sono fregato con le mie stesse mani. Lo sguardo di questa bellissima bambina mi ha sciolto la lingua e ho parlato tanto, direi anche troppo dei miei magnifici manachini e di come ho fatto a ottenerli. Mi presento, sono Gino Spagnulo, l’autore del furto nella villa. Troverete il resto della refurtiva all’indirizzo che vi indicherò. Le mie generalità non credo vi siano sconosciute, esatto? Modestamente la mia fama mi precede. Ora, vi prego, lasciateli andare, meritano un premio, non la galera». Poi, rivolto a Luigi esclama: mi raccomando, pensa alla tua famiglia, non seguire il mio esempio.»
«Veramente io…»
«Luigi, non ti devi giustificare, avrei agito anch’io nello stesso modo. Però sei ancora in tempo per fare le scelte giuste e avere una vita regolare.»
«Basta perdere altro tempo. Prego, potete andare, non vi tratteniamo oltre». Il pulmino riparte, seguito con lo sguardo da Gino, mentre i carabinieri forestali pregustano la possibilità di ricevere una promozione per la cattura del ricercato. Dopo tanti anni, la latitanza dell’inafferrabile trafficante di volatili in via di estinzione è terminata a Cantello. Tutto a causa dell’affetto che Gino, fin dal primo momento, ha provato per la piccola Margherita. La bambina, infatti, assomiglia nei modi e nelle fattezze fisiche alla sua nipotina, che non vede da molti anni.
«Papà, perché portano via nonno Gino? Lui è stato tanto buono con noi.»
«Hai ragione, Margherita, è proprio un bravo nonno, ha messo una pezza alla mia ennesima bravata. Non ti preoccupare, deve aiutare i carabinieri nel loro lavoro, ma un giorno tornerà a trovarci, ne sono sicuro. Tesoro, ora torniamo a casa, la mamma ci aspetta.»
I sapiens sono fatti così, geniali e sensibili, ma anche egoisti e prevedibili, alternano slanci generosi a comportamenti meschini. Talvolta, alcuni con la loro parte spirituale si librano nel cielo e volano, volano, volano oltre il visibile. E io mi diverto a osservarli in tutte le loro manifestazioni, stupita e perplessa a seconda dei casi.
Caro autore, fine del racconto. Ti ha soddisfatto?
Elevarsi con l’anima, come riesce a fare qualche persona, è bellissimo; eppure, sonno convinta che riuscire a volteggiare insieme al corpo deve essere una esperienza ancora più sublime. Guardo sempre estasiata gli uccelli mentre padroneggiano le correnti, effettuano virate improvvise e scendono veloci in picchiata. Che meraviglia! Da loro apprendo sempre tanto. Credo siano le creature più fortunate: le invidio. Oh, come vorrei tanto un paio di ali, in modo da integrare i miei moti di rotazione e di rivoluzione, così noiosi e ripetitivi, con dei movimenti più creativi. Arriverei, ne sono certa, almeno fino agli estremi confini del nostro sistema solare, libera di esplorare una parte dell’universo, senza vincoli e né costrizioni. Del resto, sono un sistema in evoluzione, lo dicono gli scienziati.
Autore, dove sei? Autore? Ha ottenuto quello che desiderava ed è sparito. Sarà andato a scrivere il racconto. Che ingrato, non mi ha nemmeno ringraziato. Comunque, prima o poi inizierò anch’io a viaggiare. Anzi a volare, non solo con la fantasia ma anche con le ali… come gli uccelli.
L’uccellino manachino è un artista tanto carino, canta solo con le ali e se balla non ha eguali.
Lo sapevo, il ritornello continua a risuonare in me, succede spesso anche con le canzoni. Quanta pazienza devo portare con gli esseri umani. Una pazienza di madre.