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Messaggio Da Different Staff Mar Lug 23, 2024 12:08 pm

Di ricordi ne ho moltissimi. Come potrebbe essere altrimenti quando si hanno quattro miliardi e mezzo di anni? Milione più, milione meno, la verità è che ho smesso di tenere il conto dopo il primo miliardo, in pratica quando su di me sono apparse le prime forme di vita.
Semplici cellule procariote, all’inizio. Ma poi le ho viste crescere, replicarsi, differenziarsi, organizzarsi.
Chi lo avrebbe mai detto che mischiando una ventina di elementi a caso, sarebbe venuto fuori tutto questo!
Se ci penso, quando vedo gli uomini litigare, o addirittura uccidersi tra loro, mi viene una rabbia!
Eppure, sanno che discendono tutti da un’unica cellula primordiale, lo hanno capito. Perché di intelligenza ne hanno da vendere, se vogliono. Quanti pensieri che mi danno i figli miei. Perché sono figli miei, non a caso mi chiamano Madre Terra.
Li osservo. Osservo tutti. D’altra parte, non è che abbia molto da fare se non starmene qui a girare. In fondo io non sono che una piccola giostra, anzi, sono solo un pezzo della piccola giostra che i miei ragazzi chiamano Sistema Solare. Il pezzo riuscito meglio, certo, alla faccia di quel presuntuoso di Saturno e dei suoi anelli. È così invidioso che ogni tanto si mette contro qualcuno dei miei uomini a fare dispetti. Ma io non gli do soddisfazione.
Me ne sto qui a girare intorno al Sole, la mia piccola Nana gialla! Lo chiamo così, affettuosamente! Gli voglio bene, è soprattutto grazie a lui se la vita su di me è possibile. Mi piace stare qui a girargli intorno, al calduccio. Certo, ho bisogno di cambiare posizione per scaldarmi bene, un po’ sopra, un po’ sotto, e nonostante questo ho sempre i poli congelati.
Ma parlavamo di ricordi.
Ne ho molti, certo. Ho visto la vita crescere su di me, e ne ho dovuti fare diversi di tentativi eh! Quando sembrava che tutto andasse per il meglio, ecco che mi arrivava un asteroide che mi colpiva in pieno. Ce ne fu uno in particolare, che non fu nemmeno il peggiore, ma questo mi causò tanti di quei danni.
Sarà successo una sessantina di milioni di anni fa: me ne stavo qui, bella, a girare, quando mi arriva un meteorite di dieci chilometri dritto sull’emisfero boreale! Un colpo terribile, una nuvola di detriti, non ho più sentito il calore del sole per anni. Mai sentito così freddo. Ce n’è voluto di tempo per riprendermi e, alla fine, il settantacinque per cento delle razze esistenti era scomparso. Praticamente ho dovuto ricominciare da capo.
Ci sono rimasta così male! Mi avevano già colpito altri asteroidi prima di allora, estinguendo altre razze più piccole, ma sui dinosauri ci avevo scommesso: questi domineranno la terra, mi ero detta. Ce n’era uno, talmente grande che, quando lo vidi, rimasi impressionata: quaranta metri di ossa e di carne. Nulla. Estinto. E forse anche prima dell’impatto, non ricordo così bene. Più grande di lui ci fu solo quel mostro… quell’incrocio tra un tirannosauro e altre robe preistoriche, che ci hanno fatto pure dei film. Ma ora non sono sicura se sia esistito davvero, o se sia un frutto della fantasia degli uomini. Tendo a confondere i ricordi, alla mia età. Ma sì, era solo un film, adesso che ci penso. Una roba che hanno inventato gli uomini, questa del cinema, una delle invenzioni migliori. E come fai a voler male a degli esseri capaci di tanto?
Certo di danni ne fanno! Accidenti se ne fanno.
In poco più di quattro milioni di anni mi hanno cambiato l’esistenza. Dico per dire, perché in realtà me ne sto sempre qui a girare, più o meno come facevo un miliardo di anni fa. E anche due. E tre.
Ma insomma adesso, anziché starmene rilassata ad osservare quello che ho intorno o a cercare l’inclinazione giusta per scaldarmi, per la maggior parte del tempo rivolgo l’attenzione a quello che accade su di me. Spesso scambio due pensieri con Luna, cosa che faccio sempre volentieri, sparliamo un po’ di Saturno un po’ degli altri pianeti, anche se poi finiamo a parlare sempre e soltanto di loro, degli uomini.
“E oggi hanno fatto questo, e oggi hanno fatto quest’altro”, lei mi rimprovera perché sono troppo indulgente, ma io non riesco ad essere severa.
Anche quando mi scappa un terremoto più violento degli altri, o quando mi esce un po’ di lava dalla bocca di un Vulcano, alla fine per me è sempre un gran dolore. E questo Luna non lo capisce. A volte non so se sia gelosia, la sua, o cosa.
“Hai visto cosa hanno fatto? Sono arrivati fino a qui! Mi hanno piantato una cazzo di bandierina addosso!” Mi ha detto tempo fa. Non lo direste ma Luna, la romantica Luna, a volte sa essere sboccata come un… com’è che dicono i miei ragazzi? Uno scaricatore di “porto”?
Capito cosa sono riusciti a fare gli uomini? Pensare che inizialmente Luna si era spaventata per gli uccelli!
“Adesso quei cosi volano pure? Vedi di non farmeli avvicinare!”
“Ma come vuoi che possano arrivare fino a te? Ma non vedi come sono piccoli?”
Anche se… No, questa merita di essere raccontata.
Parliamo di un centinaio di milioni di anni fa. Gli uccelli non erano ancora esattamente come gli uccelli di oggi, qualcuno aveva il becco ma non tutti. Purtroppo, aggiungerei, perché probabilmente furono quelli con il becco che riuscirono a sopravvivere all’impatto dell’asteroide. Ma non voglio divagare, volevo raccontare di un uccello in particolare. Apparteneva ad una razza che non sopravvisse all’impatto e non credo che gli uomini le abbiano mai dato un nome, ma comunque era una razza che già sapeva volare bene. E non era scontato per quei tempi visto che la maggioranza degli animali provvisti di ali somigliava più agli odierni polli.
Già nel nido il suo uovo era più grande della media, ma nessuno avrebbe mai immaginato quanto sarebbe diventato grande, il volatile che ne venne fuori, con il passare degli anni. Quando l’uovo si schiuse, insieme ad altri otto, il piccolo nato impiegò più tempo dei fratelli anche soltanto per riuscire a muoversi. Le alette appiccicate sembrava non volessero staccarsi dal resto del corpo tanto che sua madre dovette assestargli un paio di musate di incoraggiamento. Poi la prima ala si aprì rivelandone la lunghezza e subito dopo la seconda. Erano lunghe il doppio di quelle degli altri piccoli e sua madre si spaventò.
“Non ce la farà” disse al suo compagno.
Non era la prima volta che tra i loro nati ce n’era qualcuno che presentava segni distintivi inequivocabili: dimensioni inferiori alla media o zampe deformate o, magari, ali più corte. Qualcuno non ce la faceva neanche a uscire dal suo guscio, altri chiudevano gli occhi e non si svegliavano più, semplicemente.
Tuttavia, non ci misero molto a capire che non sarebbe stato quello il destino del piccolo dalle ali lunghe. Un appetito insaziabile fece sì che in poco tempo diventasse grande quasi il doppio dei fratelli.
Le prime difficoltà si manifestarono quando fu il momento di saltar fuori dal nido e volare via. L’eccessiva lunghezza delle ali lo rendeva goffo, impacciato, e così mentre uno alla volta i fratelli cominciavano prima a planare e quindi, finalmente, a volare via, lui non riusciva nemmeno ad aprire completamente le sue ali. Si muoveva con difficoltà sull’albero imponente che ospitava il loro nido, cercando di restare in bilico e di saltare da un ramo all’altro.
“Non può non volare, ha le ali più lunghe delle mie” si lamentava il padre.
“Dagli il tempo, non deve essere semplice per lui dispiegarle”. Anche allora le madri si dimostravano più indulgenti.
Passò ancora tempo e già i suoi fratelli e le sue sorelle volteggiavano sulle loro teste quando Ali Lunghe decise che non ce l’avrebbe mai fatta e che piuttosto che affrontare ancora lo sguardo deluso di suo padre, sarebbe andato via. Lo fece saltellando da un ramo all’altro, come ormai aveva imparato a fare, fino a quando non rovinò a terra; quindi, si allontanò correndo, come un qualsiasi teropode.
Sembrava avesse il destino segnato, di certo un predatore lo avrebbe individuato e lo avrebbe trasformato in un bel pasto.
Non passò molto, infatti, che uno Spinosauro enorme gli si avventò contro. Ali Lunghe non aveva scampo, era stato quasi raggiunto, quando dal cielo piombò suo padre ad afferrarlo e a portarlo via.
Fu uno spavento terribile. Per il pericolo appena scampato, certo, ma anche per il vuoto che ora vedeva sotto di lui. Il padre volò sempre più in alto verso un’alta rupe, quindi, lo posò su uno spuntone di roccia e volò via.
Non ci mise molto a capire che era in trappola. La piccola sporgenza sulla quale lo aveva posato suo padre non aveva altra via di uscita che il cielo e senza saper volare non avrebbe avuto modo di andarsene. Pensò che non lo avrebbero lasciato lì per molto, magari solo il tempo di imparare la lezione. Magari.
Ma il sole scomparve all’orizzonte e nessuno ancora era venuto a salvarlo. Aveva visto sua madre, quando ancora la luce permetteva di guardare lontano, ma lei non si era neanche avvicinata. Ora si sentiva più solo che mai, e affamato. Si rannicchiò in un angolo e chiuse gli occhi.
Quando si risvegliò nel cielo c’era lei: Luna. In tutto il suo splendore.
Lei, che non sopportava quegli esseri volanti, se ne stava lì a rendere meno terribile la notte e, senza esserne in alcun modo cosciente, ad infondere coraggio al piccolo Ali Lunghe.
Lui fissava quel disco nel cielo, sembrava enorme. Luminoso, ma non tanto da accecare. Gli parve la cosa più bella che avesse mai visto.
Si avvicinò al bordo dello spuntone di roccia e guardò in basso. Era davvero alto ma quella luce tenue e chiara rendeva tutto meno spaventoso.
Non mangiava da molto e ormai aveva capito che nessuno sarebbe andato a salvarlo. Pensò ai suoi fratelli, a suo padre e a sua madre, a com’erano meravigliosi quando planavano in cerchio sulla sua testa. Forse ripensò alle innumerevoli cadute perché ebbe un attimo di esitazione, poi guardò ancora la Luna e saltò.
Riuscì a spiegare la prima ala ma non ebbe che l’effetto di farlo vorticare mentre precipitava giù, poi, con grande sforzo, aprì anche la seconda e all’improvviso si sentì portare in alto dal vento. Il resto fu puro istinto e finalmente anche il piccolo dalle lunghe ali imparò a volare.
La gioia dei suoi genitori e dei suoi fratelli fu incontenibile, ma fu nulla paragonata alle sensazioni che quel primo volo diede ad Ali Lunghe. Come suo padre aveva intuito presto il figlio lo superò in velocità e in forza e in pochi anni divenne l’uccello più maestoso che si fosse mai visto su di me.
Fu allora che Luna mi disse di tenere gli uccelli lontani da lei. Io la rassicurai dicendole che non si sarebbero neanche avvicinati, che non era assolutamente nelle loro possibilità una cosa del genere. Eppure, il piccolo Ali Lunghe non era di questo avviso.
Ricordate quella prima notte? Quanto coraggio avesse infuso Luna al piccolo? Ebbene, Ali Lunghe non lo aveva dimenticato e aveva giurato che prima o poi sarebbe arrivato fin lassù.
Aveva cominciato spingendosi sempre più in alto. Salendo il volo diventava più difficoltoso, era sempre più difficile respirare e arrivava il momento in cui la stanchezza lo sovrastava tanto da farlo precipitare per parecchi metri, fino a quando non ritrovava le forze per planare dolcemente a terra. Ma ogni giorno si spingeva oltre, ogni giorno superava il suo limite.
Divenne presto popolare, nessuno poteva rimanere indifferente a quell’incredibile animale capace di volare tanto in alto e tanto velocemente. Quando l’ombra delle sue ali correva sulla terra tutti alzavano lo sguardo al cielo. Ali Lunghe, il re degli uccelli, si allenava per il suo grande sogno: raggiungere la Luna.
Passarono anni. Finalmente il re degli uccelli si sentì pronto, non c’era che da attendere una notte di Luna piena.
Aveva deciso di partire dalla cima più alta che conosceva, gli avrebbe fatto risparmiare sicuramente tempo e fatica.
Furono moltissimi quelli che lo seguirono per assistere all’impresa. La sua famiglia certo, ma anche tutti i suoi amici teropodi, piccoli e grandi. Era possibile raggiungere il disco magico e luminoso? Quel disco che sapeva rimpicciolirsi fino a scomparire del tutto per poi tornare a crescere, lentamente, fino a illuminare la notte?
Ali Lunghe si guardò attorno. Erano tutti lì per lui e non li avrebbe delusi. Non avrebbe deluso suo padre, che ormai, alla sua età, volava a stento. Non avrebbe deluso sua madre che non c’era più da tempo. E non avrebbe deluso la sua Luna, che, in realtà, se ne stava lì ignara, rassicurata dalle mie parole che nessuno di quegli esseri sarebbe stato in grado di raggiungerla.
Bastò una breve rincorsa ad Ali Lunghe e subito fu in alto. Più in alto di quanto non fosse mai andato nessuno.
Giù una folla di dinosauri lo osservava con la testa rivolta in su. Qualche predatore approfittò del momento per mangiare qualche facile preda che, distratta dall’impresa, aveva dimenticato la dura legge della natura. Qualcuno si vantava di essere suo amico, qualcun altro, invece, giurava di avere già conosciuto uno che ci era arrivato, una volta, sulla Luna.
Ma tutti se ne stavano lì con il fiato sospeso, a guardare quella piccola macchia scura nel cerchio di luce della Luna diventare sempre più piccola. Fino al momento in cui sparì del tutto.
Rimasero tutti a guardare il cielo. Per un po’. Poi cominciarono ad abbassare lo sguardo e tutto riprese come se niente fosse accaduto.
I primi ad andarsene furono gli erbivori che improvvisamente ricordarono di essere facili prede allo scoperto. Poi se ne andarono anche gli altri.
Gli ultimi a volare via furono quelli della sua famiglia.
Ali Lunghe non tornò più. Qualcuno giurò di aver visto accendersi, proprio quella notte, una serie di stelle che somigliavano ad un gigantesco uccello. Non ci volle molto a dedurre che quel disegno di stelle fosse lo stesso Ali Lunghe, che, di sicuro, si era spinto troppo in alto e così si era trasformato o, per essere più precisi, era esploso in tanti puntini luminosi.
Poveri ingenui! Quelle stelle ci sono, è vero. Oggi sono conosciute come la costellazione del Cigno, che indubbiamente è un nome molto più figo di Ali Lunghe. Ma in realtà quelle se ne stanno lì da molto tempo prima di me e noi non siamo neanche nei loro pensieri!
E il povero Ali Lunghe che fine fece? Ah beh, arrivò sulla Luna, naturalmente, e trascorse gli ultimi anni della sua vita a svolazzarle tra i crateri. Lei non lo dice per non darmi soddisfazione ma furono grandi amici.
Da quella volta nessun altro uccello ha provato anche solo ad avvicinarsi a lei, anche perché, dopo l’ultima estinzione, non mi sono venuti più tanto grandi. In compenso, come ormai abbiamo visto, hanno imparato a volare gli uomini. Questi pazzi, capaci di fare cose orribili, ma anche di creare meraviglie.
Io e Luna ce ne stiamo qui ad osservarli e sappiamo che non è altro che una questione di tempo, ma alla fine abbiamo la certezza che, prima o poi, arriveranno a rompere le scatole anche a quello sbruffone di Saturno!


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Messaggio Da Petunia Mer Lug 24, 2024 4:01 pm

Capito cosa sono riusciti a fare gli uomini? Pensare che inizialmente Luna si era spaventata per gli uccelli!


Bisogna arrivare a due terzi della narrazione prima d’intravedere il tema “uccelli” e  poi il tema viene sviluppato quasi alla stregua di una leggenda ma senza quell’aura di mistero che l’avrebbe resa accattivante.
Niente da dire sulla scrittura che appare corretta e pulita ma è la storia che non “prende il volo”. Avrei apprezzato di più un taglio “fiaba”, un racconto indirizzato a bambini (cosa peraltro difficilissima da scrivere) e non certi passaggi tipo “ rompere le scatole anche a quello sbruffone di Saturno”  (chiusa che non mi convince per niente).
In definitiva non so di preciso che tipo di racconto ho letto. È come se non ci fosse una intenzione chiara nella struttura, dove si vuole andare a parare? Qual è il messaggio? 
La parte che ho apprezzato di più (eh, eh, facile da indovinare) è la pseudo nascita della costellazione del Cigno oppure del Corvo (ma quella del corvo non ha le ali…Non la nomini (forse ne hai inventata un’altra?)
L’importante è comunque il fatto di esserci e certo con grande impegno e forza di volontà per superare i terribili paletti…
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Messaggio Da ImaGiraffe Ven Lug 26, 2024 9:02 am

Un racconto scritto bene, ma che non riesco a inquadrare come genere. Non sembra avere un'identità precisa: all'inizio appare ironico e scanzonato, poi diventa una favola, e alla fine non è molto chiaro cosa sia. L'inizio è veramente troppo lungo e dispersivo, ma poi arrivano gli uccelli e tutto sembra andare per il verso giusto. Arrivati alla fine, magari ci si aspetta una "morale" o un "messaggio", insomma qualcosa, ma si rimane delusi. È un semplice racconto piacevole da leggere, ma nulla di più.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Lug 26, 2024 4:32 pm

L’inizio è troppo didascalico, con la Terra che vuol fare la spiritosa; mi ha un po’ infastidito.
Molto meglio la fiaba di Ali Lunghe da Brutto Anatroccolo (almeno qui non è bullizzato) diventa il re degli uccelli: vuole spingersi oltre i propri limiti (non si è già visto con il Gabbiamo Jonathan Livingston?) per arrivare sulla Luna.
La scrittura è scorrevole, semplice, da fiaba, e così io l’ho percepito.
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Messaggio Da Fante Scelto Lun Lug 29, 2024 8:04 pm

Un racconto che, nella sua impostazione, tende ad assomigliare a diversi altri che ho letto in questo step.
Una Terra fortemente umanizzata e molto cartoonosa parte da un preambolo che poco o nulla ha a che fare con il tema e poi arriva a parlare di uccelli.
Al proposito, in realtà qui, come altrove, si parla di un singolo uccello in particolare, che pensavo avesse una qualche funzione simbolica più ampia, ad esempio fosse il capostipite degli odierni pennuti, ma invece alla fine ha solo il poco realistico merito di aver raggiunto la Luna.
Non mi convince granché.

Attenzione al titolo: in realtà non mi pare di aver letto che Ali Lunghe fosse privo di becco, ci si arriva per deduzione. Non sarebbe stato un aspetto su cui insistere, vista la scelta di farne il titolo del racconto?

La scrittura non è male, ma i difetti che ravviso, a livello di tematica e forse di poca ispirazione, rendono il tutto un po' fumoso, senza una direzione precisa, e in generale poco soddisfacente dal punto di vista della lettura.
Personalmente, avrei lasciato perdere i preamboli iniziali, che deduco abbiano la funzione di rendere più forte il narratore Terra, e partire in media res con la vicenda di Ali Lunghe. Qui sì, puntando a far sentire la voce del pianeta in qualche modo più originale.

Non era facile, sia chiaro!
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Messaggio Da Susanna Lun Lug 29, 2024 11:34 pm

Dopo tanti racconti “seriosi”, anche un po’ tristi (ma non ho ancora finito e ce n’è uno che mi strizza l’occhio da un po’ con un titolo curioso) ecco un pezzo leggero, frizzantino, ironico. Inevitabile, anche qui come in altri testi, far narrare alla Terra delle proprie origini, legate poi all’evoluzione degli uccelli, per poi utilizzarne uno solo alla fine. Un preambolo un po’ lungo, alleggerito da momenti spiritosi in cui sono stati inseriti elementi scientifici.
Ma anche quando si parla dei momenti difficili/drammatici passati dalla Terra narrante c’è sempre un tono fresco, brioso. Una Terra che quasi si prende in giro, rammentando gli esperimenti riusciti o meno per le sue creazioni, la sua “quotidianità”, anche le delusioni che l’uomo le sta dando. Pure le disgrazie che le sono occorse le narra con il tono di chi ha accettato e superato la difficoltà. Un racconto che ho letto immersa in un’atmosfera rilassante, una storia leggera che strizza l'occhio a una possibile leggenda, non da ultimo con un richiamo alla favola del brutto anatroccolo.
Un racconto che, letto cercando qualcosa che vada oltre la storia così com’è, mi ha portato anche a una riflessione sulla vita in generale, dove non tutto è semplice, anche per i più forti; soprattutto quando le inevitabili e naturali differenze ci fanno soffrire, impedendoci a volte di scoprire le nostre qualità e/o potenzialità, che ci possono aiutare a raggiungere obiettivi o realizzare sogni non prima di averci però messi alla prova.
Vabbè, so di andare sempre a cercare quello che magari la Penna neanche pensava, ma le sensazioni arrivano, anche in un racconto simpatico e leggero.

Le me note
ecco che mi arrivava un asteroide che mi colpiva in pieno - il doppio mi così ravvicinato stona, toglierei il primo
causò tanti di quei danni. - qui avrei messo un punto esclamativo
Nulla. Estinto.  - mio gusto personale sarei andata a capo sia dopo nulla che dopo estinto, per dare più enfasi al fatto.

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Messaggio Da tommybe Gio Ago 01, 2024 7:26 pm

Lo stiamo ancora aspettando Ali Lunghe, è troppo simpatico, e le sue paure, il suo timore di non farcela, prima o poi lo abbiamo vissuto tutti, in ogni situazione.
La Terra, dopo tante delusioni, ci mostra una sua vittoria: quel volatile sgraziato riuscirà a raggiungere la Luna.
Sua complice.
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Messaggio Da Giammy Ven Ago 02, 2024 11:16 am

Grazie autore, per questo tuo contributo. In genere ringrazio al termine del mio commento, ma il racconto letto ha una particolarità: la dolcezza, quindi il ringraziamento è d'obbligo. L'atmosfera creata è dolce, un po' favola, un po' leggenda, un po' testo scientifico comunicato con leggerezza ed efficacia.
La Terra e la Luna che parlano come normali vicine di casa formano un quadretto che mi è familiare e che ho apprezzato.  
La scrittura è buona anche se zoppica in qualche passaggio.
Anche il mio parere risente dell'atmosfera dolce e in qualche modo premierà questa storia.
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Messaggio Da Akimizu Ven Ago 02, 2024 6:46 pm

A me questo Icaro notturno e pennuto è piaciuto. La scrittura, tolta la prima parte introduttiva troppo lunga e didascalica, è perfetta per il tipo di narrazione scelta, inoltre è corretta e scorrevole. C'è la pecca del troppo raccontato, certo, e il ritmo è piuttosto piatto, ma nonostante questo non mi sono di certo annoiato. A rileggerci!
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Messaggio Da Arunachala Lun Ago 05, 2024 7:46 pm

mi spiace ma non sono riuscito a farmelo piacere.
di uccelli si parla dopo oltre metà racconto, e questo può anche passare, ma poi descrivi le avventure di un certo personaggio e niente altro.
al termine del racconto non mi rimane nulla, mancano emozioni e coinvolgimento.
alla prossima.

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Messaggio Da Albemasia Mar Ago 06, 2024 9:00 pm

Racconto apprezzabile, che mi ha permesso di affezionarmi al protagonista e provare una punta di dispiacere nel vederlo sparire per non tornare più sulla Terra, anche se alla fine si narra che “arrivò sulla Luna, naturalmente, e trascorse gli ultimi anni della sua vita a svolazzarle tra i crateri”.
Se la storia del simpatico pennuto mi ha coinvolta, al contrario ho trovato l’incipit troppo prolisso e anche l’anello di congiunzione tra “intro” e storia vera e propria non mi è parso particolarmente fluido: “Capito cosa sono riusciti a fare gli uomini? Pensare che inizialmente Luna si era spaventata per gli uccelli!”; non so, mi è sembrato un po’ forzato.
Anche il titolo, per quanto mi riguarda, aveva creato un’aspettativa di maggior sviluppo all’interno del racconto e invece agli uccelli senza il becco si fa riferimento solo all’inizio della storia di Ali Lunghe, unicamente per caratterizzare l’epoca in cui la vicenda è ambientata (“quando non tutti gli uccelli avevano il becco”, appunto).
La scrittura mi è piaciuta, in alcuni punti venata da ironia e comunque adeguata al testo narrato.
 
Voglio segnalare solo alcune imprecisioni a livello testuale:
-   estinguendo altre razze più piccole”, forse si riferiva alle “specie” animali, più che alle razze.
-   Una serie di “d” eufoniche che sarebbe stato preferibile omettere: “io non riesco ad essere severa”; “Apparteneva ad una razza”; “ad infondere coraggio”.
Ma sono davvero poca cosa.
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Messaggio Da AurelianoLaLeggera Ven Ago 09, 2024 8:17 am

Racconto simpatico, leggero. Narratore Terra all'inizio un po' prolisso poi la storia si lascia leggere.
Avrei messo più in risalto il fatto che non avesse il becco, si capisce solo quando dici che la madre dovette "assestargli un paio di musate".
la scrittura è buona con qualche cosa da sistemare.
Grazie
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Messaggio Da paluca66 Ven Ago 09, 2024 10:57 am

Per la terza volta in questo step in sede di commento ricorro alla formula "senza lode e senza infamia" per un racconto che, scritto bene (attenzione alle "d" eufoniche), alla fine non mi ha lasciato granché sebbene la storia di "ali lunghe" non sia niente male. Io avrei virato più sulla favola per bambini, la storia si prestava bene, magari tagliando la lunga parte iniziale (nella quale gli uccelli non appaiono e che poco aggiunge al racconto) e accentuando alcuni passaggi come quello del momento in cui il protagonista si trova sullo sulla rupe lasciatevi dal padre.

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Messaggio Da Resdei Ven Ago 09, 2024 4:08 pm

Ho trovato il titolo poco rappresentativo di quello che ho letto dopo, un pò slegato. Insomma, aspettavo una qualche spiegazione o forse c'è e a me è sfuggita. Il clima da fiaba mi è piaciuto, ridimensionando, come altri commentatori ti hanno fatto notare, la prima parte troppo prolissa, la lettura è stata piacevole. Questo è un difetto di molti racconti, secondo me per la paura di non riuscire a presentare  nel modo giusto la voce narrante. Non era facile, chiaro. 
Per il resto la scrittura pulita, genuina  e semplice mi ha felicemente guidata in un mondo fantastico. 
Per me un buon lavoro.
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Messaggio Da Byron.RN Lun Ago 12, 2024 12:24 pm

A me il racconto è piaciuto.
È una storia tenera, che si lascia leggere senza difficoltà dall'inizio alla fine e in fondo è una sorta di omaggio a tutti i sognatori.
Ho apprezzato il taglio leggero che permea tutta la narrazione, cercando di edulcorare e tralasciare gli aspetti tragici e drammatici che dovevano caratterizzare l'esistenza di ogni essere vivente a quei tempi.
È la storia di un underdog, di uno diverso dagli altri, destinato a soccombere o a vivere da emarginato, che invece viene spronato a superare le proprie paure e poi i propri limiti volando dove nessuno era mai arrivato.
Anche io ho un dubbio sul titolo che non mi pare inquadri la storia nella sua essenza.
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Messaggio Da caipiroska Mar Ago 13, 2024 5:39 pm

Un racconto leggero e delicato che racconta la storia di un sognatore, ma forse anche di due sognatori perchè alla Madre Terra sembra scintillare la voce di fierezza nel raccontare le gesta di questo suo figlio temerario.
Il taglio colloquiale tra Terra e Luna e anche tra i genitori del piccolo Ali Lunghe non mi entusiasma troppo, ma all'interno di questo tipo di narrazione ci può stare perchè il testo rimane sempre un pò in bilico tra favola e narrazione fantastica.
Il racconto è ben scritto e scorrevole, ma non l'ho trovato molto originale. Ali lunghe s'impegna, raggiunge il suo obiettivo e... non c'è un vero e proprio coronamento finale, tranne che la Luna ha superato la sua paura degli uccelli (questo sì, è interessante come risvolto della storia).
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Messaggio Da Achillu Gio Ago 15, 2024 3:04 am

Ciao, Penna.

Il dubbio mi resta: ma Ali Lunghe il becco ce l'aveva oppure no? Hai scritto tutta una lunga presentazione sugli uccelli senza becco oppure con, e poi? Diciamo che la narrazione potrebbe essere andata in una direzione diversa da quella che ti aspettavi e non hai avuto tempo di cambiare titolo. Un racconto un po' sconclusionato e una Terra narratrice che fa una via di mezzo tra un monologo e un flusso di coscienza parlato; non è una constatazione negativa, è una narrazione a suo modo originale, solo che per l'appunto perde un po' il filo del discorso rispetto all'introduzione e al titolo.
La storia di Ali Lunghe è una sottotrama all'interno di un altro discorso: il rapporto privilegiato con Luna e il rapporto di Terra e Luna con gli altri pianeti, viene fuori una specie di Mille e una notte insomma. Quanto meno è una scelta particolare e che si fa notare, per essere un racconto.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Hellionor Gio Ago 15, 2024 12:55 pm

Car autor,
Un brutto anatroccolo dei tempi primordiali. .
A.me il tuo racconto è piaciuto, nonostante un po' di lentezza in alcuni tratti (magari potresti a bocce ferme dare un po' di ritmo aggiuntivo, se vorrai).
Ali lunghe è un personaggio ben congegnato, un po' brutto anatroccolo un po' gabbiano Jonathan Livingstone, che sfida le leggi del volo e arriva alla luna. La narratrice terra non sempre mantiene la giusta coerenza di registro, ma sono davvero bazzecole.
Mi hai convinta.
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Messaggio Da Gimbo Gio Ago 15, 2024 7:16 pm

Il racconto è ben scritto e la narrazione scorre fluida, ma emerge una certa indecisione nel tono e nella struttura generale della storia. Si passa da un inizio leggero a una sorta di fiaba, senza però riuscire a mantenere una coerenza interna. Il tema degli uccelli, pur presente, appare solo a racconto inoltrato e non viene sviluppato con la profondità che ci si potrebbe aspettare.

L'umanizzazione della Terra è forse troppo caricaturale, al punto che i dialoghi e le situazioni risultano un po' forzati. La figura di Ali Lunghe, pur evocativa, sembra più un pretesto per concludere il racconto piuttosto che il fulcro della narrazione. Il finale, pur volendo trasmettere un messaggio, risulta un po' sfumato e non lascia un'impronta netta.

In sintesi, un racconto piacevole, ma che soffre di una mancanza di direzione chiara, oscillando tra vari generi senza affermarne davvero uno. Con una maggiore attenzione alla coerenza tematica e un focus più preciso, avrebbe potuto essere davvero coinvolgente.
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Messaggio Da Molli Redigano Gio Ago 15, 2024 11:34 pm

Per me questo racconto è scritto bene e la trama mi sembra coerente. La narrazione si sviluppa in primis tra la Terra narrante e la Luna, il tema degli uccelli arriva dopo. Ed è in quel momento che secondo me comincia il vero, racconto, ossia quando nasce Ali Lunghe. All'inizio sembra una vicenda un po' stereotipata, in tutte le covate c'è un "brutto anatroccolo" con le sue difficoltà. 

Da quel momento inzia il riscatto che io ho apprezzato fino in fondo, sia per come è stato narrato sia per la caretterizziazione dei personaggi che mi è parsa netta e concreta.

Insomma, un racconto che "inizia tardi", nonostante il suo sviluppo risulti ben chiaro sin dal principio.

Grazie e Buone Vacanze!
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Messaggio Da vivonic Sab Ago 17, 2024 4:25 pm

Non sono riuscito ad affezionarmi al tuo racconto e ai tuoi personaggi. C'è una trama troppo simile ad altre di questo step e la narrazione procede un po' troppo lenta, lasciando il lettore consapevole del tema del concorso ad aspettare gli uccelli che entrano in scena troppo tardi, secondo me.
Non è assolutamente un brutto racconto ed è bello averlo trovato in questo step, però non è un racconto che voterei, semplicemente per questi motivi.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da Achillu Mer Ago 21, 2024 9:32 am

Ciao, Aureliano.

Ho provato a tirar fuori qualcosa lavorando un'oretta su Leonardo AI, questa è grossomodo la mia immagine di Ali Lunghe.


Quando non tutti gli uccelli avevano il becco Alchem13

Al di là dell'immagine, mi è piaciuto molto il personaggio e mi sono gustato fino in fondo l'atmosfera del racconto, e infatti l'ho anche votato.

Grazie mille.

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Messaggio Da AurelianoLaLeggera Ven Ago 23, 2024 12:20 am

Ringrazio tutti anche questa volta. Come per lo step precedente. 
Non ho fatto molti punti ma i commenti sono stati, tutto sommato, buoni considerando, poi che non mi aspettavo quasi nulla.
Vi dico la verità ho odiato gli uccelli! E la Terra come narratore. 
Ho perso un sacco di tempo a cercare una storia poi, visto che non mi riusciva, mi sono messo a scrivere ed è nato Ali Lunghe. La lunga premessa non era proprio voluta, avevo deciso di far parlare la Terra fino a quando non mi fosse venuta un'idea. Poi non ho avuto il tempo di tagliare.

Speriamo che i prossimi paletti siano meno ostici. 
Un grazie particolare a chi mi ha messo nella cinquina  @Resdei @Hellionor @Giammy @Byron.RN e uno ancora più sentito ad  @Achillu che oltre al voto ha creato anche la foto. Cosa che mi ha fatto capire di aver sbagliato a non specificare meglio che Ali Lunghe NON aveva il becco   Very Happy Very Happy Very Happy

Al prossimo step!
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