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1Caffè nero abisso Empty Caffè nero abisso Lun Giu 07, 2021 12:14 pm

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Margherita guardava nell’abisso, un gorgo oscuro al centro del caffè.
Seduta sul coperchio d’uno dei cessi per studenti nei bagni del primo piano, col bicchiere di plastica in mano e lo sguardo affondato nei marosi della superficie, attendeva catatonica che il suono, quel suono illogico fuori dalla porta, la raggiungesse.
Un passo lento, cadenzato, di stivali.
Non c’era ragione alcuna per la quale quel suono dovesse echeggiare lì, nei bagni del primo piano, un venerdì pomeriggio di luglio senza lezioni né rientri, con la Pettinengo High School vuota.
Adesso erano fermi sotto la fenditura della porta: un paio di Lucchese in lucertola, chiari, disegnati sotto l’entrata del cesso che aveva scelto come rifugio contro una recrudescenza d’apatia.
La colpì il tocco d’un profumo maschile a note esperidate ma continuò a fissare il caffè e l’abisso metafisico che rappresentava.
“Miss Margherita Duca?” scandì una voce elegante.
Impiegò mezzo minuto buono per sollevare il naso, fare una carrellata della propria vuota esistenza da giovane supplente di matematica e trarre le conclusioni. “No,” scandì atona.
“Andiamo,” replicò lui, “Non è divertente. Apra, per cortesia.”
Margherita s’alzò come un automa; posò il bicchiere sul portarotoli, rimosse il fermo dalla porta e l’aprì senza enfasi.
Davanti a lei stava un tizio mediterraneo sui quaranta, ben piantato, dal volto adonico, mascella squadrata con un accenno di barba, due occhi ipnotici; i capelli. scuri e ordinati, erano accessorio di giacca e calzoni stile texano color grigio fine.
In testa, uno Stetson nero borchiato.
E gli stivali.
Un paio di Lucchese in lucertola, chiari.
Era qualcosa a metà tra una fantasia erotica con Gabriel Garko e un anacronismo.
“Lei,” mormorò a occhi dilatati e un certo senso di caldana, “Non è reale.” Chiuse la porta con la stessa flemma con cui l’aveva aperta.
Contò fino a tre e la riaprì confidando che non ci fosse più nessuno: lui era sempre lì, coi suoi Lucchese, l’abito grigio, il cappello, il profumo esperidato.
“Senta,” scandì l’uomo, “Non abbiamo molto tempo. Mi ha mandato qui una sua vecchia conoscenza, Carl Ryder.”
Battito di palpebre.
“Mai sentito. Addio.” Margherita fece per richiudere la porta, questa volta lui ci mise una spalla di mezzo, bloccandola.
“La vuol smettere, per Dio?” Riaprì con educata fermezza, occhieggiando al cesso chiuso, al portarotoli, al bicchiere e infine a lei, la sua figura magra, in jeans e anonima camicetta senape, anonime scarpe col tacco, i capelli d’un anonimo castano, lisci. Gli ancor più anonimi occhialetti. “Mi chiamo Bellamy. Vincent Bellamy. Mi manda Ryder, devo portarla da lui.”
“Perché?”
“Perché non è al sicuro qui. Ho un cavallo fuori, andiamo.”
“Un cavallo,” spernacchiò lei, “Ma per favore.”
“Vogliamo andare?”
Margherita sorrise inebetita. “Per quanto lei sia decisamente figo, credo m’abbia scambiata per qualcun’altra.”
“Cosa fa chiusa qui dentro?”
“Cercavo un senso alla mia esistenza. Ed è apparso lei.”
Bellamy guardò l’orologio al polso con un gesto nervoso. “Dobbiamo andare.”
“Potrei solo far pipì? La prego.”
Silenzio imbarazzato.
“Ha un minuto.”
“Lei è un gentiluomo.”
Richiuse la porta col fermo.
Vincent Bellamy guardò nuovamente l’orologio, teso. Drizzò le orecchie quando lo raggiunse il suono d’una finestra aperta.
“Eh no, Cristo!”
Piazzò un calcio poderoso alla porta del bagno scardinandola, entrò nello spazio angusto in tempo per vedere il culo di jeans di Margherita Duca stagliato come un monumento nel riquadro della finestra, il busto già proteso fuori in un goffo tentativo di fuga.
Lei si sentì agguantare per il collo della camicetta ma s’aggrappò con ambo le mani al davanzale.
“Che stai facendo?!”
“Aiuto!” strillò al verdeggiare silenzioso della collina di Pettinengo, “C’è un bovaro nel mio bagno!”
“Sto cercando di proteggerti!”
Lei si dimenò, poi tacque: scoppiò a ridere, un riso isterico. “Sarebbe quello il tuo cavallo?”
Accennò alla moto nera parcheggiata nel piazzale d’ingresso.
“Non ho mai menzionato un cavallo.”
“Oddio, sei un’allucinazione, speravo veramente che il diazepam svoltasse la mia giornata.”
Riprese a ridere, senza suono, mezza fuori dalla finestra del bagno, con le braccia penzoloni.
Il riso le morì in gola quando un trio di Dodge Ram bianchi con parabufali cromato svoltò dalla strada della parrocchia e speronò i bidoni della differenziata prima e la vecchia Panda di Mauro il custode subito dopo.
“Che succede?” Osservò incredula i tre maxi pickup frenare duro nello spiazzo e una dozzina d’uomini smontare: passamontagna, fucili, cappelli.
Mauro il custode aggiustò gli occhialetti, Oh boja fauss, chiuse il plexiglass della portineria e si nascose sotto il tavolo.
Tutti i nuovi venuti alzarono gli occhi all’unisono sulla scena ingloriosa di lei ciondoloni: “Prendetela!” berciò il leader, un tizio enorme dai capelli imbiancati e dei calzoni improponibili, prima che quelli si fiondassero all’entrata.
Vincent la tirò dentro di peso e richiuse la finestra che subito dopo andò in frantumi sotto un paio di colpi: da lì non sarebbero mai riusciti a fuggire.
“Chi sono?” Margherita crollò seduta sul gabinetto, sguardo sgranato.
“MacBoulder e i suoi.”
“CHI?!”
“Dobbiamo andare, ora!”
“No, no, no! Questo non è reale! Per niente!”
“Oh Gesù.” Bellamy cercò d’alzarla, rinunciò, corse fuori dalla toilette verso la porta del locale bagni; nell’istante in cui varcò la soglia sul corridoio delle aule, un proiettile scheggiò il muro a un niente dal suo naso.
Si ributtò dentro imprecando, tornò verso di lei che lo fissava attonita, seduta sul gabinetto chiuso. “Che sta succedendo?”
“Succede che siamo bloccati qui!”
Vincent si mise aderente alla parete, aprì la giacca, tirò fuori due Canik dalle fondine ascellari. Margherita sgranò ancora di più gli occhi.
“Resta seduta lì!”
“Dove vuoi che vada?”
“E chiuditi dentro!”
“Hai scardinato la porta!”
Fece per replicare, non ne ebbe il tempo. Una voce stentorea venne su dal corridoio dopo un pestare secco di stivali.
“Bellamy! Sappiamo che sei lì dentro!”
Lui si morse le labbra in un gesto di stizza. “Mac, qual buon vento?”
“Dammi la ragazza e nessuno si farà male.”
Lei scosse la testa, frenetica.
“Non posso, vecchio mio, ho un lavoro da portare a termine.”
“Non te lo richiederò. Fai uscire la ragazza o non riuscirai a contare i buchi che ti ritroverai nella giacca.”
Passarono secondi interminabili di nulla.
“Niente?”
“Nossignore, Mac.”
Risata sguaiata. “Brutto posto per morire un cesso. Lo farò scrivere sul tuo epitaffio.”
Vincent calcolò i secondi tra i passi in avvicinamento e il suono di una bottiglia lanciata dentro il locale: crash di vetro infranto, schegge, poi il fumo.
Una cortina fumogena.
Non è reale.
Cavalli, banditi, un pistolero adonico.
È palesemente un’allucinazione da diazepam.
Margherita prese di nuovo in mano il bicchiere col caffè ormai freddo e ci si specchiò dentro.
Era come guardare dentro un buco senza fondo.
Il fragore degli spari la fece sobbalzare e rannicchiare mentre i desperados entravano sparando con la copertura del fumo.
Bellamy si mosse in un impressionante slow-motion. Sollevò ambo le pistole e aprì il fuoco, un colpo, due, tre in successione.
Lampi dalle canne, lo scarrellare dei caricatori, i bossoli scagliati in aria.
E poi le scie dei proiettili, uno dei banditi preso in pieno petto che s’accascia indietro al rallentatore, con le braccia aperte.
Un altro crolla di netto con la mitraglietta in mano che spara all’impazzata in aria.
E i buchi nel soffitto, l’intonaco malconcio che vien giù a pioggia.
Un terzo, riparato dietro lo stipite dell’ingresso, si prende un’ogiva nel collo e crolla con un gorgoglio addosso al primo.
Le orecchie di Margherita continuarono a pulsare anche quando nessuno sparò più.
“È finita?” chiese in un filo di voce guardandolo ricaricare, “Li hai ammazzati tutti?”
“Un corno. Ne restano ancora troppi.”
“Ma cosa vogliono da me? Io non li conosco!” L’occhiata di Bellamy sembrò folgorarla di rimando. “Chi hai detto che ti manda?”
“Carl Ryder, dannazione. Sai di cosa parlo.”
Buio completo, come il caffè nel bicchiere. “Io non ho mai sentito questo nome,” pigolò.
Guardò il pistolero cambiar posizione, spostarsi dentro il bagno prima del suo, appena dietro lo stipite, per una visuale migliore sull’ingresso.
“E ha mandato te a prendermi?”
“Sì.”
Viaggiava in un mare di congetture senza zucchero. “E mi difenderai fino alla morte?”
“Senti,” tagliò corto lui, “Io non sono un eroe. Mi pagano, faccio il mio lavoro, fine della storia. Ryder vuole che ti porti da lui. Mi ha promesso parecchi bigliettoni e intendo mettermeli in tasca.”
Una nuova gragnuola di colpi prese a miagolare dall’ingresso, coi fuorilegge che sparavano a caso dentro per tenere Bellamy sulla difensiva.
Il fracasso dei proiettili si mischiò a quello delle piastrelle e dei lavandini spaccati.
Margherita si raccolse più ancora, seduta sul gabinetto.
“Che fai?!” strillò nel fracasso mentre Vincent si stendeva sul pavimento, le armi puntate sulla porta. Sapeva che avrebbero tentato una nuova irruzione sfruttando il fuoco di copertura.
Così via, premette ambo i grilletti, scatenò il suo personale inferno di risposta, martellando l’ingresso. E il primo dei rinnegati s’accasciò neanche un metro dentro il locale, il secondo cacciò un urlo di Wilhelm e finì stecchito nel corridoio; un terzo s’intrappò nei compagni morti, cadde annaspando, Vincent lo freddò con un tiro in testa.
Scese un altro silenzio al sapor di polvere da sparo.
Margherita s’alzò con le gambe che tremolavano; sporse dalla porta scardinata, guardò con orrore il locale trasformato in groviera. C’erano buchi ovunque, intonaco saltato, pareti crivellate, i cadaveri di cinque banditi. Bossoli dappertutto.
Neppure i peggio ribaldi della Pettinengo High avrebbero potuto conciare i bagni in quel modo.
“Bellamy!” MacBoulder berciò dal corridoio, “Ti lascerò agli avvoltoi, bastardo! Hai fatto fuori parecchi dei miei ragazzi!”
Una nuova scarica alla cieca investì il bagno, colpi di frustrazione.
“Ma chiamassimo la polizia?” Margherita dovette urlare per farsi sentire nel pandemonio.
“NO! Lo sceriffo Ironhide è corrotto, Ryder dice che deve star fuori da questa storia!”
“Voi siete tutti pazzi!”
“Ma davvero?”
“Sono solo una supplente di matematica, non so cosa vogliate da me!”
“La banca, donna! Boulder è qui per la banca!”
Silenzio attonito. “Cosa?”
“I codici della banca!”
Altro silenzio.
“Quali codici?”
“Duke, per Dio, basta fingere! È a MacBoulder che hai sottratto cinquanta sacchi colmi di verdoni dal suo conto offshore quando lavoravi alla River Bank! Ti sei nascosta in questo paesucolo, hai cambiato vita, ma loro ti hanno trovata! Sanno chi eri, la fottuta bancaria ladra della River! Hai rubato soldi a uno dei peggiori mafiosi della Piedmont Valley! Quelli vogliono i soldi e i codici indietro, dannazione!”
Silenzio costernato.
Margherita arrossì, si torse le mani. “Ah.”
“Ah?”
“Okay, sì.”
“Sì?”
“Potrei aver,” roteò una mano, “Fatto qualcosa del genere in passato, sì.”
“Cristo santo.” Bellamy ricaricò con una smorfia indurita. “Sei un’attrice nata.”
“No, no, è che ultimamente,” mimò le rotelle e fissò il caffè rimasto sul portarotoli, “Mi sento un po’ confusa, cioè non distinguo bene se certe cose succedono veramente o se…”
“Sta giù!” Vincent s’alzò dalla sua posizione prona, si mise di schiena contro la parete sentendo un nuovo tramestio di passi alla porta.
“Bellamy!” MacBoulder tuonò dietro un paio di bestemmie, “Basta fare il coniglio! Risolviamola alla vecchia maniera, io e te!”
Il mascellone di Vincent indurì in una smorfia cruda. “Un duello?”
“Dannazione, sì! Solo io e te! Chi vince si prende ladra e malloppo!”
Silenzio riflessivo.
“Che mi dici?”
Margherita faceva segno disperato di no.
“D’accordo.”
“Allora vieni fuori!”
Un sorriso da far sciogliere le gambe, lui. “Oh no, Mac. Vieni tu dentro. Tutto inizia e finisce in questo cesso.”
Altra serie di bestemmie.
“E sia!”
Vincent prese la ragazza per un braccio, la risospinse con garbo dentro lo stesso bagno malandato. “Resta lì. Qualunque cosa succeda.”
Lei annuì, tremula. “Ti prego, non morire.”
Le regalò l’occhiata più maschia che avesse mai visto in vita sua prima di chiudere la porta sbilenca.
“Sto entrando,” MacBoulder varcò la soglia a passo solenne, scavalcando i cadaveri dei suoi uomini.
I due pistoleri incrociarono lo sguardo e l’aria sembrò vibrare d’elettricità.
Si misero in posizione, uno di fronte all’altro.
Mani larghe e vicine alle fondine.
Joseph MacBoulder era grosso, alto più di lui, con un grugno da cinquantenne senza remore.
Teneva alla cintola un pistolone Python argentato: più pesante, meno maneggevole delle sue Canik. Poteva batterlo.
 
Costretta nello spazio angusto del bagno, Margherita si trovò nello stesso identico punto dove quella follia era iniziata: seduta su un gabinetto chiuso, un bicchiere nelle mani.
La sua immagine specchiata nel gorgo abissale del caffè.
Ripensò alla sua vita.
La pura casualità di quei codici intercettati quando era una neoassunta alla River. La montagna di soldi presi al peggior bandito della Piedmont Valley. L’impossibilità di spenderli per non farsi trovare.
La nuova vita da supplente di matematica, l’autoesilio nella quiete bucolica di Pettinengo.
Anni di nulla, anche prima di quei codici, quei soldi.
Niente emozioni, nessuna relazione, solo conti e libri ed equazioni.
E diazepam per imbavagliare l’ansia, soffocare la paura d’esser trovata.
Solo questo.
Il riflesso nel caffè era quello d’una giovane donna già vecchia.
D’un guscio vuoto. Una crisalide senza niente all’interno.
Margherita Duca era questo: lo zero dentro un’addizione.
Un granello di zucchero dentro il caffè.
Nero e bollente.
Almeno fino a quel giorno.
Almeno fino a che Vincent Bellamy non era entrato nella sua vita in quel modo assurdo.
Sorrise come non le capitava da anni.
S’alzò di scatto e il caffè si rovesciò sul pavimento. Gettò via gli occhialetti.
Sapeva cosa fare.
 
Silenzio di tomba, mani a fremere accanto alle fondine.
Il sole del mezzogiorno dalle finestre bucherellate.
Un rotolo di carta igienica passò loro in mezzo mosso dal vento.
Secondi scanditi a mente.
Tre.
Dita mosse in trepidazione.
Due.
Cuori come cannoni sullo sterno.
Uno.
La porta sgangherata d’uno dei bagni s’aprì di colpo. La donna che ne uscì non aveva niente di Margherita Duca e ogni cosa di Daisy Duke: i capelli ribelli, la camicia annodata sotto il seno, i jeans tagliati giro-culo e trasformati nel paio di shorts più corti della Piedmont Valley, due gambe nude e lucide.
“Guarda qua, sacco di letame,” scandì alla volta di MacBoulder con una voce calda che non sapeva di possedere.
La distrazione fu fatale. Il bandito aveva appena estratto e perse l’attimo per puntare: Bellamy fu lesto come un crotalo nel far fuoco e bucargli la mano, facendo volare il pistolone argentato nell’aria e un porco diavolo di svariati decibel.
“È finita, Mac.”
L’uomo alzò le mani, attonito, in segno di resa.
Vincent sorrise mentre Daisy gli saltava in braccio con una risata cristallina.
Fu un idillio momentaneo prima che il suono ritmato d’una tromba, fuori, nella piazzetta, annunciasse l’arrivo del 7° Cavalleggeri.
Gli sgherri di Boulder, nel corridoio, se la filarono a gambe levate.
“Lo sceriffo Ironhide,” mormorò lei, attonita.
“Non temere.” Scambiarono un bacio da cinema. “Me ne occupo io. Tu nasconditi, li manderò via.”
Lei annuì, carica.
“Tu invece,” alzò di più la pistola su un Boulder paonazzo di rabbia, “Verrai con me.”
 
**
 
Il comandante Ferrero era un uomo grosso, barbato di bianco e con un sigaro di traverso tra i denti. La divisa scura e il berretto candido gli stavano stretti come il pur vistoso pataccone dorato del distintivo sul petto. Se ne stava piantato nel piazzale, l’espressione torva, tra le Punto della Municipale coi lampeggianti blu accesi.
Gli avrebbero dato una medaglia, sorrise tra sé, per l’arresto d’un pluripregiudicato come Giuseppe Dalmasso.
Scrutò il belloccio in abiti grigi e cappello Stetson al suo fianco mentre si toglieva la polvere dai bizzarri stivali texani.
Attese che uno degli agenti portasse la ragazza fuori. Era figa, scosciata e con un sorriso ebete sulla faccia: parecchio diversa da come s’era immaginato un’informatica bancaria ladra.
“Tranquilla, Daisy,” Vincent accennò un sorriso, “È tutto a posto. Ho parlato io con lo sceriffo qui, ti porterà al sicuro. È dalla nostra parte ora.”
“E tu?” mormorò lei, accaldata.
“Ti raggiungerò presto.” Le fece l’occhiolino e lei salutò civettuola con una mano, lasciandosi accompagnare a una delle volanti.
“Sceriffo?” Ferrero ringhiò cupo. “Che boiata è questa?”
Lui minimizzò con un cenno. “Credo sia fuori come un cavallo. Americanizza tutti i nomi, pensa di stare dentro un western. Immagino esageri con qualche farmaco.”
Il comandante della Municipale di Pettinengo grugnì indifferente. “Mi bastano quei codici. Me la lavorerò io.”
“È tutta sua.”
“Adesso fuori dai coglioni, figliolo. E non farti mai più vedere nella mia città.”
“Può contarci, sceriffo.”
Vincenzo Bellomo toccò la tesa del cappello in un gesto di saluto a lui e alla ragazza, che continuava a guardarlo estasiata dal lunotto di una delle Punto.
Sorry, tesoro.
Batté la mano sulla tasca e il grosso mazzo di banconote all’interno, avviandosi alla moto.
Ma lo sceriffo qui mi ha dato il doppio di quanto m’ha promesso Carlo. E l’impunità per i cadaveri che gli ho lasciato nei cessi.
Sorrise nel suo modo conturbante.
Non potevo dirgli di no.
Montò in sella con eleganza.
Carlo Cavallero, l’ex direttore della Biver Banca: doveva avere un debole per Daisy se aveva fatto di tutto per ritrovarla e cercare di metterla al sicuro dalla vendetta di Dalmasso.
Un debole, di sicuro.
Doveva aver commesso un qualche errore, la ragazza, perché di colpo l’avessero trovata sia Cavallero sia i mafiosi.
Doveva aver usato un dato personale che fino a quel momento aveva accuratamente evitato.
Magari un codice fiscale.
Magari per una ricetta medica.
Magari per il diazepam.
Mise in moto la Harley con un rombo dannatamente americano e s’avviò fuori dal piazzale della scuola.
Guidò tra le curve lasciandosi dietro la quiete bucolica di Pettinengo.
 
Aveva voglia di un caffè.
Nero e bollente.

2Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Ven Giu 11, 2021 4:27 pm

Ospite


Ospite

Non è un genere che amo, ma sei stato bravo da matti a mettere su questa storia. Qualche parolaccia di meno e qualche amore in più l'avrebbero resa irresistibile.
Comunque bravo.  Ci vediamo in una seconda lettura, spero in un posto migliore di un laboratorio di analisi con la porta del cesso accanto... tanto per restare in tema. Devo solo fare la visita medica sportiva, non voglio farti preoccupare. Ciao, un abbraccio.

3Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Sab Giu 12, 2021 5:31 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi è piaciuto da morire!
Mi ha trascinata dall’inizio alla fine, mi sono divertita. Nemmeno devo dirtelo, vero, che è ben scritto?
È il secondo racconto che leggo, ma devo trovare davvero qualcosa di molto buono per toglierti dalla mia cinquina.
Non ho molte altre cose da dire, perché appunto mi è piaciuto molto, quindi è una narrazione che funziona. Ottimo ritmo. Paletti rispettati.
L’unico dubbio ce l’ho sul genere, perché qui di sicuro non siamo tra fine Ottocento e inizio Novecento. Era stato però detto, mi sembra, che si accettavano commistioni oppure libere interpretazioni, per quanto riguardava il western: diciamo che hai preso i cliché e le tematiche più tipicamente western e le hai applicate in un contesto temporale diverso.
Comunque, il racconto è stato giudicato ammissibile.
Altra osservazione: secondo racconto che leggo e secondo racconto in cui la narrazione si regge sull’uso di sostanze psicoattive da parte del protagonista e sulla confusione tra delirio e realtà che queste provocano. Se ne trovo un terzo, comincio a chiedermi se sono caduta in uno strano universo parallelo.
Davvero complimenti!

4Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Dom Giu 13, 2021 8:32 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Bello, straordinariamente ben scritto. Le scene in movimento sono visibili, come i suoni. 
Trovo estrema accuratezza nel fraseggio, nella scelta delle parole. Il racconto è un trip davvero intrigante. 
Bravissim aut. Ci tornerò sopra con più calma però intanto ti segnalo l’unico neo... Gabriel Garko è nato nel 1972. Poco male ma mi stona un po’ con le date dei generi. Capisco che siamo su un altro pianeta ma questo dettaglio non mi fa inquadrare il racconto né in un western surreale né in un trip del 1968.
Tornerò

A Arunachala garba questo messaggio

5Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Dom Giu 13, 2021 10:08 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Ottimo ritmo. Grande capacità di far vedere le cose che descrivi. Per mettere insieme Pettinengo e il west hai usato il trucco della dissociazione mentale, meglio che usare il sogno.


La lingua usata invece non sempre mi convince:

  • Viaggiava in un mare di congetture senza zucchero. (?)
  • Sollevò ambo le pistole ==> chi lo direbbe mai ? e se aveva tre mani faceva terno?
  • Era qualcosa a metà tra una fantasia erotica con Gabriel Garko e un anacronismo. (?)


Poi forse il profumo (un cowboy con il profumo?), forse sarebbe meglio definirlo agrumato che esperidato (un termine gergale che ho dovuto cercare sulla rete).
E i personaggi sono troppo macchiette per avere un minimo di credibilità, specialmente la ex-bancaria.
La tua straordinaria maestria tecnica è però innegabile

6Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mar Giu 15, 2021 10:13 pm

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Il primo racconto che leggo, il titolo è davvero particolare e coerente con il testo.
Durante la lettura alcuni termini che hai usato mi hanno infastidita (anche se è una cosa mia personale), per esempio "cessi".
Inoltre hai scordato un apostrofo in "come un automa" e hai fatto confusione nella parte descrittiva "i capelli. scuri e ordinati, erano accessorio di giacca e calzoni stile texano color grigio fine."
In questa frase “Cercavo un senso alla mia esistenza. Ed è apparso lei.” invece ti vorrei consigliare di non usare il punto perché c'è già la congiunzione "ed" a unire le due frasi.
Riguardo i paletti penso che non siano rispettati al 100% e poi sono d'accordo con il commento precedente su Gabriel Garko, cambi un po' troppo atmosfera.

A rileggerti!

A vivonic non piace questo messaggio.

7Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mar Giu 15, 2021 11:52 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Bellissimo! Che invidia!
Fantasia, azione, suspense... fino alla fine.
Ben strutturato, ben scritto.
Non posso aggiungere altro: scusa se il commento è breve.
Complimenti.

8Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 8:21 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Pettinengo, Arizona. Un racconto surreale (e il perché si scopre nel finale) molto ricco. Di personaggi, di azioni, di citazioni, di allucinazioni. Forse eccessivamente ricco a tal punto che in certi passaggi mi arriva un senso di parodia e mi distrae dall'azione principale.
Sicuramente il racconto più movimentato letto fino ad ora. L'azione e la curiosità ti tengono legato a un lettura non sempre facilissima per l'elevata mole di dettagli e di fatti narrati.
Interessante l'escamotage narrativo che ha permesso di ambientare un western alla Lorenzo Lamas in quel di Pettinengo. La scrittura è buona anche se alcuni termini mi lasciano un po' perplesso.
Nel complesso una prova molto buona.
Complimenti.
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

9Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 9:20 am

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Geniale la trovata che hai avuto per tenere insieme tutti i paletti! Da questo punto di vista nulla da dire se non farti i complimenti più sinceri, mi viene quasi il sospetto che qualche psicofarmaco di quelli forti lo abbia preso tu per poter immaginare e scrivere questa storia... 
Per quanto riguarda io paletti ci sono tutti e l'espediente trovato per farceli entrare è un valore aggiunto al racconto dal mio punto di vista.
Quello che invece non mi ha entusiasmato è la ricerca esasperata in più punti di parole "ad effetto"
Adesso erano fermi sotto la fenditura della porta: un paio di Lucchese in lucertola
E gli stivali.
Un paio di Lucchese in lucertola, chiari.
[size=13]Ripetizione
[/size]
profumo maschile a note esperidate
dal volto adonico
occhieggiando al cesso chiuso, al portarotoli, al bicchiere
un terzo s’intrappò nei compagni morti
era un uomo grosso, barbato di bianco
[size=13]Detto tutto questo, le probabilità che hai di entrare nella mia cinquina sono molto elevate...
[/size]


______________________________________________________
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10Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 9:54 am

Midgardsormr

Midgardsormr
Padawan
Padawan

Ciao autor*

Racconto piacevole e sorprendente. Ottima la gestione dei paletti, così come lessico e grammatica. Tutto scorre molto bene, con il colpo di scena nel finale.
Associare due luoghi così distanti tra loro non è semplice, ma ci sei riuscito alla perfezione.

Da Pettinenghese, ti ringrazio per il posto che hai riservato al mio bel paesello.
Per ora hai una delle mie personali posizioni, ma sono appena all'inizio delle letture.

Grazie e alla prossima.


______________________________________________________
Valar Morghulis. Valar Dohaeris.

Tutti devono morire. Tutti devono servire.

11Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 10:51 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi ero riproposto, per i motivi che già avevo scritto in altra sede, di non commentare più i paletti o il genere. Faccio un piccolo strappo qua, perché è giusto spezzare una lancia a favore di questo magnifico autore, in quanto il paletto temporale è stato chiaramente divelto. Non conta. È un west, ci sono entrambi i personaggi, bancario e mercenario, e quindi poco importa che anno sia. Anche perché, e mi stupisce non se ne sia accorto nessuno, altro che anacronismo su Garko. E le Punto della municipale? E i codici informatici? Le Canik? Siamo ai giorni nostri, è chiaro.
Tutta l'azione west è dovuta quindi alla malattia mentale, chiamiamola così, di Margherita. Un espediente che mi ha ricordato il buon Palahniuk. In definitiva non c'è quindi nessun universo parallelo o chissà che, è solo un'allucinazione. Sta tutto nella testa della protagonista. E qui arriva una tiratina d'orecchio, perché se questo è vero il pdv deve essere per forza tutto su Margherita, se passasse a un altro personaggio dovrebbe svanire il delirio. Il punto è che passa a Vincent, in un ping pong molto funzionale devo dire ai fini dall'azione, ma un po' scorretto nei confronti del lettore. (È scorretto ma non lo cambierei nemmeno io 🙃)
In quest'ottica d'inganno continuo è fantastico il passaggio in cui lei crede di rinsavire e invece finisce per impazzire del tutto tramutandosi in Daisy.
Dal punto di vista puramente tecnico il racconto è gestito alla perfezione, forse qualche capriola lessicale, visto il genere e la mente squilibrata che detiene il pdv, la si poteva evitare, sembra messa lì senza un reale motivo. Per il resto mi inchino e me ne vo'.


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12Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 1:20 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

onestamente parlando, non mi pare che i paletti siano rispettati alla perfezione.
devo farti i complimenti per l'idea e lo sviluppo della stessa, nonché per la stesura, davvero ottima.
scritto benissimo, scorrevole quanto basta, coinvolgente...
insomma ha tutto quello che serve per affascinare e catturare il lettore.
però a me non è piaciuto.
parrà strano, lo so, ma è così.
non riesco ad apprezzarlo del tutto, pur trovandolo esposto in maniera esemplare.


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13Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 3:27 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao Autor


Come promesso torno dopo l’ennesima rilettura del tuo “trip” per darti qualche spunto di riflessione qualora tu decidessi di rimetterci la penna in futuro. Certo il racconto ė già ottimamente scritto quindi non si tratterebbe di una revisione in quel senso, ma di “piccoli fastidi” che puoi a mio avviso eliminare con facilità.
Questa ė una delle frasi incriminate. È palesemente un’allucinazione da diazepam.
La sento come una informazione che tu vuoi dare al lettore per orientarlo.
Non ho confidenza con certi farmaci ma dubito che una persona così “fatta” possa avere un pensiero tanto lucido. Forse potresti far vedere le pillole o una scatola vuota ai piedi della donna, faccio così per spiegare ciò che intendo.
Altro aspetto che rivedrei è l’uso di vocaboli troppo forbiti. In questo caso, considerato ciò che stai raccontando, avrei preferito un linguaggio più sporco non nel senso del turpiloquio ma meno rileccato.
Pettinengo rimane sullo sfondo, la storia non si svolge nel vecchio west ma nella mente della donna. Certo queste considerazioni valgono solo al fine del rispetto dei paletti imposti, fuori da questo contest potresti agevolmente farne a meno e la storia sarebbe comunque apprezzabilissima.

PS Sarebbe stato ancora più figo se tu avessi impostato questo viaggio psichedelico ambientandolo nel 1968. (LSD anziché diazepam) e togliendo tutti i riferimenti più attuali.

14Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mer Giu 16, 2021 7:42 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi è piaciuto moltissimo e non ho nessun appunto da farti sulla scrittura. Hai un po' esagerato con  quegli stivali Lucchese ma ci sta. Improvvisamente appare anche Garko e qui però mi chiedo proprio cosa ci faccia. Teoricamente non appartiene all'epoca del tuo racconto anche se tutto potrebbe realmente avvenire nella memoria strapazzata dal Diazepam  della ragazza. Sei stato bravissimo a mettere insieme realtà e fiction. Ottimo.

15Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Ven Giu 18, 2021 11:35 am

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo è senza dubbio il racconto più action dello step, moderno e molto cinematografico.
Il punto forte a mio avviso sono proprio le immagini d'azione, che si susseguono velocemente e sono gestite davvero bene. Valida anche l'idea del "viaggio" della protagonista che vive e si costruisce una realtà tutta sua.
Ciò che non mi ha entusiasmato è la trama, un poliziesco in salsa western che ripercorre trame già lette e viste. È dannatamente difficile scrivere qualcosa di nuovo, se non impossibile, ma delegare gran parte dell'appeal all'azione mi lascia un pò deluso. 
Oltre a una eccessiva ricercatezza lessicale che ti hanno già fatto notare e che sembrano stridere leggermente col registro narrativo, ti faccio notare altre due cose:
1-Forse ho capito male io, ma mi ero immaginato un classico bagno scolastico, con uno stanzone in cui sono ricavati quattro o cinque servizi. È una pignoleria che deriva dai miei ricordi, però quando dici: entrò nello spazio angusto in tempo per vedere il culo di jeans di Margherita Duca stagliato come un monumento nel riquadro della finestra mi sono rivisto i bagni delle scuole che ho frequentato, tutti senza finestre, a parte il finestrone dello stanzone principale.
Poi c'è la parte in cui la tua protagonista viene nuovamente rilegata in bagno da Bellomo e ripensa alla sua situazione, come si dice sa un pò di spiegone e forse avresti potuto eliminarla.
Racconto divertente, che intrattiene e non annoia, ma che non mi ha conquistato pienamente.

16Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Dom Giu 20, 2021 1:30 pm

Ospite


Ospite

Pranzo domenicale decente e la voce melodiosa di mia moglie che mi fa perdere le staffe mentre con la mano sinistra sorseggio il caffè e con la destra provo a leggere, finalmente, il giornale : Sparecchi tu, eh.
Mi rifugio nel primo racconto che trovo e che il caffè ce l'ha almeno nel titolo. Non me lo ricordavo così bello. E se fosse questo il migliore?
Come può uno 'sparecchi tu' aprirmi la mente.

17Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Lun Giu 21, 2021 11:23 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Questo racconto ha avuto bisogno di tre letture, con diversi metodi di lettura, caro aut*- prima che mi decidessi di metter mano alla tastiera.
Il giudizio finale è di un bel racconto, molto originale, ben scritto e che ha coniugato brillantemente i paletti, salvo Pettinengo che può essere sostituita da altra città.
L’originalità di un certo tipo di linguaggio, ricercato e anche creativo, con termini inconsueti, che si alterna ad un linguaggio più da malviventi – ma anche un po’ forzato – dovrebbe fare da stacco tra il narrante e i protagonisti, ma in alcuni punti il distacco è esagerato. Ma lo stile scelto questo è.
Avrei dosato un po’ di più certe espressioni creative (non te le elenco, ci avrai ragionato tanto e goditi il merito dell’originalità), ma questo deriva da un gusto personale.
Durante la prima lettura mi sono interrotta ad es. per un volto adonico, note esperidate: necessaria ricerca causa ignoranza; la parola cesso mi ha infastidito, “volgare” al centro di frasi eleganti e ricercate.
Così alcune descrizioni molto creative (suono di una finestra aperta, colpi di frustazione) mi hanno interrotto il ritmo.
La seconda lettura, con qualche sostituzione personale per ottenere gli stessi significati, mi ha fatto gustare meglio la storia sottostante, la buona cinematografia che traspare dalla sequenza delle azioni, particolareggiate e per niente eccessive, oltre che la stravaganza dell’insieme.
La terza lettura per farti i complimenti: non è il tuo uno stile di scrittura che mi garbi, preferisco la semplicità condita con anche un lessico forbito quando occorre ma senza esagerazioni, però quando uno merita, merita.
 
... fare una carrellata della propria vuota esistenza da giovane supplente di matematica e trarre le conclusioni. Questa frase, assieme alla descrizione che ha di sé la protagonista, sono i punti che mi sono piaciuti di più: semplici eppure significativi, liberi da ricercatezze e per questo più credibili, rendono perfettamente lo stato d’animo.
L’unica pecca è la descrizione del bello di turno: non mi ha per niente attratto, il tipo. Niente sexitudine tra le righe. Sarà che Garko non è il mio tipo di uomo “che protegge” e qui il cow boysembra un Narciso prestato al western. Anche un simil Coliandro.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

18Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mar Giu 22, 2021 8:25 am

Ospite


Ospite

Riletto con piacere, oserei dire con passione.
Sei forte, amico.
Bravissimo.

19Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mar Giu 22, 2021 4:22 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Credo che mai abbiamo avuto in concorso un racconto più cartina di tornasole di questo.
Era ammissibile? Non era ammissibile? Cosa diranno i lettori? E i non ammessi? E il CdL stesso, completamente spaccato a metà? Very Happy
Non che sia una delle mie canzoni preferite, tutt'altro: però diciamo che Fiorella mi ha bendisposto.
Tuttavia è stata sicuramente la lettura più faticosa dello step, per quanto mi riguarda, tanto che anche adesso che l'ho riletto ho una strana sensazione di stanchezza mista a soddisfazione.
Alla fine, il motivo per cui è stato ammesso è molto semplice: Margherita diventa Daisy, e quando diventa Daisy il suo mondo diventa western, lei vede il far west e ce lo racconta. Di conseguenza, noi vediamo quello che vede lei. E quindi, vada che sia western.
Io, per mio gusto personale, prediligo altre letture; ma questo è un concorso letterario, e il valore letterario di quello che abbiamo letto è indiscutibile.
Complimenti!


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

20Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Mar Giu 22, 2021 11:15 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto non è scritto bene, ma benissimo. L’autore/autrice non ha molto da imparare sulla scrittura e la forma è pressoché perfetta.
Se ho riscontrato delle criticità, queste dipendono unicamente dai miei gusti personali che mi fanno collocare questo racconto in una posizione non di assoluto vertice, come forse meriterebbe.
Non amo queste commistioni temporali e preferisco sempre storie più lineari e plausibili.
Alla terza volta che sono costretto a ricorrere a Internet per comprendere certi vocaboli, mi innervosisco e mi prende il dubbio che l’autore cerchi effetti speciali per stupire il lettore. Senza considerare che l’uso di parole desuete interrompono la lettura e la scorrevolezza della narrazione.
Faccio piccoli esempi dei termini su cui ho dovuto fermarmi:  
Pettinengo High School: a meno che non esista davvero, che senso ha dare alla scuola un nome inglese?
Lucchese – il profumo esperidato (aggettivo che ha messo in crisi anche il mio correttore di Word) – diazepam – Dodge Ram – parabufali -  due Canik – un ogiva nel collo (sarei stato più sereno con “un proiettile”) - l’urlo di Wilhelm – pistolone Python e cappello Stetson (almeno questi si capisce di che cosa stiamo parlando) ecc. ecc. Un po’ troppo per la mia modesta cultura ruspante.
Scherzi a parte, sei veramente bravo/a.

21Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Gio Giu 24, 2021 9:39 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

Se solo potessi vedere gli appunti che ho preso per il tuo racconto ti faresti delle grosse risate. Sono confuso, affasciato, irritato, felice, in estasi e drogato. Sono sensazioni che provo tutte insieme. Il tuo testo è cosi assurdo e complesso che stargli dietro è proprio difficile ma alla fine è quello il suo punto di forza. Anche noi ci sentiamo per gran parte della storia confusi su cosa stia accadendo e come la protagonista ci faccio molte domande. Lo stile è molto molto buono ma forse verso la fine la situazione doveva calmarsi e ristabilire un minimo di ordine. 
È impossibile non farti i complimenti per un racconto del genere e ringraziarti per tutte le emozioni vissute... la prossima volta però fammele vivere un pochino per volta.

22Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Gio Giu 24, 2021 7:46 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Beh, idea strepitosa. Il western è nella mente di chi lo vive come tale. Un'allucinazione che diventa racconto di frontiera. Immagino che tu abbia mandato ai matti il CdL. Vero tutto quello che dice Aki sul pdv. Se fossi rimasto concentrato solo su di lei forse avresti perso un po' di dinamismo, ma saresti stato più rigoroso. Direi che come difetto in un racconto che vive di ritmo e invenzioni si può perdonare. Il punto in cui lei si trasforma in Daisy Duke è strepitoso in effetti. Da solo vale tutto il racconto. Come Kevin Spacey che diventa Kaiser Soze o Edward Norton in Schegge di Follia. Solo che qui è più trionfale. Non è scioccante. Non è un colpo di scena. Piaciuto veramente tanto. Forse si può solo alleggerire un po' di tanto in tanto. La scrittura ogni tanto cerca di fare il botto da sola, ma è la storia che è esplosiva, quindi ti basta veramente andarle dietro e stop.
Ottimo davvero


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23Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Gio Giu 24, 2021 10:26 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

"i capelli. scuri e ordinati,"


Qui ti è scappato un . anziché una ,




"Un paio di Lucchese in lucertola, chiari."



Credo tu abbia voluto porre l'attenzione del lettore sulla tipologia di stivali ai piedi di Bellamy. Non credo sia una ripetizione. 




Non ho trovato altre imprecisioni né grammaticali né di forma in questo testo ben scritto. Ho notato soltanto, ma forse è una mia impressione, il linguaggio a tratti volutamente ricercato che stona un po' con la trama un po' parodistica di questo western moderno. E ci sono entrato pienamente nell'atmosfera modernamente western del racconto, salvo poi ritornare sulla terra grazie al finale. Cazzo, allora il diazepam funziona!


Ho molto apprezzato l'evolversi della storia attraverso l'americanizzazione dei nomi propri e dei luoghi, ma anche con la sparatoria nonché il duello tra Bellamy e MacBoulder, aspetti più classici e più vicini al genere richiesto da questo step.


Tra i personaggi, credo che sia Vincent che Daisy, proprio per il loro ruolo centrale, siano meglio caratterizzati degli altri, giocoforza non protagonisti o soltanto nominati come Carl Ryder.


Alla fine, e ci sta, il buon Vincenzo si rivela per il mercenario che è: segue chi lo paga meglio. 


Avrei dovuto commentare questo racconto di mattina perché ho voglia di un caffè. Ma adesso è tardi. 

24Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Dom Giu 27, 2021 2:15 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo racconto è davvero potente!
Mi piace molto Margherita e la ricerca di se stessa nel caffè nero: la capriola che le fai fare con tuffo completo nella follia è arrivata del tutto inaspettata e ha dato un nuovo, inaspettato e molto piacevole gusto a tutta la storia.
Presumo che la vicenda si svolga ai giorni nostri (credo di aver capito che il western sia svincolato dai limiti temporali per questo step...) e il fatto che lei viva tutto come una fuorilegge americana dell'800 mi ha proprio soddisfatta, lasciando una buona sensazione a fine lettura.
La storia è piena d'azione, molto cinematografica e ben descritta: sembra proprio di assistere di persona ad alcune scene (cosa, a mio avviso, molto difficile da ricreare!) e la lettura scivola via carica di suspance e di tensione, senza un attimo di tregua per annoiarsi.
Ogni tanto però, sono inciampata in una ricerca un pò troppo forzata delle frasi a effetto che (sempre a mio discutibile gusto) appesantiscono e non aggiungono niente al testo, frasi o situazioni che espresse in modo più semplice avrebbero avuto più appeal sul lettore.
Per esempio:
due occhi ipnotici; perchè sottolineare il fatto che sono due? Non è più corretto scrivere gli occhi ipnotici?
Bella l'idea dello slow-motion, ma sarebbe stata più efficace se facevi capire al lettore che era Margherita a vederli in quel modo. Invece inizi la frase con il focus su Bellamy e tutto diventa ingiustificabilmente strano.
s'intrappò: non lo avevo mai sentito... 
Il profumo esperidato,
il riferimento a Garko.

Daisy Duke comunque mi è piaciuta davvero molto: sei riuscito con una serie molto piacevole di trovate (anche esilaranti) a creare un bel personaggio, corposo e convincente.

25Caffè nero abisso Empty Re: Caffè nero abisso Dom Giu 27, 2021 5:48 pm

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao e grazie per aver scritto per noi. Penso (controllerò) che il tuo sia l'ultimo racconto di questo step da commentare. Permettimi ma mi astengo dal giudicarlo. Ti spiego perché. Scrivi benissimo, ma hai un problema che conosco perché mi appartiene e che sto provando disperatamente di risolvere. Cerchi una estetica esasperata. E mi fai da specchio. E capisco che per entrare nel tuo racconto devo faticare troppo. Non per la storia, comunque originale. Non può essere, assolutamente, che ogni tua frase, ogni frase mi obblighi a fermarmi per capire un termine desueto e ricercato, o due righe che contengono dieci contenuti. Siamo troppo simili per giudicarti. Sto provando a guarire, a disintossicarmi. A rileggerti.

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