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1Sempre due per paio Empty Sempre due per paio Gio Mar 09, 2023 11:32 am

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Il 21 luglio 1939 fu per Georg Wessels una giornata campale, data anche l’età, tanto che, per riassumerla sul quaderno in cui annotava la sua semplice vita, comprese entrate e uscite, gli ci vollero sei pagine invece della solita mezza paginetta. Era ormai notte fonda quando finì e decise di nascondere il quaderno, il che gli costò, tra un dubbioso e brusco risveglio e l’altro, un paio d’ore di sonno, spese alla ricerca del posto giusto. Che era sempre un altro.


La giornata era iniziata con la solita visita settimanale dal medico, l’esimio dottor Klaus Wessels. Suo fratello.
Entrambi erano persone molto stimate ma anche tanto originali: in pubblico si davano del lei e, durante le visite, erano soliti battibeccare, a favore delle orecchie che preferivano stazionare in corridoio anziché accomodarsi nella sala d’attesa.
Quanto a orecchie, se capitava loro di conoscerne di nuove, era garantito che saltasse fuori la storia che erano sì fratelli ma non fratelli, frutto di uno scherzo fatto loro, ancora bambinetti, da uno zio bontempone.
«Tu, Georg, sei il primogenito e per un po’ di tempo figlio unico, quindi non avevi fratelli alla nascita. Lui, Klaus, alla nascita si è trovato te, fratello già bell’è che pronto. Quindi Klaus ha un fratello ma non è fratello. Georg è fratello ma non ha fratelli. Chiaro no?»
Lo sguardo perplesso di chi cercava di immaginarsi lo schema parentale, oltretutto vedendo la serietà con cui il tutto veniva sciorinato, non era niente al confronto del disappunto per le furiose litigate dei due quando, ancora bambini, veniva loro regalato qualcosa “da dividersi, da bravi fratelli quali erano”.
Quel giorno furono particolarmente vivaci su altro fronte:
«Ecco fatto, Georg, lei non ha nulla.»
«Ma che medico è se non sa dirmi cosa non mi funziona?»
«Uno che cura i malati sani. Se lei fosse un vero malato, l’avrei già mandata da un altro medico, specializzato appunto in malati veri.»
«Oh bella, e i capogiri non fanno di me un malato vero?»
«Proprio no! Lei è ciabattino…»
«Calzolaio, prego.»
«Il risultato non cambia: lavorando a testa bassa, il cervello si sgancia, anche se di poco, e per tornare in situ necessita di un piccolo assestamento. Capito?»
«Sarà. Ci devo pensare.»
«Intanto che ci pensa, ecco il conto delle ultime visite.»
Georg lo guardò, prese alcuni foglietti da un grosso portafoglio, li scorse con esagerata lentezza, scelse l’ultimo e lo diede al medico:
«E questo è il mio.»
«Però!»
«Però però. Lei ha due piedi disgraziati, moglie e figlie che mangiano le suole a colazione, pranzo e cena e mi viene a dire però!»
«Beh, facciamo così: lei salda il mio conto e poi io pago lei.»
«Con gli stessi soldi?»
«Beh, son già lì, pronti!»
«Facciamo allora che prima lei salda il mio di conto, che è più alto, poi io, con quel danaro, pago lei e a me rimane il guadagno.»
Una logica ineccepibile, che fece sorridere le orecchie in corridoio. I fratelli un po’ meno: Georg aveva fatto leggere al fratello un foglio trovato all’interno della fodera di uno degli stivali portatogli a riparare da Herr Bolz, il nuovo direttore della stazione radio.
«Ci vediamo stasera, dottore, per la solita partita del lunedì: le carte ce le metto io, lei la sfortuna.»


Uscito dall’ambulatorio, Georg passò in tipografia.
Apprezzato calzolaio con clienti in tutta la città, da uomo serio e preciso aveva deciso di informare circa la chiusura della sua bottega con un avviso, da esporre nei negozi dei quartieri di Gleiwitz dove era conosciuto, invitando “a ritirare entro il 10 agosto p.v. quanto riparato e saldare i conti in sospeso. Grazie.”
Era consapevole che se avesse affidato la notizia al farmacista, al postino e fors’anche a padre Stefan, che nelle omelie riusciva a inserire di tutto, avrebbe risparmiato e ottenuto un risultato migliore.
Inforcata la bicicletta, iniziò il giro che, tra salsicce e boccali di birra, durò fino a pomeriggio inoltrato. La voce infatti si era già diffusa, grazie a Helga, la storica se non antica impiegata della tipografia, per cui le tappe erano state tante.
«Ma sono passati già così tanti anni?» esordì Fritz, amico d’infanzia, che ancora ricordava le urla della madre di Georg, messa a dura prova dalle bravate del figlio, cui seguiva inevitabilmente il blocco della produzione di uova delle galline della vicina, che il padre doveva poi rifondere.
«Davvero butterai le scarpe che ti rimangono in bottega alla Grube? Perché non le dai ai poveri?» chiese il macellaio, con una coda di paglia che pareva un pagliàio e un conto da 45 di piede.
Die grube” era una conca, a ridosso del quartiere, dove la gente buttava quel che non si poteva vendere o riutilizzare.
Georg rispose, talmente serio che era impossibile non credergli: «Ah, non posso, proprio non posso. C’è un antico detto tra noi calzolai: scarpe con suole non pagate fanno inciampare. E io ci credo. Ah, se ci credo!»


Quando tornò a casa Klaus lo stava aspettando: la questione era seria e bisognava muoversi in fretta.
«Sei sicuro che possa funzionare?» chiese Klaus quando ebbero finito di stendere il piano.
Avevano passato ore prima a pensare al da farsi e poi a telefonare, tirando giù dal letto alcuni amici, che, prima di dare il proprio appoggio, li avevano presi a male parole, pensando a uno dei loro soliti scherzi.
«Un piano così balordo? Certo che no.»
«E allora perché ti sto dando retta?»
«Perché tu sei quello che ha studiato, ma l’intelligente sono io.»


I primi giorni in bottega ci fu un gran movimento: clienti affezionati che passavano anche solo per un saluto, qualche ultimo lavoro urgente e le solite bocche sante che cercarono di carpire a Georg il nome di chi lasciava debiti persino dal ciabattino. Ci fu anche chi cercò di convincerlo che vecchi parenti, con l’abitudine di pagare sempre in anticipo, forse, per via dell’età, si erano scordati di ritirare delle scarpe. Tempo sprecato.
Il 20 agosto Klaus caricò resti di pellame, ciarpame vario, qualche cintura, un paio di valigie e una quindicina di paia di scarpe rimaste orfane su un carretto e, badando bene a farsi notare, andò a scaricare il tutto alla “Buca”.
La sera stessa le giunture di Georg e Klaus, appostati dietro ad alcuni cespugli a ridosso del punto in cui erano stato buttato il tutto, stavano perdendo la pazienza quando finalmente dal bosco sbucarono delle persone.
«Eccoli! Che ti avevo detto? Adesso ci divertiamo un po’.» sussurrò Georg. «Li conosci?»
Klaus osservò meglio le persone, allungando il collo: mentre un paio di loro facevano luce con delle torce, gli altri rovistavano nella sporcizia, recuperando qualche scarpa o stivale.
«Il macellaio, padre Stefan, forse il figlio del notaio Kurten; gli altri non saprei. Peccato fargliele trovare!»
«Macché, di scarpe ce n’è una sola per paio, le altre sono su un treno per chissà dove. E le cinture son tutte diventate misure da bambino. Shhh, ascolta.»
Sentire gente, che ogni domenica cantava messa assieme al prete, scomodare santi e beati ripagò i fratelli dell’umida attesa.
Aspettarono che il gruppetto si fosse allontanato ma mentre stavano uscendo dal riparo, arrivò un’altra persona: il nuovo direttore della stazione radio. L’uomo, decisamene grasso e goffo, sbuffando controllò in lungo e in largo la fossa, con una selezione di bestemmie davvero raffinata, poi tornò sulla strada, dove aveva lasciato l’automobile.
«Herr Bolz invece sarà fortunato.»
Il giorno dopo, mentre il calzolaio stava riponendo gli ultimi utensili, Herr Bolz arrivò di corsa, per quanto glielo permettesse la stazza.
«Herr Bolz, che coincidenza! Stavo giusto venendo da lei. Sa, per i clienti importanti c’è sempre un occhio di riguardo. Ecco i suoi stivali: roba fine, non se ne vedono tanti in giro. E non si azzardi a tirar fuori il portafoglio!»
Ovviamente Bolz dovette provare e riprovare gli stivali, come d’uso in quella bottega, con gran divertimento di alcuni bambini che, in quei giorni, si stavano godendo le ultime camminate dei clienti nel “Corridoio del coraggio”, come avevano battezzato il passaggio che, sul retro del palazzo, portava alla bottega del calzolaio.
Una volta vi si aprivano le porte di piccoli magazzini per i negozi che davano sulla strada principale, ma da tempo erano state murate e nessuno si era più curato di quel budello stretto, buio e umido su cui si aprivano solo le due stanzette della bottega di Georg.
Georg, che aveva uno spiccato senso pratico, lo aveva attrezzato con un tratto di acciottolato, poi del selciato scivoloso, un po’ di sabbia e di ghiaietto e persino una porzioncina che d’inverno si copriva di ghiaccio.
Dopo la camminata di prova all’andata, scarpe solo da risuolare mostravano chiari i segnali di possibili guai futuri: calcagni che pendevano a sinistra, eleganti mignolini che presto avrebbero sofferto, alluci in pericolo e tacchi difettosi erano frequenti problemi inaspettati.
Ma con la camminata di ritorno, le scarpe erano meglio che da nuove:
«Vedrà, signora, finirà per scordarsi di toglierle e la sera se le terrà anche a letto! Glielo posso assicurare. Avessi una moglie, lo giurerei sulla sua testa.»
«Ha un fratello, giuri sulla sua di testa!»
«Eh, fratelli! Ne avessi…»
Comunque il corridoio funzionava e Georg provò pure a brevettarlo, ma senza successo, se non per le gran risate che si fecero all’Ufficio Brevetti.
Il corridoio era spesso animato dai giochi dei bambini, che in quei pochi metri si inventavano avventure di ogni tipo; fungeva anche da iniziazione per i più piccoli: le due o tre lampadine venivano spente e loro, bendati e scalzi, dovevano percorrerlo più volte, tra gli scherzi degli amici e i sorrisi di Georg, che ogni tanto doveva consolare un pirata mancato.


Mentre il corridoio veniva smantellato e la bottega svuotata, giorno dopo giorno il piano ideato dai fratelli prese forma: stranamente tutto filò liscio, nonostante il tanto da fare e la segretezza necessaria per farlo, il che finì per impensierire tutti quelli coinvolti, anche se ne uscirono parecchio orgogliosi.
«Il mondo è stato fatto in sette giorni: ma se Dio chiamava noi… al massimo quattro giorni!»
«E coi tre risparmiati per riposare, saremmo stati i primi santi.»


Il 28 agosto scattò l’ora Y, che la X era già stata prenotata.
Klaus si presentò alla stazione radio. Doveva, come da riservatissima circolare del Ministero dell’Alimentazione e dell’Agricoltura - che non poteva ovviamente mostrare - sottoporre gli addetti a un’accurata visita medica, cui seguì un colloquio privato con Herr Bolz:
«Herr Bolz, mi spiace, ma devo mettervi in quarantena. Morbillo. Una rara forma interna, molto contagiosa. Siamo uomini di mondo, non vorrei che lei ne avesse nocumento. Sa, passare per untori, il panico, per cui, se lei mi supporta, con le nostre autorevoli figure...»
E spiegò che con un po’ di riposo, una leggera dieta e una cura adeguata, avrebbero potuto lavorare senza problemi. Bolz, spaventato dalla lunga serie di possibili complicanze, alcune molto delicate, lo supportò. Sonniferi potenti e una dieta da fame associata a lassativi resero i tre inoffensivi. Si preferì, dato il loro stato, sistemarli nello scantinato.
Al loro posto, amici dei Wessels. Praticamente non se ne accorse nessuno: i piccoli inconvenienti di un minimo di rodaggio passarono per ordinaria amministrazione e il segreto dell’attacco di finti soldati polacchi alla stazione, voluto da Hitler, era ben custodito dalla consegna al silenzio stabilita dall’Obergruppenführer Alfred Naujocks.


La sera del 31 agosto la stazione era al buio, come da ordini contenuti in quel foglio nascosto nello stivale di Bolz.
Da due camionette giunte a fanali spenti scesero una dozzina di militari, alcuni dei quali con divise polacche. A un secco ordine dell’Ober ecc. ecc. Naujocks i militari con divisa tedesca entrarono nella stazione, di corsa, trascinandosi appresso gli altri. I primi a entrare finirono miseramente a terra: il corridoio era stato trasformato in un “Corridoio del coraggio”, con l’aggiunta di sterco, fango e dolorosi ostacoli. Nella sala dove si trovavano i dispositivi per le trasmissioni, anche qui praticamente al buio tranne alcune deboli lampade, dei giovani stavano mangiando, seduti attorno a piccoli tavoli apparecchiati con cura. Tutti portavano delle strane maschere sugli occhi. Nell’aria, profumo di buon cibo e acciottolio di stoviglie.
Il trambusto fece accorrere Georg e il fratello: Georg col grembiulone di cuoio da lavoro e una pesante cassetta di attrezzi in mano; Klaus, vestito da cuoco, reggeva una pentola fumante.
Con aria un po’ da ebete, si finsero oltremodo sorpresi di quella visita inaspettata.
Klaus si avvicinò a Naujocks, anzi gli finì quasi addosso: portava occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia, che, oltre a falsare le distanze, gli procuravano nausea.
«Con chi abbiamo l’onore di parlare?» chiese.
«Obergruppenführer Alfred Naujocks. E voi chi siete? Dov’è Bolz?»
«Voi? In persona? Quale onore! Ah, se avessi saputo della vostra visita avrei preparato qualcosa di meglio. Ragazzi, alzatevi e salutate come si deve. Tieni.» Klaus allungò la pentola fumante a uno dei soldati. «Attento che scotta.»
«Chi siete? Chi sono queste persone? E dov’è Bolz?» L’Ober ecc. ecc. era paonazzo.
«Chi? Ah loro!» Klaus indicò i ragazzi, sperando fosse la direzione giusta. «Purtroppo una strana malattia li sta rendendo ciechi e Lui…» si interruppe per un attimo: la maiuscola era chiara.
«Lui chi?» chiese uno dei soldati.
«Il nostro amato Führer, chi altro?» Georg gli si avvicinò con passo incerto e gli affidò la cassetta degli attrezzi. «Attento che è pesante.»
«Abbiamo ricevuto la comunicazione giusto due settimane or sono: Lui in persona - sempre enfasi alla maiuscola - ha dato disposizioni che gli si insegnasse non solo a diventare bravi operatori radio…» Klaus indicò i macchinari, guidato da piccole luci rosse e verdi.
«… e calzolai, figure necessarie al futuro del paese, ma anche a comportarsi a modo tra la gente. Camminare senza incespicare, mangiare senza insozzarsi. Come avete potuto vedere… Begli stivali!» Georg si avvicinò a Naujocks, chinandosi ad ammirare le calzature e girandogli attorno.
«E che voi avreste coordinato il tutto, date le indubbie capacità. Ma, entrate, accomodatevi. Ragazzi fate posto ai signori.» Georg lo spinse verso i tavoli apparecchiati.
Ormai l’Ober ecc. ecc. era sull’orlo di una crisi di nervi, e Klaus si ricordò di essere un medico:
«Perdoni l’insolenza, Ober dei miei stivali, anzi dei suoi stivali, qui urge un buon calmante.»
L’ufficiale avrebbe voluto replicare che no, non ne aveva bisogno, e altro ancora ma la canna di una Luger gli impediva un corretto uso delle consonanti. Da agofobico convinto, le vocali gli servirono per manifestare il terrore per una siringa infilata nella coscia: in pochi minuti passò dallo svenimento direttamente a un sonno profondo. Senza ordini cui obbedire, i soldati parevano incapaci di reagire e furono sopraffatti da alcuni uomini entrati silenziosamente.
Cinque minuti e russavano tutti sonoramente.
Mentre i ragazzi rimettevano ordine nei locali della stazione, i soldati tedeschi e i tre dello scantinato vennero spogliati, rivestiti con le divise polacche e sistemati sulle camionette. Approfittando della confusione dovuta agli ordini giunti nella notte da Berlino, vennero abbandonati di fronte al Comando Militare di Gleiwitz.
Ai fotografi e cronisti, attesi per dar conto del falso attacco polacco, non riuscì di rintracciare la stazione radio: deviazioni, cartelli stradali sbagliati e indicazioni confuse da parte di gente che passava di lì per caso, non era del posto però aveva sentito dire che…, li portarono parecchio fuori strada.
«Cosa succederà loro?» chiese Klaus, riferendosi ai militari, mentre pedalavano verso casa.
«Niente: come per le scarpe. Forse ci metteranno un po’ a saltar fuori da stivali troppo stretti, ma… a proposito: ti ricordi che mi devi ancora pagare il conto?»
«Ma sono tuo fratello, potresti strapparlo!»
«Ci devo pensare. Certo che presentarti dai pazienti con una scarpa e una ciabatta, con un fratello calzolaio… Pedala dai, che è tardi.»

2Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Ven Mar 10, 2023 1:27 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Una gustosa rivisitazione della storia. Il racconto è ricchissimo di fantasia, straripante, direi. È anche scritto bene, ho intravisto solo qualche punteggiatura da migliorare per rendere più fruibile la lettura.
Tutto il tono della narrazione è adeguato a un racconto di genere comico e in alcuni punti le situazioni descritte sono proprio divertenti.
Ora, detto questo è fatti i sinceri complimenti per il risultato complessivo,  penso che questa storia sia davvero troppo infarcita di tante situazioni, così piena da assomigliare a un puzzle di Mordillo. Oggetti e personaggi che spuntano da ogni dove ma restano figure bidimensionali come in un fumetto. Ed è un peccato perché nella selva di idee che questa storia riesce pur nella brevità a contenere, ce ne sono alcune formidabili che, se fossero state portate avanti con convinzione, eliminando tutta una serie di scene meno funzionali, avrebbero brillato di più. Per esempio il fatto di aver lasciato spaiate le scarpe. Giocando anche solo su questa situazione poteva venir fuori qualcosa di davvero esilarante ßenza dover ricorrere ad altro.
Dunque il mio invito è quello di riprendere la storia, tagliarla a dovere da tutte le situazioni meno riuscite e concentrarmi su quello che può davvero funzionare a livello di comicità. 
In ogni caso io il racconto l’ho letto volentieri e pure col sorriso.
Punteggiatura da rivedere in alcuni passaggi. 
Ti segnalo un piccolo refuso (l’unico che ho notato): decisamene grasso

3Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Ven Mar 10, 2023 6:01 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi sono piantato per un bel cinque minuti sulla frase "Lui, Klaus, alla nascita si è trovato te, fratello già bell’è che pronto. Quindi Klaus ha un fratello ma non è fratello. Georg è fratello ma non ha fratelli." poi ho tirato dritto cercando nel testo qualche chiarimento senza però trovarlo. Ho capito che voleva sembrare comica ma anche in quel contesto non mi ci son0o ritrovato. Anche la storia delle scarpe spaiate e dei militari non mi ha convinto molto. Hai reso la vera storia impossibile da realizzare. A dir il vero non mi ha fatto sorridere e quindi per me il comico (difficilissimo da scrivere) non è realizzato. Tutto quanto sembra voglia orientarsi a far almeno sorridere ma io non ci sono riuscito.

4Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Sab Mar 11, 2023 7:40 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Iniziamo col dire che il racconto mi è piaciuto.
Ci sono situazioni esileranti, e il ribaltare gli accadimenti storici è riuscito.
Ho trovato un po' difficile seguire la trama, con diverse divagazioni divertenti ma inutili alla storia.
Qualche passagio poco scorrevole, ma comunque resta per me un buon lavoro.

5Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Dom Mar 12, 2023 9:10 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

tra quelli che ho letto finora, di genere comico, probabilmente è il migliore.
quanto meno ci sono punti in cui si ride davvero.
però la storia è piuttosto caotica, con tantissimi personaggi che si rischia di confondere. sfoltirei le presenze, fossi in te, snellendo un poco la storia.
altra segnalazione riguarda la frase sui fratelli, all'inizio.
mi rimane alquanto oscura, probabilmente non sono in grado di recepirne il senso.
un pregio sta invece nel fatto che stravolge la storia, e questo mi piace.
in conclusione devo dire che è una buona prova.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Sempre due per paio Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

6Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Lun Mar 13, 2023 12:39 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

“a ridosso del unto in cui erano stato buttato il tutto”

“a ridosso del punto in cui era stato buttato il tutto”
 
A parte un refuso già segnalato, ho trovato soltanto questo. La scrittura mi è sembrata, oltre che corretta, vivace, pregna di una sorta di sensazione positiva che penso debba plasmarsi al genere comico propriamente inteso.

Faccio anch’io una riflessione sulla frase dei fratelli: Georg è il primogenito, quindi è inizialmente solo e non ha fratelli. Klaus si ritrova Georg ma non c’è un terzogenito, quindi non ha fratelli a sua volta. L’intento comico è chiaro, forse non perfettamente riuscito, ma a mio avviso originale, che gioca anche sul dualismo tra fratelli: Klaus ha studiato ma l’intelligente è Georg.

Concordo con chi sostiene che la trama sia farcita di avvenimenti non troppo funzionali a quella che è la scena principale (e storica, che non conoscevo) del falso attacco polacco alla stazione radio e che si svolge alla fine del racconto. Per esempio, nella parte centrale, la scena della “buca” l’ho percepita distaccata dal resto della narrazione. Paradossalmente però è quella che meglio collego al titolo del racconto.

Se l’Autore decidesse di rimettere mano al racconto, il mio suggerimento è quello di non forzare la mano sul genere comico, ma piuttosto virare sul thriller storico partendo dal messaggio trovato in uno degli stivali di Herr Bolz.

In definitiva una lettura piacevole, dove il corridoio non è solo luogo di passaggio ma anche, astrattamente, fucina di coraggio.

Grazie

7Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mer Mar 15, 2023 4:20 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto è scritto piuttosto bene, la lettura è scorrevole e ho notato solo due errori ("erano stato buttato il tutto" - era; "decisamene grasso" - decisamente). Ma non mi ha suscitato più di qualche sorriso qua e là.
La descrizione in chiave ironico-distopica del falso attacco polacco alla stazione radio è accompagnata da una pletora di situazioni e avvenimenti che poco o niente hanno a che fare con il centro della storia e che spesso non appaiono neppure così divertenti da giustificarne l'inserimento.
Unica eccezione, la scena dei cercatori di scarpe beffati ("Macché, di scarpe ce n’è una sola per paio"); una scena che, se ben sfruttata, penso avrebbe sollevato parecchio le sorti del racconto.
Non risulta molto chiaro neppure il motivo per cui il calzolaio decida di chiudere bottega, una decisione che peraltro non ha un corrispettivo per lo studio medico del "fratello-non-fratello" (???), né un vero e proprio sbocco, dato che nel finale ritroviamo i due che "pedalavano verso casa". Una decisione che forse sarebbe apparsa plausibile in caso di fuga, qualunque fosse stato l'esito del piano, ma dal testo non traspare nessuna volontà del genere.
Un'ultima annotazione: nella confusione generale non si capisce bene neppure chi dei due fratelli faccia cosa. Sembra che il calzolaio sia Georg e Klaus il medico, ma allora perché si legge che "Il 20 agosto Klaus caricò resti di pellame" per andare a scaricarli nella buca?
In definitiva, un lavoro che lascia poco dietro di sé.
M.

8Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mer Mar 15, 2023 11:20 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

alcuni uomini entrati silenziosamente.
Cinque minuti e russavano tutti sonoramente.

Segnalo questi due avverbi in -mente ravvicinati e che fanno uno strano effetto rima (non so se voluto, ma in quel caso non mi sembra ben giustificato nel testo).
Il racconto è molto particolare e, confesso, alla prima lettura non è stato chiarissimo: l'ho letto comunque con interesse e mi sono fidata dell'autore, anche se alla fine mi è rimasta una strana confusione e la sensazione di non aver capito bene tutto ciò che c'era da capire.
Ci sono molte situazioni diverse che s'intrecciano e s'incrociano tra loro, forse da qui nasce lo strano caos che ho percepito e che, invece di regalare al testo comico la leggerezza che uno si aspetta, lo zavorrano in maniera strana.
Il testo l'ho percepito frizzante e allegro, con questi protagonisti particolari e un po' astratti, che addirittura stravolgono il corso della storia.
Ecco, forse avrei calcato di più il testo sul suo punto di forza, cioè l'inverosimile, lo strano, il bizzarro e il grottesco.

9Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Gio Mar 16, 2023 10:17 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Hai applicato il principio della confusione mentale, principio simile a quello della confusione muscolare che applico in palestra quando non ho voglia di seguire certe regole. I paletti terribili li hai scavalcati tutti con uno stravagante corridoio del coraggio, con lassativi come arma invisibile con nozioni storiche dettate da una data lontana. 
Scrivi bene e il risultato della miscellanea imposta non mi è dispiaciuto. Per me il tuo racconto è saldo in classifica. 
Te lo devo per le difficolta' assurde che hai dovuto superare, non ultima quella di far sorridere la platea dei lettori. Un abbraccio.

10Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Gio Mar 16, 2023 10:17 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Hai applicato il principio della confusione mentale, principio simile a quello della confusione muscolare che applico in palestra quando non ho voglia di seguire certe regole. I paletti terribili li hai scavalcati tutti con uno stravagante corridoio del coraggio, con lassativi come arma invisibile con nozioni storiche dettate da una data lontana. 
Scrivi bene e il risultato della miscellanea imposta non mi è dispiaciuto. Per me il tuo racconto è saldo in classifica. 
Te lo devo per le difficolta' assurde che hai dovuto superare, non ultima quella di far sorridere la platea dei lettori. Un abbraccio.

11Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Gio Mar 16, 2023 3:23 pm

Marcog

Marcog
Padawan
Padawan

Prima di tutto un plauso per aver affrontato a testa bassa uno step così complicato. Veniamo al racconto che non mi ha trovato sempre partecipe, ma dotato di grande fantasia che in alcuni casi ha complicato la mia lettura. Ho trovato divertente la parte della buca e dei cercatori di scarpe, e ben sfruttato il corridoio. Non l'ho percepito come un racconto particolarmente comico, sebbene la caratterizzazione di certi personaggi (Bolz Wink) sia ben riuscita. Lettura comunque interessante,  complimenti e grazie

12Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Ven Mar 17, 2023 8:29 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ho apprezzato moltissimo l'atmosfera e l'idea di fondo di questo racconto. Una scrittura che ti catapulta all'interno della vicenda, anche se a volte risulta un po' ostica e alcuni passaggi necessitano più di una lettura per essere messi totalmente a fuoco. E questo, aggiunto alla grossa mole di vicende e personaggi che si alternano lungo la trama, risultano essere i punti deboli che appesantiscono notevolmente lo scritto.
L'idea, come già detto, è molto buona. Una riscrittura della storia per evitare (o almeno posticipare) l'inizio del conflitto.
Discorso a parte per il genere "Comico". La vicenda è grottesca e ha dei passaggi in cui si sorride. Sperimentando sulla mia pelle la difficoltà di far realmente ridere con uno scritto ho deciso di essere indulgente e apprezzare il contesto creato. Mi sono piaciute invece meno le "battute" inserite qua e là. Meno incisive.
Nel complesso un buon lavoro.
Complimenti.
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

13Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Sab Mar 18, 2023 3:32 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo è l’ultimo racconto che commento e la cosa non è casuale. Alla prima lettura sono entrato in fase confusionale e ho rimandato l’approfondimento a un momento successivo. Il tempo necessario di superare il trauma di aver preso coscienza che ho una sorella maggiore che non è sorella! Chi avrà il coraggio di dirglielo?
Il racconto è ben scritto e gioca sull’assurdità dei due fratelli (mi scusi l’autore se li definisco così).Assurdità di dialoghi e di comportamenti che fanno raggiungere al brano buoni momenti di comicità.
Tuttavia, anche nelle successive riletture confesso che alcuni passaggi sono rimasti piuttosto oscuri. Non ho compreso bene la funzione dello scarico del materiale e dell’agguato notturno dei due fratelli e ho alcuni dubbi interpretativi sulla dinamica della loro azione per sventare l’assalto simulato alla stazione radio. In altre parole, avrei preferito una traccia più lineare e semplice, ma probabilmente sono io che non ho saputo interpretare bene.
Gli elementi richiesti dalla prova sono tutti ben presenti.
Se ci avessi capito di più, avresti potuto essere nella mia cinquina.

14Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Sab Mar 18, 2023 6:24 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto scritto molto bene che si legge con piacere e abbastanza scorrevole anche se, forse l'unico difetto, alcuni periodi mi sono apparsi un po' troppo lunghi; nonostante la presenza di virgole ben posizionate mi hanno costretto a fermarmi un attimo e rileggere.
Molto ben presenti i paletti, anche il genere mi sembra più che sufficientemente comico e il corridoio mi è piaciuto tantissimo: come già in un altro racconto il fatto che sia molto originale, anziché il classico corridoio che troviamo nelle nostre case per me ha un piccolo valore aggiunto.
La storia è originale, l'idea di cambiare la Storia con un piccolo sotterfugio mi è piaciuta, forse avrebbe avuto bisogno di uno spazio maggiore per sviluppare meglio anche le piccole sottotrame che rischiano, invece, di risultare un po' fini a se stesse e non portare valore aggiunto alla trama principale.
Resta il fatto che tra i racconti comici che finora ho letto questo mi sembra il migliore.


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Sempre due per paio Badge-3

15Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Dom Mar 19, 2023 9:37 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Non seguo un ordine preciso nella lettura dei racconti, così come non carico subito i commenti. Questo racconto è capitato dopo una serie di testi con risvolti cupi e drammatici, con commenti non proprio facili da approntare.
Per la data paletto è assodato che le ricerche non abbiano prodotto eventi simpatici o curiosi, purtroppo, per cui un attimo di leggerezza ci voleva.

Originale l’idea di inventarsi un tutto sommato piccolo tentativo di cambiare il corso della Storia in cui incastrare ‘sti paletti.
Per come gli eventi si sono svolti, nella realtà (ovviamente con un tentativo declinato non certamente in chiave comica) sarebbe stato inutile - come lo intravediamo anche nel finale del racconto - ma eroi come il calzolaio ci sono sicuramente stati.
Il calzolaio: decide che per via dell’età è ora di chiudere bottega e anche i conti con chi lo fa lavorare e poi i conti non li paga e si scorda pure di ritirare le cose; una piccola vendetta se la vuol prendere, spaiando le scarpe e accorciando le cinture.
(A quei tempi le scarpe sarebbero state ritirate ma qualche conto in sospeso ci sarà stato).
Il “ristorante al buio”: arriva alla fine di un “corridoio” altrettanto curioso, frutto anche dell’ingegno di Georg che ha sfruttato l’esperienza con un altro corridoio, che da malandato qual era, debitamente trasformato, aveva giovato ai suoi piccoli affari.
Il genere comico non è decisamente facile, così come non lo erano stati l’umoristico o l’erotico: molto dipende anche dalle aspettative di chi legge e dal momento in cui si legge, e non solo dalle caratteristiche tecniche.
Il racconto mi ha riportato - nel piccolo dei caratteri a disposizione - alle atmosfere del film “Grand Budapest Hotel”, che devo aver visto almeno cinque o sei volte, e che ricorda molto il genere carper movie. Anche i nazisti del film subiscono l’inventiva degli antagonisti, e finiscono per essere persino delle macchiette.
Come in quel film, anche in questo racconto la Penna ci presenta tanti personaggi che fanno da spalla al calzolaio; alcuni delineandone le caratteristiche: Fritz lo ricorda monello da piccolo, ironico e canzonatorio da grande (il fratello/non fratello - il macellaio -Bolz), disposto a mettersi in gioco per qualcosa che non condivide. Non ha studiato ma sa come affrontare la vita.
Insomma, un momento ludico, accompagnato da fratelli/non fratelli (forse con qualche sassolino che dalle scarpe non vuole uscire), lavori edili a tempo di record che sembra il 2022, e da un medico d’altri tempi, che con i lassativi ci sa fare.
Non ho riso fino alle lacrime come in qualche pièce di Stanlio e Ollio, ma mi sono divertita (la storia dei fratelli/non fratelli, ora che l'ho capita, me la devo segnare: avendo due sorelle, più piccole…sì sì sì).
I refusi te li hanno già segnalati.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

16Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mar Mar 21, 2023 10:59 am

Nellone


Younglings
Younglings

Un’altra rivisitazione dell’attacco alla stazione radio, devo dire che il paletto della collocazione storica viene davvero preso alla perfezione! Non ravviso invece particolari richiami geografici dei luoghi indicati, quindi, poiché non hanno catalizzato particolarmente l’attenzione, penso che siano marginali. Calzolaio presentissimo. La trama è piuttosto fantasiosa e l’idea dell’autore non mi dispiace affatto, anzi rende bene il gusto del periodo e certe dinamiche famigliari un po’ caciarone che ben si coniugano con molte commedie del Dopoguerra (basti guardare a Totò e Peppino, ecc…). Purtroppo il genere non lo vedo perfettamente centrato; mi spiego meglio. Un tempo il termine “brillante” era usato come sinonimo di commedia divertente; qui la “brillantezza” di cui sopra non la vedo sfolgorare appieno. Alcuni passaggi sono divertenti, non c’è che dire, ma sono sprazzi in un mare di descrizioni molto più ordinarie. Penso inoltre che la trama un po’ troppo complessa impegni molto il lettore, che sarà dunque più portato a concentrarsi su di essa piuttosto che apprezzare i vari spunto comici disseminati all’interno del racconto. Del resto, ad asciugare qualche parte, si corre sempre il rischio che poi qualcuno scriva “ci sono delle incongruenze” o “l’accuratezza storica non è rispettata”, ecc… (cose che peraltro, in un comico, devono essere del tutto trascurate, altrimenti i Flinstones non esisterebbero, così come Totò non avrebbe mai incontrato Maciste, ecc…): non so quindi come dare torto all’autore per essere stato così cautelativo. Nel complesso, quindi, un lavoro che mi soddisfa ma non appieno, forse per una mancanza di un genere definito.

17Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mer Mar 22, 2023 6:05 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto per me molto confusionario, difficile da seguire.
Più volte sono tornata indietro nella lettura e mi sono distratta senza capire chi avesse detto e cosa.
Il ritmo è egregiamente sostenuto, incalzante, ma anche questo racconto non mi sembra così tanto comico da strapparmi una risata. 
Le difficoltà erano tante e il genere era davvero ostico (invece i paletti no!)  
Tu ci hai provato, perché era divertente provarci e credo che ti sia divertito a scriverlo.
 
" un antico detto tra noi calzolai: scarpe con suole non pagate fanno inciampare." 
Non so se sia vero, ma il detto mi è piaciuto.

18Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Gio Mar 23, 2023 9:19 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi spiace ma il racconto non mi è piaciuto. Il problema (sicuramente mio) è che non mi ha coinvolto. Mi ha lasciato freddo.
Con questo step si è scoperto quanto la comicità possa essere declinata in varie forme e sono contento che ce ne sia stata una vasta gamma.
Riconosco nel testo una comicità ma non mi cattura. Però questo non mia dire che non è comico.
È tutto molto confuso e i perché sono molti più delle spiegazioni.
Come tutti i partecipanti allo step però meriti un plauso perché hai affrontato la prova con onore.

19Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Gio Mar 23, 2023 6:53 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto ha un tono e uno stile simpatici.
Soffre però di un eccesso di digressioni, che fanno perdere di vista al lettore la linea narrativa principale, anche se l’autore l’ha ben chiara in testa, dato che riesce, in fin dei conti, a mantenere la rotta dall’inizio alla fine.
Come un fiume con troppe anse.
Apprezzo le varie trovate, prese singolarmente. Nell’insieme, lasciano un’impressione di mancanza di coesione.
Anche la scena dell’arrivo dei tedeschi durante la cena ha qualcosa di “incastrato per forza”.
La scrittura è buona e corretta.

20Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Dom Mar 26, 2023 3:07 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Iooooo... non ho capito molto, sono sincero.
Tutta la prima parte è gustosa, imposta la vicenda e il background dei due fratelli, racconta la faccenda della Buca, ecc.
Poi di colpo mi trovo catapultato nell'attacco alla stazione radio, il che mi dà l'impressione di essere capitato in una storia del tutto diversa.
Non ho neppure capito come i due fratelli avessero saputo dell'attacco in arrivo: un commento più su menziona il foglio nascosto nello stivale di Herr Bolz (oddio, non il posto dove nasconderei una roba così importante), ma rileggendo la frase in oggetto penso che non l'avrei comunque mai capito da solo.
Tutta la parte dell'attacco l'ho trovata confusa e molto slegata dal resto della vicenda, tra la cena al buio che mi è sembrata messa un po' a forza (e comunque lontana dal senso del paletto, secondo me) e tutta una serie di altre piccole cose di cui non ho capito il senso (il corridoio-bis pieno di sterco e similari, la malattia inventata che rende ciechi, la pentola, i militari in teoria sarebbero armati ma la cosa non sembra avere un peso, i generici uomini entrati silenziosamente, infine perché i soldati verrebbero tutti rivestiti di uniformi polacche e lasciati davanti al comando di Gleiwitz).

Insomma, una confusione totale che fa a pugni con la bellezza e la cura di tutta la prima parte del racconto.
Certo, siamo in un genere comico e quindi il realismo passa in secondo piano, ma credo che una maggiore coerenza avrebbe giovato sensibilmente alla comprensione della storia.
Mi sarei focalizzato di più sulla prima o sulla seconda parte, rendendola l'intera vicenda.

Non sono convintissimo del paletto corridoio, oltre che della cena al buio.
Non sono riuscito a capire cosa fosse il Corridoio del Coraggio, forse una specie di vicolo esterno all'edificio? Se ghiaccia d'inverno è presumibile che sia all'aria aperta.
Ma se è un vicolo non è un corridoio (cioè, può diventarlo simbolicamente, ma non mi convince molto.

A parte tutto questo, comunque, il racconto è scritto benissimo. Lo stile usato è fantastico, scorre via che è una meraviglia e si lascia leggere con tanto gusto.
Peccato davvero questa scelta strana di spezzare il lavoro in due parti così nettamente diverse e slegate tra loro.
La comicità è sottile; anche qui non riesce, almeno per me, a risultare esilarante, ma almeno permea la narrazione con un velo di "frizzantezza", chiamiamola così, (BrioBlu, mi piaci tu, psssssshhh [cit.]) che rende il tutto molto leggero e gradevole.

Per inciso, incomprensibile, o comunque un po' stucchevole se l'ho letta nel modo giusto, la faccenda dei fratelli non-fratelli. Voglio dire, come ti è venuta in mente?

21Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Dom Mar 26, 2023 9:37 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Più che Totò e Peppino io ci vedo, anzi ci sento, i Fratelli Marx. La scena iniziale nello studio del fratello medico sembra uscita da uno dei loro film, così come in generale tutti i dialoghi, molto riusciti. La voce narrante invece è leggermente già aggrovigliata e difficile da districare, ma ha comunque un bel piglio. Forse l'avrei alleggerita un po' per rendere tutto più scorrevole.
Il corridoio del coraggio è davvero una bella idea. Ha solo due difetti, a mio avviso. Uno perdonabile: arriva troppo tardi nella narrazione (all'inizio ho temuto che l'unico corridoio fosse quello di chi origliava fuori dallo studio del medico). L'altro difetto è invece più grave. O meglio: non grave da un punto di vista narrativo, ma è chiaramente una forzatura perché alla fin fine non stiamo parlando di una stanza, di un corridoio, ma di quello che tu stesso definisci un budello stretto, buio e umido. Un vicolo in altre parole, un piccolo tratto di strada sul retro della bottega attrezzato con diverse tipologie di terreno in modo tale da poter testare le scarpe. Ripeto: idea strepitosa, ma ovviamente la forzatura resta.
Probabilmente alla fine delle letture dei punti se li prenderà a dispetto di questa interpretazione. Ed è giusto che li prenda perché il racconto ha ottime qualità, una scrittura molti ispirata ed oltretutto decisamente divertente.
Ottimo lavoro.


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22Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mer Mar 29, 2023 12:25 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autore, posso fare finta che il racconto finisce poco prima della scena nella stazione radio? Perché se così fosse non avrei dubbi su chi mettere primo nella mia classifica. Dire che mi è piaciuto è poco. Scritto con uno stile calzante, scorrevole, ironico. Personaggi e dinamiche perfetti. Dialoghi frizzanti e naturali. Ma poi dannato me arriva la parte della stazione radio e io boh, che ti devo dire? La parte peggiore è come hai incastrato a forza la cena al buio. Poteva essere buona l'idea dell'ucronia, che a dirla tutta ricorda "Bastardi senza gloria", ma l'ansia realizzazione non è stata all'altezza, troppo caos, troppo inverosimile. I soldati entrano e sparano, c'è poco da sottilizzare. Comunque il mio è un rammarico personale, non preoccuparti, finisci in classifica lo stesso. A rileggerci!


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Sempre due per paio Senza_10

23Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Ven Mar 31, 2023 6:17 am

SuperGric

SuperGric
Padawan
Padawan

La scrittura è la forza di questo racconto: brillante, fluida, interessante, adatta a uno scritto allegro, che si contrappone alla cupezza del momento storico in cui è inserito. I personaggi sono ben caratterizzati, e quel darsi del lei quando possono essere sentiti è una bella idea comica.
Però mi sono perso nella storia. Bella l’idea di non svelare subito il piano e lasciare il lettore nella curiosità, ma poi non arriva un momento illuminante e alla fine sono rimasto con un po’ di punti interrogativi che mi giravano sopra la testa.
L’ho riletto un paio di volte, anche per godere della bella scrittura, ma i punti interrogativi continuavano a girare. Insomma, bello ma non mi convince.

24Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Ven Mar 31, 2023 11:29 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Non ho capito la frase "Sonniferi potenti e una dieta da fame associata a lassativi resero i tre inoffensivi" In quel momento ci sono Bolz e Klaus in scena, me ne manca uno e istintivamente ho pensato Georg.
Il ristorante al buio non è un ristorante ma è una singola cena. Questo è il paletto più debole.
Nel racconto ci sono tre corridoi, nessuno dei quali essenziale per la storia ma comunque ci sono.
C'è l'anziano calzolaio ed è fondamentale. Così come il 31 agosto 1939.
Molto bene il genere comico. A mio gusto non lo è, però ho riconosciuto tutti gli elementi necessari per creare l'effetto e quindi secondo me la prova è superata.
Piaciuta molto l'idea di creare un'ucronia.

Grazie e alla prossima.


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25Sempre due per paio Empty Re: Sempre due per paio Mar Apr 04, 2023 6:04 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Prima di tutto rinnovo i complimenti a tutti quelli che ancora una volta si sono messi in gioco, regalandoci racconti come sempre davvero interessanti e originali, con gran dispendio di tempo ed energia. Grazie a chi mi ha votato, ovviamente.
Manco pensavo di passare l’esame di questo step - confesso di essere stata rimandata - quindi il risultato mi soddisfa alla grande.
@Molli Redigano mi sono sempre piaciuti i romanzi di Pincketts, dove il comico si legava al giallo noir thriller, ma sono stata rimandata per carenza di genere e quindi, col poco tempo, ho virato più sul comico, lasciando per strada qualcosa.
Per una volta tanto cerco di essere breve. Non è vero ma fate finta di crederci.
 
Parto col dirvi che mettere su base comica un evento così drammatico ha imposto di creare situazioni inverosimili, giusta l’annotazione di @Akimizu che i soldati avrebbero sparato, come hanno fatto: se comico deve essere (o provare ad essere) tanto vale buttarsi.
Il bello di Rooms è proprio il “gettarsi” su generi che non ci appartengono, sapendo che ogni Penna ha un suo modo di “sentire” i singoli generi ma accettandone il giudizio. Quindi ho buttato nella mischia:
-        Un calzolaio buontempone che quando chiude bottega decide di togliersi qualche sassolino dalle scarpe
-        un medico che mette ko i tre della stazione ( @Achillu nel rivedere il testo mi sono accorta di non avere scritto che nella stazione, oltre a Bolz c’erano altri due addetti) con lassativi e diete da fame;
-        l’assurdità di soldati che - a differenza della storia vera - non sparano ma rimangono basiti per la scena di un similristorante/similmensa approntata appunto per sorprenderli;
-        e tanto altro, come al solito (vero @Petunia ?)
Giusto per riepilogare la storia a favore di chi ha scritto di non averla capita o trovata troppo complessa  - @M. Mark o'Knee @Nellone @Danilo Nucci @Fante Scelto ( @Fante Scelto mi hai sorpreso davvero tanto con l’affermazione di non aver capito l’insieme, sì proprio sorpreso, vista la tua capacità di analisi dei testi):
i due fratelli - dal carattere frizzantino e non giovanissimi ( @M. Mark o'Knee lo dico proprio nella prima frase che Georg ha una certa età e da qui, nel proseguo, la decisione di chiudere bottega) - dopo aver saputo del progetto per il falso attentato alla stazione, decidono di sabotarlo (ho dovuto tagliare un pezzo finale che poi sottopongo che avrebbe forse chiarito). Sono importanti le ragioni? No, non qui.
Nasce l’idea (siamo nel comico, attenzione) di mettere in qualche modo fuori combattimento i veri addetti alla stazione - e qui entra in scena il fratello medico - sostituirli con loro amici e poi - sorprendendo con la trovata della cena al buio per i ragazzi di una strana scuola - rendere inoffensivi per qualche ora i veri soldati tedeschi. Data l’assurdità della storia, anche i personaggi dovevano essere “assurdi”, così come il finale dei due fratelli che pedalano tranquillamente verso casa, come non fosse successo poi granchè.
Come mi accade spesso, nelle mie storie entrano anche personaggi veri:
Il calzolaio Georg Wessels esiste davvero, ai tempi nostri: è un artigiano tedesco assurto alle cronache per aver confezionato le scarpe all’uomo con i piedi più grandi del mondo ufficialmente omologati: 59 di scarpe; mentre - casualità non ricercata ma scoperta proprio oggi - nei primi anni del secolo scorso esisteva anche un Horst Ludwig Georg Erich Wessel, morto nel 1930,  militare tedesco, membro del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, famoso a quei tempi per aver composto la canzone diventata inno del  partito nazionalsocialista;
I fratelli/non fratelli @Antonio Borghesi sono due fratelli, nostri cari amici, che proprio così si considerano. I fatti della vita hanno permesso a uno di studiare (i casi dei paletti! ora è in pensione ma insegnava lettere alle superiori), all’altro di lavorare molto per farsi una posizione, differenze che fan scoccare spesso scintille e battutine taglienti ancora adesso che sono “maturi”.
Il titolo: dato che sono giovane come l’acqua, ho visto almeno un paio di botteghe dei vecchi ciabattini: scure, non proprio profumate, con tanti attrezzi strani e sempre un mezzo piano sotto il livello stradale. Uno di questi ciabattini, aveva capito al volo la mia perplessità nel vedergli gettare in una grande cassa un paio di scarpe di mia mamma: “E se perde una delle scarpe?”. Ridacchiando mi disse: “Ogni paio son sempre due”. Oggi mi chiedo che criterio usasse per recuperare le scarpe dal mucchio: Lifo/fifo o chi capita capita? Eppure non sgarravano mai la data di riconsegna delle scarpe.
 
Grazie ad @Achillu , @paluca66 @SuperGric @Akimizu (i voti da parte tua son preziosi)  @Arunachala @Asbottino @Fante Scelto @Arianna 2016 @CharAznable @Marcog @tommybe @FedericoChiesa per quanto di positivo espresso nei vostri commenti,
@Petunia quanto ai tanti personaggi e situazioni che finisco per inserire nei miei racconti, è una cosa che mi viene naturale: parto da un’idea e poi c’è la fila di personaggi e di momenti! Anche col paletto dello spazio a disposizione proprio non riesco a rinunciare. In altri scritti, ho personaggi solitari, ma solo altre cose. Il refuso che mi hai segnalato stranamente il correttore di word non me lo segnala. Gnurant.
 
Mi spiace per non essere stata di gradimento ad @Antonio Borghesi @ImaGiraffe e @Resdei : ogni testa è un piccolo mondo e meno male, sai che noia altrimenti!
Spero di non aver scordato nessuno, viceversa, il dimenticato me lo dica.

p.s. sapendo di farmi male.... mi è mancato il commento di @vivonic diteglielo. 
Ecco il finale che ho dovuto togliere avendo dovuto rimaneggiare in alcune parti il racconto:
Agosto 2007 - Ristorante “Dans le Noir” a Parigi
In una teca è esposto il quaderno di Georg, accanto a una foto del corridoio della stazione radio e a una targa con i nomi delle persone che quel giorno vollero sentirsi Uomini e non burattini.
Il corridoio che porta alla sala da pranzo ha il pavimento irregolare e alle pareti mensole su cui sono esposte scarpe. Una sola per ogni paio.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

A Arunachala, vivonic, Achillu, Stefy, Fante Scelto, Akimizu e tommybe garba questo messaggio

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