L'incantesimo
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L'incantesimo
https://www.differentales.org/t2796-sessant-anni-fa-la-signora-jole#32977
Erano anni che la prima linea del battaglione di fanteria dell’esercito britannico non avanzava e non arretrava. I fucilieri e i granatieri, perfettamente schierati e pronti all’assalto come alla difesa, da tempo avevano cessato il fuoco e attendevano ordini che sembravano non arrivare mai. Nelle retrovie l’artiglieria, la fanteria motorizzata e il genio guastatori vivevano immobili la stessa logorante attesa. Quanto erano lontani i giorni dell’azione con manovre diversive, accerchiamenti e sabotaggi!
Ma che fine aveva fatto il nemico? Perché non attaccava?
Chissà se era vero che sul tappeto sotto alla scrivania era schierato un intero battaglione della Wehrmacht. Neanche il Pinocchio di legno dall’alto dei suoi sessanta centimetri riusciva a vedere fino a là. Forse le truppe tedesche erano state fermate dalla polvere, forse per attaccare aspettavano i rintocchi dell’orologio a pendolo ormai fuori uso o forse avevano rotto per sempre il loro schieramento e si erano disperse tra le mille decorazioni colorate del tappeto persiano. Magari avevano rinunciato alla guerra e deciso di partire senza armi per incredibili esplorazioni geografiche nelle grandi stanze di quell’appartamento chiuso da anni.
Solo la nonna, dentro alla fotografia sul penultimo ripiano della libreria, aveva una visuale sufficientemente elevata per conoscere la verità, ma di questi fatti non sembrava curarsi più di tanto, il suo sguardo era tutto rivolto alla sua vecchia Singer nera che, ferma da vent’anni, spuntava dal tinello e sembrava ancora aspettarla.
Era un mondo senza rumore, immerso in una sospesa quiete sognante, ormai quasi indifferente allo scaltro fluire del tempo.
Nella sala la radio guardava con muta simpatia il pianoforte verticale che, timido, fingeva di dormire sotto a un lenzuolo di cotone bianco. I due si consolavano a vicenda, senza parole, come vecchi amanti.
Quanti suoni erano usciti da quella magica scatola di legno piena di valvole! Il cono del suo altoparlante aveva avuto l’onore di amplificare il meglio della musica classica e della musica popolare di un intero secolo. Da lì erano passati un po’ tutti: da Toscanini a Bernstein, da Louis Armstrong a Miles Davis, dai Beatles ai Led Zeppelin.
Anche il pianoforte non era stato da meno e aveva avuto un ruolo da protagonista nel palinsesto musicale dell’appartamento. Da qualche parte le sue assi scure avevano ancora memoria di quelle antiche vibrazioni.
Quando la chiave metallica a pipa si immerse nelle buie profondità della sua cassa armonica alla ricerca delle giuste frequenze, qualcosa si risvegliò, lentamente.
Cupi brontolii, cigolii, frammenti di accordi…poi le note del preludio n° 15 di Chopin caddero come gocce di pioggia nel silenzio e lo bucarono, lo squarciarono, lo baciarono, lo vinsero con la delicata grazia della bellezza e con il potere nascosto del suo mistero. L’incantesimo era stato sciolto. Le finestre si spalancarono in un enorme sorriso mentre la polvere danzava nella luce e le truppe britanniche tornavano a vincere la guerra.
Erano anni che la prima linea del battaglione di fanteria dell’esercito britannico non avanzava e non arretrava. I fucilieri e i granatieri, perfettamente schierati e pronti all’assalto come alla difesa, da tempo avevano cessato il fuoco e attendevano ordini che sembravano non arrivare mai. Nelle retrovie l’artiglieria, la fanteria motorizzata e il genio guastatori vivevano immobili la stessa logorante attesa. Quanto erano lontani i giorni dell’azione con manovre diversive, accerchiamenti e sabotaggi!
Ma che fine aveva fatto il nemico? Perché non attaccava?
Chissà se era vero che sul tappeto sotto alla scrivania era schierato un intero battaglione della Wehrmacht. Neanche il Pinocchio di legno dall’alto dei suoi sessanta centimetri riusciva a vedere fino a là. Forse le truppe tedesche erano state fermate dalla polvere, forse per attaccare aspettavano i rintocchi dell’orologio a pendolo ormai fuori uso o forse avevano rotto per sempre il loro schieramento e si erano disperse tra le mille decorazioni colorate del tappeto persiano. Magari avevano rinunciato alla guerra e deciso di partire senza armi per incredibili esplorazioni geografiche nelle grandi stanze di quell’appartamento chiuso da anni.
Solo la nonna, dentro alla fotografia sul penultimo ripiano della libreria, aveva una visuale sufficientemente elevata per conoscere la verità, ma di questi fatti non sembrava curarsi più di tanto, il suo sguardo era tutto rivolto alla sua vecchia Singer nera che, ferma da vent’anni, spuntava dal tinello e sembrava ancora aspettarla.
Era un mondo senza rumore, immerso in una sospesa quiete sognante, ormai quasi indifferente allo scaltro fluire del tempo.
Nella sala la radio guardava con muta simpatia il pianoforte verticale che, timido, fingeva di dormire sotto a un lenzuolo di cotone bianco. I due si consolavano a vicenda, senza parole, come vecchi amanti.
Quanti suoni erano usciti da quella magica scatola di legno piena di valvole! Il cono del suo altoparlante aveva avuto l’onore di amplificare il meglio della musica classica e della musica popolare di un intero secolo. Da lì erano passati un po’ tutti: da Toscanini a Bernstein, da Louis Armstrong a Miles Davis, dai Beatles ai Led Zeppelin.
Anche il pianoforte non era stato da meno e aveva avuto un ruolo da protagonista nel palinsesto musicale dell’appartamento. Da qualche parte le sue assi scure avevano ancora memoria di quelle antiche vibrazioni.
Quando la chiave metallica a pipa si immerse nelle buie profondità della sua cassa armonica alla ricerca delle giuste frequenze, qualcosa si risvegliò, lentamente.
Cupi brontolii, cigolii, frammenti di accordi…poi le note del preludio n° 15 di Chopin caddero come gocce di pioggia nel silenzio e lo bucarono, lo squarciarono, lo baciarono, lo vinsero con la delicata grazia della bellezza e con il potere nascosto del suo mistero. L’incantesimo era stato sciolto. Le finestre si spalancarono in un enorme sorriso mentre la polvere danzava nella luce e le truppe britanniche tornavano a vincere la guerra.
Re: L'incantesimo
Carino, nostalgico, ben scritto. Sino al penultimo paragrafo funziona tutto. Poi - mio limite - non capisco l’ultimo; fino a un attimo prima leggo una delicata descrizione d’ambiente, quieta, quasi dimenticata, poi improvvisamente qualcuno accorda il pianoforte, il suono ridesta la casa e la magia si disperde (così ho capito io). Non è forse un po’ repentino, direi frettoloso? C’è uno iato, secondo me, troppo brusco e non necessario, che conduce in maniera subitanea a un finale un pochino freddo.
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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
Re: L'incantesimo
Mi vengono i brividi solo a sentirli nominare i Led Zeppelin e i Beatles. Ora ci alimentiamo con un ragazzo incontra una ragazza parapara'...
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: L'incantesimo
Il tuo racconto, Andrea, è molto interessante, perché sei riuscito ad animare in modo efficace una serie di oggetti che per loro natura sono inanimati. All'inizio pensavo di trovarmi in un campo di battaglia, bravo. Ti segnalo solo di fare attenzione ai periodi troppo lunghi, non sempre sono la scelta migliore. Concordo con il pensiero di Claudio, avrei dato un respiro maggiore al finale. Irrompe in maniera prepotente nel racconto, ma forse è voluto.
Giammy- Younglings
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Re: L'incantesimo
Grazie Claudio per il tuo commento. Il finale è brusco perché un incantesimo si spezza quasi istantaneamente. E la disillusione conseguente lascia spesso una sensazione di freddo.Claudio Bezzi ha scritto:[size=37]Carino, nostalgico, ben scritto. Sino al penultimo paragrafo funziona tutto. Poi - mio limite - non capisco l’ultimo; fino a un attimo prima leggo una delicata descrizione d’ambiente, quieta, quasi dimenticata, poi improvvisamente qualcuno accorda il pianoforte, il suono ridesta la casa e la magia si disperde (così ho capito io). Non è forse un po’ repentino, direi frettoloso? C’è uno iato, secondo me, troppo brusco e non necessario, che conduce in maniera subitanea a un finale un pochino freddo.[/size]
Re: L'incantesimo
Grazie Giammy per il tuo commento. Il finale è voluto ma forse non così efficace.Giammy ha scritto:Il tuo racconto, Andrea, è molto interessante, perché sei riuscito ad animare in modo efficace una serie di oggetti che per loro natura sono inanimati. All'inizio pensavo di trovarmi in un campo di battaglia, bravo. Ti segnalo solo di fare attenzione ai periodi troppo lunghi, non sempre sono la scelta migliore. Concordo con il pensiero di Claudio, avrei dato un respiro maggiore al finale. Irrompe in maniera prepotente nel racconto, ma forse è voluto.
Re: L'incantesimo
Grazie Tommybe. Ho appena messo sul piatto Abbey Road .tommybe ha scritto:Mi vengono i brividi solo a sentirli nominare i Led Zeppelin e i Beatles. Ora ci alimentiamo con un ragazzo incontra una ragazza parapara'...
Piaciuto
Re: L'incantesimo
Racconto coinvolgente, ci fa vivere nuovamente in ogni parola e in ogni senso...
Conservo ancora nella mansarda la radiolona a valvole che trovai abbandonata su un marciapiede e ho restaurato...
Conservo ancora la foto di nonna in alto sul camino e sempre nella mansarda la vecchia Singer nera.
Il tempo scorre ma in realtà non scorre mai.
I tappeti volano come nella Mille e una Notte, volano ma noi siamo sopra e cerchiamo con loro i nostri sogni e i nostri vissuti e sempre abbiamo melodia che ci guidano fra i venti della vita.
I soldatini chissà dove son sepolti, svaniti dopo un attacco di topi in soffitta insieme alla vecchia cassapanca.
Eppure vivono, proprio come noi.
Grazie della splendida lettura...
Conservo ancora nella mansarda la radiolona a valvole che trovai abbandonata su un marciapiede e ho restaurato...
Conservo ancora la foto di nonna in alto sul camino e sempre nella mansarda la vecchia Singer nera.
Il tempo scorre ma in realtà non scorre mai.
I tappeti volano come nella Mille e una Notte, volano ma noi siamo sopra e cerchiamo con loro i nostri sogni e i nostri vissuti e sempre abbiamo melodia che ci guidano fra i venti della vita.
I soldatini chissà dove son sepolti, svaniti dopo un attacco di topi in soffitta insieme alla vecchia cassapanca.
Eppure vivono, proprio come noi.
Grazie della splendida lettura...
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Io sono quell'effimero scorcio d'arancio e di giallo che al tramonto appare per un istante e s'allunga in cielo, prima che la terra volti la faccia e il sole si ritrovi dall'altra parte del mondo.
Io sono sempre dall'altra parte del mondo quando gli altri mi leggono, per questo non esisterà mai un mio scritto.
Flash Gordon- Padawan
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