2. LA SQUADRA
Sporting XXI. Dietro questo emblematico nome si nasconde la nostra squadra di calcetto. Nessun arcano mistero sull’origine dello stesso. Sporting in quanto indossiamo divise biancoverdi a strisce orizzontali, così direbbe un qualsiasi inviato di “tutto il calcio”, come l’omonima squadra di Lisbona (sì, avremmo potuto anche scegliere Celtic, ma Sporting ci piaceva maggiormente) e XXI perché 21 è il numero civico della casa del Bolletti, Via Marconi 21, sede ufficiale del club.
Il Bolletti, Marco Bolletti, è il quarto componente della squadra. Ala di fantasia, buon piede, buona corsa, e poca voglia di fare. Di fare qualsiasi cosa, non solo in campo. Ex cestista, ex batterista, ex tastierista, ex fidanzato di mia sorella. Molto ex e poco presente.
Dunque la formazione della nostra squadra è la seguente: in porta Dario Valiotto, detto Darione, un metro e settantacinque per 125kg. Immobile in qualsiasi parte del campo, inviolabile di fronte alla rete. A guardia della difesa io, Oscar Lorenzi. Liberi in mezzo al campo Marco e Michele, Pippo di punta. Riserva il Nero.
Già, il Nero. E’ l’unico elemento della squadra a non essere contemporaneamente parte della nostra compagnia. Riserva fissa. Poche parole. Pochi minuti giocati. Una figura quasi marginale. Si mette in panchina con il suo smartphone e ti dimentichi di lui. Mi vergogno a dirlo ma non so nemmeno come si chiama.
Mario.
Forse.
Comunque la squadra è pronta. Michele mi raggiunge con i moduli compilati.
“Sono 25 euro a testa”.
“Non paga il padre di Pippo?”
“Quest’anno no. Dice che ha già troppe spese. Forse a fine anno ci rifà le maglie”
“Delle maglie non mi interessa nulla, preferivo ci pagasse l’iscrizione. Venticinque a testa. Centoventicinque euro per il torneo?”
“Centocinquanta, siamo in sei”
“Non vorrai chiederli anche al Nero?”
“Gioca. E se gioca, paga”.
“Gioca è una parola grossa”.
“Non ha mai fatto storie in passato”
“Non abbiamo mai chiesto soldi in passato, per questo non ha mai fatto storie.”
“Proviamo. che problemi ci sono?”
“Io mi vergogno. E non poco”
“Glieli facciamo chiedere a Pippo.”
“Ma è sicuro che suo padre non ci da nulla? Non è una cifra enorme.”
“Facciamo così. Dico a Pippo di risentire suo padre e che, se non finanzia, toccherà a lui chiederli al Nero”
“Ottima idea. Approvato”.
E fu così che il padre di Pippo finanziò l’iscrizione al torneo. Almeno, questa è la versione ufficiale. Credo che il povero Pippo sia stato costretto a sborsare di tasca sua pur di non chiedere i soldi al Nero.