6. IL BOLLETTI
“E questo è tutto. Capito?”
“Sì, ma quindi?”
“Quindi cosa? Marco. Le maglie non ci sono. Non. Ci. Sono. Cosa non ti è abbastanza chiaro?”
“E allora? Giochiamo con le canotte. Che problema c’è?”
A volte capisco come potessero stare insieme lui e mia sorella e capisco anche perché si siano lasciati. Il Bolletti, Marco, è uno che si lascia scivolare tutto addosso. Mai un problema, mai una preoccupazione, mai nulla di concreto, tutto approssimativo. Ma a lui piace così.
E’ sempre stato un bel ragazzo e ha avuto sempre un sacco di storie d’amore. Oddio, storie d’amore. Credo che nessuna abbia superato l’anno di durata quindi trovo difficile chiamarle vere storie. Avventure. Ecco, diciamo avventure. Tutte lasciate alle spalle con apparente semplicità. Come cambiare un vestito. Forse meno. Ora frequenta una ragazza di Castello, Anna, che è convinta di avergli fatto mettere la testa a posto. Escono insieme da dieci mesi. Dovrebbe essere prossima alla scadenza. Vedremo.
“Non giochiamo in canotta, Marco. Non ora! Non a quarant’anni! Non da Gigione!”
Questa cosa dei quarant’anni mi sta prendendo la mano.
“Io non ho quarant’anni”
“Ne hai trentanove, cambia poco”.
“Ne ho trentotto, non cominciamo ad aggiungere”
Sì, perché Marco è il minore della compagnia. L’unico ad essere nato nel 1976. Mentre la nostra compagnia è, rigorosamente “made in 1975”. Una specie di marchio di fabbrica.
“E comunque non se ne parla. Niente canotta”.
“A costo di non giocare?”
“A costo di non giocare!”
“Molto infantile da parte tua.”
“Infantile? Infantile? Pretendere di giocare con una maglia decente lo chiami infantile? Ragazzo, non abbiamo più diciotto anni. Ne abbiamo quaranta! Quaranta!”
“Ho capito. La crisi dei quaranta”.
Anche lui? Come Daniela. Lo sapevo che erano fatti l’uno per l’altra.